Cari cattolici.
No, non mi riferisco a tutti i cattolici, insieme astratto, composito e - grazie al cielo - variopinto. Mi riferisco a quei cattolici con cui dovrei condividere le mie sorti politiche, con cui dovrei discutere, con cui dovrei confrontarmi, inevitabilmente. Con cui voglio confrontarmi.
I cattolici di sinistra, i cattolici della Margherita, i cattolici del Partito Democratico.
Provo a vincere la furia che mi fa tremare, in queste ore di tortura, perchè so che i nostri destini sono legati indissolubilmente: condividiamo lo stesso paese e ormai le stesse formazioni politiche. Noi non possiamo fare a meno di voi, e voi non potete fare a meno di noi: il problema è che tutto questo per ora non ha preso una forma possibile, accettabile. Non per me e non per molti altri.
E' lo scoglio principale fondamentale su cui questo neonato partito si è arenato: basti vedere il caso di Roma, con Zingaretti vincente alla regione lazio e Rutelli sconfitto a Roma.
Voi cattolici credete nel libero arbitrio. Io non so se esista, ma quasi mi avete convinto. Ed è da qui che voglio partire, dal libero arbitrio.
Voi cattolici, pur credendo nel libero arbitrio, assomigliate - paradossalmente per la vostra formazione - moltissimo a quegli estremisti - di sinistra o di destra - irriducibili che non essendo capaci di costruire distruggono.
Noi - di voi - sappiamo finora che siete contro l'aborto, contro l'eutanasia, contro la pena di morte, contro la pillola del giorno dopo. Vi abbiamo visto riempire pagine di strali per negare la possibilità di scelta a chi ha una visione della vita e della morte diversa dalla nostra, negando a noi la possibilità di esercitarlo, il libero arbitrio, questa idea rivoluzionaria che voi avete inventato e a cui noi abbiamo voluto e vogliamo credere, nonostante gli scienziati e i filosofi abbiano più di un dubbio.
Molte energie, le vostre, impiegate a decidere in vece nostra, a proibire, forti dei luoghi comuni, di una diffusa paura di perdita di identità e di un grande - immenso potere che opera nel nostro paese: il Vaticano.
E io però oggi voglio dialogare con voi, e per farlo ho proprio bisogno di chiedervi se non provate un briciolo di imbarazzo, un briciolo di vergogna, ad attribuire al "laicismo" una mentalità fondata sul darwinismo sociale, sulla sopravvivenza del forte. Ho un amico malato di sclerosi multipla che è stato in vacanza in Olanda, e gli pareva di volare. Non cammina più, ma una volta segnalato il suo stato aveva chi andava a prenderlo alla stazione, e poteva muoversi ovunque, in ogni strada, museo, mezzo pubblico. Nella laica Olanda, oh miei compagni di strada, esiste la possibilità di praticare l'eutanasia attiva, e questa possibilità di scelta è corredata da una infinita possibilità di vivere e godere la vita da malati, da disabili, da handicappati. Io stessa ricordo che - andando in quel paese - ero rimasta stupita da quante persone in carrozzella si vedessero in giro. E non è che in Olanda ci siano più paralitici che in Italia, è che in Olanda vanno al cinema, al bar, nei ristoranti. Vivono! In Italia - semplicemente - sono costretti a stare a casa a rimirare le loro piaghe da decubito.
Voi, miei compagni di strada, sapete molto bene che il nostro paese, sulla carta così pietoso e così pronto a sposare le cause dei deboli quando si tratta di proibire, se si tratta di agire improvvisamente si ritrova con un braccio cortissimo, e poche e scarse energie.
Siamo - noi italiani - imbarazzantemente arretrati, nel campo dell'aiuto ai disabili, ai più deboli, e voi - se provaste ad avere il coraggio di dire di no ai diktat del Vaticano - e ad uscire dal circolo vizioso della proibizione, potreste dare un immenso contributo a migliorare questo paese, e a far venire la voglia di vivere a chi è più sfortunato, invece che imporre a noi una morale che non ci appartiene privandoci dell'esercizio del libero arbitrio.
Io penso, credo, temo che questo sia un nodo fondamentale, da superare. Non possiamo che fare un pezzo di strada insieme, noi e voi.
Possiamo incominciare da qui? Dal permettere invece che dal proibire, dal costruire invece che dal distruggere?