domenica 5 ottobre 2008

amatevi con filosofia

Mettere a posto cassetti riserva più di una sorpresa:
Quella che segue è una lettera di felicitazioni di un professore di filosofia di Liceo ad un suo ex allievo appena sposato. L'ex allievo era mio padre, il prof - ultra amato - era Turin, e l'anno il 1960.

Caro A., La posta, col solito ritardo agreste, getta soltanto oggi sul mio tavolo - per chiamar così il letto tutto disfatto ed ingombro di carte, libri e giornali - la sua partecipazione. Finalmente una buona notizia a consolarci del tempo, gli uomini e gli eventi paterini! Non si aspetti da me delle parole ben rigirate. Il matrimonio è cosa troppo seria da meritare la solita invoglia di rettorica. Io le auguro di poter ritrovar sempre nella sua sposa di oggi la compagna di tutti i giorni, l' "amico con le anche" - secondo la formula di Baudelaire - anche dopo sbolliti gli ardori (e Dio solo sa se li invidio!) dell'amore- passione. Auguro, insomma, ad entrambi di mentire il meno possibile quando la legge o l'altare (spero - naturalmente - che sia stata la legge) vi costringono a giurarvi una fedeltà perenne. Studiatevi piuttosto di coltivare e fedeltà e perennità quanto più tempestivamente potete. V'è una zona di noi stessi che, come l'empireo dei poeti sempre sereno, è senza menzogne, e quindi inalterabile a tutte le vicende del mondo. Qui soltanto è dato ricongiungersi per non più separarsi. Ma non cedete soverchiamente all'illusione. Il paragone regge fino in fondo. Le parallele sembrano riunirsi tanto più quanto più ciascuna mantiene fino all'estremo la propria dirittura distinta dall'altra. Tutta qui la predica - ancora e sempre dialettica - del filosofo. Il vostro destino più vero e più profondo (via, diciamolo fuor dai denti: la vostra felicità) sta solo in ciascuno di voi separatamente preso, e l'aver accanto un caro compagno di strada non può giovare ad altro che a dare un'eco rassicuratrice alla vostra voce; non può nulla per irrobustirla. Il destino non può essere cosa comune. Esso si consuma nell'arcano di un nostro essere così peculiarmente individuo, che resta forse segreto a noi medesimi. Perciò, lungi dal dispensarvene, vi mette innanzi un più impellente dovere di forgiarvelo quale migliore lo desiderate, l'uno e l'altra. HAUGG! HO DETTO! Ed ho detto anche troppo, al solito, contro i miei bei propositi. Forse semplicemente per mascherare la mia emozione. Ecco qua un altro mio ex-alunno entrare a bandiere spiegate nella vita. Io non posso non guardare con gioia balenare i colori dei due fiammanti vessilli, inchinantisi, l'uno verso l'altro. Ma al primo lieve ondeggiare dei drappi, non so perchè, mi sento stringersi il cuore. Beati i nostri vecchi che tutto questo confuso di sentimenti potevano esprimere semplicemente col rituale: "Che Dio vi benedica e vi guardi, cari ragazzi!" Una vecchia formula biblica con la quale vi abbraccia affettuosamente il vostro ancor più vecchio

7 commenti:

Gillipixel ha detto...

STUPENDA!!!

stefa ha detto...

E' commovente per quanto è bella.

Rosa ha detto...

Sì, davvero.. :-)

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

splendida davvero

Anonimo ha detto...

BELLA

nekhrun ha detto...

Se piu' ci si avvicina a fare come descritto in questa bellissima lettera, piu' ci si avvicina al vivere insieme e all'amore vero.

Rosa ha detto...

sì, concordo :)