sabato 29 settembre 2007

nicchie di mercato

Sexy shop per cristiani, dove un vibratore è sempre un vibratore, ma si chiama "marital aid", tanto per essere chiari che la cosa resta in famiglia. (ma nel libretto delle istruzioni spiegheranno che all'ultimo momento si mette quello vero, se pur - presumo - meno vasto, e si feconda la consorte?)
Eh, già: le nicchie del mercato del porno sono sature. [hat tip: Xlater]

giovedì 27 settembre 2007

sette argomenti sui mussulmani

Sebaie sul suo blog protesta.

Dei mussulmani si parla solo a proposito di cinque cose:
Terrorismo, Moschee, Poligamia, Violenza sulle donne e Velo. Più, si corregge più avanti, Kebab e Danza del Ventre.

Saro pistina e rompicoglioni, lo ammetto: a parte che i sedicenti esperti in islamismo si trovano per ogni dove, a spiegare sunniti, sciiti, e sarcazzo, ma poi perchè: degli altri si parla di più e di meglio?

Insomma, per stessa ammissione di Sebaie, i mussulmani vantano 7 item. 7 greatest hits.
E i buddisti?
Uhm. Pace, meditazione, Dalai Lama, Birmania (ora).

I testimoni di Geova?
Din don. Din don. Ah: Din don.

Gli ebrei?
Israele, Olocausto, soldi, potere, klezmer. Direi che il gefilte fish è già roba per specialisti.

Gli indù?
Caste, adorazione di topi, templi con le trombate, roghi delle vedove. Uhm.

I confuciani?
Uhm. Chi cazzo sa come mangiano/pensano/pregano i confuciani?
E dire che stanno per farci il culo, magari nella versione post comunista.

Gli animisti?
Mah.

Ecco, io non voglio mica dire che sia una buona cosa che i mussulmani siano definiti attraverso sette argomenti ripetitivi, ma non sarà che è proprio il mondo, che è una palla?

Aggiornamento:

Accolgo volentieri gli appunti di Maus:

"ai tdg avrei aggiunto no-trasfusioni.
a ebrei avrei aggiunto umorismo e tolto klezmer.
agli indù tolto le trombate e aggiunti i guru con le piantine nella mano alzata.
gli animisti si scarificano."

segreti e bugie

Interno, mattina.

Moglie è al PC, ha appena interrotto il lavoro per rispondere per le rime ad un nazimaoista di Joppolo, Marito entra, affannato e seccato:

Marito: Eccoti le chiavi della macchina. Ma perchè cazzo non funziona più l'apertura a distanza?

Moglie: (con occhio vitreo) Non ne ho la più pallida idea.

Moglie (voce pensiero) Ma non posso escludere che sia perchè il girone "90 minuti a 90 gradi" con aggiunta di varichina raramente giova all'elettronica...

mercoledì 26 settembre 2007

beppe grillo e il viral marketing

Da un paio di giorni mi arrivano ciacole da destra e da manca su Beppe Grillo, delle oscure rivelazioni sui suoi rapporti con fantomatiche compagnie di marketing, con cui sarebbe in combutta per oscuri motivi o che lo manovrerebbero per le loro demoniache ricerche.
Ora, io sarò ingenua, o troppo diffidente verso la tendenza a vedere la spectre in ogni fenomeno, ma non capisco francamente dove sia la notizia.
Beppe Grillo, come la Monsanto e presumibilmente chissà quanti altri enti o persone che decidono di "vendere" idee, beni, prodotti, si è rivolto - per il suo sito - ad una agenzia di marketing.
Agenzia che - ovviamente - occupandosi di comunicazione in rete adotta le migliori tecniche di comunicazione in rete, tra cui il viral marketing.
Il viral marketing mi pare essere sicuramente una forma eticamente discutibile di pubblicità. Nei media tradizionali è obbligatorio - dove può essere in dubbio - dichiarare che un determinato messaggio è pubblicitario.
Il viral marketing, muovendosi su media potenti, ma globali e non "istituzionali" come può essere un canale televisivo o un giornale, non dichiara la sua natura pubblicitaria, ed è dunque subdolo.
Immette in circolo un "meme" senza esplicitarne la natura.
E' possibile - chissà - che ad esempio il meme illogico ma efficace, secondo il quale votare Berlusconi sarebbe stato conveniente perché "essendo ricco non può essere ladro", sia nato proprio in una agenzia pubblicitaria, e inoculato come virus nella rete.
E il meme, altrettanto illogico, secondo il quale la minigonna equivale al chador? Viral marketing o volgare luogo comune? Non so, ma comunque è di quelle cose che si sentono ripetere tante di quelle volte, che alla fine come per miracolo sembrano vere.
A me pare che l'unica difesa possibile sia la stessa che occorre mettere in atto contro i luoghi comuni e le leggende metropolitane spontanee: cercare fonti accreditate, confrontare le notizie,
non dare per buono qualsiasi luogo comune che sia all'apparenza appetibile ma analizzarlo con gli strumenti logici di cui si dispone.
Ripeto - la notizia che Beppe Grillo usi il marketing resta per me una "non notizia".

martedì 25 settembre 2007

carry that weight

lunedì 24 settembre 2007

black kefia, red kefia

La saga continua.

confessioni via ICQ, o del culo psicoanalitico

Ho mostrato questa foto ad MMAX, su ICQ:


....e - per associazione inconscia - si è lasciato scappare una confidenza sconcertante, vi pubblico il log prima che castruccio si impadronisca dell'informazione sensibile e la faccia sua:

MMAX (10:40 AM) :
hehehehehehhehe io mi sono raso cosi' le chiappe
Cochin (10:40 AM) :
aaahahahahahahahah
MMAX (10:40 AM) :
a forma di Freud che parla con jung
Cochin (10:40 AM) :
:-D bellissimo
MMAX (10:41 AM) :
l'ipertricosi è un problema..ma aiuta a levarsi tanti sfizi

domenica 23 settembre 2007

sospensione dell'incredulità

"Cristianesimo: La credenza che uno zombie ebreo cosmico possa farti vivere in eterno, purchè tu ne mangi simbolicamente le carni e gli dica per via telepatica che lo accetti come tuo Signore per consentirgli di rimuovere la forza maligna nella tua anima, forza che affligge l'umanità intera da quando una donna-costola fu indotta da un serpente parlante a mangiare il frutto di un albero magico ." [hat tip: una macchina di amorosa grazia]

Questo viene insegnato come fatto negli asili pubblici del nostro paese a bambini innocenti di tre anni, e per evitare la contaminazione memetica occorre fare apposita richiesta, accettando che il proprio figlio venga isolato nei corridoi della scuola.

E qui intanto c'è chi ritiene fondamentale denunciare che in una università australiana hanno messo un bidet per consentire ai musulmani le abluzioni rituali.

sabato 22 settembre 2007

salesiani? no grazie!

Il post di oggi su Salamelik condensa secondo me una serie di equivoci da sfatare.

Sherif sembra convinto che l'italica volgarità, l'italica ossessiva passione per i culi e le tette, siano una sorta di emblema dell'occidente permissivo che si contrappone alla castità islamica.

Non è vero!

La stampa inglese - e non certo con argomenti "morali" - ci ha messo alla berlina, per la sessuomania e per il disprezzo per le donne che traspare delle nostre pubblicità e dalla nostra televisione: la nostra televisione, non già quella britannica o svedese.

La ossessione italiana per il sesso è figlia di una cultura bigotta che fino a trent'anni fa puniva - per legge - le adultere, e che oggi - diversamente da quanto avviene ad esempio nel nord Europa - pretende di dettare legge sulla sessualità delle persone, sulla procreazione, e che prescrive la castità e non il preservativo contro l'AIDS!

E gli uomini che trattano una ragazza in abitino leggero come una puttana sono del tutto identici a quelli che nei suk apostrofano le turiste in T-Shirt come donne pubbliche, come possibili prede sessuali.

Sono - in altre parole - comportamenti imputabili non già alla libertà sessuale, ma all'inadeguatezza nel gestirla da parte di uomini maleducati da culture che di default disprezzano la donna, e ne controllano con ferrea autorità la sessualità: non già alla libertà di costumi, o all'avventatezza femminile.

E' emblematico in questo senso che Sherif trovi reprensibile la condotta di quei genitori che non reprimono l'abitino leggero della loro figlia , e non invece l'incontinenza di quegli uomini che non sanno avere rispetto se non per la donna che mortifica se' stessa, il suo corpo e la sua bellezza.

Ma allora qual'è il limite, Sherif, per placare l'incontinenza maschile, data per inevitabile dal ragionamento?

Se l'abitino leggero è provocante, basterà forse un abitino pesante? Dov'è il limite?

Una donna con la gonna corta, o senza velo (è la stessa identica cosa) è per caso una donna pubblica?

E' una donna da prendere?

Ritengo irrinunciabile la conquista culturale che consiglia agli uomini continenza e rispetto per le donne indipendentemente dal loro abbigliamento.

Una conquista faticosa, penosa, e irrinunciabile, indipendente dall'opinione dell'accolita di preti, mullah e rabbini che propagandano culture che - unanimente - appoggiano sulle spalle delle donne il fardello della continenza maschile, imponendo questo o quel vestiario.

Nelle mode invece, beh, non riconosco alcuna reale imposizione.

Da sempre esco di casa spettinata, in sandalacci, con la tuta, con i tacchi, con la gonna lunga, con la gonna corta, esco come ho voglia di uscire nei limiti in cui mi viene consentito un libero arbitrio: chi vuole imitare pappagallescamente la moda - parimenti - pratica il suo libero arbitrio, se se ne sente costretto è perchè non sa liberarsene, e ciò è riconducibile esclusivamente alla sua responsabilità personale. Chi viene arrestato, o stuprato, o molestato, o pubblicamente offeso, o ferito, per il suo vestiario invece subisce una violenza che prescinde totalmente dalle sue scelte.

Errore grave, o sgradevole retorica confondere la seduzione delle imposizioni modaiole con la violenza e l'oppressione di (tutte) le culture religiose tradizionali.

venerdì 21 settembre 2007

globalizzazione

Un battito d'ali di farfalla in Giappone...


...crea un cataclisma nelle Filippine.

martedì 18 settembre 2007

stromboli 4 - il mare a settembre

Una spiaggia deserta, lunga, nera, il vulcano dietro alle spalle e un mare piatto e trasparente.
Vento fresco sulle spalle, sole caldo sulla pelle, acqua tiepida sui piedi: profumata, invitante.
Addosso solo una piccola maschera, e via: cosa al mondo può rovinare un tuffo così?

stromboli 3 - cuore di cappero

Dico, avere il grano a sufficienza per farti svoltare 6 mesi d'estate a Stromboli (che tanto dura lì) a vendere ammennicoli radical chic in una boutique è motivo sufficiente e/o necessario per mettere su una spocchia che financo in un docente di antropologia culturale della Sorbona risulterebbe indigeribile?
"i gechi sono un simbolo dell'isola?" chiede l'ingenua avventrice, poco avvezza per sua sfortuna in Strombologia Simbolica, dopo aver visto l'animaletto stampigliato su ogni singola braga, insegna d'albergo, spilletta, gioiellino, menù di ristorante e fa che t'nabie.
"i gechi sono roba commerciale," sibila con una smorfia di disgusto la Eminente Strombolologa "li vendiamo perché la gente li compra, ma si trovano qui come a Ibiza o a Capri: quale simbolo e simbolo" incalza emettendo una nube di antipatia a dir poco radioattiva.
"Questo!" e sbatte un orrendo cuore rosso fogliato in stile lavoretto in das e vernidas "è l'unico simbolo dell'isola: il cuore di cappero"
Me ne sono andata, per evitare la contaminazione, mentre imperversava una lezione alla avventata avventrice sul bel tempo andato, quando le donne s'arrampicavano su pe' l' vulcano a far capperi e col simbolo strombologico apotropaico ricamato sullo zaino, a metà tra il cristologico e il gastronomico, o forse il cuore è pura anatomia, niente religione: per scongiurare l'infarto sotto la canicola (quello - per intenderci - che io mi sono risparmiata mollando il gruppo di escursionisti a metà gita, neanche a 500 mt sul livello del mare, dei 900 di ripida salita necessari al godimento di sbuffi neri e bianchi, lava, lapilli e umori sulfurei, sarà che non avevo il cuore di cappero con me)

stromboli 2 - meteorologia

"che tempo fa, lì?" mi chiedono al telefono.
Domanda banale, ma quando hai davanti a te una sfera celeste che si produce a partire dalla tua destra e andando verso sinistra , e in assoluta contemporaneità in: nubi plumbee, fulmini e temporali all'orizzonte, squarci di sole che argentizzano il mare, cielo blu orlato solo di una teoria di piccole tenui nubi sangallo all'orizzonte, e - dietro - vulcano con nube di fumo e vapore, beh, la risposta è un po' più complessa.

"variabile" non rende l'idea di sto casino, veramente.
Peccato: mentre buttavo palle di vestiti nello zaino, ho dimenticato la macchina fotografica.

stromboli 1 - la partenza

Se il dentista ha un dubbio diagnostico "uhm, se è gengiva passa, ma se è nervo vedrà le stelle, e dio solo sa come sono i dentisti a Stromboli" se la febbre è salita a 39, e non si riesce neppure a masticare un tortellino frullato, e il lavoro l'è tutto da finire, può essere ragionevole decidere che per questa volta niente vacanze, si resta a casa, e pazienza per il buon vecchio amico Alberto.

O - anche - si può finire il lavoro, appallottolare i vestiti che si trovano in giro - più o meno a casaccio - e gettarli in valigia, e precipitarsi al treno con in borsa termometro, antibiotici, un vasetto di omogeneizzato al tacchino corredato di bottiglietta di wolchester e/o tabasco.

E magari scoprire con gioia, in traghetto, che una fetta di pesce spada sminuzzata e carote bollite ci può pure stare.

lunedì 3 settembre 2007

mal di denti

Le stelle non le vedo, sono fuori dal mio campo visivo.

domenica 2 settembre 2007

l'assioma del burattinaio

E' un po' un automatismo, diciamocelo, pensare al burattinaio.
E non sto neppure parlando del complottismo, ad esempio di quella paradossale leggenda talmente fascinosa nel suo cretinismo che è stata capace di convincere pure persone del calibro di Helmut Schmidt all'idea che la CIA abbia nottetempo forato i muri del WTC per imbottirli di esplosivo (facendo trovare tutto pulito il mattino dopo) e abbia mandato nelle torri degli aerei telecomandati.
Tutto questo al solo scopo di riprendere una guerra abbandonata - volontariamente - dieci anni prima, e perderla.
No, parlo di una forma diversa - meno palesemente ingenua e al tempo stesso ancora più diffusa - del burattinaismo.
Dicono - ad esempio - i difensori ad oltranza del velo che commentano questo post di Falecio che "anche noi siamo condizionati nel vestire".
Io posso capire che chi lo sostiene senta un impulso irrefrenabile a lisciarsi i capelli e/o a comprare una borsa di Prada, ne' stigmatizzo tali comportamenti, e men che meno le orecchie forate, i maglioni di missoni, le ciabatte di plastica coi buchi, ma da qui a vedere all'azione un burattinaio mi pare veramente paradossale.
E' - anzi - lo stesso pensare che la cascata caotica dell'imitazione, a volte con un una ridda di input contraddittori dall'alto, a volte con moto del tutto orizzontale, e comunque non frenata da proibizioni religiose o sociali, sia "guidata" che ci rende burattini.
Siamo burattini tanto più quanto riteniamo di esserlo.
Gli obesi suicidi, o le anoressiche esangui, sono secondo me vittime soprattutto della perduta capacità di riconoscere il proprio libero arbitrio.

Chi è che guida i giocatori compulsivi?

E persino il mio altrimenti amatissimo Mastroviti, quando stigmatizza con un certo scandalo (e con successo) le lacrime degli inglesi per la Principessa delle Principesse, mi sembra cadere nello stesso buffo errore.
Il marketing? Ma quale, marketing, di chi?
La Principessa ha annientato tutti, dalla povera antipatica regina, all'imbarazzato Blair: Diana aveva un carisma - a me invisibile (ma non mi piace neppure Brad Pitt) che non aveva nulla di studiato, di organizzato, e che - come le borse che crollano su loro stesse per l'effetto farfalla - si autoalimentava senza sosta e senza motivo.
Diana era come re Mida, era magica, ed è riuscita - incredibile! - persino a morire, in modo leggendario.
Ecco, a me quella fanciulla un po' molle eppure rigida, sentimentale e orgogliosa, non ha mai affascinato, in se': ma ha sempre affascinato straordinariamente come fenomeno, proprio per la sua persistenza e inspiegabilità, che nulla ha a che vedere con il puro e semplice "marketing".

O forse - anzi, più probabilmente, come mi porta a riflettere una conversazione con una amica - Diana ha vinto perché le icone della regina brutta e cattiva, del marito sciocco e infedele, e della bella e buona principessa - ruoli interpretati magistralmente da tutti gli attori sul palcoscenico - sono solide, diffuse e preesistenti a qualsiasi "operazione di marketing".
E Diana il ruolo l'ha recitato fino in fondo - e talvolta suo malgrado: dalla sua diafana bellezza, alle sue smancerie verso i bimbi, alla sua incredibile morte.

Io credo, potrei sbagliarmi, che il nostro mondo - proprio perché poco guidato dall'alto, e molto guidato invece da impulsi, da imitazione, da creduloneria e da costellazioni di memi antichi e nuovi, tenda a vedere burattinai un po' ovunque proprio in virtù della loro macroscopica assenza.

sabato 1 settembre 2007

gatto zen