venerdì 28 dicembre 2007

pipistrelli e grattacieli a Sidney

per palmiro pangloss

Eccotelo il tuo vombato. Vado assomigliandogli ogni giorno di piu'.

logiche conseguenze

Ci si potrebbe chiedere come mai, in un remoto paese della tasmania, la gente dipinga le loro case di murales, si dedichi alla topiaria, e porti a spasso animaletti domestici come questo, come se in Australia non ci fossero gia' bestie abbastanza strampalate per andarle a cercare altrove:



Non ne sono certa, ma potrebbe forse essere perche' a pochi chilometri da li si trovano campi come questo? La Tasmania, primo produttore mondiale di oppio per usi legali, non mette che un filo spinato e qualche cartello, a difesa dei preziosi fiorellini.

confermo, va in senso antiorario

bestie marziane

In Tasmania, Tupaia e' stata evocata piu volte. Avrei voluto fare un post per chiederle parere, riguardo a ste meduse stronziformi trasparenti sulla spiaggia, in qualita' di protettrice delle creature bizzarre della terra, ma la connessione li'era pessima, e lo faccio ora.



A proposito di bestie bizzarre, ma certo che i registi americani di fantascienza non hanno inventato niente, eh?



quarantena

E' strana, questa natura australiana. Sovrabbondante, rigogliosa, primordiale, un po' marziana, e - ahime' - fragile. Un po' perche' isolata per moltissimo tempo, un po' perche legata ad un territorio amaro e infertile e quindi fondata su equilibri delicati: quando, entrati a Melbourne, hanno sequestrato e assassinato con un coltello (a titolo di dimostrazione) delle morbide palline da giocoliere imbottite che mio figlio si era portato nello zainetto , perche' ai raggi x avevano visto del verde (e quindi vegetale) nell'imbottitura, abbiamo pensato fossero un po' fissati con sta storia della quarantena. Ma poi, vedendo come la fitosfora ha fatto stragi di eucalipti, come i conigli e le volpi hanno annientato intere speci di marsupiali, la faccenda diventa un po' piu chiara> ogni cosa introdotta qui ha creato un casino.

Il cagnetto qua sotto non e'antidroga, e' un cagnetto che identifica avanzi di panini all'entrata in Tasmania (dall'Australia, eh, non dall'europa)


sabato 15 dicembre 2007

zitti zitti

Hobart e' una specie di paradiso allucinato, casette vittoriane e minigrattacieli che si estendono su fiordi, golfi, lagune, il tutto in una luce abbacinante e surreale.
Il mio amico Tim dice che l'Australia gli ricorda l'America. Bah, qui ad esempio, alle quattro di sabato i negozi sono tutti chiusi, tranne le enoteche al porto, che offrono a buon prezzo vinello tasmano, pesce fritto e patatine. Poco fervore ideologico, identitario, molta gente orientata seriamente a godersi la vita.
Mi chiedevo: Hobart, e su un'altra scala anche l'Australia, fanno parlare poco di se':sara' perche' non vogliono che qualcuno se ne accorga?

pinguini

In una delle tante spiagge incontaminate non lontano da Melbourne, dopo il tramonto (in questo periodo alle otto di sera) la nostra specie si riunisce in un rito collettivo internazionale, che consiste nell'osservazione dei pinguini che attraversano la spiaggia per entrare nel 'bush' la macchia mediterranea non mediterranea australiana, a dormire.
Verso le otto di sera veniamo sistemati in una specie di teatro a gradoni da una serie di ranger burberi ma buoni, che hanno il duplice compito di dare spiegazioni zoologiche e cioncare le mani a quelli che tirano fuori la macchina fotografica: se qualcuno sgarra, viene allontanato dal teatro. Non c'e' l'ombra di un pinguino, all'inizio, ma i gabbiani tentano di rubare la scena, mettendosi di fronte al compatto schieramento umano nella speranza di ottenere un po' di cibo, che puntualmente ottengono dai bambini annoiati dall'attesa.
La scena dei gabbiani - consueta - viene interrotta dagli 'oooh' e dagli 'aaah' di qualcuno; sul fondo iniziano ad emergere, a gruppetti, dei puntini bianchi e neri, e tra loro si stacca una prima creaturina barcollante ed impavida e attraversa la spiaggia.
L'emozione dell'evento viene leggermente rovinata dalla stuporosa meraviglia dei turisti giapponesi, che con i loro commenti per un attimo ci fanno piombare uno di quei manga pre-scolari tenerelli. Penso che sarebbe bello vedere questa scena in solitudine, e mi chiedo se e'quella l'unica spiaggia favorita e perche'.
I pinguini escono a gruppetti di venti, trenta. L'attraversamento della spiaggia e' un momento di grave tensione: si sentono scoperti e vulnerabili e camminano con l'aria di chi vuole sbrigare la faccenda con la maggior fretta possibile, senza distrazioni di sorta e con la massima concentrazione.
Qualche bestiola isolata infatti viene circondata subito da gabbiani, piu'per una sorta di bullismo animale che di reale intenzione di nuocere, e un gruppo di pinguini spaventato si rituffa in massa in acqua. I gruppi si contano a decine, i pinguini sono migliaia, ma il tutto non dura piu' di tre quarti d'ora.
Scopro da un ranger burbero ma buono un paradosso: non e' quella l'unica spiaggia utilizzata per entrare nel bush, ma i pinguini -bestie territoriali- utilizzano sempre la stessa spiaggia, e questa colonia e' abituata agli umani e non si spaventa piu'.
Paradossalmente, si vedono quindi molti piu' pinguini li' che altrove, e si e' molto meno nocivi che non rendendosi indipendenti. Sopportare la manghizzazione dell'evento e' dunque indispensabile e positivo.
Quando ormai anche gli ultimi pinguini sono emersi, ci si avvia alla base attraverso la lunga passerella, ma lo spettacolo e' tutt'altro che finito.
Questa e'la stagione degli amori, il tragitto nella boscaglia e' costellato di coppie di pinguini che si sbaciucchiano e amoreggiano, vicinissimi a noi e indifferenti alla nostra presenza e tutto il bush e' una sinfonia di grida di piacere e di lotta: neppure i commenti in giapponese riescono a spegnere lo stupore.


La foto che potete ammirare qua sotto e'stata senza flash dall'interno dell'interno della manica della mia felpa, a scopo di aggiramento dei ranger burberi ma buoni.
Non rende l'idea ma di certo non ha disturbato i pinguini.

mercoledì 12 dicembre 2007

prime notizie dagli antipodi

Strano a dirsi, ma a stare a testa in giu' non ci va, il sangue alla testa.

lunedì 10 dicembre 2007

men vo'

E va bene, lo ammetto.
Io dopodomani a quest'ora sono a Melbourne, in mezzo ai pinguini.
Anzi, sarò a cena con l'amica Mirna: è un viaggio che sogno da anni.

Il giro è questo, con puntata al festival di Woodford.



Vedrò amici cari e parenti mai conosciuti.



Il bambino vestito da marinaretto della foto ora ha ottant'anni, Roberto d'Australia, e io lo conoscerò. (e la seconda in alto da destra è mia nonna Eugenia, da cui ho ereditato lo sguardo truce)

Non so se scriverò, dipende da quanto sono ingorgati gli internet point, e soprattutto da quanto essere in un altro mondo sia estraniante o stimolante, rispetto alla routine internettiana.
Comunque, se non mi sciolgo per abuso di bellezze tasmane, non vengo divorata da un coccodrillo, non fuggo con un canguro o non vengo arrestata per passato limite d'età nell'uso degli di ostelli della gioventù, a metà gennaio son di nuovo qui.

domenica 9 dicembre 2007

peculiari considerazioni sui semiti

C'è uno, sul newsgroup di politica internazionale, che sostiene con molta serietà che sono in tanti a "spacciare il retropensiero craxiano per retropensiero semita".

sabato 8 dicembre 2007

viaggi nel tempo

Fa sorridere e fa piangere: è il post di oggi di MMAX.

venerdì 7 dicembre 2007

dividi ed impera

Già. Noi dello zog ne sappiamo una più del diavolo. Da Perle Complottiste.

mercoledì 5 dicembre 2007

dedicato ai dubitosi

Questa la dedico ai dubitosi miei, 'che di creduloni ne conosco pochi.

"Dubitare di tutto o credere a tutto
sono due strategie altrettanto comode.
Con entrambe eliminiamo la necessità di riflettere."

Henri Poincaire

lunedì 3 dicembre 2007

e io cago nel tuo giardino

Ora, ci sono dei cartelli fatti con i led, pagati con i denari pubblici, che servono ad informare i cittadini di qualcosa.

A Roma, i cartelli con i LED informano del traffico, punto.

Da qui a piazza Trilussa, traffico scorrevole/intenso/congestionato.

Naturalmente i cartelli con i LED possono (possono) informare delle iniziative del comune.

Che ne so. I costumi della tradizione tirolese secondo la visione del paesaggista Wolf Strohnz.

Sticazzi, a non me ne frega nulla ma quel sindaco lì ha pensato che fosse una buona iniziativa, e la pubblicizza. Non l'ho votato, ma contenta i suoi elettori e li informa.

Veltroni può - pari merito - pubblicizzare il suo festival del cinema, buono o cattivo che sia.

A dire il vero c'è anzi da chiedersi - veramente - perchè non l'abbia fatto, e non l'ha fatto. Vivo a Roma e il cartello con i LED non mi ha mai detto "oggi all'arena Sarcazzo diamo il film Fanculo".

Macchè. Come ogni giorno: traffico da qui a piazza Trilussa: scorrevole/intenso/congestionato.

E - viceversa - la povera Rosy ha trovato i suoi rapper da mettere su you tube e se li è pagati. No? E' una roba privata, la vedete la differenza?



Il sindaco di merda di Montegrotto invece ha una bella pensata.

Perchè, il cartellone coi LED destinato ad informare la cittadinanza, non può essere usato per cagarci dentro i miei pensierini di merda? Tipo: viva la lazzio, a kasa gli immigrati, fankulo ai rikkioni, bianki di merda bruciatevi le borsette firmate, immigrati tornate a kasa vostra?

Ed ecco che un nuovo mattone del caos è stato posto.

Che differenza c'è - mi chiede un mio amico sedicente radicale ma in odore di leghismo occulto - tra il pubblicizzare il festival del cinema e il pubblicizzare la pupù del sindaco?

Chi non vede la differenza tra la merda e la cioccolata, può provare a farsi una plastica alle papille gustative. Mi pare difficile che possa spiegargliela io.

west bank story

sabato 1 dicembre 2007

mind the gap

Quando, in Kerala, giovani e intrepidi turisti in viaggio di nozze accettammo - per ben due giorni - l'ospitalità di una simpatica coppia, Satchindram e Mala, conosciuta in un tempio dove eravamo andati a sentire musica classica indiana, non sapevamo ancora che avremmo avuto l'esperienza più bella e difficile della nostra vita.

Il gap che ci divide dalle altre culture è pericolosissimo perché è invisibile. Una volta arrivati a casa loro, Mala mi presentò una anziana donna vestita di stracci, come "our great mother".

Satchindram e Mala vivevano in una casetta meravigliosa, con giardino, ma totalmente priva di tutte le comodità elettriche per noi scontate, la cucina era un focolare nero di fumo: altro che lavastoviglie, non c'era neppure la cucina economica.

"Our great mother", dicevo, disse. E chiesi a Mala se la vecchia stracciona era sua madre.

La mia ospite, tanto gentile e ad un tempo tanto lontana, pur essendo un'insegnante colta e non sprovveduta, reagì con evidente stizza. Come potevo pensare che una donna vestita di stracci potesse essere sua madre? "

"She's our servant" mi rispose piccata.

Era, la serva, una serva per la verità più simile a una schiava e quanto di più lontano immaginabile da una colf: in cambio del suo lavoro riceveva solo ed esclusivamente cibo e una branda per dormire. Per una persona vissuta in una società fondata su caste chiuse la mia domanda era un'offesa: non poteva immaginare, Mala, un mondo - il nostro - dove una quota non piccola dei laureati ha dei nonni contadini, peraltro dotati essi stessi, e da decenni, di ogni sorta di elettrodomestico. Ne' noi potevamo immaginare quello che pure sapevamo, ovvero che i muri tra casta sono pressoché invalicabili.

Furono due giorni meravigliosi e difficili, punteggiati da continui errori. Io restavo imperterrita accanto al mio novello sposo e agli altri uomini, impedendo loro di rilassarsi con un bicchierino, senza accorgermi che le donne mi aspettavano in cucina - festose - insieme ai bambini. Non doveva essere facile neppure per loro avere una coppia di simili zotici per casa e presentarli agli amici: eppure lo fecero con festosità e generosità immensa, perdonando le nostre topiche, e sarò loro grata per sempre.

E' stato difficile ma non è stato un errore, accettare quell'ospitalità, perché quel mondo lontano, classista e diverso - nel bene e nel male - non frusta, non reclude, non chiede la pena di morte a chi non vede i gap culturali.

Gillian Gibbons, invece, ha commesso un errore grave.

Non l'errore - difficilmente evitabile - di dare un nome comune ad un orsetto di Pelouche. Il gap culturale per lei era invisibile: non c'è nulla di meno bestiale di un Teddy Bear, più simile al caro amico immaginario che ci consola nei momenti di solitudine che al puzzolente e poco cordale bestione che popola foreste e ghiacci polari: e presumo sia pieno il mondo di Muhammad (così come di Giovanni, Jerry e Pedro) bruttini, poco intelligenti o antipatici, offese involontarie e ambulanti al Profeta assai più del tenero pelouche.

O forse è proprio la somiglianza del Teddy Bear - consolatore immaginario e sostitutivo della presenza genitoriale - ad una sorta di divinità, ad aver fatto scattare la molla dell'esecrazione. Come fa notare Dawkins la stessa idea di un Dio Personale potrebbe essere un frutto collaterale e secondario della nostra tendenza a produrre il Binker, il Consolatore Interno sempre presente nel momento del bisogno.

Era in realtà proprio il gioco di dare il nome all'orso, in se', foriero di pericoli invisibili. Perché il pelouche è un oggetto, perchè rappresenta un animale, perché l'uso del pelouche come sostitutivo delle carezze della mamma quando il bambino viene allontanato di malavoglia dal lettone è un uso occidentale e presumibilmente del tutto esotico, per un sudanese.

L'affetto per il pelouche, e l'atto - banalissimo e usuale per noi che chiameremmo senza indugi "Cristina" , "Matteo", "Moses" un pelouche - di chiamarlo con il nome del Profeta è in Sudan percepito come bestemmia, o peggio idolatria.

Ma l'errore da gap - come dicevo più su - non è purtroppo evitabile, perché è per l'appunto invisibile. E' un errore molto più complesso di quanto non sia apparso dai commenti sui giornali, e una maestra è una maestra, non è un antropologo culturale.

Temo piuttosto che il vero errore della Gibbons - errore evitabile - sia stato quello di farsi assumere in un paese dove gli equivoci culturali vengono denunciati alle autorità giudiziarie e trattati con il carcere e con le frustate, ovvero dove le differenze culturali non siano sanabili con un semplice reciproco e salutare scambio di informazioni.

Si tratta - semplicemente - di non andare mai e per nessun motivo in paesi così.

venerdì 30 novembre 2007

ahem, evabbeh

mercoledì 28 novembre 2007

perle complottiste

E meno male che qualcuno ci pensa, a fare un sito così. [hat tip MMAX]

lunedì 26 novembre 2007

germania vs grecia

sabato 24 novembre 2007

world music anni 60

Ho sentito dire che "Rain" è stata scritta dai Beatles al ritorno da un viaggio in Sardegna, e che riprenda le sonorità dei tenores sardi. Non so se sia vero, ma in effetti il ritornello ha un po' quel sapore lì. Ad ogni buon conto è bella.

venerdì 23 novembre 2007

tu mi fai girar, come fossi una bambola

L'ottimo Psicocafè riporta un video di un esperimento degli anni '60, che tendeva dimostrare come il comportamento aggressivo fosse appreso, dai bambini. I bambini che avevano visto un adulto picchiare un pupazzo, il Bobo doll, tendevano - una volta rimasti soli col pupazzo - a riprodurre il comportamento aggressivo, inventando anzi nuovi modi e più creativi di pestarlo, laddove i bambini che non avevano assistito al pestaggio non lo trattavano con violenza.
Sarebbe interessante secondo me capire se il pestaggio del Bobo rende i bambini più aggressivi anche con altri tipi di bambole. In pratica mi chiedo se sia l'aggressività, l'oggetto dell'apprendimento, oppure il target dell'aggressività. Tipo che l'adulto, con il suo esempio, dà il via libera a pestare il Bobo (o il negro, l'ebreo, lo zingaro)

lunedì 19 novembre 2007

l'eterno femminino, e la lotta per monopolizzarlo

Premetto a scanso di equivoci che sostengo incondizionatamente la proibizione a somministrare latte in polvere negli ospedali, o a indurre le madri a optare per l'allattamento artificiale attraverso campagne bugiarde e truffaldine, operazioni luride che sono causa di impoverimento e - nei luoghi dove la disponibilità di acqua potabile è limitata - possono portare alla morte.
Premetto che trovo cosa buona e giusta che la puerpera venga ben consigliata riguardo all'impostazione corretta dell'allattamento al seno: spesso si arriva alla maternità tardi, e magari con pregiudizi e cattiva informazione. Ben vengano la lega del latte, le pubblicazioni scientifiche, le ginecologhe consapevoli, le ostetriche militanti e tutto quel sostegno che una famiglia mononucleare e urbana difficilmente può avere dalla rete di donne della famiglia allargata, mai troppo rimpianta ma pur sempre alquanto defunta.
Purché - ve prego - tutto ciò non si trasformi in una predicazione in stile "esercito della salvezza", però.
Purché l'aiuto e l'informazione alla puerpera non diventino l'occasione per formulare nuove definizioni generali e onnicomprensive sulla "femminilità" giusta e corretta, o sulla demonizzazione di femminilità deviate e corrotte.
"Ne' puttane ne' madonne" diceva un vecchio slogan, e alla fine è buono ancora oggi.
Una casa produttrice di passeggini e ammenicoli vari sostiene, nelle sue pagine web (anzi: sosteneva. Ha prontamente cancellato l'eresia) che il latte in polvere è da preferire a quello al seno, perché quest'ultimo renderebbe la donna una specie di mucca odorosa di stracchino.
Una risibile cazzata, indubitabilmente, ma questa pagina irritante e grondate pensiero unico, suscita indignazione e fa fiorire nuovi pensieri unici sulla femminilità: come sarebbe a dire che una donna è "poco donna" quando allatta? Una donna è al culmine della sua propria Donnesca Donnità Donnea quando allatta, che diamine!
Negli USA corre la battuta - quando si parla di persone stronze, criminali, individui aridi o efferati: "la mamma non l'ha allattato al seno, vero?"
Però no, scusate: le donne, così come gli uomini, non sono una categoria unica e definibile. Ci sono donne poco attratte dell'aspetto "animalo" della gravidanza e del parto, o magari con lavori impegnativi, che crescono i loro figli con dedizione e cura pur non allattandoli al seno per scelta volontaria, così come ci sono donne tutte autocompiaciute e imbozzolite nella loro retorica della Nutrice Universale, che crescono dei mocciosi egocentrici, violenti e per nulla felici.
Non ho conosciuto un solo bambino allattato col latte in polvere che abbia avuto salute cagionevole più della media degli altri bambini. In condizioni di igiene normale, l'altalena di influenze e influenzine e influenzette della scuola materna costruisce ottimi sistemi immunitari, nei bimbi allattati al seno e non.
Inoltre la donna che rifiuta il seno al pupo "per compiacere il marito", forse lo fa anche per il piacere suo, no? E forse, ma forse, può anche essere rispettata e trattata come individuo senziente, per lo meno finchè non abbandona/maltratta/affama la prole!
Qua non si tratta di rifiutare il ruolo di donne sexy, o di donne mucche, o di donne manager, qua si tratta di stabilire - una volta per tutte - che una donna è un individuo, e che quindi ha il diritto - finchè non viene meno ai suoi doveri - di dare le priorità a ciò che più ama e desidera e sceglie di coltivare per se' e per la sua vita.
Abbiamo il diritto di non essere monopolizzate da un "pensiero unico" sulla femminilità, che questo riguardi quanti centimetri mostrare, come allattare i nostri figlioli, quante ore lavorare, abbiamo diritto di essere donne biologiche, donne bioniche, manager di successo, bombe di sesso, mamme devote.
E non fate le comari, suvvia!

venerdì 16 novembre 2007

tout passe, tout casse , tout lasse

Tout se remplace, Gil: lasciamo ad altri la boria futurista
per celebrare le gioie del nostro tempo
ma piangere il mondo andato è foia necrofila

"Memoria non è peccato finché giova"
diceva il maestro

Dunque celebriamo il lutto, se vuoi
ma celebriamo, oh Gil
anche
la rinascita del tutto!

mercoledì 14 novembre 2007

del venir meno dei ruoli

Eggià, gli attacchi delle tifoserie alle caserme sono un segnale di disgregazione sociale.
Un poliziotto spara a un tifoso, due minuti dopo i tifosi attaccano le caserme: tribalismo, quello che da origini alle più basse pulsioni razziste. L'individuo non ha più consistenza, hanno consistenza solo le identità di gruppo. "Lazio - Roma", "comunisti - fascisti", "tifosi - polizia", "bianchi-neri": una logica, questa della contrapposizione tribale, che colonizza a macchia d'olio le coscienze di vaste categorie sociali.
Ed è curioso che questa disgregazione sociale, percepita da tutti, venga interpretata da ognuno con teoremi diversi, tutti con qualche debole fondamento e tutti falsi nella sostanza. Secondo il luogo comune cattolico, la disgregazione avrebbe origine da una crisi valoriale dovuta alla secolarizzazione, per la destra la causa sarebbe la crisi identitaria data dall'immigrazione - e per la sinistra, naturalmente, la disperazione sociale dovuta al precariato.
Non nego che alcune di queste analisi abbiano una loro quota di verità: credo però che queste interpretazioni settoriali contribuiscano ad alimentarla, la disgregazione: interpretare un fenomeno con il proprio asfittico filtro ideologico, rinunciando ad analizzarlo pragmaticamente, significa giustificarlo. Infatti ci sarà disgregazione finchè non avremo cacciato tutti gli immigrati/ripristinato la religione di stato/fondato una società di euguali. Questi pensieri assoluti e ideologici tendono quindi a ritardare la formazione di nuovi patti e nuove forme sociali, sulla ceneri di quelle polverizzate in un mondo in rapido cambiamento, e a sostituirvi vani propositi di purificazione sociale estrema, da attendersi in un fantomatico e indefinito mondo a venire.
E questa storia dei tifosi versus polizia mi pare sia proprio un paradigma, di questa polverizzazione dei ruoli sociali.
Un agente di polizia commette un omicidio? Invece di rassicurare che il colpevole verrà punito, ci si sente raccontare storie di balistica fantasy: il proiettile è stato per caso deviato da un fantomatico sasso che l'ha improvvisamente orizzontalizzato. Me cojons.
E con pari deficit di ruolo, quando orde di decerebrati assaltano le caserme, la polizia non reagisce e la festa finisce con un botto di agenti feriti.
Cioè, in pratica stiamo dicendo che i poliziotti possono sparare impuniti, ma che se per avventura colpiscono una fazione sufficientemente vasta e cattiva della popolazione, poi devono accettare una aggressione armata senza reagire.
Ecco, questo venire meno dei ruoli, sia di tipo verticale e gerarchico che orizzontale e collaborativo, che è osservabile - mi dicono - a tutti i livelli, nel mondo del lavoro e altrove - è secondo me il fattore che sta consegnando la nostra società al tribalismo, con la attiva collaborazione di uomini di destra, di sinistra e di centro.

sigh, sniff, sob, gulp

lunedì 12 novembre 2007

vanità delle vanità, dice Qoèlet

La mia impressione - da incolta e sporadica praticante di yoga e meditazione - è che le filosofie orientali siano "filosofie pratiche", e poco speculative, rispetto alla filosofia occidentale (ma perchè "la filosofia occidentale" si declina al singolare, mentre "le filosofie orientali" al plurale? Forse dovrebbe essere il contrario! Anzi, dovrebbe essere il contrario!) .
Il buddismo, e le sue "tecniche", che ho avuto la preziosa occasione di praticare all'Ameco, luogo tutt'altro che modaiolo, sembrano orientate a indurre la consapevolezza di un unico dato - fondamentale ma a quanto pare trascurato - che appartiene al mondo del fenomeni: l'impermanenza e caducità di tutte le manifestazioni dell'universo.
E', la meditazione, uno straordinario e non dogmatico percorso di accettazione della morte e - conseguentemente - della vita, e delle sue molte piccole morti.
Discutevo, sabato, con una amica furiosamente irritata dalla "moda" delle filosofie orientali: condivido il fastidio per la superficialità e l'amore per l'esotismo con cui la moda new age si butta negli aspetti più stucchevolmente esoterici e distorti delle filosofie orientali, eppure la sua considerazione sul paradosso di un buddismo praticato in occidente mi lascia fredda.
Sono sostanzialmente sempre più avversa ad ogni forma di ricerca di purezza culturale, men che meno riguardo ad una pratica religiosa che - preziosa eccezione - sembra coniugare l'universalismo alla tolleranza: curiosamente la mia amica sottolineava gli aspetti anacronistici: l'occidente rifiuta la consapevolezza della morte, l'occidente è attaccato ai beni materiali, alle cose, l'occidente è egoico, individualista, e blablà. Ma se il buddismo ha studiato una tecnica che pazientemente lavora per illuminare proprio sulla non permanenza e sulla futilità dell'attaccamento, in primis alle cose e alla fine - ultimo baluardo - proprio all'ego, verrebbe da pensare che quelle caratteristiche - che la mia amica applica come etichette dell'occidente - siano ben più trasversali alle culture, e in realtà profondamente umane. Che bisogno avrebbe avuto il buddismo di impegnarsi in quella laboriosa e paziente ricerca, se l'oriente fosse dotato in se' di accettazione e distacco? E non è proprio la baldanza del conquistatore a dover essere non dico distrutta, ma quanto meno temperata dalla pacata rassegnazione del saggio?
Il grido di lucido dolore delle Ecclesiaste, non è - in fondo e nella sostanza - la stessa identica riflessione del Siddharta Gauthama? Sono sempre più convinta che il vasto arco delle possibili manifestazioni, psicologiche e culturali dell'essere umano sia contenuto nella sua biologia, e che - per dirla in altri termini - l'umanità sia una sola. (e - naturalmente - anche una sòla)

giovedì 8 novembre 2007

teoria, prassi e la cottura del cavolfiore

La cucina è un bel campo in cui sperimentare l'acrobatico rapporto tra teoria e prassi.
Perché lì è più che mai evidente che esistono molte verità: spesso a discutere di cucina si finisce col sventolare una qualche bandiera di vero questo o quell'altro. La "vera amatriciana" ha il pecorino versus parmigiano, il guanciale versus pancetta, cipolle versus aglio versus niente del tutto, e ognuno è devoto alla sua versione come fosse la patria, la bandiera, il Libro.

Eppure una banalità come la cottura delle verdure può richiedere e richiede ore di discussione e non ce l'ha, una risposta assoluta. Io - ad esempio - stracuocevo gli spinaci come d'abitudine italiana, quando il mio amico Tim, americano, mi ha iniziato alla verdura appena scottata. Eh, sì, perchè gli yankee - che non sempre corrispondono all'immagine di consumatori di noodles da supermercato, pringles e pollo fritto che ci facciamo noialtri del resto del mondo: hanno abitudini diverse e non sempre esecrabili, a volte cucinano e neppure malaccio devo dire.

E così, ho imparato a fare la verza appena scottata con un po' di finocchio, e anche gli spinaci, o il cavolfiore appena cotto e scrocchierello, con un po' di erbette aromatiche fresche a scelta, non è punto male.

Ma tra i blog preferiti c'è quello di petula, una appassionata di cucina macrobiotica che mi è simpatica, e che il cavolo lo stracuoce, insieme alle patate, in un insieme di stracottume antiamericano e delizioso, con profumi di curcuma, cumino e cardamomo (ma com'è che le spezie buone inziano tutte con la C?) cotto nella pentola di coccio, che mi va avanti da ieri e non ha ancora stufato.

E pensare che è uno stufato.

lunedì 5 novembre 2007

pogrom mediatico

(di Maurizio Pistone: continua su it.politica.sinistra)

Guardo raramente ma oggi, all'ora di pranzo, ho pensato che fosse mio dovere civile non sottrarmi alla quotidiana Mezz'ora di odio, per rendermi conto di quanto sia grave la situazione.
A mente fredda, mi rendo conto che è sempre così, almeno da un paio decenni, quando si sente aria di elezioni. Ma la violenza, e l'accurata pianificazione di questo pogrom mediatico mi è ugualmente sembrato senza precedenti.
Invito esplicitamente e calorosamente chi ha ancora un minimo di freddezza e di coscienza a farsi sentire, in ogni sede possibile.

sabato 3 novembre 2007

gli argomenti degli evoluzionisti

Un interessante dibattito tra un evoluzionista che espone - argomentando - le sue teorie (per la verità affatto canoniche e piuttosto originali) e una banda di creazionisti scettici, che controbattono istericamente, senza argomenti e con classico stile dogmatico.
Era il 1967, a quei tempi sì che la RAI faceva un vero servizio pubblico.

venerdì 2 novembre 2007

peur du noire

martedì 30 ottobre 2007

quella sinistra dello scontro di civiltà

Un articolo interessante di Eugenio Mastroviti su Secondoprotocollo, a proposito del rapporto tra sinistra estrema inglese e diritti individuali: non riuscivo a spiegarmi come mai in Inghilterra fosse stata presa la decisione di estradare la lesbica iraniana senza alcun clamore.
Mastroviti risponde, oh, se risponde.
Due brevi considerazioni: l'area che va dai Comunisti Italiani alla variegata sinistra terzomondista e "antisistema" raccoglie consensi, in Europa: è tutt'altro che ininfluente - malgrado il vittimismo che la contraddistingue - e dove fa sentire il suo peso elettorale fa danno. La seconda: qualcuno mi spiega perché ci tengo tanto a convertire (fortunatamente con scarso successo) gli antidemocratici al voto? Saranno pubblicati anche gli insulti.

eruzioni

domenica 28 ottobre 2007

una domanda ispirata da "resto del mondo"

La scienza non produce la cappella sistina perché non ha la grammatica spirituale per farlo o perchè non ha una committenza sufficientemente ricca o sufficientemente motivata che glielo consenta?

(domanda ispirata dalla citazione di resto del mondo di Richard Feynman, nel post precedente)

venerdì 26 ottobre 2007

preferisco i vulcanologi

Il Krakatoa è un vulcano di quelli che quando si incazzano lo fanno sul serio.
Dopo l'eruzione del 1883, che fu sentita fino a 5000 chilometri di distanza, per mesi e mesi si susseguirono tramonti mai visti - e in tutto il mondo - che furono riprodotti da un pittore inglese, William Ashcroft (vorrei tanto vederli, ma in rete non li ho trovati) dovuti, si presume, al pulviscolo dell'aria che aveva avvolto praticamente tutto il globo.

Non stupisce che i vulcani - simbolo di potenza distruttrice e al tempo stesso creativa, tanto creativa da mutare i connotati del territorio facendo nascere nuove montagne e nuove fertili isole, legati al fuoco e alle viscere della terra fossero considerati delle divinità.

Una delle "ragioni" di chi è avverso alla scienza in favore della religione e del pensiero mitologico, è che il mondo - senza il mito "perde di fascino".

E' curiosa, come motivazione, trovo. Perché non dubito che vivere nel grembo amniotico del mito - grembo amniotico condiviso - sia un modo ad un tempo confortante, e straordinariamente vivido di essere al mondo. Un modo che ci consente di sentirci "integri", di vivere il nostro ambiente e chi con noi lo condivide e lo interpreta sotto la stessa lente come un tutt'uno, un continuum che ad un tempo ci ingloba, ma ci precede e ci sopravvive , che ci guida e ci vigila, sollevandoci da ogni responsabilità o comunque indicandoci una strada univoca.

Ma rimpiangere quel grembo è come rimpiangere l'infanzia perduta: quando ne usciamo è per sempre, e non c'è possibilità di ritorno: con la mia amica Maddalena, in quarta ginnasio, provammo a "giocare" a make believe come avremmo fatto spontaneamente non più di due anni prima. Fu un tentativo goffo e patetico, sostanzialmente triste, perchè fu subito evidente che non potevamo più: che quella forza straordinaria dell'infanzia era abbandonata, e per sempre.

Ecco, credo che il tentativo di "conservare" il fascino del mito attraverso una finzione sia sostanzialmente un'operazione necrofila.

lupo mannaro spaziale

filosofi a zena

Oggi Ipazia farà una rocambolesca conferenza qui, e io sono contenta per lei.

giovedì 25 ottobre 2007

lunedì 22 ottobre 2007

il signoraggio

Uriel, sul signoraggio.

Per leggerlo dovete copincollare questa URL: http://snipurl.com/1she2, (non posso linkarlo direttamente, perchè il tenutario del blog vi manderebbe in una spazzatura, il perché è ignoto e irrilevante.)

E' un post interessante, solo mi sembra discutibile questo:

"I "signoraggisti" sembrano fingere di credere che una moneta abbia il valore nominale solo perche' viene stampata con quel valore; fingono di ignorare che se la banca fallisse nel fornire quel servizio sorgerebbe immediatamente un mercato NERO della moneta , il cui cambio seguirebbe un valore diverso da quello nominale."
I "signoraggisti" che ho incontrato io sono abbastanza baluba da non fingere affatto. Ci credono davvero.

Qui Grillo "spiega" il signoraggio. Notare le scritte che compaiono sul video, sono emblematiche dell'approccio mentale di questa gente. Del tipo "se vuoi sapere qualcosa sul signoraggio, chiedi a google".

sanità rubizza

Ecco, vabbeh che il principio di seduzione mi sembra - per una umanità che deve diventare adulta - meno inquietante e più pacificamente contenibile del principio di autorità, ma che proprio sentissimo tutta questa necessità di investire i soldi nostri per vedere Roma letteralmente tappezzata dal faccione di questa infermiera rubizza, e questo per convincermi che la sanità è in buona salute, beh, è leggermente inquietante.

domenica 21 ottobre 2007

bonjour tristesse

James Watson, lo scienziato che nel 1953 scoprì insieme a Francis Crick la struttura della molecola del DNA, è stato ricoperto di sputazzi dell'intera comunità scientifica, Cavalli Sforza in prima linea, dopo aver dichiarato che l'Africa non ha speranza perché i negri sono meno intelligenti dei bianchi. [qui un bel post di Falecio]
Ora l'ultraottantenne, con la coda tra le gambe, dichiara di essere stato frainteso: mica voleva dire che i negri sono geneticamente inferiori, lui.
Peccato che gli sputazzi altrettanto unanimi della comunità scientifica diretti ad Ariel Toaff siano contati meno del due di picche per buona parte dell'opinione pubblica, e che il disinvolto studioso - al pari di Watson deciso ad avere il suo momento di gloria mediatica globale cavalcando lo scandalo nonché l'ondata collettiva di allergia alla correttezza politica - sia oggi considerato dai più
un eroico studioso vittima della censura.

venerdì 19 ottobre 2007

esterofilia malriposta

Ora. Non è che provi un gusto particolare a mettere alla gogna il pirla di turno, che poi in questo caso devo dire che fa pure una discreta simpatia.
No.
E' che proprio è lo specchio della mia coglionaggine, lui.
Perché io sono inguaribilmente, e stoltamente esterofila: vittima del luogo comune che vuole gli italiani più coglioni - e ignoranti - di chiunque altro. [hat tip: il gazzettino rosa]

giovedì 18 ottobre 2007

la vendetta di rachel barnacle

ovvero: ciò che rosalux pensa veramente:

mercoledì 17 ottobre 2007

martedì 16 ottobre 2007

web tales: Cloro e i misteri della Torah

Era una Bimba dura all'apparenza, ma pura nel cuore: aveva tanti aculei come di ferro in superficie, ma un nucleo di puro oro fuso, perle e diamanti brillante, rilucente, intoccato.

Un giorno, non si sa come, non si sa perchè, si trovò a varcare La Porta. Era, il mondo dietro la Porta, un mondo strano e periglioso, un mondo ambiguo e pieno di lusinghe: un mondo-natura, che si creava attorno a se' stesso come i rami di una pianta, senza muri ne' steccati. Un mondo tutto da scoprire, dove combattere, dove difendersi, dove essere se' stessi.

Ma per muoversi dentro questo mondo-natura, per guardarsi dai pericoli che lì si annidavano la Bimba aveva una bussola, che il Venerando Saggio le aveva un giorno regalato, reduce da una terribile sconfitta.

"Sappi, mia dolce, e pura, e combattiva Bimba" aveva detto il Saggio, "che ovunque tu sia, in questo mondo o in quello al di là di ogni Porta, dovrai guardarti dai Nemici. Essi sono menzogneri, ma come sanno Coloro i Quali Sanno, essi combattono per il Dominio del Mondo, per la sconfitta finale dei puri di cuore: non ti far dunque attrarre dalle loro lusinghe"

E al di là della Porta - nel mondo-natura dove tutto è insieme, e contemporaneamente, se solo lo sai cercare - la Bimba aveva finalmente incontrato i suoi Nemici, o meglio, la loro fallace Ombra.

Ma l'ombra venefica era viscida e piena di insidie, era un ombra manovrata da un golem, un ombra malefica e bugiarda assai più di quanto la dolce fanciulla pura - avvezza combattere fronte a fronte, con guerrieri forse malvagi ma sinceri - avesse mai pensato. L'ombra del nemico si presentava a lei - ma quel che è peggio al mondo intero, mondo fragile e credulone, privo della Bussola del Saggio - tramite menzogne e infingimenti.

Padri di famiglia, loro? Pacifici cittadini? La Bimba non ci aveva creduto, all'Ombra, per fortuna sua e di tutti i Popoli del Mondo, e aveva combattuto - ferma e inflessibile - la sua dura battaglia.

Finchè un giorno, qualcosa accadde al di Là della Porta, che cambiò per sempre il corso della battaglia.

Era, la Bimba , avvezza a frequentare, per combatterla, una Maga Cattiva, asservita ai Nemici, e lì - alfine - incontrò un Nemico Vero.

Un Nemico proprio come lei aveva immaginato, nelle sue pudiche fantasie di Bimba lucidando la sua spada: un nemico senza maschera ne' menzogna.

E il Nemico, che disprezzava i Popoli per la loro vile debolezza, ebbe per lei, solo per lei, per la Bimba, un attimo di stordimento. Quella debolezza che ci si può concedere tra Forti.

E così iniziò a renderla partecipe dei Segreti del Libro, quel libro Nascosto , il libro nessuno conosce, riempiendola di orrorifica e stuporosa angoscia.

Ma la legò a un segreto: lui, combattente senza paura delle schiere dell'oscurità, e lei, la Bimba fanciulla dal cuore di Diamante, pronta alla pugna per salvare i popoli del mondo.

Lui le avrebbe svelato i segreti, e lei non li avrebbe raccontati al mondo.

Continua [lo spero]

il cancro del diavolo e la cappella sistina

Al netto dell'analisi sociologica sulla "puttanificazione" della società, fenomeno che - come sostenevo in risposta ad un post di Salemelik - mi pare essere emblematico non tanto di un generico "occidente" (categoria piuttosto vasta e dunque poco pregnante) quanto piuttosto di una Italietta repressa e dunque ossessionata dal sesso, e al netto dell'horror vacui da mercificazione e vanità del tutto, quello che mi colpisce dello strale di Martinez su una vecchia pubblicità che riduce la citazione evangelica "Chi mi ama mi segua" alla stregua di uno slogan stampato su un culetto in pantaloncini è che fa notare quasi con stupore , oltre che con indignazione, che che la nostra società (e la legge che questa ha prodotto) difende la persona fisica - e in second'ordine i suoi beni - più delle sue idee, religiose o politiche che siano.
In realtà quella pubblicità è - appunto - vecchia, direi addirittura obsoleta.
Oggi sarebbe impensabile: la religiolatria è talmente diffusa da contagiare persino persone dichiaratamente atee come Giuliano Ferrara o - che mi risulti - lo stesso Miguel Martinez (ma - mi chiedo - voi atei devoti brucereste anche "Brian di Nazareth" dei Monty Pyton?) .
Sono in tanti oggi a considerare motivato, se non addirittura giusto, il puttanaio sollevato per la blasfemia delle vignette danesi, e in tanti ritengono che la risposta al fervore religioso di buona parte dell'Islam sia un pari fervore religioso, ma cristiano, oppure - ed è la stessa cosa - la conversione all'islam, nella sua versione più politica e intransigente. E' con rimpianto che si sottolinea su Kelebek l'inutilità della violenza come "giusta" risposta alla blasfemia.
Naturalmente la religiolatria include solo quelle fedi che si fondano su miti sufficientemente vecchi e soprattutto che siano sostenute da un apparato sufficientemente strutturato e potente.
Nessuno è pronto a proteggere con altrettanto zelo la fede nell'astrologia, nelle fate, o - Dio non voglia - in Babbo Natale, perfida invenzione della coca-cola e simbolo di mercimonio e truffe ai danni dell'infanzia.
Dawkings nel suo libro "L'illusione di Dio", ipotizza che la tendenza umana alla fede sia una sorta di sottoprodotto, di "scoria" di altre funzioni più utili: ad esempio la credulità infantile. Una specie di dna impazzito, che - come il cancro che affligge il Diavolo della Tasmania - ha come unico scopo la sopravvivenza di se', anche ai danni della vittima che infetta.
A vedere la convinzione con cui tanta parte del mondo sembra se non praticare, ammirare il sacrificio della carne per la sopravvivenza del il mito, viene il dubbio che il paragone non sia affatto così azzardato.

(Anche se invero occorre ammettere - se pur di malavoglia - che il cancro del Diavolo della Tasmania non risulta a tutt'oggi aver mai prodotto la Cappella Sistina, ne' - men che meno - alcunché di paragonabile come livello musicale e filosofico alle cantate di Bach)

domenica 14 ottobre 2007

un cadeau velenosetto

Come altre famiglie di giudii, i miei sono stati beneficiati , chissà perché, di un gentile cadeau della Mondadori, e me l'hanno passato senza manco leggerlo: "La Israel Lobby".
Con le mie frequentazioni dei bassifondi di internet c'ho il pelo, e posso ben fare da filtro a loro, che preferiscono al momento sollazzarsi con letture più gioiose e interessanti, avendo letto e visto cose cupe quanto basta.
Ora, sono appena all'introduzione, e se non sono ahimè particolarmente attrezzata dal punto di vista storico per controbattere sulle nozioni e sui fatti, non mi sfugge la assoluta pochezza logica dell'impianto a sostegno della tesi del libro, ovvero che a causa degli ebrei gli USA starebbero agendo - in politica estera - contro i loro stessi interessi.

Finora, due le evidenze a sostegno della vetusta tesi, i cui memi primigeni risalgono ai protocolli dei savi anziani di Sion, con buona pace della litania di excusatio non petite degli autori, come fa notare giustamente Luciano Tas nel suo articolo sopra linkato.

I democratici e i repubblicani avrebbero - a giudizio degli autori - pareri differenti in merito a tutte le questioni politiche tranne una: l'appoggio ad Israele: questo sarebbe a loro avviso un caso assolutamente unico nella storia degli Stati Uniti.

A parte la considerazione ovvia che dichiararsi a favore dell'esistenza dello stato di Israele - minacciata esplicitamente da tutti i suoi nemici - non implica affatto sposare un pensiero unico al riguardo del Medio Oriente, essendo Israele stessa tutt'altro che omologata su una unica linea politica. Sicuramente Clinton ha affrontato la questione israelo-palestinese con volontà politica del tutto diversa da quella operata da Bush: convengo però che schierarsi per la sopravvivenza dello stato di Israele implica fare una scelta di campo ed escludere coloro i quali sono irriducibilmente avversi allo Stato Ebraico.

Un caso unico, nella politica americana?

Ma certo, come è ben noto i democratici finanziavano a pioggia la Cuba di Fidel Castro, e i repubblicani hanno rapporti preferenziali con la Corea del Nord. Giammai si eran visti repubblicani e democratici schierati su posizioni analoghe, in politica internazionale.

Altra prova scientifica sarebbe la guerra in Iraq.

Siccome la si sta perdendo, e dunque è andata contro gli interessi americani, ne consegue logicamente che qualcuno ha manovrato per fare andare male le cose: l'America non può sbagliare.
Naturalmente se la guerra in Iraq fosse stata vinta in tempi rapidi, e si fosse instaurato un governo amico favorevole a fare buoni affari con gli yankee - come da tradizione americana a prescindere dalla famigerata lobby - l'America avrebbe fatto certamente i suoi, di interessi, e questo libro non sarebbe mai stato scritto. Si può pensare che gli americani volessero vincerla quella guerra: ma gli israeliani no?

Paradossalmente, gli stessi autori nuotano nella loro contraddizione con una improntitudine quasi ammirevole. Prima sentenziano che la convergenza di interessi tra gli israeliani e gli americani ha cessato di esistere con la fine della guerra fredda, e poi - dopo avere sostenuto la proposizione illogica secondo la quale se il pantano Iraqueno è stato ferale per gli americani, la colpa è della lobby pro-israele - ripetono infinite volte che quella guerra lungi dall'aver giovato a Israele l'ha anzi danneggiata.

A casa mia la scelta di invadere l'Iraq si chiama tragico errore politico, oscena mancanza di lungimiranza, esemplare vaccata: ricordo che l'epilogo di quella guerra era stato previsto assai prima che la guerra iniziasse, da analisti politici colpevolmente e stoltamente ignorati dalla amministrazione neo-con.
Secondo Mearsheimer e Waltz, invece, è evidente ingerenza di uno stato straniero.

Una domanda sorge spontanea a questo punto: Da quale lobby erano manovrati, gli americani, in Viet Nam?

voto, e tiro a sorte

Da parole valigia:

Io vado a votare, domani, per dare un truciolo di chance in più a questa improbabile possibilità, oltre che per evitare che il PD (che nascerà comunque) non nasca già delegittimato.

Quoto, alla lettera.
Anch'io domani vado a votare, e non so ancora per chi. Probabilmente tirerò a sorte.

martedì 9 ottobre 2007

sfida all'okay, cocca

Una sfida all'ultimo sangue tra una bimba di nove anni e una trentenne, davanti a un distributore di bibite in palestra.
E con questo post l' Edipeo Enciclopedico si aggiudica - meritatamente - l'unico commento del mitico, nonché laconico, nonché programmaticamente perfido Marco D'itri che io abbia mai visto nella bloggosfera.

lunedì 8 ottobre 2007

stategie

Non so a voi, ma a me il piano stategico mi fa pensare un po' ad un vecchietto zoppo che s'avanza brandendo minaccioso una mazza, o chessò, alla Gloriosa Macchina da Guerra di Occhetto....

domenica 7 ottobre 2007

peccaminose eppure ovvie considerazioni

Da quando il sindaco di Firenze ha deciso di rimpolpar le casse con le punizioni esemplari ai pulivetro, l'è tutto un discutere nella bloggosfera, gnustruppi e fuori (che poi che differenza ci sarà mai tra VL e RL che a me mi pare sempre la stessa pappa fritta e rifritta qualcuno ancora me lo deve spiegare) insomma, l'è tutto un discutere intorno al tema della linea dura e la linea morbida, dove da una parte ci sono i difensori ad oltranza dell'immigrato, e 'sti cazzi se la vecchietta viene vessata al semaforo in cambio di una rinzozzata de schiuma ar tergicristo, e dall'altra i paladini della brava génte, che tornino a casa loro, vadano a lavoraaare e yawn.
Insomma, so bene che la banalità che testè andrò a snocciolare verrà presa come una infame boutade similprotestante da sinistra - che è la carità il valore principe de noantri - valore mediterraneo e cattolico e dunque autoctono e dunque sano, mentre il lavoro è roba foresta e anglosassone - e so bene che altresì verrà preso come un ignobile tentativo di far radicare lo straniero nel suolo patrio, nel farlo proliferare a discapito della nostra goggidentità e guai a chi ce la tocca.
Ma mi spiegate, qualcuno mi spiega, perchè - contestualmente alle supermulte - il comune non ha organizzato una dislocazione dall'inutile attività di pulivetro all'utile attività di facchini alle stazioni ferroviarie, o di lavatori di macchina davanti ai supermarket, o di facchini sempre ai supermarket, che vacca si trova un cristo che ti dà una mano quando ne hai bisogno?
Dico, ma una banalità simile è proprio peccaminosa a tutto tondo? E perchè? Qualcuno me lo spiega?

sabato 6 ottobre 2007

1 milione di prodi

Quando sono andata al gay pride, a Roma, ho incontrato un amico di un amico che vedendomi lì sì è illuminato.
"Grazie!" mi ha detto commosso "è importante sentire la solidarietà della società civile" .

Ho provato timidamente a dirgli che non era lui, a dovere ringraziare me, ma casomai io lui. Poco tempo prima a Campo de' Fiori avevamo manifestato, un manipolo di attempati ex compagni, non più di un centinaio, per la laicità dello stato.

Una tristezza.

Non penso che gli omosessuali siano peggiori o migliori degli eterosessuali. La condizione umana degli omosessuali, però, e il loro numero cospicuo, li mette in prima linea su una battaglia che è di tutti: degli ebrei, dei musulmani, degli sterili, degli atei, dei professori di scienze: di tutti coloro i quali - per diversi motivi - vengono vessati quotidianamente dalla arroganza della superstizione e del pregiudizio.
Una condizione che può essere ovviamente vissuta con sofferenza e nascosta, che può essere taciuta o semplicemente omessa dalla propria biografia, ma che quando viene riconosciuta e vissuta come un fatto pubblico, è una benedizione per tutti.

Chi partecipava al gay pride - che lo volesse o meno - era in piazza non solo per i diritti dei gay, ma per tutti quelli che ritengono che le leggi dello stato non possano e non debbano essere orientate dal clero, da antichi libri, dalla superstizione. Che le leggi dello stato debbano scaturire dalla dialettica tra le componenti della società e non da un atto di fede fondato su una verità "a priori".

Comunque Cadavrexquis qui risponde a Palmiro: omettere l'eterosessualità dalla propria biografia pubblica è impensabile, ridicolo e impossibile: omettere l'omosessualità dovrebbe essere a rigor di logica altrettanto assurdo, ma viene costantemente fatto. E significa rendere questa condizione alla stregua di una "cisti" isolare una parte fondamentale del proprio essere da tutto il resto della propria personalità.

martedì 2 ottobre 2007

outing italico

Aggiornamento:
Qua la prima puntata di
"Web Tales: Cloro e i Misteri della Torah"

L'outing delle star, atto di senso assai più politico che cronachistico, in Italia è purtroppo evento assai raro. Capezzone, capo di un partito che da sempre millanta l'esclusiva delle lotte per i diritti civili, ci informa che la sua donna ideale è la Marcuzzi, ma alla domanda se ha avuto rapporti omosessuali ci fa sapere che - invece - sono "affari suoi". [hat tip: cadavrexquis]

sabato 29 settembre 2007

nicchie di mercato

Sexy shop per cristiani, dove un vibratore è sempre un vibratore, ma si chiama "marital aid", tanto per essere chiari che la cosa resta in famiglia. (ma nel libretto delle istruzioni spiegheranno che all'ultimo momento si mette quello vero, se pur - presumo - meno vasto, e si feconda la consorte?)
Eh, già: le nicchie del mercato del porno sono sature. [hat tip: Xlater]

giovedì 27 settembre 2007

sette argomenti sui mussulmani

Sebaie sul suo blog protesta.

Dei mussulmani si parla solo a proposito di cinque cose:
Terrorismo, Moschee, Poligamia, Violenza sulle donne e Velo. Più, si corregge più avanti, Kebab e Danza del Ventre.

Saro pistina e rompicoglioni, lo ammetto: a parte che i sedicenti esperti in islamismo si trovano per ogni dove, a spiegare sunniti, sciiti, e sarcazzo, ma poi perchè: degli altri si parla di più e di meglio?

Insomma, per stessa ammissione di Sebaie, i mussulmani vantano 7 item. 7 greatest hits.
E i buddisti?
Uhm. Pace, meditazione, Dalai Lama, Birmania (ora).

I testimoni di Geova?
Din don. Din don. Ah: Din don.

Gli ebrei?
Israele, Olocausto, soldi, potere, klezmer. Direi che il gefilte fish è già roba per specialisti.

Gli indù?
Caste, adorazione di topi, templi con le trombate, roghi delle vedove. Uhm.

I confuciani?
Uhm. Chi cazzo sa come mangiano/pensano/pregano i confuciani?
E dire che stanno per farci il culo, magari nella versione post comunista.

Gli animisti?
Mah.

Ecco, io non voglio mica dire che sia una buona cosa che i mussulmani siano definiti attraverso sette argomenti ripetitivi, ma non sarà che è proprio il mondo, che è una palla?

Aggiornamento:

Accolgo volentieri gli appunti di Maus:

"ai tdg avrei aggiunto no-trasfusioni.
a ebrei avrei aggiunto umorismo e tolto klezmer.
agli indù tolto le trombate e aggiunti i guru con le piantine nella mano alzata.
gli animisti si scarificano."

segreti e bugie

Interno, mattina.

Moglie è al PC, ha appena interrotto il lavoro per rispondere per le rime ad un nazimaoista di Joppolo, Marito entra, affannato e seccato:

Marito: Eccoti le chiavi della macchina. Ma perchè cazzo non funziona più l'apertura a distanza?

Moglie: (con occhio vitreo) Non ne ho la più pallida idea.

Moglie (voce pensiero) Ma non posso escludere che sia perchè il girone "90 minuti a 90 gradi" con aggiunta di varichina raramente giova all'elettronica...

mercoledì 26 settembre 2007

beppe grillo e il viral marketing

Da un paio di giorni mi arrivano ciacole da destra e da manca su Beppe Grillo, delle oscure rivelazioni sui suoi rapporti con fantomatiche compagnie di marketing, con cui sarebbe in combutta per oscuri motivi o che lo manovrerebbero per le loro demoniache ricerche.
Ora, io sarò ingenua, o troppo diffidente verso la tendenza a vedere la spectre in ogni fenomeno, ma non capisco francamente dove sia la notizia.
Beppe Grillo, come la Monsanto e presumibilmente chissà quanti altri enti o persone che decidono di "vendere" idee, beni, prodotti, si è rivolto - per il suo sito - ad una agenzia di marketing.
Agenzia che - ovviamente - occupandosi di comunicazione in rete adotta le migliori tecniche di comunicazione in rete, tra cui il viral marketing.
Il viral marketing mi pare essere sicuramente una forma eticamente discutibile di pubblicità. Nei media tradizionali è obbligatorio - dove può essere in dubbio - dichiarare che un determinato messaggio è pubblicitario.
Il viral marketing, muovendosi su media potenti, ma globali e non "istituzionali" come può essere un canale televisivo o un giornale, non dichiara la sua natura pubblicitaria, ed è dunque subdolo.
Immette in circolo un "meme" senza esplicitarne la natura.
E' possibile - chissà - che ad esempio il meme illogico ma efficace, secondo il quale votare Berlusconi sarebbe stato conveniente perché "essendo ricco non può essere ladro", sia nato proprio in una agenzia pubblicitaria, e inoculato come virus nella rete.
E il meme, altrettanto illogico, secondo il quale la minigonna equivale al chador? Viral marketing o volgare luogo comune? Non so, ma comunque è di quelle cose che si sentono ripetere tante di quelle volte, che alla fine come per miracolo sembrano vere.
A me pare che l'unica difesa possibile sia la stessa che occorre mettere in atto contro i luoghi comuni e le leggende metropolitane spontanee: cercare fonti accreditate, confrontare le notizie,
non dare per buono qualsiasi luogo comune che sia all'apparenza appetibile ma analizzarlo con gli strumenti logici di cui si dispone.
Ripeto - la notizia che Beppe Grillo usi il marketing resta per me una "non notizia".

martedì 25 settembre 2007

carry that weight

lunedì 24 settembre 2007

black kefia, red kefia

La saga continua.

confessioni via ICQ, o del culo psicoanalitico

Ho mostrato questa foto ad MMAX, su ICQ:


....e - per associazione inconscia - si è lasciato scappare una confidenza sconcertante, vi pubblico il log prima che castruccio si impadronisca dell'informazione sensibile e la faccia sua:

MMAX (10:40 AM) :
hehehehehehhehe io mi sono raso cosi' le chiappe
Cochin (10:40 AM) :
aaahahahahahahahah
MMAX (10:40 AM) :
a forma di Freud che parla con jung
Cochin (10:40 AM) :
:-D bellissimo
MMAX (10:41 AM) :
l'ipertricosi è un problema..ma aiuta a levarsi tanti sfizi

domenica 23 settembre 2007

sospensione dell'incredulità

"Cristianesimo: La credenza che uno zombie ebreo cosmico possa farti vivere in eterno, purchè tu ne mangi simbolicamente le carni e gli dica per via telepatica che lo accetti come tuo Signore per consentirgli di rimuovere la forza maligna nella tua anima, forza che affligge l'umanità intera da quando una donna-costola fu indotta da un serpente parlante a mangiare il frutto di un albero magico ." [hat tip: una macchina di amorosa grazia]

Questo viene insegnato come fatto negli asili pubblici del nostro paese a bambini innocenti di tre anni, e per evitare la contaminazione memetica occorre fare apposita richiesta, accettando che il proprio figlio venga isolato nei corridoi della scuola.

E qui intanto c'è chi ritiene fondamentale denunciare che in una università australiana hanno messo un bidet per consentire ai musulmani le abluzioni rituali.

sabato 22 settembre 2007

salesiani? no grazie!

Il post di oggi su Salamelik condensa secondo me una serie di equivoci da sfatare.

Sherif sembra convinto che l'italica volgarità, l'italica ossessiva passione per i culi e le tette, siano una sorta di emblema dell'occidente permissivo che si contrappone alla castità islamica.

Non è vero!

La stampa inglese - e non certo con argomenti "morali" - ci ha messo alla berlina, per la sessuomania e per il disprezzo per le donne che traspare delle nostre pubblicità e dalla nostra televisione: la nostra televisione, non già quella britannica o svedese.

La ossessione italiana per il sesso è figlia di una cultura bigotta che fino a trent'anni fa puniva - per legge - le adultere, e che oggi - diversamente da quanto avviene ad esempio nel nord Europa - pretende di dettare legge sulla sessualità delle persone, sulla procreazione, e che prescrive la castità e non il preservativo contro l'AIDS!

E gli uomini che trattano una ragazza in abitino leggero come una puttana sono del tutto identici a quelli che nei suk apostrofano le turiste in T-Shirt come donne pubbliche, come possibili prede sessuali.

Sono - in altre parole - comportamenti imputabili non già alla libertà sessuale, ma all'inadeguatezza nel gestirla da parte di uomini maleducati da culture che di default disprezzano la donna, e ne controllano con ferrea autorità la sessualità: non già alla libertà di costumi, o all'avventatezza femminile.

E' emblematico in questo senso che Sherif trovi reprensibile la condotta di quei genitori che non reprimono l'abitino leggero della loro figlia , e non invece l'incontinenza di quegli uomini che non sanno avere rispetto se non per la donna che mortifica se' stessa, il suo corpo e la sua bellezza.

Ma allora qual'è il limite, Sherif, per placare l'incontinenza maschile, data per inevitabile dal ragionamento?

Se l'abitino leggero è provocante, basterà forse un abitino pesante? Dov'è il limite?

Una donna con la gonna corta, o senza velo (è la stessa identica cosa) è per caso una donna pubblica?

E' una donna da prendere?

Ritengo irrinunciabile la conquista culturale che consiglia agli uomini continenza e rispetto per le donne indipendentemente dal loro abbigliamento.

Una conquista faticosa, penosa, e irrinunciabile, indipendente dall'opinione dell'accolita di preti, mullah e rabbini che propagandano culture che - unanimente - appoggiano sulle spalle delle donne il fardello della continenza maschile, imponendo questo o quel vestiario.

Nelle mode invece, beh, non riconosco alcuna reale imposizione.

Da sempre esco di casa spettinata, in sandalacci, con la tuta, con i tacchi, con la gonna lunga, con la gonna corta, esco come ho voglia di uscire nei limiti in cui mi viene consentito un libero arbitrio: chi vuole imitare pappagallescamente la moda - parimenti - pratica il suo libero arbitrio, se se ne sente costretto è perchè non sa liberarsene, e ciò è riconducibile esclusivamente alla sua responsabilità personale. Chi viene arrestato, o stuprato, o molestato, o pubblicamente offeso, o ferito, per il suo vestiario invece subisce una violenza che prescinde totalmente dalle sue scelte.

Errore grave, o sgradevole retorica confondere la seduzione delle imposizioni modaiole con la violenza e l'oppressione di (tutte) le culture religiose tradizionali.

venerdì 21 settembre 2007

globalizzazione

Un battito d'ali di farfalla in Giappone...


...crea un cataclisma nelle Filippine.

martedì 18 settembre 2007

stromboli 4 - il mare a settembre

Una spiaggia deserta, lunga, nera, il vulcano dietro alle spalle e un mare piatto e trasparente.
Vento fresco sulle spalle, sole caldo sulla pelle, acqua tiepida sui piedi: profumata, invitante.
Addosso solo una piccola maschera, e via: cosa al mondo può rovinare un tuffo così?

stromboli 3 - cuore di cappero

Dico, avere il grano a sufficienza per farti svoltare 6 mesi d'estate a Stromboli (che tanto dura lì) a vendere ammennicoli radical chic in una boutique è motivo sufficiente e/o necessario per mettere su una spocchia che financo in un docente di antropologia culturale della Sorbona risulterebbe indigeribile?
"i gechi sono un simbolo dell'isola?" chiede l'ingenua avventrice, poco avvezza per sua sfortuna in Strombologia Simbolica, dopo aver visto l'animaletto stampigliato su ogni singola braga, insegna d'albergo, spilletta, gioiellino, menù di ristorante e fa che t'nabie.
"i gechi sono roba commerciale," sibila con una smorfia di disgusto la Eminente Strombolologa "li vendiamo perché la gente li compra, ma si trovano qui come a Ibiza o a Capri: quale simbolo e simbolo" incalza emettendo una nube di antipatia a dir poco radioattiva.
"Questo!" e sbatte un orrendo cuore rosso fogliato in stile lavoretto in das e vernidas "è l'unico simbolo dell'isola: il cuore di cappero"
Me ne sono andata, per evitare la contaminazione, mentre imperversava una lezione alla avventata avventrice sul bel tempo andato, quando le donne s'arrampicavano su pe' l' vulcano a far capperi e col simbolo strombologico apotropaico ricamato sullo zaino, a metà tra il cristologico e il gastronomico, o forse il cuore è pura anatomia, niente religione: per scongiurare l'infarto sotto la canicola (quello - per intenderci - che io mi sono risparmiata mollando il gruppo di escursionisti a metà gita, neanche a 500 mt sul livello del mare, dei 900 di ripida salita necessari al godimento di sbuffi neri e bianchi, lava, lapilli e umori sulfurei, sarà che non avevo il cuore di cappero con me)

stromboli 2 - meteorologia

"che tempo fa, lì?" mi chiedono al telefono.
Domanda banale, ma quando hai davanti a te una sfera celeste che si produce a partire dalla tua destra e andando verso sinistra , e in assoluta contemporaneità in: nubi plumbee, fulmini e temporali all'orizzonte, squarci di sole che argentizzano il mare, cielo blu orlato solo di una teoria di piccole tenui nubi sangallo all'orizzonte, e - dietro - vulcano con nube di fumo e vapore, beh, la risposta è un po' più complessa.

"variabile" non rende l'idea di sto casino, veramente.
Peccato: mentre buttavo palle di vestiti nello zaino, ho dimenticato la macchina fotografica.

stromboli 1 - la partenza

Se il dentista ha un dubbio diagnostico "uhm, se è gengiva passa, ma se è nervo vedrà le stelle, e dio solo sa come sono i dentisti a Stromboli" se la febbre è salita a 39, e non si riesce neppure a masticare un tortellino frullato, e il lavoro l'è tutto da finire, può essere ragionevole decidere che per questa volta niente vacanze, si resta a casa, e pazienza per il buon vecchio amico Alberto.

O - anche - si può finire il lavoro, appallottolare i vestiti che si trovano in giro - più o meno a casaccio - e gettarli in valigia, e precipitarsi al treno con in borsa termometro, antibiotici, un vasetto di omogeneizzato al tacchino corredato di bottiglietta di wolchester e/o tabasco.

E magari scoprire con gioia, in traghetto, che una fetta di pesce spada sminuzzata e carote bollite ci può pure stare.

lunedì 3 settembre 2007

mal di denti

Le stelle non le vedo, sono fuori dal mio campo visivo.

domenica 2 settembre 2007

l'assioma del burattinaio

E' un po' un automatismo, diciamocelo, pensare al burattinaio.
E non sto neppure parlando del complottismo, ad esempio di quella paradossale leggenda talmente fascinosa nel suo cretinismo che è stata capace di convincere pure persone del calibro di Helmut Schmidt all'idea che la CIA abbia nottetempo forato i muri del WTC per imbottirli di esplosivo (facendo trovare tutto pulito il mattino dopo) e abbia mandato nelle torri degli aerei telecomandati.
Tutto questo al solo scopo di riprendere una guerra abbandonata - volontariamente - dieci anni prima, e perderla.
No, parlo di una forma diversa - meno palesemente ingenua e al tempo stesso ancora più diffusa - del burattinaismo.
Dicono - ad esempio - i difensori ad oltranza del velo che commentano questo post di Falecio che "anche noi siamo condizionati nel vestire".
Io posso capire che chi lo sostiene senta un impulso irrefrenabile a lisciarsi i capelli e/o a comprare una borsa di Prada, ne' stigmatizzo tali comportamenti, e men che meno le orecchie forate, i maglioni di missoni, le ciabatte di plastica coi buchi, ma da qui a vedere all'azione un burattinaio mi pare veramente paradossale.
E' - anzi - lo stesso pensare che la cascata caotica dell'imitazione, a volte con un una ridda di input contraddittori dall'alto, a volte con moto del tutto orizzontale, e comunque non frenata da proibizioni religiose o sociali, sia "guidata" che ci rende burattini.
Siamo burattini tanto più quanto riteniamo di esserlo.
Gli obesi suicidi, o le anoressiche esangui, sono secondo me vittime soprattutto della perduta capacità di riconoscere il proprio libero arbitrio.

Chi è che guida i giocatori compulsivi?

E persino il mio altrimenti amatissimo Mastroviti, quando stigmatizza con un certo scandalo (e con successo) le lacrime degli inglesi per la Principessa delle Principesse, mi sembra cadere nello stesso buffo errore.
Il marketing? Ma quale, marketing, di chi?
La Principessa ha annientato tutti, dalla povera antipatica regina, all'imbarazzato Blair: Diana aveva un carisma - a me invisibile (ma non mi piace neppure Brad Pitt) che non aveva nulla di studiato, di organizzato, e che - come le borse che crollano su loro stesse per l'effetto farfalla - si autoalimentava senza sosta e senza motivo.
Diana era come re Mida, era magica, ed è riuscita - incredibile! - persino a morire, in modo leggendario.
Ecco, a me quella fanciulla un po' molle eppure rigida, sentimentale e orgogliosa, non ha mai affascinato, in se': ma ha sempre affascinato straordinariamente come fenomeno, proprio per la sua persistenza e inspiegabilità, che nulla ha a che vedere con il puro e semplice "marketing".

O forse - anzi, più probabilmente, come mi porta a riflettere una conversazione con una amica - Diana ha vinto perché le icone della regina brutta e cattiva, del marito sciocco e infedele, e della bella e buona principessa - ruoli interpretati magistralmente da tutti gli attori sul palcoscenico - sono solide, diffuse e preesistenti a qualsiasi "operazione di marketing".
E Diana il ruolo l'ha recitato fino in fondo - e talvolta suo malgrado: dalla sua diafana bellezza, alle sue smancerie verso i bimbi, alla sua incredibile morte.

Io credo, potrei sbagliarmi, che il nostro mondo - proprio perché poco guidato dall'alto, e molto guidato invece da impulsi, da imitazione, da creduloneria e da costellazioni di memi antichi e nuovi, tenda a vedere burattinai un po' ovunque proprio in virtù della loro macroscopica assenza.

sabato 1 settembre 2007

gatto zen




giovedì 30 agosto 2007

teatrino fiorentino

Firenze fa vedere i muscoli, multe salate e gabbio ai lavavetri.
E ai telegiornali si chiacchiera dei racket dei mendicanti, che dovrebbe - a detta dei reporter - essere grazie a questa operazione minato alla radice.
Qualche mese fa sono stata a Firenze, e - a Piazza della Signoria - la girandola anti-ambulanti sembrava una specie di teatrino ad uso e consumo dei turisti ma - soprattutto - degli elettori. Un modo per dire: signori, vigiliamo: state sicuri e tranquilli e - soprattutto - votateci, alla prossima.

BU! facevano i poliziotti.

Fuggi fuggi degli ambulanti. La macchina della pula si allontanava e gli ambulanti tornavano, in secondi due, ad aprire le loro pezze piene di orecchini/borsette/foulard.
Questo per ore ed ore.
Insomma, esattamente come a Roma, ma con un grande quanto inutile dispendio di energie, e sicuramente qualche arbitrio in più.
Fare le indagini per toccare il racket, è - presumo - cosa meno vistosa, teatrale e un po' più laboriosa, sgradevole e pericolosa: implica rapporti con gli ambulanti, interrogatori, traduttori, perquisizioni: tutte azioni da portare avanti con passo felpato, circospezione e discrezione: roba che frutta molto in termini di legalità e nulla in termini di propaganda.
E se poi sia mai si andasse a parare su qualche fiorentino/romano/veneziano amico?

mercoledì 29 agosto 2007

come un fiammifero

E così, la Grecia è bruciata come un fiammifero.
Sessanta morti, ognuno con la sua catena di dolore, paesi evacuati, distrutti, una terra desolata.
Scrivere un post su questo evento è difficile perché è un po' come scrivere su un buco, una voragine, un nulla. Gli incendi boschivi, si sa, sono spesso collegati alla speculazione edilizia, e là dove si fa valere il divieto di costruire sopra le terre bruciate, sugli interessi di chi si occupa del rimboschimento: interessi privati che si manifestano ora qua, o là: a macchia di leopardo.
Orrenda routine, ma routine.
Quello che è successo in Grecia - invece - non è routine, ma dà l'impressione di derivare da un male che sembra troppo assoluto per poter essere legato a interessi particolari.
Ventotto focolai accesi tutti insieme, una regia, e - sentivo alla rassegna mattutina della stampa internazionale - molte ipotesi dietrologiche.
Le elezioni alle porte, e una velata accusa all'opposizione, e/o ai partitini minori, di voler raccogliere lo scontento e attribuire responsabilità e inefficienza al governo.
Insomma, gli avversari politici sarebbero del freak senza altro altro sogno che governare un mucchio di macerie.
Poi si mormora che sia stata la Turchia, per distruggere il turismo Greco. Mammaliturchi.
E infine l'ipotesi terrorismo, un ipotesi vaga, una scatola vuota che spiega tutto e non spiega nulla, un terrorismo finora senza volto e senza ragione, che non può godere di ritorni di immagine, ne' far sentire la sua lugubre voce, perché non rivendica.
Qualcuno vorrebbe terrorizzare la Grecia, e non si capisce perché.
Ognuna di queste ipotesi presenta un ritorno in termini di interessi troppo piccolo rispetto alla spaventosa enormità dall'atto.
Dietrologia per dietrologia, così, mi chiedo, non c'è forse chi vuole operare il male al puro scopo di operare il male, un puro e semplice cupio dissolvi - magari verniciato con il fantasma di qualche idea?
Voglio dire, se sei un impotente, sfasciare una cabina ti gratifica perché genera una piccola realtà alternativa, un universo parallelo a quello giusto in cui qualcuno non potrà telefonare a causa tua, e molto meglio se la telefonata era importante.
Crea un disagio, però limitato.
Tirare giù massi da un ponte deve dare una grande soddisfazione, a chi non ha altro modo di manifestare se' stesso. Ma la scia di sofferenza che provocherà sarà circoscritta. Qualche vedova, qualche orfano, molte lacrime e poi finisce lì.
Molti dicono che i virus informatici sono creati dalle case produttrici di antivirus. Tutto può essere, ma non ci ho mai creduto. Inventi una roba che butta giù come birilli milioni di computer al mondo, che si espande, una specie di prole maligna che viene dalle tue mani e genera disagi e fastidi e una meravigliosa sensazione di potere, un potere che nasce da te e ha la proprietà di espandersi al di fuori di te. Come un incendio, come l'apprendista stregone e le sue scope, ma con dolo e senza pentimento - povero topolino. Trenta persone, trenta fanatici tipo suicidi di massa o buontemponi malefici che si mettono d'accordo per annientare la Grecia al puro scopo di farlo?
E' assurdo, lo ammetto, e non vuole affatto essere una ipotesi, ma solo una speculazzata, un ennesimo, inutile e sciocco tentativo di dare un'identità al cupio dissolvi, che è - nelle sue manifestazioni diverse e convergenti - una strana caratteristica dell'epoca.
E' che il male sarà banale, ma è al tempo stesso incomprensibile.

sabato 25 agosto 2007

cria cuervos

Dedicato a chi nel '75 i suoi 14 anni se li sparava dentro fumosi cineclub: su you tube c'è la memoria di tutti. Cria Cuervos.

ma degenerati sarete voi!

Sono stata, a Luglio, a visitare il Museo Madre di Napoli, che mi era stato consigliato da amici.
Al di là della collocazione, del restauro e dell'integrazione della chiesa sconsacrata, a loro modo suggestivi anche se niente di che, devo dire che non mi è piaciuto affatto.
Durante tutta la visita, culminata all'ultimo piano con la mostra Temporanea su Manzoni, ho pensato...a Manzoni, e alla sua merda d'artista. Molta arte piattamente decorativa (stanze/opera mediocremente decorate) molta arte ideologica, un paio di pezzi per epater le bourgeois, tipo una raccapricciante pecora morta in formalina, qualche sala su mostri sacri del passato, Burri, Fontana.
E ho pensato a Manzoni perché se ci si dovesse basare - per giudicare l'arte contemporanea - su quel museo si avrebbe la sensazione - vagamente nauseabonda - che da 40 anni a questa parte tutto quello che sanno dire gli artisti è che essa è defunta. Che l'arte anzi non esiste affatto, essendo essa soltanto mercato. Forse non è mai esistita, da 40 anni riflettono incessantemente gli artisti figurativi, equivalenti pittorici di quei musicisti che - probabilmente stremati della loro stessa cacofonia - si son messi a scrivere musica e a metterla nel cassetto.
Manzoni, e la sua Merda d'Artista, potevano avere una potenza satirica negli anni 50 o 60, in una situazione in cui il furore straordinariamente creativo dell'arte dei primi del novecento - l'espressionismo, il cubismo, il surrealismo, dada, si andava estenuando in esperimenti sempre più scarnificati, intellettuali, allontanandosi sempre di più dalla funzione espressiva.
Manzoni ho l'impressione che in qualche modo celebrasse le esequie dell'arte, e nel contempo la perennità dell'artista. Un po' un modo più simpatico per definire l'arte del novecento a lui precedente, "arte degenerata", questa volta non per esaltarne come durante il nazismo il pericolo eversivo socialista quanto piuttosto la degenerazione capitalistica: l'oggetto-mercato per eccellenza: nessun contenuto, solo molto plusvalore: e il pluslavoro è cagare in una scatola. Naomi Kleine non ha scoperto niente, si direbbe.
Qualcuno, e non solo gli artisti ma evidentemente anche i mercanti d'arte, deve aver creduto alla frottola moralista e ideologica che l'arte è morta e vive solo il mercato, altrimenti al Madre non ci sarebbero una pletora di artisti contemporanei che continuano a farfugliare lo stesso elogio funebre e mercanti d'arte che li gratificano.
Ma se è proprio vero, che l'arte è morta, perchè Banski - geniale graffitaro - nottetempo aggiunge - invece di rubarli - i suoi quadri nei musei, per il godimento e la gioia di chi lo guarda? Se è proprio vero, che l'arte è morta, perchè allora Tim Noble e Sue Western osano fare delle meravigliose, straordinarie sculture d'ombra deliziando i loro spettatori? [hat tip: psicocafè] (andate a vedere i link, vale la pena)
Il sospetto è che non sia l'arte ad essere morta, ma la fantasia di chi allestisce i musei di arte contemporanea italiani. Resto in speranzosa e preoccupata attesa dell'apertura del nuovo museo di arte contemporanea progettato dall'architetta iraniana Zaha Hadid, nel quartiere Flaminio a Roma.

giovedì 23 agosto 2007

la frontiera dello scontro

Il vilipendio alla religione è una notizia?
Quando, come in tutte le classi di liceali che si rispettino, dalla mia classe da un gruppo di buontemponi fu tolto il crocefisso e venne sostituito con il biglietto "torno subito" ci fu un piccolo scandalo locale, che mi sorprese molto. Non avevo partecipato al vilipendio - sono, ipersensibilità da ebrea, istintivamente cauta (per paura intendiamoci, non già per nobili sentimenti) nell'offendere i simboli altrui - anche se - sì - li preferirei assenti dai luoghi pubblici - ma nel contempo razionalmente non capivo come potesse un semplice scherzo suscitare tanta indignazione.
Insensibilità di atea.
Mai più immaginavo che bravate simili - anche se più gravi e antipatiche - potessero riempire per giorni pagine di giornali, ma tant'è: la difesa delle identità, priorità ormai assai comune e trasversale ha reso il nostro mondo un luogo spinoso e irto di suscettibilità.

E così un marocchino ha tentato di murare una madonnina.

Il Martinez sul suo blog rileva - correttamente - quanto sia osceno il chiasso mediatico sulla madonnina murata a fronte del debole mormorio sugli attacchi alle moschee e macellerie hallal.
Il paradosso, però, è che la ragionevolezza di Martinez svanisce nel nulla, e anzi appare un po' pelosa, quando si consideri che appena un paio di post prima stigmatizzava con disgusto l'atto provocatorio di Charles Merrill, che aveva bruciato un prezioso corano di sua proprietà.
Martinez si scandalizzava per la performance di Merrill perchè questa sottolineava l'osceno materialismo occidentale, che dà valore alla proprietà materiale e svaluta il simbolo.
Non c'è coerenza, in questa posizione.
La madonnina è un simbolo religioso, prima che un bene materiale, la macelleria è un bene materiale, prima che un simbolo religioso.
O accettiamo la logica di Merrill, e nella convivenza civile decidiamo che sia penalmente rilevante e mediaticamente interessante l'offesa alla persona e ai beni materiali e non al simbolo, tesi che io condivido pur non avendo alcuna simpatia per performance che prevedono rogo di libri, oppure sposiamo l'ipotesi opposta, che ha peraltro il suo culmine nell'atto del suicida religioso/ideologico: Nessun valore alla persona o ai beni materiali, e tutto il valore al simbolo.

La terza ipotesi, quella cui sembrerebbe accennare Martinez nei suoi commenti, secondo la quale sarebbe opportuno tener conto dei "sentimenti" dell'offeso e dell'offensore piuttosto che valutare l'atto in se', mi pare decisamente rischiosa da praticare.
La logica secondo la quale chi più si offende (e manifesta l'offesa) debba essere più protetto di chi sente e manifesta l'offesa in modo debole e non violento, è una logica che accende i conflitti invece che spegnerli, che provoca suscettibilità identitaria, e sposta la frontiera dello scontro su confini etnici e religiosi.

domenica 19 agosto 2007

passeggiate

Io e il mio amico Giorgio, in passeggiata sui monti della Laga, gravati dai nostri pesanti fardelli di paranoie.