giovedì 27 novembre 2008

gli storici israeliani e la pratica dell'antisionismo

qua, il thread lanciato su ice (it.cultura.ebraica)

Mi è arrivato - in pdf sulla mail di rosalucsemburg - un articolo di tal Shlomo Sand, uno storico israeliano.

La tesi di questo signore è che la diaspora non sia conseguenza dell'esilio, ma del proselitismo ebraico. Non ho assolutamente strumenti per giudicarne la validità storica, ma al di là del contenuto mi allibisce la fallacia logica delle conclusioni politiche: secondo questo "antisionista" di professione infatti questa "scoperta" minerebbe la legittimità dello stato ebraico.

Personalmente non ho mai pensato che la legittimità dello "stato degli ebrei" fosse da fondare su una continuità "etnica" con l'antichità: a prescindere da quale sia la realtà storica di quella antichità. La legittimità "giuridica" si fonda - come tutti gli stati del mondo - sul fatto stesso di esistere e di essere riconosciuti come nazione. L'idea di fondare uno stato ebraico non è nata su basi biblico-religiose, ma come risposta alle persecuzioni - tutt'altro che mitologiche - che si sono dimostrate con ogni evidenza endemiche indipendentemente dal grado di assimilazione degli ebrei stessi. Avevano altra scelta, gli ebrei, a parte fondare uno stato, per la loro sopravvivenza non solo collettiva ma come individui? E se non l'avevano (io penso che non l'avessero, e qui inizia e si conclude il mio "sionismo") in quale altro posto avrebbero dovuto fondarlo se non nella terra a loro cara - non importa quanto per motivi storici o mitologici - dove per vicende di cui gli ebrei non sono responsabili non esisteva ne' era esistito uno stato sovrano, terra contesa con un popolo le cui leadership avevano perduto la guerra alleandosi fattivamente con i nazifascisti?

In quale altro caso al mondo sarebbe pensabile mettere in discussione la legittimità di una qualsiasi forma amministrativa in base ad una ricerca storica su fatti avvenuti migliaia di anni prima?

25 commenti:

Anonimo ha detto...

Vabbe', tanto si sa: loro non sono antisemiti, siete voi che siete giudii.
Piuttosto, hai visto 'Qualcuno con cui correre?'
Me lo consigli?

Shylock

Rosa ha detto...

No, non ne so nulla

Anonimo ha detto...

Magnifico post!
Hai condensato in modo mirabile il pensiero di Oriana Fallaci.

Rosa ha detto...

ohibò, e come mai?

maria ha detto...

Scusa, ti leggo da tempo e non avevo mai commentato (anche perchè il mio italiano scritto è un po così e spesso sbaglio doppie...).

Conosco un po' il lavoro di Sand e mi sembra ingiusto quello che hai scritto. "Questo signore" come lo chiami, non è un’antisionista di professione, di professione fa lo storico e lo fa bene e onestamente, che non è poco.
Lui dice, come te, che la legittimità dello stato d'Israele non è da fondare su una continuità etnica e quello che te chiami la sua "scoperta" non minerebbe la legittimità dello stato d'Israele, ma la legittimità degli argomenti di quelli che lo vorrebbero etnico. Quello che lui ha fatto è riprendere tesi che la storiografia israeliana lavorò fino a qualche anno fa. Lui non mette in discussione la legittimità dello stato, ma la legittimità di una certa storiografia che prova a basarsi su fatti avvenuti migliaia di anni fa, quello che lui prova a fare è trattare la storia di Israele come qualsiasi altra e studiare il sionismo come si studiano gli altri nazionalismi contemporanei al sionismo, e l'operazione mi sembra molto utile e giusta...
E ancora un’altra cosa, in un sacco di altri posti del mondo si mettono in discussione legittimità di forme amministrative in base a ricerche storiche su fatti avvenuti forse non migliaia, ma centinaia di anni fa (ti potrei citare certa storiografia catalana o basca). La ricerca storica è conoscenza scientifica e dovrebbe essere quello e basta, quello che legittima le nazioni è la volontà dei suoi abitanti, no il loro pedigrì, ed è in questa direzione che lavora Sand, e se io fossi israeliana ne sarei molto contenta.
Suppongo che non mi sono spiegata benissimo, ma spero che il fondo dell’argomento si capisca, in realtà, da quanto so’ per averti letto sono sicura che saresti d’accordo con lui, che quello che vuole fare e “normalizzare” la storiografia israeliana togliendo il dio millenario e il componente etnico del discorso, cosa, a mio avviso, molto sana.

falecius ha detto...

Rosalux: avevo scritto alcune cose al riguardo, tempo fa, senza conoscere le tesi di Sand, che però mi sembrano piuttosto corrette o perlomeno plausibili sul piano storico.
Sono invece pienamente d'accordo con te sulla fallacia del discorso quando queste tesi storiche vengano usate per delegittimare l'esistenza di Israele, che opera e si struttura su un piano completamente diverso.
Due obiezioni, una marginale e l'altra strutturale.
La prima è che Haj Amin al-Husayni non era l'intera leadership palestinese; è abbastanza bizzarro, a mio modo di vedere, sostenere che i palestinesi abbiano "perso" una guerra che per la quasi totalità non hanno nemmeno combattuto (e comunque la regione era sotto controllo britannico, cioè degli Alleati). Inoltre, neanche questo rappresenta un fattore di legittimità ulteriore per Israele ( o tantomeno per quanto la popolazione palestinese sta subendo oggi).
Il diritto della popolazione ebraica a trovarsi lì e a vivere in pace, secondo me, esiste in linea di principio, oggi, e si fonda sull'ovvio fatto che si tratta di esseri umani che si trovano lì e che vogliono vivere in pace. Period.
Non ha a che vedere col fatto di essere ebrei, o palestinesi, o sarikoli, o algonkini. Ha a che fare col fatto di essere persone.
Quindi vale per tutti di gli abitanti dell'area (e del pianeta).

La seconda obiezione, è che esiste un'area di pensiero sionista che usa la tesi speculare ("questa è la nostra terra ancestrale/promessa da Dio da cui siamo originari") come argomento di legittimazione. Penso sia corretto smontare questa affermazione, sia perché storicamente sbagliata (per quello che ne so, almeno) sia perché si pone alla base di un discorso etnocentrico che a sua volta legittima il trattamento inflitto ad altri esseri umani,i palestinesi.

falecius ha detto...

Postilla: ad una scorsa rapida, il lavoro di Sand non mi sembra particolarmente originale; molti suoi aspetti erano già piuttosto noti e l'esistenza di un proselitismo ebraico in epoca tardo-antica e alto-medievale mi era nota da tempo, sulla base di altri lavori ( e io non sono uno specialista). Anche l'uso polemico di queste conoscenze in chiave antisionista è vecchio (ne ho visti esempi in volantini maoisti degli anni Settanta, per dire).

Anonimo ha detto...

In primis, Shlomo Sand non dice nulla di nuovo. Quando tradussi 'Le illusioni del Medio Oriente' di Noam Chomsky per Piemme, le premesse e le conclusioni del 'profesur Chomsky' erano piu' o meno le stesse. Io non le condivisi allora e non le condivido adesso. In secundis, dopo un'occhiata al sito della casa editrice che pubblica il suo e altri titoli ...beh, come cantava Bobby Solo '....ho capito molte cose'


Yossarian

Rosa ha detto...

x maria: intanto scusa per il tono polemico.
Dunque, l'articolo che a parere dell'editore del libro "metterebbe in crisi uno dei fondamenti del sionismo" scrive:

"Infatti questa terra apparteneva al popolo ebraico e non a quella minoranza araba, priva di storia, giunta là per caso. Quindi legittime erano le guerre condotte da quel popolo errante..."

A me pare abbastanza chiaro che Sand qui, ritenendo fondante quell'argomento riguardo allo Stato di Israele, quando discute la unitarietà dell'origine del popolo ebraico ne mette in discussione proprio la legittimità, invece. Chi pretende di legittimare lo stato di Israele in base alla mistica del ritorno nella terra dei padri commette un errore politico indipendentemente dalla "verità" storica: cosa cambia? Come si può "pretendere" sovranità su una terra che fu abitata dai propri avi 2000 anni prima? E' insensato e sbagliato comunque, secondo me. Se davvero Sand avesse voluto prendersela con la storiografia e non con il sionismo, avrebbe dovuto essere molto più chiaro riguardo a questo punto: fra l'altro, un ebreo convertito è tale anche per la halacha, oltre che per la legge del ritorno. Non si capisce quindi quale sia il punto. Comunque proverò a postare l'articolo e il mio post su it.cultura.ebraica, e a sentire cosa ne pensano lì sotto il profilo storico.

x falecio: nessun popolo è direttamente responsabile delle scelte politiche dei propri leader eppure tutti ne pagano le conseguenze. Alla fine della guerra mondiale i confini sono stati ridisegnati in tutto il mondo, e il medio oriente non fa eccezione: ne' gli arabi ne' gli ebrei avevano al tempo sovranità su quella terra, ma i primi si schierarono con i nazifascisti e i secondi con gli alleati. Ovviamente questo nulla aggiunge e nulla toglie alle responsabilità individuale, ma questo è vero anche per i giapponesi, o per gli italiani.
Quanto alla seconda parte del tuo discorso, personalmente non sono appassionata del concetto di "nazione", mi auguro che un giorno quella forma politica si dissolva, e con lei anche lo stato ebraico. Nel frattempo - finchè il mondo è dilaniato dall'odio e non è maturo per quella dissoluzione - va bene che esista uno "stato degli ebrei".

falecius ha detto...

"ma i primi si schierarono con i nazifascisti"
Hajj Amin al-Husayni si schierò coi nazisti, peraltro in Europa (Bosnia, se ben ricordo). Tutto il resto della leadership palestinese dell'epoca, per quello che ne so, non lo seguì.
"Alla fine della guerra mondiale i confini sono stati ridisegnati in tutto il mondo"
Essenzialmente lo furono in Europa Orientale (ed in India, ma a seguito di eventi che c'entravano poco; a proposito, c'era una fazione indiana di ex-membri del Congresso che si schierò con i giapponesi, fornendo loro un piccolo esercito che combatté insieme a loro ad Imphal).
Gli unici confini che siano stati ridisegnati in Medio Oriente in quel momento sono appunto quelli della Palestina, gli altri erano stati definiti negli anni Venti e per la grandissima parte sono rimasti immutati.

Per quanto riguarda il concetto di nazione, siamo abbastanza d'accordo.

Anonimo ha detto...

Questo "storico" deve essere un vero genio!!!

Proselitismo ebraico? ma se c'è una religione che, eccettuata l'esperienza dei kazari, ha sempre evitato il proselitismo non conseguendo quello scopo (al pari di altre religioni) è proprio l'ebraismo. Se esiste una religione che verifica attentamente ogni singola conversione e le sue reali finalità...

quella è proprio la religione ebraica.

E poi ci dovrebbe spiegare l'illustre "storico" quale idiota si convertirebbe all'ebraismo in secoli di persecuzioni antiebraiche? in poche parole vorrebbe farci credere che qualcuno per il solo gusto di essere ucciso, torturato, esiliato, vessato, si è convertito all'ebraismo?

O peggio ancora che qualcuno per il solo masochistico piacere di essere forzatamente convertito al cristianesimo si sia fatto prima ebreo?

castruccio

farlocca farlocchissima ha detto...

ogni volta che sento parlare di israele condannando tutto e tutti mi viene in mente ad esempio il comitato contra l'abbattimento delle case palestinesi (http://www.icahd.org/eng/) o tanta altra gente che si oppone alla politica corrente del governo. insomma queste generalizzazioni sono un po' come se tutto il mondo pensasse che tutti gli italiani sono/pensano come berlusconi o come bossi.
sono convinta che ci sia ancora bisogno di uno stato ebraico attualmente e come rose spero che prima o poi non ci sia più bisogno di uno stato di nessuno. certo l'ideale sarebbe uno stato multietnico, multiconfessionale dove entrambi i popoli potessero trovare posto in pace... ma ancora non ci si riesce.

maria ha detto...

grazie per il link sopra, seguirò il dibattito e proverò a rileggere quello che ho di Sand...

Rosa ha detto...

x castruccio: uhm, no. Gli ebrei hanno senz'altro fatto proselitismo, credo fino ai primi secoli dell'era volgare, credo che questa sia verità storica indiscussa.

Anonimo ha detto...

"Gli ebrei hanno senz'altro fatto proselitismo, credo fino ai primi secoli dell'era volgare".... "verità storica indiscussa"

Discussissima al punto che per i falasha si sono dovute fare due apposite leggi e 11 deroghe da parte di tribunali rabinici.

Discusissima perchè per l'ebraimo ognuno ha la propria funzione, anche il "non ebreo"

Altrettanto discussa in quanto non rientra nei precetti ebraici la conversione del prossimo non esistendo un "canone" (inteso quale precetto religoso) come quello cattolico che prevede che "non esista salvezza al di fuori della chiesa" con la conseguenza dell'obbligo morale e religioso del cristiano di convertire il prossimo. Che parimenti non esiste un precetto simile a quello coranico che imporrebbe a tutti il rispetto delle norme religiose, da imporsi anche ai non credenti.

Al limite per l'ebraismo importa che anche i non ebrei seguano le leggi di Noe (darsi tribunali, non cibarsi di carne umana etc etc etc)

Sapresti indicarmi uno qualsiasi dei precetti ebraici che lasci intendere un qualsiasi intento di proselitismo? No, perchè non esiste. I precetti ebraici vincolano solo gli ebrei e mai gli ebrei li hanno imposti ai non ebrei (diversamente da quanto accade nel mondo islamico) e per l'ebraismo non è necessario assolutamente che tutti si diventi ebrei poichè qello ebraico è il popolo "eletto" ossia scelto fra gli altri popoli per esercitare una "funzione sacerdotale". Servizio quindi non privilegio sugli altri e questo può avvenire solo se esistono gli "altri".

Ma anche a voler dare credito alla tua tesi, mi sapresti dire in quale secolo è finita questa attività di proselitismo?

te lo chiedo perchè, in europa, sin dal medio evo, vigevano due principi giuridici fondamentali secondo i quali il popolo doveva avere la stessa religione del re, e viceversa... prevalendo qust'ultimo sul primo (non si poteva divenire re di un popolo avente religone differente) Non mi risultano re ebrei nel medioevo.

Mi risultano altresì: conversioni forzate... pogrom, linciaggi e stermini (sia in europa che in medioriente) effettuati prima, durante e dopo le crociate. e qusti sono dati storici incontrovertibili.

castruccio

Anonimo ha detto...

Personalmente non ho mai pensato che la legittimità dello "stato degli ebrei" fosse da fondare su una continuità "etnica" con l'antichità: a prescindere da quale sia la realtà storica di quella antichità. Rosa

Maria.
premetto che sono convinta della plausibilità storica della nascita dello stato di israele pur considerando che la sua nascita dà luogo a una questione non ancora risolta: la questione plaestinese.

I motivi sono quelli da te indicati e cioè le persecuzioni culminate nella shoah che il popolo ebreo ha subito nel corso di un tempo lunghissimo, anche se devo notare che vi sono alcuni ebrei che non sono favorevoli a uno stato israeliano pur ovviamente sostenendo quello che è stato realizzato storicamente.
Questo per dire che non tutti gli ebrei sono sionisti pur non essendo antisionisti nel senso che si intende principalmente nel dibattito politico italiano.
Ma non sarò io a dirti di tali sottigliezze:-)

Mi sono sempre chiesta però perchè dopo il 1948 , dopo la proclamazione dello stato di'israle ,siano continuati ad affluire migliaia di ebrei che nei loro paesi di origine non correvano più alcun rischio, in base a quale motivi questo è potuto accadere? Per sostenerli si dice, o per amore di una terra in qualche modo "ritrovata", una patria che vale quanto quella di origine dove si vive e che oltretutto è luogo che assicura una volta per tutti gli ebrei da eventuali nuove persecuzioni
Ricordo però un' intervista a un cittadino ebreo israeliano al quale si chiedeva perchè era emigrato in israele, dopo la guerra, e lui che proveniva dagli stati uniti d'america, rispose, che lo aveva fatto perchè quella era la terra dei suoi padri!
Quindi nel sionismo, o nei sionismi, ci sono ragioni o motivazioni non univoche, nel senso che qualcuno pensa anche a motivi etnico religiosi, una minoranza magari che però in istaele ha il suo peso.

Riguardo a quanto dice lo storico in questione non mi pronuncio, non ho le competenze storiche per farlo, ma credo che considerarlo necessariamente un incompetente, questo signore, lo hai chiamato ,perchè sostiene una tesi troppo eterodossa denota a volte una forma di ristrettezza culturale e un timore che possono diventare pretesa intellettuale.

Dei nuovi storici ho letto soltanto lo spledido Il settimo milione di tom segev ,che mi ha fatto conoscere un sacco di questioni sulla nascita dello stato israeliano fuori da una specie di narrazione mitica.

Tu l'hai letto?

maria.

Rosa ha detto...

x maria: mah, credo che i motivi per migrare in israele siano assolutamente vari: l'emigrazione dal medioriente era perlopiù di profughi, in europa dopo le persecuzioni molti non si sentivano più a casa loro, qualcun altro trovava Israele un paese interessante, molti - russi, indiani - cercavano un paese che offrisse opportunità migliori del loro, altri ancora volevano tornare alla terra dei padri, vera o immaginata. Sono tutti motivi privatissimi e validissimi.

No, non ho letto Segev.

Palmiro Pangloss ha detto...

Cosi' per precisare, perche' uno stato sia tale "basta" che una entita' politica espressa da un popolo - inteso come insieme di individui che si autodefiniscono tale - controlli - ovvero riesca a controllare - un territorio definito. Period. Vale per Israele come per tutti gli altri stati, ovviamnete. Il riconoscimento degli altri stati, le risoluzioni ONU, etc. sono accessori.

Anonimo ha detto...

A volte però quel "basta" non vale e si trascina nel tempo, le nazioni e gli stati nascono sempre nella lotta ,tanto è vero che quando nascono a tavolino, vedi gli stati ex coloniali, debbono scontare quella modalità con lotte successive.

Riguardo all'onu il discorso si fa complicato, sì spesso è accessorio ma a volte si fa finta che sia risolutivo, come successe nella nascita dello stato d'israele che ci tenne e parecchio alla famosa risoluzione Onu che divideva la palestina storica in due parti.

Maria

Anonimo ha detto...

Maria
due considerazioni.

1) come ha osservato palmiro, uno stato esiste quando un determinato popolo controlla (governa) il territorio su cui vive.
Tre elementi: popolo, territori e potestà d'imperio. La palestina, anzi il popolo palestinese HA MAI governato quel territorio?
No! e qusto ci porta alla seconda considerazione : perchè non lo ha mai governato?

2) prima della risoluzione che u citi, quel territorio fu soggetto a vari "governi". Dopo la risoluzione famosa... non divenne stato PER SUA volontà esclusiva, associata e coadiuvata (o strukentalizzata?) da quella del mondo arabo. Nel vano tentativo di negare quella stessa risoluzione, nella parte che prevedeva la nascita di israele... ha mosso na guerra, perdendola. Nei 20 anni successivi i suoi alleati che governarono i "territori" concessi allo stato palestinese, NE IMPEDIRONO LA NASCITA. Egitto e giordania non solo avrebbero potuto far nascere quello stato. ma ocuparono a loro volta quei territori. la giordania adirittura effettuò una completa annessione.

Perchè quindi far ricadere su israele quelle colpe?

Infine, perchè ricordare solo quella risoluzione? ne esistono anche altre la cui lettura è spesso limitata alla prima parte. Quando l'onu sabcì l'obbligo (per israele) di ritirarsi DA territori parimenti impose LA CESSAZIONE delle ostilità.ti risultano cessate?

Poi un giorno maria ci dirà se conosce la differenza fra risoluzioni ONU vincolanti e NON vincolanti.
Saluti

castruccio

Palmiro Pangloss ha detto...

@ Maria: non capisco il tuo punto. O la creazione del nuovo stato riesce, ovvero il neostato "vive", oppure no. Quale altra alternativa c'e'? BTW, postavi mica su IPI come Miriam tempo fa?

Anonimo ha detto...

Non conosco ipi e non ho mai postato come miriam:-)

Riguardo alle considerazioni sull'onu che ho fatto, le ho fatte perchè qualcuno aveva detto che non contavano nulla e infatti contano poco, ma ognuno le cita ogni volta che ritiene giusto farlo a sostegno del proprio punto di vista.

A castruccio: mi sembra di essere stata molto chiara quando ho detto che ritengo storicamente plausibile la nascita di israele, ho sempre sostenuto questa tesi dappertutto, e ne sono convinta; ciò però non vuol dire che aggiungere che con quello stato nasce la questione palestinese sia contraddirsi , non significa cioè far ricadere su israele soltanto le responsabilità di un conflitto che pare non avere mai fine, ma riconoscerne alcune, soprattuto a cominciare dal 1967

Ho sempre pensato anche che i palestinesi avrebbero dovuto creare lo stato nel 1947, se non altro avrebbero evitato con le guerre successive perse l'occupazione da parte di israele di ulteriore territorio in origine a loro destinato imprimendo poi, cosa più importante, u n altro corso a tutta la vicenda; non lo fecero per una serie di motivi che sarebbe troppo complesso ricordare. Prova ne sia l'immensa letteratura che esiste sul tema.

Vorrei anche dire che il fatto che i palestinesi vivessero in quei villaggi da secoli dedicandosi ad piccole attività agricole o pastorizie, pur senza essere formalmente strutturati in uno stato, non significa che potevano essere cacciati da quei villaggi e da quelle città senza che avvenisse nulla, visto anche il contesto geopolitico dell'area in questione.

Comunque, per finire, sono del parere che il conflitto israelo palestinese si risolverà non ricorrendo alle ragioni della sua storia ma della politica, guardando cioè alle vicende politiche attuali o più recenti e facendo i conti con esse.

Poi la storia intesa come ricostruzione o rivisitazione di eventi, persone, vicende,ed altro ,procede, come si è visto e si vedrà, ma per la pace ci vuole la politica.
maria

Anonimo ha detto...

"Vorrei anche dire che il fatto che i palestinesi vivessero in quei villaggi da secoli dedicandosi ad piccole attività agricole o pastorizie, pur senza essere formalmente strutturati in uno stato, non significa che potevano essere cacciati da quei villaggi e da quelle città senza che avvenisse nulla, visto anche il contesto geopolitico dell'area in questione. "

maria, sei riuscita a sviare completamente il discorso-.

Per prima cosa quei palestinesi in gran parte se ne andarono VOLONTARIAMENTE e lo dimostra il fatto che chi decise di rimanere e' diventato cittadino israeliano. Esistono difatti i cittadini araboisraeliani che sono i discendenti di chi decise di rimanere. Ci furono, è vero,m alcuni episodi limite ma gli autori VENNERO fermati dall'esercito regolare.

Fatta questa premessa fra il 1948 ed il 1967 NESSUNO HA MAI PARLATO DI STATO PALESTINESE, a cominciare dagli arabi, soprattutto egitto e giordania. Anzi si inizia a parlare di stato palestinese solo nel 1967 quando un famoso leader arabo ne invocò la nascita in quanto necessaria a combatere israele.

La questione non è di scarsa rilevanza e si collega strettamente a quanto già scrito da Palmiro. NON è mai esistito uno stato palestinese ma di fatto ne esisteva già uno: LA GIORDANIA, abitata (seguendo il tuo criterio dei villaggi) prevalentemente da palestinesi.

A chi, anche in qusto blog, contesta la nascita di israele in quanto anomala ricordo che negli ultimi 2 secolo parechi stati sono nati sulla carta su territori ove vivevano altre popolazioni: il qwait, la giordania ne sono due esempi classici.

Viceversa esistono stati che anche se per un breve pèeriodo hanno cumulato le tre caratteristiche tipiche dello stato: popolo, territorio e governo. Il popolo curdo, infatti, per due brevissimi periodi storici HA AUTOGOVERNATO le sue terre, eppure NESUNO dei filopalestinesi invoca per i curdi lo stesso diritto all'autodeterminazione.- Tu maria quando hai parlato di curdi l'ultima volta?

castruccio

Anonimo ha detto...

castruccio,
ora sei tu a deviare tirando in ballo i curdi, quando rosalux farà un post su di questi potrenmmo parlarne.

Qui stiamo discutendo di un problema, quello del conflitto israelo palestinese che è certamente per ragioni geopolitiche ,uno dei più complicati del nostro tempo.

Ti ripeto non intendo ripercorre il dibattito enorme che ha sollevato e continua a sollevare, ma posso dirti che di stato palestinese se ne parlò fin dal 1948, conosci meglio di me la famosa delibera dell'onu che lo prevedeva insieme all'altro, e perchè secondo te?

Perchè sarebbe stato impossibile insediare in quel lembo di terra uno stato israeliano e basta, con la scusa che gli abitanti non erano organizzati formalmente in uno stato, fu dunque ovvio che si pensasse a una ripartizione tra i due popoli; che poi quello palestinese per una serie di circostanze , non sia ancora nato, non cambia la sostanza di quella questione.

Eppoi dai castruccio non se ne andarono volontariamente, nessuno lascia la propria casa e la propria città volontariamente.

Se leggi la letteratura storica in merito lo vedrai, anche i più favorevoli non sostengono la tesi dell'esilio volontario, qualcuno se ne sarà andato anche volontariamente, ma la stragrande maggioranza fu costretta a lasciare il proprio paese dall'esercito israeliano; quest'anno, sollecitata dal numero di diario dedicato alla memoria, ho letto La rabbia del vento di S. Yizhar, un piccolo libro, che per un breve tempo fu adottato nelle scuole israeliane, per breve tempo, perchè poi fu ritirato, e proprio perchè in contrario con la vulgata prevalente che ora tu mi riproponi.

maria

Anonimo ha detto...

Maria
e secondo te, gli araboisraeliani da dove provengono? sono sorti per generazione spontanea o al pari dei gentili che si convertirono in massa all'ebraismo (sic!) sono i discendenti di ebreisraelianiconvertitiall'islam?

No. Al contrario. Esistono pochissimi documentati casi di ECCESSI di una parte IRREGOLARE dell''"esercito" israeliano. La gran parte si allontanò spontaneamente con la promessa dei loro cugini arabi che sarebbero rientrati presto e da vincitori!

Aggiungi che
a) i campi profughi sono stati istituiti dai paesi arabi
b) sono gestiti dall'anp
c)chi dal 48 al 67 avrebbe potuto far nascere lo stato palestinese, nulla ha fatto
d) viceversa si sono pappati lo stato palestinese


Noto comnque e con piacere che dei tanti punti da me evidenziati tu hai potuto porre l'accento solo su uno.
cmq grazie per avermi risposto

castruccio