mercoledì 22 aprile 2009

contenitori di psicosi

Psicocafè propone in due post interessanti la domanda se il pregiudizio e il razzismo siano una vera e propria patologia.

E' una domanda di grande interesse.

La stessa definizione di "patologia psichiatrica" è - come da molto tempo osservato - "sociale": i "critici" della teoria del pregiudizio come patologia osservano che (cito da psicocafè) "fare del pregiudizio una diagnosi psichiatrica sarebbe [...] un passo verso una deprecabile ingegneria sociale, l'attribuzione di malato a chi non si conforma alle norme della società, una sorta di political correctness dei sentimenti umani."

In pratica, è una china scivolosa: lo psicotico è colui il quale non riconosce la realtà condivisa: ma quando è la realtà condivisa ad essere allucinatoria, il paradigma viene ribaltato.

Io credo che il pregiudizio non sia affatto una patologia, ma che sia una indispensabile forma di sistematizzazione di una realtà che altrimenti sarebbe caotica e priva di significato. Quello che piuttosto diventa patologico è il non saper confrontare il pregiudizio con la realtà e correggerlo costantemente. Spesso però il pregiudizio cresce proprio dove non c'è una realtà con cui fare i confronti, come osservato dal post di psicocafè:

La psicologa Margo Monteith dell’ University of Kentucky di Lexington ha scoperto che le persone possono avere pregiudizi contro gruppi sociali dei quali non sanno assolutamente nulla. Ha somministrato un test nel quale i volontari dovevano associare una serie di parole con “America” o con un paese fittizio che lei aveva chiamato “Marisat”.
I volontari associavano più facilmente a Marisat parole come veleno, morte e diavolo, mentre associavano ad America parole come alba, paradiso e lealtà.
E' un fenomeno ben noto dell'antisemitismo, che persisteva e - anzi - fioriva - anche dove di ebrei non ce n'era traccia.

Il razzismo è il pregiudizio che diventa teoria, sistema, ideologia: proprio alcuni giorni fa, riflettendo sulla incredibile storia del dottor Hamer, mi colpiva quanto l'antisemitismo diventasse in realtà un "contenitore" di patologie, una specie di sistema di riciclaggio degli psicotici.

Il pazzo ha fobie, ha manie di persecuzione, sospetti allucinatori: tipicamente si sente oggetto di trame ai suoi danni, ma quando questi aspetti non si "attaccano" ad una teoria condivisa e restano generici, disomogenei e confusi il matto è isolato o - quanto meno - riconosciuto dai più come tale.

Altro destino hanno i matti che incontrano e assumono una teoria razzista.

Il dottor Hamer - medico - perde suo figlio in Corsica, ucciso per errore da Vittorio Emanuele di Savoia. Nei mesi tragici che seguono alla morte del figlio, sviluppa un tumore ai testicoli, e insieme a questo, la teoria che il cancro sia una forma di "guarigione" dal conflitto: che se lasciato a se'stesso, indichi la via di soluzione del conflitto e scompaia da se'.

Una delle tante teorie "alternative", che però nelle mani di un medico "ufficiale", con tanto di licenza a praticare, diventa un'arma letale: infatti Hamer, con la sua teoria, allontana alcuni pazienti - curabili - dalle terapie chirurgiche e chemioterapiche - e li lascia morire tra atroci dolori negando loro anche la morfina, venendo per questo denunciato e arrestato.

A questo punto Hamer per eludere il confronto con la realtà ha bisogno di una teoria persecutoria: se riconoscesse il suo errore dovrebbe riconoscere anche la sua colpa, ma non lo fa e incontra una teoria già preconfezionata che fa perfettamente al caso suo: il complotto ebraico.

Secondo Hamer così gli oncologi - tutti - sono ebrei, e sottoporrebbero i pazienti a chemioterapia per vendicarsi dell'Olocausto. Il complotto oncogiudaico consisterebbe nel negare ai pazienti la cura, mentre tutti gli ebrei (e dunque tutti gli oncologi) userebbero la sua Nuova Medicina Germanica - cioè la sua - per curare se' stessi e i loro figli. Hamer sostiene infatti che mai nessun ebreo si sia sottoposto a chemioterapia.

Ora - se per molti non è difficile catalogare come psicosi la teoria su descritta, per altri - predisposti al pregiudizio - la faccenda si fa un po' più complessa. E Hamer infatti continua a praticare la sua professione di paese europeo in paese europeo, uccidendo pazienti, venendo arrestato e ovviamente gridando al complotto.

E' matto, ma il razzismo gli consente di riciclarsi e di avere seguaci, associazioni che diffondono la sua "teoria" ammiratori, e pazienti - compresi alcuni VIP .

Per questo non mi rassicura che - come fa notare Mastroviti nei commenti due post più giù - spesso chi sposa teorie razzista sia un "caso" umano. Quando la follia incontra un contenitore di psicosi condivise - se pure del tutto incoerente, acquista credibilità e potere, e se la allucinazione diventa realtà condivisa il paradigma è ribaltato, e si può arrivare agli stermini di massa.

10 commenti:

farlocca farlocchissima ha detto...

"Il pazzo ha fobie, ha manie di persecuzione, sospetti allucinatori: tipicamente si sente oggetto di trame ai suoi danni," ecco dove lavoro io ce n'è diversi così ma sono considerati normali... sì non fa una piega il ragionamento del tuo post :-)

Rosa ha detto...

x farlocca: LOL

Gillipixel ha detto...

miii...non la sapevo questa storia del "dottor" Hamer...mi ha fatto correre non pochi brividi per la schiena...hai scritto cose giuste, Rose...l'ho letto molto volentieri

Palmiro Pangloss ha detto...

Il livello di questo blog e' diventato talmente alto che non ci capisco piu' un tubo. Oppure sto rincoglionendo io. Complimenti in ogni caso :-D

Rosa ha detto...

Le cose tipiche della psicosi, i complessi di persecuzione, le idee paranoiche, si ritrovano pari pari nel razzismo. Lo psicotico quindi trova nel razzismo modo di vivere la sua psicosi in modo collettivo, che diventa socialmente accettabile. Boh, può essere una stronzata ma non mi pare roba particolarmente astrusa, quindi mi sa che sei rincoglionito.

Anonimo ha detto...

Pietoso che all'uni del Kentucky spendano soldi per farsi dire che l'acqua, se ci accendi un fuoco sotto, dopo un po' scotta: ovvero, _qualsiasi_ gruppo umano da che esistono i gruppi umani, se gli chiedono se sono meglio loro o gli altri, dira' che sono meglio loro. A meno che non siano stati condizionati a vergognarsi di se', atteggiamento - questo si' - patologico.
Senza contare che stigmatizzare le opinioni contrarie all'ortodossia facendole coincidere con la malattia mentale e' la strategia adottata dai fascisti di sinistra come Stalin e Pol Pot, con le conseguenze del caso: se quelli che non la pensano come te sono matti, li puoi rinchiudere; e se non sono curabili, li puoi sempre eliminare.

Shylock

P.S. 'Pregiudiziami' questo:
http://tinyurl.com/c5tgun

Rosa ha detto...

Minchia che penoso stato di confusione mentale, non ho mai sentito tante cazzate condensate così. Cioè, secondo te chi non è razzista è un self hater? Ma LOL! Cioè, davvero ormai sei all'apologia del razzismo, come franca e sana manifestazione di virile orgoglio di se'? Ma che ti rispondo a fare, sei senza speranze...

Anonimo ha detto...

"che penoso stato di confusione mentale"
CVD. Eh, quanto te piaceresse farli interna', tutti li confusi mentali checce stanno, comeno.
"Cioè, secondo te chi non è razzista è un self hater?"
Cioè, secondo te e la tipa chi ha un minimo di autostima collettiva e a un giochino cretino la dimostra è matto? ma scherziamo? Per carità, nel Kentucky magari a piantare mais son bravini, non lo nego, però a teorie sociali mi sa non ci siamo proprio.
"Ma che ti rispondo a fare, sei senza speranze..."
Ne' ci tengo a farmi 'curare', grazie.
Rispondi al P.S., piuttosto.

Shylock

Anonimo ha detto...

Hammer ha scritto che il settanta -ottanta per cento de3gli oncologi italiani è ebreo. Questo è il punto! Questa affermazione è smentibile o è attendibile? In Italia vive una comunità ebraica stimata fra quarantamila e cinquantamila persone, che rapportata ai sessantamilioni di altri abitanti, rappresenta una quota modestissima.

Rosa ha detto...

Ovviamente è una affermazione priva di qualsiasi fondamento, quella di Hamer.