Vado maturando il sospetto che tanti difetti dell'italiano medio nei suoi rapporti con la politica abbiano la loro origine nella matrice educativa ricevuta nell'infanzia, e che lì si debba agire se si vuol sperare di uscire dal pantano nazionale, più belli e più anglosassoni che pria. Naturalmente quando parlo di vizi nazionali non mi riferisco a qualcosa che riguarda tutti: molti italiani infatti ne sono privi e debbono subire un sistema che non amano, non apprezzano e in cui si trovano anzi molto male.
Prendiamo ad esempio la tendenza a legiferare su tutto e a non far rispettare nessuna legge, tipica del nostro paese. La mamma italiana - matrice primitiva del modello politico - pone regole di continuo. A mamma, non si tocca; a mamma, non ti mettere le mani in bocca; a mamma, non si dicono le parole brutte; a mamma, basta cioccolatini che ti viene il mal di pancia. Tutte queste regole vengono impartite con un escalation in diverse fasi che parte con una voce lagnosa e implorante e termina con facce da maschere del teatro del NO e decibel elevatissimi, corredate da minacce orribili. Il bambino italiano, però, impara prestissimo che tutto quello che deve fare non è ubbidire, ma avere una resistenza abbastanza lunga da averla vinta. Infatti nessuna minaccia viene mai messa in pratica: si tratta di un teatrino fatto allo scopo di far sviluppare nel bambino una tendenza infinita a rompere i coglioni. La mamma, a fronte dell'ovvio fallimento dato dal messaggio impartito (infatti perde sempre) dovrebbe giungere alla conclusione di avere commesso degli errori in campo educativo. Questo non avviene semplicemente mai. Il bambino rompicoglioni, infatti, in Italia si chiama affettuosamente "scavezzacollo", "caratterino" "peperino" e la mamma se ne lamenta lasciando trasparire un infinito orgoglio perchè significa che il rompicoglioni in questione - non è vero ma questo non conta - diverrà un maschio dominante: la sua resistenza, testardaggine, aggressività, i suoi decibel nel pianto sono prova sicura di avere "carattere", sono garanzia di successo nella vita.
La mamma italiana, poi, usa le promesse più o meno allo stesso modo delle minacce: una specie di teatrino dei burattini costante fatto per intrattenere il pupo. Quando una mamma dice "se vieni dal dottore ti porto al luna park" entrambi - madre e figlio - sanno che si tratta di una enuciazione che si esaurisce in se' - nel sogno del luna park - ma che non ha particolari probabilità di concretizzarsi in qualcosa di solido. Stessa cosa accade in politica: nulla di quello che si promette - dalla fine del precariato a sinistra al diminuire le tasse a destra - viene corredato di un programma pragmatico per la sua realizzazione. L'articolo 18 non protegge più nessuno? Non ha alcuna importanza, la forza del "principio" che tanto ha avvelenato le menti della sinistra italiana è il vero cardine , perchè il concetto "promessa" non contiene affatto il suo mantenimento. Ha solo il potere - a quanto pare sostanzioso - di sollecitare la capacità onirica di chi la riceve, che impara - sognando - a non chiederne conto mai. Il vizio, poi, di questa altalena tra promesse non mantenute e minacce non realizzate ha come effetto collaterale l'inutilità della trattativa fatta per ottenere risultati concreti, che non avviene ne' in famiglia ne' nel rapporto con l'amministrazione. Non è la trattativa a fare andare aventi le cose ma uno strano compromesso che suona un po' così: se non realizzi le tue minacce non ti chiederò conto delle tue promesse.
Putroppo il compromesso, diversamente della trattativa, tende a garantire semplicemente il mantenimento dello status quo: non aumenta l'intelligenza del sistema ne' è capace di farlo evolvere: scontenta tutti ma lascia le cose come stanno e quindi va bene così.
lunedì 16 gennaio 2012
Dell'educazione del pargolo italiano
Pubblicato da Rosa alle 13:15 2 commenti
Etichette: educazione, politica italiana
mercoledì 16 novembre 2011
quando il complotto soccorre Berlusconi
Da qualche giorno la classica visione complottista - fino ad ora retaggio di pochi - sta diventando vulgata comune – dalla sinistra estrema alla destra fascista. (ed è poi una ennesima edizione del complotto demo-pluto, anche se grazie al cielo il fattore giudo al momento non è ancora esploso, incrociamo le dita).
E - secondo questa vulgata - Berlusconi sarebbe del tutto innocente, macinato (porettello) da una faccenda più grande di lui.
Premesso che la crisi del debito esiste - ovviamente - a prescindere da Berlusconi, il nostro ex pdc è responsabile - invece - di un gran numero di questioni cruciali.
La più antica e strutturale è quella di essersi - in tutti gli anni del suo potere - sostanzialmente disinteressato dell’Europa (e avere anzi cavalcato l’antieuropeismo insieme ai suoi alleati). Diversamente da quanto sostiene l'estremismo qualunquista che vuole destra e sinistra parlamentari parimenti asservite al capitale e del tutto sovrapponibili tranne che per questioncelle come i matrimoni gay o la fecondazione assistita, su questo tema le scelte politiche di PD e PDL sono state crucialmente differenti riguardo alla crisi che ci colpisce perchè il bivio oggi è tra la fine dell’Europa e la fondazione di una Europa politica. Questo ibrido di Europa economica senza struttura politica a sostegno si sta dimostrando orribilmente attaccabile dalla speculazione finanziaria, che è cieca e indifferente agli interessi degli stati ma sostanzialmente orientata a nutrire se’ stessa.
Siamo attaccabili come Europa perchè non possiamo stampare euro per uscire dal debito (e inflazionare la moneta) e abbiamo sistemi politici troppo deboli e interessati allo spicciolo interesse elettorale per trasfondere denaro e tamponare il debito con misure draconiane, tra le quali dovrebbe esserci in primis la patrimoniale che colpisce i ricchi con molta più giustizia dell’inflazione, sorta di "patrimoniale" che punisce il mendicante tanto quanto il multimilionario.
Berlusconi è inoltre responsabile perchè ha reso l’italia doppiamente attaccabile, non favorendo crescita economica, non tamponando il debito, e non dando alcuna affidabilità sul piano delle relazioni internazionali. Verrà ricordato per aver dato della culona alla Merkel dopo averle fatto bu-bu- settete e del kapò a Shultz. Pensare che questo sia irrilevante sul piano della credibilità di un paese per me è un grosso errore.
Infine la responsabilità – gravissima – di Berlusconi è quella – a emergenza conclamata – di avere tergiversato e cazzeggiato riguardo alle misure-tampone e di avere tardato dimettersi fino a farci arrivare sull’ordo del collasso.
Quanto a Monti – sarò un'ingenua – ma il fatto che un tecnico che mi viene a riparare il televisore abbia lavorato anche per il negozio che mi ha venduto la TV rotta non implica che lavorerà contro di me e a favore del negozio. In questa situazione era richiesta una figura competente sul piano dell’economia e stimata in Europa e lui lo è.
Pubblicato da Rosa alle 12:09 9 commenti
Etichette: complotti, europa, politica italiana
venerdì 4 novembre 2011
domande sparse guardando sull'abisso
Ho postato, nei commenti sul blog Petrolio delle domande che mi faccio da un po':
Ma è proprio vero che ci si trova di fronte ad uno scontro tra fisica ed economia (che verrebbe indubitabilmente vinto dalla fisica) ? La crescita economica è necessariamente legata al consumo abusivo di risorse "fisiche"? Nella costruzione di un treno, non veniva impiegato più ferro con le locomotive a vapore, che con quelle attuali? E l'informatica non dovrebbe implicare un risparmio (carta trasporti) di risorse piuttosto che un incremento? Premesso che dobbiamo incrementare e promuovere il risparmio di risorse e la denatalità, siamo proprio sicuri che il minore consumo di risorse implichi necessariamente una decrescita economica?
Pubblicato da Rosa alle 12:30 1 commenti
lunedì 3 ottobre 2011
occhi sul mondo
L'occhio tecnologico di google street, automatico e inumano, coglie la verità lasciandola quasi intoccata: ridde di gabbiani, puttane, assassini, colti di sopresa e senza il tempo di mettersi in posa di fronte al robot: ragazzini che al più mostrano l'indice o il culo se sono abbastanza svelti da capire, per sbeffeggiare l'obiettivo e il futuro casuale avventore di google map. L'occhio umano del fotoreporter, invece, orientato politicamente e alla ricerca del dramma mentre osserva la verità la distorce, morbosamente, e la manipola o forse addirittura la genera: presunte vittime e supposti carnefici entrano sul palcoscenico e si mettono in posa e non per sbeffeggiare ma per suscitare pietà, vergogna o paura: e come il fotografo abbassa l'obiettivo, vanno in pausa caffè.
Pubblicato da Rosa alle 15:19 2 commenti
Etichette: fotografie, politica, rete
venerdì 30 settembre 2011
squarci abbaglianti
Distrattamente, e solo perchè quest'epoca strana te lo consente, clicchi sulla foto di una amica di un amico mai conosciuto, e ti ritrovi in una commovente antica casa georgiana, soffitti altissimi, finestre immense e muri scrostati. Lei ha un età indefinibile, forse la mia, ed è bellissima e dolce. Bella, dolce e soavemente indifferente al tempo, come la sua casa: ha le rughe e il sorriso di una ragazza. Tiblisi sembra splendente, e mi commuove, e ogni tanto si alterna qualche panorama aperto, un lungo molo su un lago - ah, deve essere il mar nero? - i commenti dei suoi amici serrati nella privacy invalicabile di un alfabeto pazzesco - con cui la mia ignoranza del mondo è costretta a confrontarsi. Sembra hindi, ma è georgiano. Il viaggio dura poco, termina con qualche foto scolastica in bianco e nero - non la conosco, lei, eppure la riconosco subito! - che - chissà perchè - mi stringe il cuore: in quel momento la sua vita è anche la mia, in una sintesi fulminea che finisce con la carrellata delle "diapositive" di facebook. E' un epoca buia e piena di squarci abbiaglianti di luce, la nostra.
Pubblicato da Rosa alle 08:14 3 commenti
lunedì 12 settembre 2011
in difesa dello sciamanesimo occidentale
Al di là della polemica nei confronti della Boiron, il cui comportamento è arrogante e patetico, e premesso che sono personalmente convinta che sia assurdo considerare l'omeopatia come medicina scientifica, io semplicemente mi chiedo: è un bene che un medico regolarmente laureato abbia a disposizione, laddove una malattia o un disagio non sia curabile con farmaci scientifici, un sistema di cura che non è facilmente sottoponibile a trial classici ma che abbia la capacità - certificata quella sì e senza dubbi dalla scienza - di sollecitare le possibilità di autocura del corpo? Abbiamo qualche trial che confronta non già la pilloletta omeopatica contro farmaco scientifico o contro placebo, ma la cura nel suo complesso del medico che si avvale dell'omeopatia, con il suo approccio con il paziente, il suo tipo di ascolto, quell'arsenale di farmaci che saranno anche chimicamente nulli ma che hanno dei nomi che già da soli fanno venire voglia di guarire (Absinthium! Malandrinum! Mercurius Solubilis Hannemanni!) contro "semplice" placebo? Perchè mai un medico non dovrebbe curare con la poesia, acclarata l'inefficacia o uno scarso rapporto costi/benefici di un farmaco chimico? Eppure lo sanno tutti che Montale è antidepressivo e D'Annunzio è emetico...
E quando mi faccio questa domanda, mi rispondo che sì, che sono contenta che un medico possa ad un tempo praticare la scienza E la magia, perchè scopo della medicina è curare, è non nuocere, ed è lenire le sofferenze del paziente ovunque e in quasiasi modo possibile, che sia questo semplicemente empirico o rigorosamente confermato da esperimenti e statistiche.
In definitiva, un medico che si rifiuta di usare un antibiotico su una setticemia per curare con esoterici termini latini è da galera, ma un medico che per aderenza al suo modello e terrore dell'ignoto abbandona il paziente al suo tormento è un medico assai incompleto.
Pubblicato da Rosa alle 10:37 4 commenti
mercoledì 31 agosto 2011
un dilemma morale
Il "disinformatico" corregge correttamente un articolo del Corriere della Sera dove veniva denunciata la crudeltà svizzera di autorizzare l'uccisione di gatti inselvatichiti.
Sulle prime mi sono trovata d'accordo col post: in fondo preservare una specie minacciata, e a rischio di estinzione per abitudini (cattive, tanto per cambiare) umane, m'era parso il minimo tributo a Madre Natura.
Poi però mi è corso un brivido dietro la schiena. Possibile che ciò che può essere considerato quanto di eticamente più abietto per quel che riguarda gli umani - ovvero uccidere un individuo per salvaguardare la purezza di un una razza - possa diventare improvvisamente etologicamente corretto e benemerito quando si tratta di gatti? Intendiamoci, non voglio dire che gatti e umani abbiano per me - che sono umana - lo stesso valore, ma non c'è uno iato troppo enorme tra i due ethos?
Sono scomparsi i dinosauri, migliaia di specie scompaiono ogni anno, e noi dovremmo sparare a dei mici per preservare una purezza che NON è prerogativa della natura, visto che lascia accoppiare serenamente gatto selvatico e gatto domestico insevatichito? Non sarebbe meglio lasciare che la selezione naturale faccia il suo corso, e che il DNA del nuovo gatto selvatico se la veda con le sfide delle selve, invece che i mici con la nostra doppietta? Non sarà, tutta questa fobia della purezza che ci caratterizza, un retaggio platonico che nulla ha a che vedere con l'impuro incedere dell'evoluzione?
In cerca di validi argomenti che mi facciano cambiare idea, corro a chiedere il parere di Tupaia.
Pubblicato da Rosa alle 14:15 22 commenti