sabato 24 febbraio 2007

Turigliatto, Rossi e la coerenza dei comunisti

Difficile rispondere a questo commento di Martinez, perchè implica l'identificazione con una parte politica che non mi appartiene: non è detto che l'alleanza con gli Stati Uniti sia obbligatoria, doverosa o inevitabile, infatti, ne' che gli interessi dell'Italia coincidano necessariamente con quelli degli Stati Uniti, ma allontanarsi da quella alleanza è scelta tutt'altro che semplice o priva di conseguenze. L'unica alternativa che mi pare praticabile, esclusa la possibilità di una autosufficienza italiana in un contesto tutt'altro che pacifico e privo di pericoli come il nostro, è una costruzione di una Europa politicamente e militarmente coesa e forte. L'esempio di Martinez, riguardo all'Ecuador e al quadro di alleanze in cui si stanno muovendo diversi paesi americani non convince. L'Ecuador non si pone affatto in una posizione di autosufficienza, ma in un quadro di alleanze - geograficamente comprensibili peraltro - il cuore del quale si chiama fonti energetiche. Un quadro di alleanze che - ricordo - esclude gli Stati Uniti non in nome di una coraggiosa indipendenza, ma aggregandosi ad un fronte del petrolio fatto - in gran parte - di teocrazie mediorientali tutt'altro che pacifiche e prive di volontà di potenza: quello di una Europa significativamente forte e coesa, è un obiettivo di medio/lungo termine plausibile, il cui successo sembra tutt'altro che garantito ma su cui lavorare, e per raggiungere il quale la manifestazione di Vicenza non rappresenta alcun passo significativo.

La via Ecuadorena invece non è a mio avviso la nostra, ne' geograficamente, ne' - mi auguro - politicamente.

Io dunque non avrei partecipato a questo atto simbolico inutile e di fragile consistenza, sospeso tra un "not in my yard" in stile no-taviano e una generica allergia anti yankee, avendo in sprezzo l'inutilità ancor prima che l'incoerenza.
Il punto di vista di Giordano e di Diliberto, però, non può che essere diverso: loro rappresentano gli elettori che li hanno votati, i quali per la maggior parte ritengono - diversamente da me - che una uscita dall'alleanza con gli USA sia qualcosa da fare in modo netto e in ogni occasione possibile, e al tempo stesso però hanno delle responsabilità nei confronti di tutta la coalizione, che con ogni evidenza non condivide questo punto di vista. Hanno quindi il dovere - pragmaticamente - di rappresentare contemporaneamente due insiemi parzialmente sovrapposti ma non coincidenti, e di influenzare per quello che è il loro peso la coalizione di cui fanno parte. In questo senso la partecipazione ad un atto simbolico collettivo (peraltro scarsamente utile) non contiene in se' ne' implica l'idea catastrofica di far cadere il governo, che porterebbe alla rinuncia ad esercitare la se pur minima influenza che è in loro potere esercitare.
Quindi non credo di essere d'accordo con Martinez neppure in questo caso e per il solito vecchio motivo: lui è disposto a sacrificare l'utilità in nome della purezza e la coerenza, io non credo nella purezza, e soprattutto non sono disposta in nessun caso a sacrificare l'utilità.

15 commenti:

Anonimo ha detto...

La spagna non ha avuto grossi problemi a tirarsi indietro dalle diatribe internazionali. A me addirittura sembra che ci abbia guadagnato. Per le alleanze alternative ci sono francia, spagna, danimarca, germania ecc.
Non mi pare così difficile rendersi conto che degli americani non ce ne facciamo niente, che non portano ai cittadini italiani nulla di cui essere orgogliosi.
vorrei rispondere qui a Miguel: appartengo al partito di Giordano ed ho trovato anch'io vergognoso il comportamento voltagabbanista nel giro di così pochi giorni. Comprendo però la posizione tra incudine e martello che si trovano ad affrontare i miei compagni,tra la volontà di non dividere il governo e quella di non dividere la base. Il rischio è di non acontentare nessuno. Mi aspetterei le dimissioni di tutti i nostri parlamentari appena prodi trova ricambi sostenibili, perché Turigliatto ha espresso secondo coscienza il mandato dei propri elettori, anche non condividendo è difficile non capirlo. Sono incazzato perché il governo non ha i numeri e invece di fare una politica di gruppo (proprio per lo spettro di non raccogliere favori) costringe le minoranze a seguire una linea incoerente con il proprio mandato elettorale.

il governo va sostenuto perché non possiamo fare altro, così come il governo dovrebbe rendersi conto che non è composto solo da democristiani.

Anonimo ha detto...

Sulla sostanziale inutilità del corteo di Vicenza, sono d'accordo: alla fine, chi ferma l'Impero non è il pacifista vicentino, ma il combattente iracheno, che ci piaccia o no.

Non è questione, però, di purezza o di coerenza, ma di scelte di fondo.

Perché esistono due istanze: quella di far partecipare l'Italia alle guerre mondiali dell'Impero, e quella di rifiutarsi di partecipare a tali guerre, o anche quella di schierarsi sul fronte opposto, cioè di chi resiste all'Impero.

Ci sono modi più civili di gestire lo scontro tra queste due istanze, ma non c'è alcun modo di conciliarle. Alla fine, o stai di qua o stai di là.

Ci sono validi motivi per schierarsi dalla parte dell'Impero: Cossiga li sa spiegare con grande lucidità.

I capitali italiani sono intimamente collegati con quelli statunitensi, la FIAT è ormai in gran parte semplicemente una finanziaria coinvolta nell'industria bellica, e così via.

L'industria militare italiana rifornisce, con risultati molto apprezzati, il sistema-impero in tutto il mondo. E garantisce lavoro a un certo numero di italiani, come lo garantisce l'esercito.

E' ragionevole e lecito, quindi, scegliere di schierarsi con l'Impero: ci mancherebbe.

Ma chi lo fa, votando ad esempio la spedizione in Afghanistan o accettando la nuova superbase USA a Vicenza, costruita per dirigere le guerre imperiali in tutto il Medio Oriente, deve anche assumersi le conseguenze: ha scelto di schierarsi contro tutti coloro che all'Impero si oppongono, per i motivi più svariati.

Pretendere di mettersi, in queste condizioni, alla testa di un corteo contro l'Impero, è un atto di arroganza e ricorda un po' il vecchio parroco che andava a parlare con le "sue pecore" per convincerle 1) che lui era dalla loro parte e 2) che non dovevano scioperare contro il padrone.

Anonimo ha detto...

avevo postato un breve commento, che non ritrovo...
lo ripeto:
il post mi sembra molto ben scritto e del tutto condivisibile

Rosa ha detto...

x mikecas: ma l'avevi postato qui sul blog? Strano.
x martinez: non hai risposto al mio argomento fondamentale, ovvero che l'Ecuador non è estraneo a schieramenti, come si potrebbe credere leggendo il tuo post. Credi sia possibile in questa situazione internazionale essere "autosufficienti"? E da dove trai la convinzione che il "fronte del petrolio" coincida con la lotta di riscatto delle masse povere contro le oligarchie ricche? Che sia un fronte di liberazione dalla povertà, dallo sfruttamento?

Anonimo ha detto...

Miguel, se permetti è lecito schierarsi anche contro l'impero. Una ragione semplice semplice che mi viene in mente al volo potrebbe essere quella di non condividere l'idea di sostenerlo con i milioni di morti che fa per garantire gli scaffali pieni agli nelle coop italiane. Seconda e non ultima ragione c'è chi come me è fermamente convinto che l'Impero sia la causa principale del terrorismo arabo e solo per una questione morale si sente obbligato a prenderne le distanze. Condivido però in toto la tua teoria sulle attribuzioni di responsabilità, se fai la tua scelta devi assumerti anche le conseguenze fino in fondo: la sinistra moderata posi la bandiera arcobaleno

Anonimo ha detto...

L'idea che l'alternativa sia tra accettare la base di Vicenza e rompere l'alleanza con gli Stati Uniti è ideologica. Ed è particolarmente strano leggerla nelle parole di chi si definisce socialdemocratico.
Io ritengo che l'alleanza con gli Usa non sia un dogma, e che a lungo termine si debba arrivare a farne a meno. In ogni caso questo non è in discussione: l'Italia resterà nella Nato in ogni caso. Quello che è in discussione è la richiesta fatta dagli Stati Uniti al governo italiano di unificare alcune strutture logistiche a Vicenza in vista di un impegno militare di lungo periodo in Medio Oriente. Un impegno che esula dall'alleanza tra Usa e Italia, e a cui l'Italia potrebbe decidere di dire semplicemente: "No."

Anonimo ha detto...

Masaccio, purtroppo ci siamo già passati. Per l'Achille Lauro, solo perché l'Italia voleva condurre le indagini senza gli USA ne venne fuori un incidente diplomatico internazionale senza fine.
Per dire NO dovresti prima rinunciare a tutti i privilegi supposti, perché ci farebbero due palle così. Noi non possiamo interferire (vedi Cermis) mentre loro devono poter avviare qualsiasi iniziativa: 60 anni fa abbiamo perso la guerra, queste sono le condizioni americane, sarebbe anche l'ora di finirla. La formalità della richiesta dell'allargamento è solo perché in italia non ci sono più i comunisti e sapevano che sarebbe stata approvata, altrimenti se la sarebbero presa senza chiedere.

Anonimo ha detto...

sarebbe anche ora di finirla....
e' vero.... sarebbe ora....
dove sono le portaerei, i bombardieri, i satelliti che ti identificano obiettivi ed attaccanti, i missili che possono difenderti dagli attacchi ed i missili che possono minacciare un attacco ?
Possiamo tornare un momento coi piedi per terra?
Ci sono cose che possono essere discusse e trattate, e cose che non lo possono essere.... e non dipende da noi....
Poi ci si oppone anche ad una vera e totale Unione Europea dotata di capacita' militare difensiva ed offensiva....
Basta ripudiare la guerra per difendersi dalla guerra?

Anonimo ha detto...

Per Rosalux, certamente, chi si vuole liberare dal dominio, deve cercare appoggi anche altrove.

Normale. Lo fece, ad esempio, Tito prendendo una gran quantità di soldi dagli Stati Uniti; lo fece Castro, accettando gli aiuti sovietici.

Lo fa il sindaco di Londra, accettando il petrolio venezolano scontato del 20% per poter ridurre i costi dei servizi pubblici per le fasce sociali più disagiate.

Io non sono un sostenitore dei grandi schieramenti tattici e cose simili, ma è ovvio che i piccoli stanno meglio quando esiste una certa libertà di scelta in giro.

L'Ecuador fa benissimo ad allearsi al Venezuela.

Poi sulla questione del petrolio magari ci torno un'altra volta.

Rosa ha detto...

Martinez, volevo solo dire che dal tuo post pareva che l'Ecuador fosse il paradigma di una coraggiosa opzione di "non schieramento", mentre invece non è così.
Non parlare del petrolio, poi, è molto difficile: di fatto l'asse Venezuela/Iran ruota palesemente attorno all'ipotesi di fare un "cartello". Io peraltro non discutevo mica le scelte dell'Ecuador: che i paesi dell'America Latina si alleino tra di loro mi sembra un fenomeno quanto mai naturale. Qua si discuteva invece delle opzioni dell'Italia: visto che nel tuo blog qualcuno si dichiara pronto a partire per l'Ecuador forse occorrerebbe entrare nel merito delle differenze e del peso che queste scelte comportano, altrimenti si rischia di fare propaganda. E qui subentra il nuovo argomento a cui non hai risposto: per quale motivo ritieni che allearsi con una teocrazia come quella iraniana (e in generale - visto che parli di "resistenti" afgani, con il fondamentalismo islamico) sia un "risposta" ai bisogni della povera gente, del tuo paese, della civiltà?

Anonimo ha detto...

Ma perchè "resistenti" è fra virgolette?

Uno resiste-senza-virgolette solo quando l'Europa ha sancito così?

Rosa ha detto...

a cosa "resisteva" il kamikaze che ha fatto 40 morti all'università di Baghdad, cazzidui? Obbiettivi? Linea politica? Spiegami, che sono curiosa.

Anonimo ha detto...

Non ne ho idea, in compenso scopro che Baghdad sta in Afghanistan.

Rosa ha detto...

Capisco: quindi gli afghani sono resistenti mentre gli iraqueni sono "resistenti"? Spiegami un po'.

Anonimo ha detto...

Non posso, a questo punto ci capisco ancora di meno...
C'è un collegamento fra la resistenza afgana e un tizio che si è fatto saltare in aria davanti un'università a Baghdad?