lunedì 25 giugno 2007

si guarda ma non si tocca

Il raccontino, tra la fiction e il ricordo, l'ho scritto su usenet, discutendo con una amica di "correttezza politica" e di tabù.
Era ed è una amica grazie al fatto che - grazie al cielo - non si trattava di un newsgroup politico, altrimenti avrei finito con il sequestrarla nello schedario mentale degli "onorevoli nemici".

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Quando ero piccola mio padre aveva una collezione di pipe. Parliamo della metà degli anni sessanta: non vigeva ancora l'attuale moda - dogmatica - del "tabù dei tabù" nell'educazione dei bambini: di sicuro non vigeva a casa mia.
E così - invece di raccogliere le pipe e metterle a igienica distanza in una igienica scatola, chiusa a doppia mandata, e riposta con igienica cura in un igienico scaffale alto della biblioteca - perchè così il pupo non le vede e non si frustra - a me era - semplicemente - proibito toccarle.
Erano sistemate in bell'ordine in un tavolino a gambe basse, su un fondo di velluto nero, a portata delle mie manine, dovevo - anzi - mettermi sulle ginocchia (le mani raccolte dietro la schiena) per guardarle da vicino.
In realtà le potevo sfiorare, brevemente e dalle mani di mio padre, saggiandone per pochi istanti la consistenza e la temperatura mentre lui mi raccontava che la radica è un'escrescenza tra la radice e il fusto di un arbusto mediterraneo, di come gli artigiani la scolpissero in base alla forma naturale, di come la natura e la volontà dell'uomo non sempre fossero in contrasto, di come potessero - anzi - danzare insieme.
Presto capii che le potevo toccare anche in altre occasioni: quando non ero vista. Ne prendevo delicatamente una - di solito quella che mi piaceva di più, di un rosso violento e con piccole macchie nere e fitte e ne saggiavo - finalmente - il peso, la rotondità. L'avvicinavo furtivamente al naso, assaporavo il profumo - dolce - di cui era ancora impregnata. Poi la rimettevo in bell'ordine, a due dita e mezzo da quella color sabbia, che invece non mi piaceva perchè al posto delle macchioline nere aveva delle striscette oblunghe e grigiastre.

Era, la mia trasgressione, un piacere che lambiva il timore, che consolidava il gigantesco genitore dentro di me nel momento stesso in cui lo uccideva tradendolo, una trasgressione che non concedeva nulla alla violenza, alla rottura, e molto invece alla conoscenza e alla coscienza di se' , del proprio limite e del proprio potere.

Per me questo è il tabù, è qualcosa attorno a cui si danza, finchè non lo si uccide, ma non è qualcosa che si ignora. Il confine tra consentito e non consentito è una zona fertile.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Mi A semBre fatto ridere la Barola Dabù come se dovesse fare immancabilmenDe rima con zulù e Bure con Bregiudizio." ;-)

Forse i tabù sono mentine in scatolette da supermercato, sono comportamenti sociali radicati e accettati come utili e per estensione buoni. Buoni come delle mentine per profumare l'alito. Hai voglia se servono. : )))

Tipo che una volta l'omosessualità era un tabù e ora è diventato un pregiudizio... qui da noi.
cmq.
Figata il tuo saper vedere la fecondità di questo confine: serve per crescere ma anche per conoscere gli altri e, per i più birbanti, per giocare con l'eros che solo certe tensioni sanno dare : )

Per esempio, IMHO, stuprare un tabù è divertente solo per chi lo fa (a meno che s'imbatta in un masochista doc) e credo che lo scopo non sia quello di abbatterlo quanto nel piacere di "stupro" del cervellino di chi ne è portatore. Un piccolo e delizioso atto di sadismo, se vogliammo. Uccidere un tabù, invece, credo sia proprio quello di cui parlavi tu, (neutralizzandoli per ingestione e crescita?). Infine cheddire, io di solito tabù e predugidizi li preferisco vivi e vegeti, forse perchè penso che senza il mondo sarebbe un poco più noioso.
E anche questo è un pregiudizio (o forse è solo una convinzione...), dimmi tu... : )

(ac.)

Anonimo ha detto...

lol.
lette le prime righe mi sarei giocato il cardano che sapevo di chi parlavi.
ciao ac. felice di saperti alive & kicking.

RdR

Anonimo ha detto...

Ma ciao RdR... : )

(ac.)