mercoledì 7 maggio 2008

a gufare sono in tanti, ex fascisti di tutti i colori

Secondo la teoria di Martinez, delle manifestazioni "contro" o si parla male - quando succedono delle cose spiacevoli - o non si parla affatto. E - sempre secondo il Martinez - le manifestazioni servono "a farsi sentire".
Spero di avere capito male, ma se la logica ha un senso - visto che lui a dimostrare ci va - i suoi auspici mi sembrano chiari.
D'altra parte credo che siano in molti a sperare che in quella manifestazione succeda qualcosa, prima di tutto proprio il Fini che butta benzina sul fuoco con le sue boutade al chiaro scopo di dimostrare che i "provocatori di sinistra" sono molto peggio di quelli di destra.
Credo sarebbe cosa buona e saggia spiegargli che in quella manifestazione ci sarà più di un suo ex compagno di battaglia, altroché.

Il Forum Palestina comunque ci rassicura con un tono conciliante:

Fausto Bertinotti potrebbe e dovrebbe scegliere un luogo diverso per il suo grande rientro in pubblico. Partecipare alla Fiera del Libro dedicata ad uno stato che si regge sull’occupazione militare e coloniale e sull’apartheid proprio mentre nelle strade di Torino sfileranno i palestinesi e il popolo della sinistra che ne sostiene i
legittimi diritti e la resistenza, non può che apparire come una inaccettabile provocazione.
Inaccettabile provocazione.

Sono in troppi ad avere interesse in un troiaio alla fiera.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Grazie della citazione.

La contraddizione di cui parli c'è e la vivo tutta.

L'hai colta perfettamente, e non ho la soluzione.

O la risolvo dicendo, comunque, mi sembrava "giusto" esserci. Senza credere per questo che abbia qualche effetto magico.

Non è un caso che le manifestazioni, in linea di massima, le permettano oggi, senza particolari restrizioni.

Evidentemente, l'incidenza è vicino allo zero.

Rosa ha detto...

Io sono convinta che il peso dato a una notizia sia spesso proporzionale a quanto la notizia si discosta dalle aspettative. In questo senso, una manifestazione supercomposta, pacifica, in giacca e cravatta, in rigoroso silenzio, avrebbe sicuramente più peso mediatico di una dove si spaccano un paio di vetrine e si bruciano due bandiere. Chiaramente, se ci scappa il morto la risonanza mediatica è maggiore.
Quanto all'utilità, ovviamente dipende dai punti di vista. Una manifestazione dove succedano cose gravi sarebbe molto utile ad esacerbare gli animi, a fare paura alla gente, a far gridare a Fini che aveva ragione, e a sottolineare il comune destino di arabi ed ebrei a diventare "popoli bandiera".
Utile a chi? A te, forse, che non sei ne'ebreo ne' arabo ma ti diverti a giocare a scacchi con roba che non ti tocca. A me no di certo.
Sicuramente - qualsiasi cosa accada - non porterebbe maggior benessere ai palestinesi, in nessun caso: per quello occorre buona volontà e capacità di rinuncia da parte di entrambe le parti in causa, atteggiamenti che difficilmente possono derivare da un boicottaggio italiano di scrittori pacifisti israeliani.

Anonimo ha detto...

Sì, l'idea della manifestazione in giacca e cravatta sarebbe originale, e a modo suo farebbe notizia.

Ma per far passare un'idea del genere tra i mille ambienti che fanno una manifestazione, ci vorrebbe un accordo inimmaginabile, e che comunque non potrebbe mai essere accettato dai "rastamen" o dai disobbedienti, per dire.

Non ho mai detto che gli incidenti potrebbero essere "utili" a qualcosa.

Ho detto una cosa completamente diversa, riprovo...

1) lo scopo di una manifestazione è fare sì che se ne parli e bene

2) della manifestazione di sabato, se non succede niente, non se ne parlerà proprio

3) se succede il minimo incidente, se ne parlerà male.

A questo punto, non partecipo a una manifestazione perché è utile, ma semplicemente perché è giusto.

Non mi sembra un ragionamento complicato.