mercoledì 26 settembre 2007

beppe grillo e il viral marketing

Da un paio di giorni mi arrivano ciacole da destra e da manca su Beppe Grillo, delle oscure rivelazioni sui suoi rapporti con fantomatiche compagnie di marketing, con cui sarebbe in combutta per oscuri motivi o che lo manovrerebbero per le loro demoniache ricerche.
Ora, io sarò ingenua, o troppo diffidente verso la tendenza a vedere la spectre in ogni fenomeno, ma non capisco francamente dove sia la notizia.
Beppe Grillo, come la Monsanto e presumibilmente chissà quanti altri enti o persone che decidono di "vendere" idee, beni, prodotti, si è rivolto - per il suo sito - ad una agenzia di marketing.
Agenzia che - ovviamente - occupandosi di comunicazione in rete adotta le migliori tecniche di comunicazione in rete, tra cui il viral marketing.
Il viral marketing mi pare essere sicuramente una forma eticamente discutibile di pubblicità. Nei media tradizionali è obbligatorio - dove può essere in dubbio - dichiarare che un determinato messaggio è pubblicitario.
Il viral marketing, muovendosi su media potenti, ma globali e non "istituzionali" come può essere un canale televisivo o un giornale, non dichiara la sua natura pubblicitaria, ed è dunque subdolo.
Immette in circolo un "meme" senza esplicitarne la natura.
E' possibile - chissà - che ad esempio il meme illogico ma efficace, secondo il quale votare Berlusconi sarebbe stato conveniente perché "essendo ricco non può essere ladro", sia nato proprio in una agenzia pubblicitaria, e inoculato come virus nella rete.
E il meme, altrettanto illogico, secondo il quale la minigonna equivale al chador? Viral marketing o volgare luogo comune? Non so, ma comunque è di quelle cose che si sentono ripetere tante di quelle volte, che alla fine come per miracolo sembrano vere.
A me pare che l'unica difesa possibile sia la stessa che occorre mettere in atto contro i luoghi comuni e le leggende metropolitane spontanee: cercare fonti accreditate, confrontare le notizie,
non dare per buono qualsiasi luogo comune che sia all'apparenza appetibile ma analizzarlo con gli strumenti logici di cui si dispone.
Ripeto - la notizia che Beppe Grillo usi il marketing resta per me una "non notizia".

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Gli antiGrillo rosicano parecchio di questi tempi ehehehehehehe

Anonimo ha detto...

Più il blog è numeroso e meno è numeroso.
Più il blog è intelligente e meno è intelligente.
Più il meme è meme e meno è meme.
Più gli antigrillini rosicano e più i grillini rosicheranno.


(Mi è venuto in stile Tao)

Psalvus

Rosa ha detto...

x anonimo:
sì, ma io non è che sia una progrillina, tutt'altro.
x psalvus:
Eeeeeeh?

Anonimo ha detto...

E' che non credo ai blog, specie se molto frequentati. Non credo ai memi come modello esplicativo di alcunchè. Non credo ai grillini.

Pardon, per un po' me ne sto buono a leggerti.

Psalvus

Rosa ha detto...

Bello, questo manifesto di infedeltà.

Uhm...

"credere" ai blog mi pare un impresa. E' come dire che si crede alla gente, non so: mi pare che si parli di un mondo troppo eterogeneo per poterci credere o no.
Mi pare che non si possa "credere" ai blog, e neppure "Non crederci".

Credere ai grillini? Ma se sono degli sbandati!
Il punto è se credere a Grillo, casomai. Si può fare una volta si e due no? Mi sa che tocca sentire che dice e decidere volta per volta.

Quanto ai memi mi pare che la faccenda sia un po' più complessa e meriti di essere discussa ad un livello un po' più approfondito.
Hai letto Dawkins?