domenica 3 agosto 2008

riflessioni teologiche

Dio crea la respirazione, la cessazione della medesima, il respiratore. Dio crea l'alimentazione, l'impossibilità ad alimentarsi, la fleboclisi. Dio crea il dolore e crea gli antidolorifici, ma niente terapie del dolore: chissà mai un malato terminale si portasse in paradiso una dipendenza da oppiacei: ad ogni buon conto la dipendenza e l'oppio sono fuori dal creato. Per lo meno in Italia, per via del Raggio Energetico Vaticano.
Dio crea la riproduzione, la sterilità e la provetta, ma è scritto: "tu non coltiverai ovuli in eccedenza come fossero viole del pensiero, ma li limiterai nel numero di tre".
Si tratta del libero arbitrio, che è sì una creatura di Dio ma però va proibito, perchè anche la proibizione del libero arbitrio è - a tutti gli effetti - una creatura di Dio.
Dio crea la legge, il libero arbitrio, e la proibizione ad applicarlo. Dunque la proibizione ad applicare il libero arbitrio, il dolore, i respiratori e le fleboclisi fanno parte del creato mentre gli ovuli in eccedenza e gli oppiacei sono distorsioni tecnologiche frutto del senso d'onnipotenza dell'uomo, che vuole esercitare il libero arbitrio il quale però deve essere a lui inibito, in nome del Dio che l'ha prima concesso ma poi vietato, sicuramente per quel che concerne gli oppiacei e altre cose, come per esempio il preservativo. Perché Dio crea l'AIDS, ma però anche la castità. Non bisogna mai dimenticarlo: dimenticarsi della castità è una cosa che da un punto di vista delle categorie sta insieme agli ovuli in eccedenza e agli oppiacei: tecniche create dalla presunzione umana.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

In teoria esiste anche la libertà. ma è un bene troppo difficile da usare ed è bene che di quello si occupino i monsignori...

Anonimo ha detto...

Molti sono diffidenti che una commissione di burocrati, alla minority report, "interpreti" la tue ultime volonta' e decida per lo switch off.
Mi pare molto equilibrata la posizione di Giuliano Ferrara sul Foglio di ieri, ammesso che la si riesca a leggere spassionatamente e senza riflessi pavloviani.

Rosa ha detto...

finchè non esiste il testamento biologico sono i medici a decidere, salvo quei casi che finiscono nelle sgrinfie della stampa. Illuminami sulla posizione di Ferrara: nel frattempo ti faccio notare che sono proprio i tutori della vita ad ogni costo che si oppongono al testamento biologico, quindi mi piacerebbe sapere chi è che dovrebbe - a tuo parere - interpretare le volontà del paziente quando questo non la può esprimere.

Anonimo ha detto...

I medici attuali fanno solo "atti dovuti", perche' hanno il fiato sul collo dei magistrati. Sono purtroppo diventati piu' burocrati dei burocrati, non per tornaconto ma per paura. Questo e' un concetto che ha espresso bene proprio il papa' della Englaro, e penso che abbia ragione da vendere.
Invece il rapporto di carita' creaturale si esprime meglio proprio se non e' illuminato dalla cruda e disumana luce degli adempimenti tecno-burocratici, di cui e' parte massimamente rappresentativa proprio il "testamento biologico".

Questa techne' giuridica francamente mi preoccupa, e mi preoccupano quelli che la teorizzano come Pannella, Scalfari, Veronesi etc... sono convinto, ma e' una mia opinione che il testamento biologico suscitera' piu' problemi di quanti non ne risolvera'.

Se trovo il link dell'articolo di Ferrara lo posto volentieri.

Anonimo ha detto...

http://www.ilfoglio.it/soloqui/879

l'articolo si intitola "liberi perche' morti, morti perche' liberi"

Rosa ha detto...

Mi interessa capire la logica del vostro argomento. Dunque la decisione di staccare i fili è una decisione di "carità"? Mi sai dicendo che la decisione non può rientrare nei parametri giuridici? Quindi "quando" staccare i fili è deciso dall'arbitrio del medico? E in quali limiti rientra questo "limbo" che si pone al di fuori della legge? Chi decide quando staccare i fili è un atto pietoso e non un omicidio, se non lo fa la legge e in assenza di testamento biologico?