mercoledì 20 dicembre 2006

una treccani molto, molto confusa

Da qualche anno la rete è il mezzo di elezione per le ricerche scolastiche di bambini e ragazzi, eppure stupisce come nessuno si ponga il problema di addestrarli alla ricerca delle fonti. Persino il migliore dei professori di liceo di mio figlio, insegnante di storia, raccomanda sì ai ragazzi di "stare attenti" e di "ricercare fonti affidabili", ma senza insegnare loro cos'è una fonte istituzionale, cos'è una fonte attendibile, quali sono le regole deontologiche che un giornalista è (o sarebbe) tenuto a osservare, come funziona wikipedia... e dire che la famosa enciclopedia, incredibilmente utile ma al tempo stesso per sua natura inaffidabile (soprattutto su alcuni temi), dovrebbe e potrebbe essere addirittura scritta, dagli studenti, più che consultata.
Il migliore dei professeri di liceo di mio figlio, per la verità, neppure chiede di citarle, le fonti. Come se internet fosse una immane Treccani, e invece i pericoli di questo pauroso groviglio di informazioni, leggende metropolitane, luoghi comuni, pettegolezzi sono ben più insidiosi delle tette e dei culi che fanno tanta paura alle mamme.
Di questo e di altro parla Maurizio Pistone, su it.politica.sinistra, in una serie di post sulla scuola: "Chiacchiere sulla scuola #1, #2 e #3".
Dal thread scaturito dal terzo post cito un brano, che avrei voluto scrivere io:

"Sono perfettamente d'accordo sul fatto che l'internèt sia una vera rivoluzione nel campo dell'informazione, paragonabile all'invenzione della stampa. Ma è frequentissimo che la gente (sia all'interno della scuola, sia fuori) confonda le nuove modalità di formazione e di circolazione dell'informazione con il banale supporto tecnico. Di qui l'enfasi posta su iniziative di formazione schiaccia-bottone, come l'ECDL ecc. Un po' come se dopo Gutemberg si fossero fatti dei corsi di taglio delle pagine col tagliacarte, o di disposizione dei libri sugli scaffali."

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Il prof. Cantarella, il più famoso grecista italiano, mi ha intrattenuto due ore per spiegarmi che il tagliacarte NON deve essere di metallo. Come introduzione a un corso non c'era male.
Quanto alla disposizione dei libri sugli scaffali, c'è una vera e propria scienza, la biblioeconomia, sulla quale sono stati scritti ponderosi tomi e che ogni bibliotecario deve conoscere, prima d'iniziare il mestiere.

ipazia.dioniso at gmail.com ha detto...

anonimo: il dito...
ipazia

Anonimo ha detto...

Credo che il problema sia nel fatto che prima di Gutenberg c'erano sempre libri, ma i "vecchi" (scusa l'approssimazione del termine) siano spiazzati proprio dalla forma (intendendo la parola "forma" nel senso in cui si usa in "forma di parallelepipedo") del computer.

A questo poi si aggiunge il mito diffuso de "la matematica e quelle robe tecniche è una cosa tanto tanto difficile", e comunque "noi umanisti non la capiamo" (eventualmente con aggiunta di "perché siamo superiori").

I risultati, beh, li sai.

Sul citare le fonti: se avessi una sterlina per tutte le volte che da quando ho messo piede in università qui a Londra mi hanno raccomandato di citare bene le fonti, mi ci farei una cena in un ristorante di lusso.

[restodelmondo]

Gius.eu ha detto...

Con alcuni colleghi stiamo provando a fare quello di cui si parla qui sopra:ricercare fonti affidabili, insegnare cos'è una fonte istituzionale, cos'è una fonte attendibile, quali sono le regole deontologiche di giornalisti e autori di scolastica.

Abbiamo messo in linea educity.it realizzato in tecnologia Google Co-Op e attraverso il confronto, l'esempio e il ragionare stiamo sperimentando il modello.

L'impatto, trà un percorso educativo in rete e la selvaggia navigazione a cui sono abituati gli studenti, è violento. Non sappiamo ancora chi risulterà vincitore, probabilmente una elite ancora più ristretta del solito.

Rosa ha detto...

ho letto il tuo blog: ti ringrazio per la segnalazione, il progetto però mi lascia un po' perplessa. Credo che più che un motore di ricerca con siti selezionati, sarebbe bene studiare la rete e insegnare ai ragazzi a selezionare le fonti.

Gius.eu ha detto...

Proprio così, e con educity abbiamo la raccolta delle fonti selezionate.
Anche i ragazzi propongono siti da inserire e si discute "animatamente" tra quali materiali possano stare dentro e quali fuori dalle pagine in cui ricerca i risultati educity.

Quanto allo studio della rete secondo me il MInistero della PI potrebbe preparare im maniera specifica uno speciale corso di abilitazione. Non solo l'uso delle tecnologie informatiche di base, ma anche filosofia, giornalisno, marketing, comunicazione, storia della tecnologie ecc. Il tutto da realizzare con una SIS ONline (Scuola di Specializzazione per la formazione degli Insegnanti della Scuola Secondaria on-line) per i laureati o i docenti interessati. Saranno poi le singole autonomie scolastiche a decidere in quali indirizzi di studio inserire la materia: Internet.

Solo a questo punto potremo realmente cominciare ad insegnare qualcosa di strutturato come tu richiedi. Oggi purtroppo la materia è di competenza dei matematico/informatici che sono bravissimi nei tagliacarte e negli scaffali ( come direbbe Pistone) ma che non hanno mai fatto un corso di giornalismo o simili.

( ho messo il link a questa pagina e a quella delle note su Internet di M.Pistone sulla pagina del Blog di educity)