sabato 20 gennaio 2007

quell'antica onda di riflusso [seconda parte]

Qui la prima parte.








L'origine del mondo - Gustave Courbet


Il femminismo, quello che stava via via prendendo corpo negli anni settanta e che veniva spiegato a noi pivelle, non era un'istanza relativa, parziale, negoziabile ma un'ideologia complessiva, salvifica e totalitaria: non già un movimento teso a mutare la condizione di asservimento femminile, ne' a rendere le donne titolari di diritti al pari degli uomini, ma a mutare i rapporti di potere per sempre, rovesciandoli.
E' curioso come le ideologie complessive e salvifiche - che in quegli anni sbocciavano come funghi - abbiano dei tratti in comune. Tutte si fondano sul mito e si nutrono della sua estetica. E infatti si rispolverava in quei contesti l'antica favola del matriarcato, ipotizzata senza prove e archiviata dagli antropologi come mera leggenda senza fondamento. Dal potente e morbido ventre femminile era nata l'umanità, e il cerchio si sarebbe di certo richiuso, con la fine prossima ventura della fallocrazia: in verità, non era sempre così morbido e privo di violenza e autoritarismo, questo progetto rivoluzionario: qualche ragazza già sognava la possibile totale eliminazione del genere maschile - in quell'epoca lontana (ma neanche tanto) dai temi della clonazione e della fecondazione artificiale. La maggior parte di noi però si rassegnava alla necessità ineludibile di interagire con gli uomini, ma da una mutata posizione di forza che sarebbe avvenuta magicamente grazie ad una rinnovata consapevolezza del nostro potere biologico: il nostro corpo era il tempio della nuova religione. Ma il matriarcato non era l'unica leggenda a cui ci si abbeverava in quegli anni. Le streghe - simbolo di tante manifestazioni di piazza - non erano vittime innocenti della superstizione medioevale, ma martiri uccise in virtù del loro effettivo e numinoso potere femminile. Come ogni ideologia salvifica, complessiva e totalitaria, quel femminismo - diversamente da quello che lo aveva preceduto - aveva bisogno di una identificazione collettiva "forte". Le sue fondamenta erano però le stesse della cultura che in apparenza rifiutava: il potere razionale degli uomini sarebbe stato reso impotente dal potere istintuale, magico, naturale e corporeo, della femmina fattrice.
Noi tutte volevamo essere icone, rappresentare questa nuova colorata e potente collettività delle donne, ma il riferirci alla realtà biologica, il riconoscere nel nostro utero il nostro potere di genere era in realtà un ritorno al potere che - in negativo e in positivo - da sempre ci veniva attribuito: quello riconosciuto e adorato da tutte le religioni, il potere delle fattrici, da esercitarsi strettamente in famiglia: quello sociale degli uomini veniva ignorato e snobbato, e infatti loro - ben lieti - hanno continuato e continuano tranquilli a coltivarne un esercizio quanto più esclusivo possibile, con tanti ringraziamenti. Per questo non mi stupisce che delle mie coetanee e reduci come me del femminismo biologico, arrivino ad attingere il Corano come fonte primaria e ineguagliabile di diritto a salvaguardia delle donne, ne' mi stupiscono la Tavello e la Di pietro, femministe giunte a teorizzare insieme al movimento per la vita la vergogna scientista della fecondazione artificiale, intesa come violenza del maschio/scienza sul corpo delle donne/natura, o come Anna Bravo a ridiscutere in coro con Ruini la legge sull'aborto.
L'amore per le donne - teorizzato da tutte le religioni - o quanto meno dai tre monoteismi - altro non è che l'amore per la madre e per la sposa: al di fuori di questa cornice strettissima di grande e sentito entusiasmo per la funzione demografica, la donna semplicemente non è, o peggio: è da esecrare. Niente di male ad usare questo modello come fonte di ispirazione, ma sarebbe meglio non chiamarlo "femminismo".

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Si', ok, va bene...ma Rocco?

MMAX

Anonimo ha detto...

>favola del matriarcato, ipotizzata senza prove e archiviata dagli antropologi come mera leggenda senza fondamento

Non da tutte le archeologhe, tuttavia.

Mi piace far notare come alcune delle poche superstiti società di cacciatori/raccoglitori tendano a essere egualitariste, fatte salve le esigenze pratiche. A volte vi si può intuire - essendo magari un po' prevenuti - una lieve predominanza femminile legata a motivi economici.

Vabbe', non è il mio campo, lo ammetto. Engels nel matriarcato ci credeva e io ho difficoltà psicologiche a contraddire Engels...

> Si', ok, va bene...ma Rocco?

Un uomo oggetto, e che oggetto.

Anonimo ha detto...

fB tu che sei un uomo colto, ma le estetiste ai tempi di Courbet non c'erano?

MMAX

Anonimo ha detto...

[Vabbe', se alta discussione intellettuale dev'essere, che sia]

Ai tempi di Courbet? Sei tanto piú giovane di me da non aver ricordo alcuno delle colte, ma anche un po' inclite, compagne dei collettivi femministi?

Cioè, ma quanto sei giovane? Le depilazioni integrali (è storia) si sono diffuse soltanto alla metà degli anni '80, in seguito allo sviluppo della filmografia hard statunitense.

(improvvisamente provo l'insensato bisogno di rileggere "il taglio del bosco" di Cassola)