domenica 25 marzo 2007

democrazia 1 - autoconservazione del sistema

La democrazia - a destra come a sinistra - non gode di buona stampa, ultimamente.
Ci sono - è bene ammetterlo - alcune ragioni comprensibili: dopo il crollo dell'URSS uno dei due poli attorno ai quali si costruivano sistemi diversi (che gli svedesi e gli americani abbiano prodotto società diverse mi pare palese) si è eroso: senza la competizione del modello socialista e con il mercato globale, il modello liberista sembra oggi il solo possibile, e così - un po' ovunque - gli schieramenti politici sembrano appiattiti - quanto meno sotto il profilo economico - su un pensiero unico. Se il comunismo è morto, la socialdemocrazia non gode di ottima salute.
La immensa piazza mondiale offre un mercato del lavoro a basso costo che ha reso virtualmente impossibile mantenere le garanzie che i lavoratori - soprattutto in Europa - avevano conquistato: a tutt'ora la sinistra non ha messo a punto una strategia fattibile e si ritrova, con grande scorno dei suoi elettori, costretta dalle circostanze a fare una politica liberista, cioè di destra, oppure a diventare antagonista ed uscire dal gioco democratico.
Inoltre, effettivamente, lo strumento democratico sembra essere poco adatto in se' a cambiare radicalmente il sistema ad ogni cambio della guardia. Il fatto stesso che gli elettori siano chiamati a giudicare gli amministratori della cosa pubblica ogni quattro anni, e che l'alternanza sia non solo possibile ma auspicabile, fa sì che qualsiasi cambiamento di una certa rilevanza debba necessariamente tenere conto della controparte. E' difficile - ad esempio - pensare ad una scuola che venga radicalmente riformata ogni quattro anni, una durata più breve di un ciclo elementare o superiore! E questo è uno dei motivi per cui - a mio avviso - strutturalmente la democrazia provoca una sorta di addensamento al centro.
In Italia, per la verità, l'abitudine alla democrazia è poi totalmente assente: siamo neofiti, e pertanto terribilmente infantili. Dopo il ventennio, l'Italia non ha conosciuto l'alternanza, ma è stata una specie di frattale della guerra fredda. Il partito comunista fungeva da pungolo per la democrazia cristiana, che - solidamente ancorata al potere - faceva la parte della destra e quella della sinistra. Per la DC, stangare gli elettori con una finanziaria dolorosa non rappresentava minimamente un problema. I democristiani non avevano avversari che potessero accusarli di comunismo, e gli italiani - abituati ad una dinamica politica assente - accettavano con rassegnazione di aprire il portafogli senza battere ciglio, rivotando ancora e ancora la DC, o i suoi satelliti. Non stupisce che - finita la guerra fredda e con lei i suoi frattali - siano emerse realtà infantili come Forza Italia, che ha scatenato una competizione non tanto a far meglio ma ad allettare di più. Se un tempo la dura realtà dei conti che debbono tornare veniva imposta dall'alto, causa una geografia politica immobile, oggi viene negata. Le due cose sono intimamente legate: noi produciamo una dirigenza politica atta a mantenerci - per imposizione o per negazione - in una costante infanzia. [continua]

6 commenti:

Anonimo ha detto...

non e' vero che si sia appiattito su un modello unico. E' solo che la stampa italiana non spiega agli italiani la verita'. Che l' UE segue un modello neocorporativista, mentre gli USA credono ancora alla scuola di chicago.

Sorry, ma quello che vedo in te e' il discorso fatto dall'italia, cioe' dal punto di vista del cittadino italiano, con l'informazione che viene fornita.

Perche' credi che i blog degli italiani all'estero vedano le cose cosi' diversamente?

Non ti viene in mente che forse la tua gestalt e' un pelo resa "superficiale" d a un'informazione superficiale?

In questo momento la competizione c'e': neocorporativismo contro neoliberismo. Ma da noi, in italial, qualcuno ha deciso di diffondere la religione del liberismo.

Uriel

Rosa ha detto...

uriel, a me pare che in Francia, o in Inghilterra la percezione delle sinistre sia più o meno quella Italiana - una sinistra che non sa/non può più fare la sinistra e quindi o assomiglia alla destra o diventa antagonista. Inoltre - potrei sbagliarmi - ma il neocorporativismo non mi sembra una cosa "di sinistra" e terzo: mi conforta sapere che almeno da qualche parte la politica non è poi così obsoleta come teorizzi tu. Comunque, potresti sviluppare un po' di più? (magari se ce la fai anche senza quel perenne carico di ostilità, che francamente è una zavorra un po' pesa?)

Anonimo ha detto...

@rosa: carico di ostilita'?
Guarda che non provo ostilita' nei tuoi confronti. Parlo esattamente cosi' anche nella vita, ma un pesante accento bolognese mitiga la cosa.



Uriel

Anonimo ha detto...

@rosa: il problema e' che i giornali italiani fanno articoli sulle sinistre straniere , ma le leggono in chiave italiana.

Hai presente Schroeder? Tutti a dire che ha indebolito lo stato sociale, e quindi e' un liberal del cazzo. Poi ho lavorato sei mesetti in Germania, e mi sono fatto spiegare dai tedeschi le riforme di schroeder. Ecco, se la stampa ci avesse detto cosa fece schoroeder, forse adesso saremmo tutti li' a chiedere la linea tedesca sul welfare. Che e' di sinistra come in italia non si e' mai vista.

Hai presente la tatcher? bene, in quel periodo era i crisi l'area UK e l'area delle cosiddette "tigri scandinave". Le sinistre scandinave hanno scelto di lavorare sulla produttivita', la tatcher ha scelto di lavorarei sui costi. Da un lato hanno modernizzato, dall'altro hanno privatizzato. Oggi le cosiddette "tigri scandinave" hanno un welfare piu' "d sinistra" di noi, un'economia piu' moderna e una qualita' della vita che in UK sognano. Qualcuno ci ha parlato di altro che non della tatcher?

Quello che volevo dire, senza esserti ostile , e' semplicemente che al pubblico italiano sta venendo presentato il liberismo come se fosse la sola via e sta venendo raccontato che "tutti fanno cosi'".

Ma non e' vero, non tutti fanno cosi'.

Uriel

Eugenio Mastroviti ha detto...

Se posso, Rosa,

non e' necessariamente vero che la percezione altrove sia la stessa che in Italia. Un esempio, per quanto stupido, potrebbe essere il fatto che Repubblica festeggia perche' Prodi ha ridotto le tasse, il Guardian strilla in testa a Brown perche' non le ha aumentate.

Contera' forse poco, ma a me sembra sia un indice di mentalita' ancora abbastanza diverse...

Anonimo ha detto...

Rosa, la storia della finanza pubblica italiana nel dopoguerra ti smentisce. L'enorme debito pubblico è stato costruito a ondate - una volta esaurito il bonus del boom economico - proprio nei decenni di potere incontrastato della DC, culminati nella 'Milano da bere' craxiana. Un po' di austerity, forzata dalla crisi petrolifera, si fece semmai quando a condividere gli oneri del governo senza gli onori c'era il PCI. Era proprio la mancanza di ricambio di classe dirigente e la conseguente impunità a incoraggiare lo sperpero consociativo, non viceversa: prova ne sia che neppure 5 anni di Tremonti, la cui incompetenza è superata solo dalla spocchia, ci hanno consegnato dei conti troppo disastrati (son bastati pochi mesi di cinghia a raddrizzarli).
L'incertezza su chi verrà dopo di te nella stanza dei bottoni ti rende meno avido, perché la resa dei conti è sempre possibile. Senza contare la necessità bipartisan di rispettare i parametri dell'euro.