giovedì 20 luglio 2006

gli occhi dell'europa su davide e golia

Mai come in questi giorni ripenso alla analisi dello storico israeliano Van Creveld, a proposito dello stallo mediorientale dovuto paradossalmente proprio al vantaggio militare ebraico nei rapporti di forza con gli arabi.
Secondo D'Alema - ma a quanto pare anche secondo Chirac, secondo quasi tutti - la reazione israeliana al lancio di razzi degli Hezbollah sarebbe "sproporzionata". L'Europa non può fare a meno di togliere lo sguardo e il giudizio dagli ebrei.
Eppure misurare i rapporti di forza è il senso ultimo di ogni guerra: il più forte di solito vince, il più debole perde, e la guerra finisce. Un modo pessimo di risolvere le controversie, una realtà triste ma finita, delimitata nel tempo.
Questo invece è l'unico caso in cui il più forte non può mai vincere, perchè si prentende che si " proporzioni" alla debolezza del nemico. E non un nemico che vuole trattare e ottenere vantaggi materiali per se' o per la sua gente, come vuole il naturale e in ultima analisi salubre egoismo umano, che ma punta a nulla di meno - ed esplicitamente, in ogni sua manifestazione/statuto/espressione - che alla eliminazione fisica e totale della controparte. Al terrorismo arabo non interessano vittorie militari sul campo, cui seguano dei vantaggi immediati - come in una guerra tradizionale. Di fatto, le miserevoli condizioni dei palestinesi dei territori - i morti in libano, non sono in alcun modo una realtà di cui il terrorismo e chi lo gestisce desiderino la cessazione. Quando mai gli attentati sono stati usati per ottenere un vantaggio sulla trattativa? La strategia del terrore non serve ad imporre condizioni, ma ad aumentare il caos e a logorare il nemico. Serve a prendere tempo e ad allontanare ogni ipotesi di trattativa. Quei morti, quella povera gente sono una bandiera, servono a commuovere il mondo e dunque a prolungare lo stallo. Chi muove il terrorismo in base a quella ideologia feroce - che non è disposta ad accettare altro che l'eliminazione del "cancro ebraico " dalla terra araba - è disposto a qualsiasi sacrificio, in termini di vite umane, è disposto ad aspettare un tempo infinito, pur di ottenere l'unico risultato per lui accettabile, e così facendo - sacrificandosi per sempre - accredita se stesso come "Davide" debole ma coraggioso e il suo nemico come un grosso Golia ottuso, forte e cattivo. Questa è l'immagine che molti in Europa, e ormai anche molti in America - soprattutto a sinistra - hanno sviluppato di quel conflitto: la colpa è nella forza stessa, secondo loro, e non nella caparbia ostinazione anon cessare mai, per nessun motivo, le ostilità.