mercoledì 30 aprile 2008

gerarchie mediatiche

Secondo Angela Lano - come si può leggere sul blog di Cloro al Clero - l'informazione italiana sarebbe uniformemente e smaccatamente filoisraeliana: talmente prona alla "lobby ebraica" da far gridare alla lesa libertà di stampa:

"Peccato che la realtà [di Gaza ndr] sia molto
diversa, e che il tipo di informazione che circola in Italia ci
garantisca una collocazione sempre più bassa nella classifica
mondiale della libertà di stampa."

Le informazioni sull'eccidio di Gaza le abbiamo sentite tutte. La sequenza temporale dell'informazione è stata inesorabilmete, su tutti i media, la seguente:

1 ) Uccisi bimbi palestinesi.
2) Uccisi in rappresaglia.
3) Uccisi in seguito ad azione razzi kassam.

Prima sappiamo che sono stati uccisi dei bimbi dall'esercito israeliano.
Soltanto in un secondo momento, a indignazione "bollente", scopriamo che si tratta di una risposta ad una azione di Hamas: ma il dato è buttato nel contenuto dell'articolo con indifferenza, come fosse una descrizione ambientale. L'esercito spara in una notte di luna piena. L'esercito spara dopo un temporale. L'esercito spara in seguito ad un lancio di Kassam.

Ora, ci sono due modi di porgere una notizia. Uno si fonda sul rapporto causa/effetto: è un sistema che privilegia la comprensione alla reazione di pancia. La notizia descriverà il bombardamento israeliano dai risultati drammatici come come conseguenza di quello palestinese, dai risultati nulli. Si sarà portati - in questo caso - a non fermarsi al singolo atto e a riflettere più in generale sulla situazione, sulle forze in campo, sulle possibilità di soluzione, sulle origini della situazione.
L'altro sistema invece enfatizza la gravità delle conseguenze. L'importante nella notizia non è la comprensione del contesto ma il colore, la drammaticità, l'emozione. Questo modo inizierà col descrivere la morte dei bambini e arriverà solo in un secondo tempo a informare sul contesto in cui è avvenuta, ovvero il lancio del famigerati, e fortunatamente inefficienti razzi.

Arriverà quando la logica non potrà più mettersi in moto e , perchè sarà sommersa dalla pancia, dall'indignazione, dal sentimento. Nella fattispecie, un sentimento di disgusto nei confronti di Israele.

Io preferisco la notizia "fredda", capace di suscitare pensiero prima che indignazione, ma credo che sia lecito utilizzare entrambi i sistemi.

E' innegabile però che l'intera stampa italiana, la radio, la televisione, ha privilegiato il secondo modo di porgere la notizia, quello che mediaticamente fa risaltare gli israeliani come carnefici assoluti e i palestinesi come vittime assolute.

Occorre addentrarsi nella notizia per farsi venire il dubbio che la strage non sia un atto di sadismo dettato da volontà infanticida, ma una risposta violenta ad un atto di guerra violento.

A questo proposito può essere molto gustoso e interessante osservare i paradossi di un commentatore di un post dove Dacia Valent coltiva - comme d'abitude - l'immagine di crudeltà e sanguinarietà di noi ebrei tutti (con metafore religiose, fra l'altro: quando inizierai a deliziarci con i palestinesini gesubambini, Daciè?)

Da qualche parte ho letto una definizione dei massacri in atto a Gaza come di un "genostillicidio", una sorta di genocidio a "bassa intensità", non troppe vittime perchè vi sia una qualche reazione della comunità internazionale (?) né troppo poche, in modo da costituire un deterrente - o meglio una bestiale vendetta - per il lancio dei razzi Qassam.
Secondo il lettore di Verbavalent, esiste una gradualità di sfumature tra...una reazione a scopo di deterrenza e un genocidio: la nuance israeliana è li a dimostrarlo. La deterrenza genocida, una bella invenzione: In pratica la stessa gamma che c'è tra una grattatina alla schiena ed un impalamento. Come certuni riescano a non avere il senso del ridicolo è qualcosa che mi lascia perplessa.

Altro che stampa filoisraeliana: i giornali italiani annaffiano le reazioni di pancia, i sentimenti, e l'odio nei confronti di Israele, tanto da portare la gente a formulare assurdità logiche come il "genostillicidio" o la "deterrenza genocida".

lunedì 28 aprile 2008

in attesa

Ecco, la cosa migliore della mia vita in questo momento è l'attesa dei risultati del ballottaggio, e non è che sia bella, anzi: è solo che il resto è una merda.
Perché fra poco saprò se nei prossimi anni Klee e Mirò saranno considerati "arte degenerata", se ci saranno ronde di polizia privata in ogni quartiere, e se si tornerà allo sperpero sfrenato e mafioso dei bei tempi della prima repubblica. Perchè quelli erano i tempi - non so se quella bella gente di sinistra che non vota Rutelli se lo ricorda - in cui si costruivano metropolitane che venivano chiuse ancora prima di essere inaugurate, e se vincono le destre quei tempi torneranno.
Roma, da quando viene amministrata dalle sinistre, non è solo cambiata: è trasformata: in ogni suo aspetto.
Posso concepire l'esistenza di un fascista, di uno che consideri qualsiasi manifestazione culturale un atto di bolscevismo e che non sappia concepire altra manifestazione che la gara di tarantelle e la "festa de noantri". Fa parte del gioco. Ma chi - in apparenza decente - non va alle urne e ci condanna ad anni e anni di buzzurraggine violenta, fascista e ladronesca per non sporcarsi le manine, perchè Rutelli non è abbastanza non-so-cosa, perchè così la sinistra impara, merita solo ed esclusivamente bruciare in eterno nelle fiamme dell'inferno.

venerdì 11 aprile 2008

karma

Cap.Ripley (10:11 PM) :
visto che ogni volta che metti una stracazzo di canzone sul blog io poi la canto per minimo un mese, adesso mi vendico: LOL
Cochin (10:11 PM) :
azz
Cap.Ripley (10:11 PM) :
è il karma, sorella

serendipity

Dopo venticinque ore e cinquanta sacchi condominiali di decluttering, che non descrivo perchè - un'amica pietosa mi ha fatto capire - non è carino ne' decente, as a reward mi porto a casa un grazioso piattino, che giaceva inutilizzato da decenni sul fondo di una vecchia lavapiatti riciclata a contenitore di alien vari.

Questo piattino.


Arrivata a casa, stanca, lo tiro fuori dalla borsa (è piccolino) e scopro che dietro è fatto così:

Beh, che dire: son cose. Finalmente so cosa regalare a Cloro al Clero.

giovedì 10 aprile 2008

dell'antimperialismo come cluttermania

In molti di noi alberga, minaccioso, il clutter collector, ovvero il collezionista di munnizza.

Quei vasetti di vetro ineliminabili (purchè abbiano il coperchio, chiaro....ma anche no) e poi "i libri non si toccano, giammai" (già, nemmeno se il libro in questione è intitolato "come applicare i principi dell'ayurvedica alla podologia - for Dummies"ma è parecchio logoro, scritto in Awhadi, e manca di una cinquantina di pagine centrali?)

E' un fantasma neanche troppo minaccioso finchè non lo incontri davvero il clutter collector tosto, e intendo uno che tiene le confezioni di cartone di farmaci vuote, le avvolge in un pacchetto di kleenex vuoto, le ferma accuratamente con una molletta e replica questo rituale o altri analoghi per tante volte quanti sono i pezzetti di purcugna. Una amorevole coltivazione che va avanti per anni, ed è fatalmente destinata a finire in una trentina di sacchi condominiali pieni, quando qualcuno è costretto a intervenire e il collector è infine troppo debole per opporsi perchè malato, troppo vecchio, troppo morto.

Lui - il collezionista che non discrimina - è il nostro specchio, il nostro spauracchio. Ma perchè lo fa?

Alcuni sostengono che sia uno spostamento affettivo, dalla persona all'oggetto. Questa ipotesi mi lascia assai in dubbio, che se mia mamma mi manda nel mio buio lettino senza cena casomai mi affeziono a un orsetto e non a quello scheletro di cartone di rotolo di carta igienica o a quella vecchia boccetta di propoli scaduta.

A detta di altri è la paura degli stenti e della miseria. Chi ha fatto la guerra - sentenziano - non può sopportare la scarsità.

Sarà, ma la connessione tra l'aver vissuto difficoltà oggettive e stenti e il non voler per nessun motivo convincersi buttare quel tassello di puzzle dei pokemon trovato da tuo nipote 10 anni prima in un ovetto kinder è piuttosto indimostrabile. Inoltre chi colleziona purcugna destinerebbe se' medesimo... ad una una vita di stenti al fine di evitarli? Le umane contraddizioni sono infinite, è vero, ma la teoria non mi avvince.

Una ulteriore ipotesi è l'avarizia. Certo, il clutter collector è talvolta avaro, ma di certo non tutti gli avari collezionano munnizza. Anzi, spesso il tipico avaro "anale" è maniacalmente pulito e odia il disordine. L'avarizia è quindi casomai secondaria alla mania di collezionare la spazzatura. Ne è una conseguenza possibile, anche se non necessaria.

Se nulla deve scorrere in un ciclo, allora neppure il denaro può farlo.

E questa considerazione fa sorgere una serie di possibili ipotesi. Il clutter collector è forse un antimperialista? Spera così di fermare emblematicamente il ciclo di produzione e consumo, la orribile liquidità del mondo, l'inconsistenza del mercato...la mancanza di fede, di certezza, di solidità?

Dubito. Non tutti i clutter collector sono antimperialisti, anche se tutti gli antimperialisti collezionano brandelli di ideologie e di religioni ein sich, incuranti della loro attualità, della loro capacità a produrre benessere e felicità, e in odio alla moderna e oscenamente dinamica e irrefrenabile "scorrevolezza".

Ma entrambi, tanto i clutter collector quanto gli antimperialisti soffrono della stessa patologia.

La paura della morte, l'horror vacui che insorge di fronte alla constatazione che tutto scorre, si trasforma, muta, nasce, muore. Horror vacui che va riempito di contenuto fermo, che dia l'illusione di una atemporalità salvifica.

La vecchia coperta con il buco gigantesco non può essere buttata, anche se l'armadio è pieno di coperte perfettamente sane, perchè nessun oggetto può morire. Gli oggetti integri e di buona qualità, regalati da amici nella vana speranza di liberare dal vizio il collezionista di merda, stanno in armadio e sono "non nati". In questo senso il mantenere intatta la funzione dell'oggetto (o la sua proiezione in un ipotetico indimostrabile "può sempre servire ") ci dà l'illusione di essere infiniti.

I nostri armadi sono pieni di cose bellissime che serviranno in un futuro lontano, perchè noi (e gli oggetti materiali che ci rappresentano) siamo immortali.

Il collezionismo di immondizia, e l'antimperialismo, sono riti apotropaici che allontanano madonna morte.

martedì 8 aprile 2008

declutter my balls

E' una vita che combatto con il mio disordine.
I miei obiettivi sono sempre così, un po' mediocri. Più che cambiare il mondo vorrei cambiare lo sgabuzzo de casa che mi sta peso.
And it's a long way.
Oggi, per una serie di motivi neppure troppo allegri, il tema oggi mi tocca.
Molto.
Infinitamente di più di quanto possiate immaginare.
In Australia (e negli USA : si tratta di paesi adusi all'iperconsumo, e dunque all'accumulo di robaccia) ci sono figure professionali che vengono definite "declutterer", ovvero coloro i quali ti aiutano - praticamente e psicologicamente - a liberarti della tua personale munnizza, chiamata dagli anglofoni "clutter".
A robbaccia, insomma.


A seguire le dieci regole (zen o ammeregane? Stoca, funzionano) per "declutterarsi" casa e vivere felici:

1. Dedica al decluttering 15 minuti al giorno.
E’ sorprendente quanto sia produttivo dedicare a questa attività anche solo un breve lasso di tempo.

2. Prima regola: vietato introdurre oggetti in casa
Che tu sia agli inizi della tua carriera di declutterer o che tu abbia finito di declutterare casa tua, smettila di introdurre nuovi oggetti nel tuo spazio a partire da ORA. Se dovessi scegliere tra tutte una sola misura di decluttering, questa sarebbe la prima: E' proibito introdurre nuovi oggetti nel tuo spazio. Se non altro, quando inizierai a declutterare, non rischierai di peggiorare la situazione. Immaginati di vuotare una barca con lo scafo bucato.
Che senso ha buttare fuori l’acqua, se quella rientra dal buco?

3. Regala la roba che hai scartato.
Ti sentirai meno colpevole ad eliminarla.

4. Creati degli obiettivi minimi da raggiungere, e mantienili.
Che sia una volta al giorno o tre volte a settimana, annotati i giorni dedicati al decluttering: rispettare le scadenze ti farà sentire la coscienza a posto.

5. Inizia dall’angolo dietro alla porta, e prosegui in senso orario,
Prima i compiti più superficiali. Vuota il cestino della carta, eccetera. Al secondo giro, fai qualcosina in più: apri gli armadi.

6. Anche se hai solo bollito l’acqua per il tè, riordina la cucina.
E se la cucina è in ordine, vai a sistemare la stanza accanto.
Ci vogliono tre minuti, ma sono essenziali per essere sempre sulla cresta dell’onda. Gli arretrati tolgono energia.

7. Imponiti la regola “Se entra una cosa, ne escono due”
Ogni volta che introduci in casa un nuovo articolo, ne devi buttare due. All’inizio imbroglierai, buttando via due pezzetti di carta, ma presto sarai costretto a passare ad oggetti più ingombrati.

8. Riduci lo spazio dedicato ad immagazzinare roba.
Se hai spazio, fatalmente tenderai a riempirlo.

9. Regola del vestiario.
Se non lo indossi da sei mesi, vendilo o regalalo.

10. Lo scatolone annuale.
Metti tutta la roba che non sai se eliminare o no (del genere: "forse un giorno potrebbe tornarmi utile") in uno scatolone, chiudilo con lo scotch, e scrivici sopra la data dell'anno prossimo. Se arriverà il giorno fatidico senza che tu abbia mai sentito l’esigenza di aprire lo scatolone, donalo senza aprirlo. Probabilmente non ti ricorderai neppure cosa contiene.

11. Opera il decluttering in una stanza per volta (compresi gli armadi, le scrivanie, etc.) prima di iniziare la successiva. Una volta completata l’opera in una stanza, sarà talmente facile mantenerla in ordine che ti sentirai motivato a terminare il lavoro nel resto della casa.

12. Stila un elenco sulla tua agenda dal titolo: “Non mi serve, non lo voglio.” Quando vai in giro a fare shopping e ti imbatti in un oggetto che brami, non comprarlo e scrivilo sulla lista. Avrai del tempo utile per ripensare all’acquisto. Inoltre avere sotto gli occhi una lista di oggetti che hai rischiato di acquistare sull'onda dell'impulso fa riflettere.

13. Tieni presente che la roba non acquista valore solo perché è tua. E’ robaccia. E renditi conto che il suo valore casomai aumenta, se riesci a condividerla. L’accumulo è un atto di egoismo, e al tempo stesso non è remunerativo.

14. Quando devi valutare la roba da buttare, fatti aiutare. Gli altri non hanno l’attaccamento emotivo che hai tu per le tue cose, ma hanno abbastanza sale in zucca da non farti buttare roba utile.

15. Qualsiasi cosa può diventare un regalo. Ricicla un libro che hai appena letto regalandolo a un amico, un parente o alla biblioteca locale. Se compri una nuova consolle per videogiochi, regala quella vecchia, con tutti i suoi giochi.

sabato 5 aprile 2008

barak 'o bollywood

venerdì 4 aprile 2008

una via alternativa al marxismo

Apprendo che un nuovo movimento anticapitalista è nato, e fa fremere la rete dei radical di una nuova speranza, un nuovo paradigma capace di mutare nella sostanza gli orrori capitalismo:
La finanza islamica (rendite del petrolio?) investe una quota dei profitti in scolarizzazione e il tema di detta scolarizzazione è "islamic economics" ovvero, I presume, come far rendere meglio le rendite del petrolio.

Una vera botta, per il sistema: Paola Cariddi, via Lia di haramlik.

audite audite

L'ha fatto alla chetichella, sperando che non se ne accorga nessuno, ma purtroppo gli ha detto male: Signore e signori...........

MMAX HA APERTO I COMMENTI!!!

mercoledì 2 aprile 2008

c'è gossip e gossip

aggiornamento: il post di quella buontempona di Tupaia era un pesce d'aprile!


Come in effetti la tracina dalla bocca larga ha tempestivamente intuito, si trattava di un pesce (crostaceo) d’aprile e non esiste nessun Thermaganius sharpei.

Devo dire che non e’ stato facile mettere insieme questo post.
Il soggetto della foto e’ l’etichetta sfilacciata della mia sciarpa che ho distrutto per noia in treno, accorgendomi poi della sua forma vagamente da crostaceo. Un tocco di photoshop ha cancellato i polverosi sedili di un eurostar dallo sfondo (ma il numero uno che ha visto la tracina non c’era, al massimo c’erano le istruzioni per il lavaggio).


Di vittime impotenti e di carnefici efferati, di personaggi eterodiretti e inconsapevoli, di torture e di morte, di imperialismo razzista e di quanto la luce nasconda dietro un'apparenza mirifica ombre sinistre.
Se non è un pesce d'aprile (ma se lo è non cambia nulla, per avere qualche dubbio sulla moralità della natura bastano i cuculi e Leopardi) è uno scoop, pare che fra un po' la cosa arriverà ai giornali. Buon divertimento.

martedì 1 aprile 2008

Martinez, dicci invece cosa ci metterai nel piatto

Resto sempre affascinata da chi ha una visione fantasy della politica - dove non è data alcuna articolazione tra il bene che è proprietà intera del popolo della luce e un male che appartiene integralmente al popolo delle tenebre.
E così - se sciti e sunniti si scannano oppure - in versione frattale da microcosmo blogghistico - due signore abbandonano il loro (beh, oddio) aplombe borghese e si prendono a pesciate in faccia - il problema è sempre e comunque il "nemico", immaginato come intento ad irritare ogni nervo scoperto e ad approfittare di ogni defaillance.
La visione fantasy della politica non ammette la possibilità del caos, ovvero lo immagina patrimonio esclusivo dell'altro da se', e attribuisce alla propria schiera qualità cristalline di ordine e di luminosità. Martinez scrive:

I nostri nemici non hanno esattamente delle idee: hanno confusi grumi di pulsioni, identità impazzite, paure e rancori. Per questo, possono solo ricorrere a cronaca nera, titoli di giornali e pettegolezzi per costruire i loro discorsi, quando non falsificano direttamente i fatti.
Chissà se - per dirne uno - il Popper de "La società aperta e i suoi nemici", nemico sì degli efferati sistemi ideologici, ma tutt'altro che pazzo o rancoroso, sarebbe stato interessato ai pettegolezzi o alle pesciate in faccia di due signore che ritengono - in buona concordia - che ogni male sgorghi dal ventre corrotto dell'occidente, e che le teocrazie islamiche siano all'avanguardia di un luminoso futuro della civiltà, dove le differenze tra poveri e ricchi, fortunati e sfortunati, belli e brutti saranno appianate per sempre?
Io credo che Marinez - e non solo lui - abbia un'idea molto fiabesca e ingenua dei suoi nemici.
Da questa parte si osserva l'entropia come fenomeno universale, il caos lo si percepisce come oggetto, non si attribuisce ad un nemico ne' tanto meno lo si evoca per combatterlo, e casomai si tenta - ci si illude - di poterlo conoscere e studiare, nella speranza dove possibile non dico governarlo ma arginarlo e di ridurre il danno. E non ci si dimentica che crollata la Puttana Occidentale, Babilonia, i suoi vizi, le sue città, le sue puttane, i suoi supermercati ( e può crollare, oh, se può crollare) non verrà punto la luce come per magia - luce che non è mai esistita se non nelle saghe - come invece vorrebbero far credere i maghetti antimperialisti, ma i compenso i nostri piatti (anche quello di Martinez) saranno desolatamente vuoti.
Sarebbe interessante sentire qualche riflessione su questo, dal maghetto Martinez, su cosa conta lui, che si ritiene il bene, di mettere nei piatti di noi futuri orfani dell'occidente, invece che vederlo bacchettare le sue rissose amiche, per il timore un po' patetico che la loro imprudenza possa guastare il buon nome dei Cavalieri della Verità.