martedì 21 dicembre 2010

don't ask, don't tell

Parto da una fertile accusa di vetero -settantasettismo/femminismo/comunismo. Mi si accusa di cavalcare il vecchio slogan "il privato è politico", e così mi sono fatta due domande: è un'accusa fondata?

Partiamo da una prima considerazione: i termini della affermazione non sono intercambiabili. Sapere con quanti uomini sei stata a letto (privato) non è la stessa cosa che sapere cosa voti (politico). I miei zii, da sempre, quando si viene a parlare di politica proclamano "il voto è segreto"! E' vero, il voto è segreto perchè nessuno deve poter fare pressioni indebite su chi vota, ci mancherebbe solo, e può ovviamente - come libera scelta - essere segreto perchè quasiasi aspetto di una persone deve poter - se a questa persona piace - rimanere segreto. Il numero di telefono, le fotografie di quando era piccolo, il voto e persino la faccia.

E' libera una persona di chiudersi a casa e secretare la faccia? Ovviamente sì.

Altro è cavalcare la segretezza del voto non come diritto ma come altare inviolabile: qui non siamo al privato che diventa politico, ma al politico che viene sottratto d'ufficio al dibattito pubblico e diventa obbligatoriamente privato. Mi spiace, ma qui non sono d'accordo. Chiedere ad una persona da quale passato politico viene, che tipo di formazione ha avuto, non è come chiedere se si fa il bidè dopo aver cacato. E' un diritto non rispondere, ma è altresì è un diritto (e non una sconvenienza) chiedere.

Sono convinta che l'italia, se i vari Dario Fo, Giorgio Bocca, Raimondo Vianello avessero assorbito, elaborato, capito e spiegato qualcosa di più del loro passato, e del passaggio dal loro passato al presente, sarebbe un paese profondamente diverso. Un ragionamento, un racconto di come si potesse diventare fascisti avrebbe dato uno spessore alla coscienza collettiva che in Italia non c'è milimanente stato. L'elaborazione dell'esperienza fascista è stata pari a zero, se si toglie la sola eccezione di Fini, ed è una delle tante occasioni perdute. E per il comunismo non è molto diverso: appoggio pieno ai carro armati, e oblio sereno dopo. Sarà privato, avere appoggiato i carri armati, ma la scelta di "privatizzarlo", di passare da una sponda all'altra senza nulla narrare del processo, non è stata affatto generosa. Sorry.

sabato 18 dicembre 2010

internazionalismo e modernità

Nella appassionata difesa delle manifestazioni degli studenti, in questo articolo Maltese lancia un accorato appello - data la gravità dalle situazione - a ragionare, coinvolgendo giustamente tutti - da chi giustifica i roghi di bancomat a chi applaude ai pestaggi dei manifestanti. E suggerisce di ascoltare gli studenti: in fondo proprio i vituperati no-global sono secondo lui stati - inascoltati - i primi a dare l'allarme: molte delle previsioni di quel movimento infatti sembrano drammaticamente realizzarsi: dalla devastazione del territorio al crollo del costo del lavoro, passando per la Madre di tutti i Casini del Mondo, ovvero l'esaurimento delle risorse.

Io credo invece che il movimento no-global abbia forse diagnosticato correttamente una componente del male, ma abbia certamente toppato la cura.

Infatti il loro errore, a me pare, così come l'errore in genere dell'ecologismo - di destra e di sinistra - è il pensare che il progresso si possa fermare, o - peggio - che sia possibile semplicemente mettere le lancette indietro e azzerrare dieci, cento, mille anni di storia.

Non è così, almeno credo, e a sostegno della mia analisi posso semplicemente citare il fatto che non è mai successo, che si torni indietro: alzare barriere doganali, chiudere le frontiere all'immigrazione, frenare l'outsourcing non sono cose giuste o sbagliate in se': sono cose irrealizzabili, per via politica: solo la catastrofe può azzerare tutto, ma non è quello che speriamo o quanto meno non lo spero io. E' una macchina lanciata a velocità massima, e puoi al più manovrare il volante, ma non puoi frenarla ne' mettere la marcia indietro. E la sinistra stessa, complessivamente, ha commesso e commette l'errore di non volercisi mettere al volante, teorizzando impossibili marce indietro: invece di ricorrere ad una delle sue matrici, l'internazionalismo, la sinistra si è rinchiusa da una parte nei vecchi - e oltre certi limiti anacronistici (ma vaglielo a dire a Vendola) braccio di ferro salariali (persi) o in una riscoperta, a sua volta vetusta (ma vaglielo a dire a Veltroni) del "liberismo", andando dietro ad un altra ideologia che oltre ad essere caratteristica della destra è anch'essa alle corde. Ridicolo.

Sappiamo che parte del male ha origine da una zona franca sovra-nazionale non sottoposta ad alcun controllo: dalle transazioni finanziarie allo sfruttamento della forza lavoro: possiamo far lavorare una banda di bambini del bangla desh senza incorrere in nessun reato.
E se lo sappiamo, che tutto questo non va, dove sono le sedi di coordinamento - virtuali, fisiche, di qualsiasi tipo - delle sinistre internazionali? Dove quelle dei sindacati? Chi sta elaborando un embrione di istituzione che governi i rapporti economici tra paesi? Perchè le sinistre mondiali non solo non lo stanno facendo, ma neppure suggeriscono che sia opportuno iniziarlo a fare, e invece si perdono in chiacchiere stupide - come ad esempio la spettacolare cazzata di litigare all'interno del PD sull'opportunità o meno di entrare... nel partito Socialista Europeo?

mercoledì 15 dicembre 2010

la colpa è del sistema. Quello limbico.

Sento e leggo i commenti intorno alle violenze di ieri, e mi paiono fondamentalmente appiattiti su due fondamentali errori: Per la sinistra, la causa prima è il disagio giovanile di ragazzi senza futuro, ergo responsabile è il governo Berlusconi e la mancanza di risposte serie alla crisi. Per la destra - simmetricamente - la colpa è della sinistra. Se Bersani appoggia la protesta degli studenti cosa resta a questi ultimi se non incendiare cassonetti?

Se queste spiegazioni si limitassero ad essere semplicistiche e finalizzate a guadagnare punti-propaganda la cosa sarebbe relativamente innocua: si neutralizzaerebbero a vicenda.

Secondo me invece sono anche - e molto - pericolose, perchè forniscono ai pochi (ma troppi) violenti una giustificazione, una dignità, un senso che assolutamente non meritano. "Non sono così perchè sono un testa di minchia - dunque -" mi figuro l'idiota riflettere pensoso tenendo fra le mani la bassa fronte irta di peli "sono così perchè c'è Berlusconi/Bersani, perchè la mamma mi picchiava, perchè la società è cattiva. Gu."

Ho la fortuna/sfortuna di abitare al centro, e che sia per il derby o che sia per le manifestazioni, casa mia è un posto dove si capisce quale fortuna sia avere un parcheggio. (io non ce l'ho)


Sembra incredibile, ma che vinca la Roma, la Lazio o Berlusconi, la mia macchina - chissà perchè - è sempre nel mirino.
Credo che la prima cosa da rilevare - quando i cassonetti, le automobili e i bancomat sono in fiamme - sia che gli operatori del disastro sono stati mossi da un automatismo che viene di norma evitato da i più svegli tra i primati. Se si vedono scimmie interagire, ci si accorge che ci sono quelle collaborative, che fanno comunella, ci sono quelle gerarchiche, che comandano con un accorto uso di carota e bastone, e poi...ci sono i coglioni. Scimmiette o scimmioni ritardati che menano le mani a cazzo di cane appena gliene capita l'occasione, perchè la loro struttura mentale non è dotata di sufficienti freni per mettere a segno azioni demenziali, controproducenti e pericolose per se' e per gli altri.

Mettere in evidenza l'automatismo tribale e non strumentalizzare politicamente questo tipo di azioni ha il vantaggio di isolare - come fanno appunto i primati - i più cretini della banda.

Ho visto ragazzini scappare spaventati, e li ho sentiti incazzarsi, per quello che stava succedendo. A piazza Venezia, dove ero stata la mattina, era un susseguirsi di striscioni di questo tenore:

Un susseguirsi di "vogliamo studiare" "sì alla conoscenza no alla violenza". Ragazzotti pacifici, anche se incazzati, ridotti al rango di criminali e strumentalizzati a destra e a sinistra da un lato, e criminali deficienti elevati a rango di "espressione della disperazione giovanile".

Io - più che altro - penso che sarebbe una soluzione assai più sensata mandare un po' di vecchi militanti della CGL nelle scuole a insegnare ai ragazzini a fare un servizio d'ordine come si deve, senza ricamarci troppe cazzate attorno.

lunedì 27 settembre 2010

sotto la cravatta regimental

Quando si era in tempi di guerra fredda e di democrazia cristiana, io andavo ad una scuola di sinistra, avevo una famiglia di sinistra, frequentavo gente di sinistra: I know my chicken.

E la sinistra italiana, in quei tempi lontani, era - dall'autonomia operaia al PCI, una sinistra sostanzialmente comunista, sia quella parlamentare sia quella gruppettara. E quel passato pesa come un macigno, oggi: il far riferimento ad una ideologia politica fondata sulla creazione dell'Uomo Nuovo, del Mondo Nuovo, via abbattimento dell'esistente, è la premessa dello sfacelo di oggi. Mentre infatti ovunque altrove la sinistra accettava la responsabilità del governo, con tutto ciò che consegue necessariamente in termini di compromessi con la realtà, in Italia sognava - complessivamente - la rivoluzione. Anche lo stesso PCI, da un lato pragmaticamente accettava le briciole della spartizione elargite dalla DC e si acquattava negli spazi che gli venivano consentiti dalla democrazia liberale: una rete TV, il mondo dello spettacolo, il sindacato, le cooperative, dall'altra poteva - tenendosi alla larga dal governo - continuare a cullarsi con i suoi lontani orizzonti, il sol dell'avvenir, e a ninnarci il suo elettorato. Orizzonti tanto più certi quanto più lontani. Era, quella, una forma di compromesso che consentiva di rimandare a data da destinarsi il necessario confronto con la realtà del fallimento del modello socialista. Poi, nel 1989, la realta si è manifestata in modo in equivocabile - come è suo uso - lasciando i nostri con un bel paio di braghe al posto del rosso vessillo.

Oggi, quella sinistra lì, che ha il pregio di avere esercitato una sua qualche forma di politica, e di avere - se pur tardivamente - riconosciuto i suoi errori, è divisa tra la vergogna di se' e l'incapacità e la disabitudine a prendere in mano il potere e gestirlo. Prova a fare politica ma non ci riesce, perchè insieme al bambino ha buttato l'acqua sporca: un contraltare al partito di Berlusconi inefficace e inappetibile, anche se l'unico che abbiamo.

L'altra sinistra, quella gruppettara, invece, quella che di mediazioni e di compromessi non voleva neppure sentir parlare, quella che occupava i feudi delle scuole e delle università, e sognava la revolucion mentre confezionava molotov ed espropri proletari, oggi si è riversata in massa nel partito del non voto, o del voto-per-restare-all'-opposizione: magari ha tagliato barba e capelli ma è sempre la stessa: chi ha sempre considerato lo stato italiano, la costituzione, degli orpelli borghesi da abbattere con la rivoluzione proletaria, nel "non voto" si ritrova perfettamente a casuccia, anche se oggi invece delle molotov sfoggia un leggiadro ghigno di nonchalance, e magari una splendida cravatta regimental.

Chi è al governo militarizza la scuola? E chissenefrega? Lo stato borghese è da abbattere, non si può sanare. Simboli dei partiti nelle istituzioni? Chissenefrega, la costituzione è una farloccata nata da un lurido compromesso con i cattolici, che vada a farsi fottere. L'università sta per chiudere? Chissenefotte, morte allo stato borghese e alle sue istituzioni...

Cari buoni vecchi trinariciuti di una volta, avrete tagliato la barba e vuotato le bottigliucce di benzina, ma continuate a godere del tanto peggio tanto meglio, continuate ad applaudire alle macerie dello "stato borghese": sotto vostra la cravatta regimental batte un cuoricino molto radical, anche se tutto sommato assai poco chic.

la macellaia in grembiulino

Nahum, sententosi evidentemente chiamato in causa dalla mia invettiva, risponde consigliandomi un libro. Non è cattiva volontà, che non sia corsa a comprarlo - e prometto che lo farò appena ne avrò tempo e voglia. Mi pare però che la sua risposta rappresenti molto bene la curiosa tendenza ad appiattire tutto nello slogan, assai caro al partito della pagnotta, che recita "i politici sono tutti uguali". Per lui, così dice, Gelmini e Berlinguer pari sono.
So che la riforma Berlinguer (quella universitaria, che quella delle superiori non è mai stata fatta) non è piaciuta a molti di quelli che nella scuola ci lavorano; chiarisco subito che ne parlo da profana.
Non mi interessano minimamente le critiche di "anglofilia": copiare, imitare, è una delle facoltà umane migliori e più paganti, e i vantaggi di quella riforma non sono inesistentti : adeguare l'università italiana agli standard europei - favorendo una maggiore circolazione degli studenti - riempire un gap statistico con i paesi che avendo la laurea breve hanno un gran numero di laureati in più, e creare una tappa intermedia per evitare l'abbandono scolastico. Mi dice, chi nell'università ci lavora, che la riforma ha creato una pletora di laureette incapaci da una parte di formare delle professionalità spendibili e dall'altra non sufficientemente approfondite da essere culturalmente formative: è possibile, è probabile, non discuto: tra pregi e difetti della riforma, probabilmente c'è molto da rivedere.
Quello che mi pare invece non solo discutibile, ma bizzarro e direi quasi mostruoso, è citare quella riforma discutibile per avvicinarla alla mannaia Gelmini.
Iniziamo col dire che il termine "riforma" applicato alla Gelmini ha - come tante altri italiche questione - una sfumatura di ipocrisia copiata dal linguaggio aziendale. Come tante "ristrutturazioni" societarie, il suo scopo è infatti realizzare un consistente risparmo sfoltendo il personale. So benissimo che l'esigenza del risparmio non è affatto secondaria o trascurabile, infatti la riforma Berlinguer - soprattutto quella delle superiori - ne aveva tenuto conto eccome. Ma ne aveva tenuto conto all'interno di una ristrutturazione del sistema organica. Gelmini invece taglia alla dove viene e senza alcun criterio: nei cicli inferiori affolla le classi, toglie insegnanti di sostegno, toglie il tempo pieno: all'università blocca il turn over dei professori, accorpa facoltà più o meno a casaccio e toglie ogni senso a chi - sperando nella carriera universitaria - si ritrova ad avere un lavoro malpagato, precario e senza sbocco. Naturalmente, questa "riforma" è accompagnata - comme d'abitude - da una fanfara di intollerabile propaganda. Da una parte Gelmini evoca incessantemente l'ignominia del diciotto garantito - slogan vetusto riesumato come uno zombie dalle antiche manifestazioni di piazza sessantottine, e che nessuno si sogna oggi di tenere nella benchè minima considerazione - dall'altra millanta una nuova era di meritocrazia e di disciplina. La sua riforma si può sintizzare in "la mannaia più il ritorno al grembiulino". Tutto questo condito da micro iniziative (costose, inutili, incostituzionali e schifosine) per molcire quei preti e quei fascisti che danno il "contenuto" ideale ad un governo altrimenti concentrato su faccende poco pertinenti la gestione della cosa pubblica.
Ora, la riforma Berlinguer è meravigliosamente criticabile: come tutto ciò che è fatto di qualcosa, può esssere discusso, criticato, aggiustato e all'occorrenza mutato. Le operazioni della Gelmini invece sono un massacro, la nullificazione organizzata - ma col vestito della festa - e la propaganda, oltre a fare la sirena incantatrice, ha la caratteristica di non poter essere discussa: se non sei con noi, con il nostro "popolo" come dice Berlusconi, che dopo aver saturato le metafore calcistiche approda su quelle etniche, non puoi che essere un lurido sessantottino favorevole al diciotto garantito, fine del dibattito.
E il nulla avanza, tra i loro applausi e il vostro silenzio.

venerdì 24 settembre 2010

una piccola invettiva, ma piena di furore

Ecco, sono in molti in questo paese ad apprezzare i corsi di sopravvivenza nelle scuole e a fottersene allegramente se non si fa lezione e le università rischiano di chiudere: sono in molti ad apprezzare questa miscela di fascismo, coattaggine e menefreghismo italiano che è ben rappresentato da Gelmini, La Russa, Tremonti.
Non è a loro, che si rivolge la mia invettiva, perchè loro stanno avendo esattamente quello che vogliono e per cui hanno votato: si rivolge a tutti coloro - moltissimi - che pur trovando insensato tutto questo hanno lasciato che accadesse: stiamo pagando cara la vostra purezza, la vostra coscienza linda, il vostro odio per i compromessi, il vostro carrierismo, la vostra incapacità politica. Voi che per abbandonare il centralismo democratico - perchè ve lo chiedeva il vostro nemico - avete creato un partito senza testa, voi che o il bipolarismo o niente, voi che o il proporzionale o niente, voi che non rinunciate al sol dell'avvenire e nessun partito è abbastanza di sinistra, e voi che l'unico partito che poteva farcela non lo avete votato, perchè non era abbastanza carino e/o di sinistra e/o di destra, perchè era troppo socialdemocratico, perchè era troppo poco socialdemocratico, e perchè pensate davvero - ma sul serio e senza sentirvi ridicoli - che la vostra coscienza valga più della più grande università d'Europa.
Pagherete anche voi, questo sfascio, e quando il fondo sarà toccato cercherete di farci dimenticare la vostra complicità , la vostra indifferenza e la vostra inanità, ma saperlo non è una consolazione.

Al Quaeda

Su In Minoranza (bentornato!), una analisi interessante sulla modernità di Al Quaeda.

sabato 18 settembre 2010

uomini e polli

Tendo a credere ai profeti del picco, non per millenarismo congenito ma perchè ho l'impressione che gli argomenti di chi il picco lo nega siano molto deboli: uno scherno un po' arrogante unito ad una fiducia illimitata in un progresso tecnologico che allo stadio attuale però non pare aver prodotto nulla di lontanamente paragonabile alla manna petrolifera che ha reso possibile il nostro benessere diffuso. E tendo a crederci anche perchè penso che un assaggio del'orrendo pastone sia già l'attualità, dai casini per la trivellazione troppo profonda alle guerre nel medio oriente.
Un blog, sul sito di Le Monde (hat tip: Petrolio) intervista Robert Hirsh, un ex responsabile della ricerca sui carburanti di sintesi della exxon, a proposito della scarsa informazione, della censura, che ci sarebbe intorno al problema ormai maturo per esplodere. Sulla opportunità, e soprattutto sulla praticabilità del diffondere informazioni sulla questione ho più dubbi che certezze, però. Se se ne parla in termini (forse correttamente) catastrofici, non si fa che anticipare il momento del crollo ed è una responsabilità che nessun politico vuole prendersi, se se ne parla in termini blandi l'effetto sarà nullo: la gente mediamente non è disposta prendere misure serie di risparmio energetico e contenimento dei consumi. La zona sotto il vesuvio è abitatissima, e nessuno pensa a sgombrare S. Francisco o Messina, in vista del Big One. Temo che l'umanità nel complesso non sia adatta a gestire previsioni ma solo ad affrontare emergenze. Come diceva il (purtroppo) geniale Celine, l'uomo è intelligente come la gallina è un volatile.

giovedì 16 settembre 2010

Sarkosì e kosà

Vignetta di Leo Ortolani, via GDR online

Agli insulti del commissario Europeo, che ha accusato il premier francese di usare gli stessi sistemi contro gli zingari in voga nella seconda guerra mondiale, Sarkozy astutamente risponde "Prendeteveli voi gli zingari", che è un po' la risposta standard di tutti quelli favorevoli alle deportazioni.

Ora - premesso che Francia odierna ben poco ricorda il terzo Reich - una breve considerazione la farei. La sagace risposta del premier francese tradisce il problema: gli zingari cacciati dalla Francia, infatti...sono andati in Spagna: in poche parole, se i Rom sono un problema, Sarkò l'ha semplicemente scaricato a qualcun altro. Questo riporta la questione nei termini un po' più corretti: noi che siamo favorevoli alla legalità e all'integrazione, a sborsare grana perchè i campi siano decenti e a mandare i bambini rom a scuola a calci in culo - noi che siamo ostinatamente convinti che le deportazioni non siano una soluzione - di solito siamo ricoperti di pernacchie: ci viene chiesto il 740 e se guadagnamo più di 12.000 euro l'anno siamo bollati come intollerabili radical chic: riccastri ipocriti che mentre nuotano nei dollari come Paperone impongono ai poveri proletari la presenza di un popolo di straccioni, sardonico e testardo, che di integrarsi non ha alcuna intenzione.
Perfetto, voi che radical chic non siete, voi che siete proletari veri, uomini cazzuti e nerboruti e con le mani sporche di terra, voi che avete appena levato gli occhi dalla catena di montaggio per incidere sulla bloggosfera la vostra rabbia fieramente nazional-popolare, di quale soluzione parlate, di grazia, quando plaudite alla deportazione dalla Francia alla Spagna?

lunedì 13 settembre 2010

adieu ataturk, adieu montesquieu

Non so se la Turchia sia oggi più vicina o più lontana a una Europa che comunque sembra divisa tra chi non vuole quel paese perchè i diritti umani e chi non lo vuole perchè l'Islam.
Il "pacchetto" del referendum sembra ben confezionato, non lo nego ma temo che contenga più di uno specchietto per le allodole: più democrazia, più diritti alle donne, la privacy e quant'altro.
Sarò militarista e antidemocratica, ma io salti di gioia ne faccio pochi, e non solo per il rischio di perdere l'unico paese a maggioranza mussulmana alleato ad Israele.
Quel paese era lì a dirci che la "laicità" sarà anche nata con il cristianesimo ma che è uno strumento universale, a disposizione dell'umanità intera e che anche in un paese a maggioranza mussulmana la teocrazia non è un destino. Se la Turchia, con tutte le sue beghe, ha avuto uno sviluppo politico, economico e culturale notevole, è perchè ha sviluppato una sua peculiare via - non sempre simpatica ma efficace - per tenere i preti fuori dai piedi. Sarà tranchant e poco argomentato, ma è quello che penso.
Inoltre non posso fare a meno di chiedermi se la tendenza - un po'ovunque (e certamente in Italia) di minare il principio di suddivisione dei poteri in nome della democrazia non apra la strada ad un futuro di democrazie populiste, fondate non su complessi sistemi di pesi e contrappesi a fondamento di solide costituzioni ma - come molte dittature popolari - tra cui il fascismo - sul carisma del leader e sul controllo dei mezzi di comunicazione.
Adieu Ataturk, e quel che è grave: adieu Montesquieu.

sabato 11 settembre 2010

circolarità

Certo che la rassegna stampa la mattina può essere davvero divertente. Sono giorni che sento - tanto sulla stampa internazionale quanto quella italiana - titoloni cubitali con vibrate denunce del mentecatto anglicano. Stamattina i titoli (tutti) sono: come è stato possibile che un povero mentecatto per giorni e giorni abbia monopolizzato i titoli di tutti i giornali?

venerdì 10 settembre 2010

piccoli antimperialisti piangono

A quanto pare il povero Chavez è rimasto orfano.

E anche il buon Adma non sarà contento, di veder vacillare la fragile alleanza antimperialista, vista la dichiarazione di Castro:

"Gli ebrei vengono diffamati da oltre duemila anni. L'Iran dovrebbe capire che il popolo ebraico sopravvissuto grazie alla sua religione e alla sua cultura, è stato cacciato dalla sua terra e perseguitato in modo terribile in tutto il mondo e per tutto questo tempo".

Tutto si può dire, tranne che il periodo non sia denso di sorprese.

giovedì 9 settembre 2010

benza sul fuoco. aggratis.

Credo che non ci sia evento al mondo in grado festeggiare con più efficacia il crollo delle due torri (altro che commemorare le vittime) di un prete che organizza un rito bruciando pubblicamente il libro sacro di un'altra religione.
Ciò detto mi rimane difficile capire perchè l'idea incendiaria di un idiota qualsiasi, che in questi ultimi anni ha visto sfoltire la sua parrocca o diocesi (o quello che cazzo hanno gli evangelici) fino ad arrivare ad avere un gregge di non più di una cinquantina di pecorelle (nere, sia chiaro) possa nel giro di niente diventare tema di turbativa globale, tra dichiarazioni preoccupate e di condanna dell'onu, della Santa Sede, e del Dipartimento di Stato americano, nonchè lividi mugugni della stampa araba e manifestazioni di indignazione.


Disegno di Roland Topor

giovedì 27 maggio 2010

caput mundi

Brevi cenni sull'amministrazione Alemanno. Faccio riferimento al centro di Roma, dove abito.

Le amministrazioni precedenti, di sinistra, avevano lavorato per creare ordine, e per cercare - come in tutte le metropoli mondiali - di abituare i cittadini a limitare l'uso del mezzo privato. Questo progetto si fondava sulla costruzione di parcheggi negli snodi fondamentali, aumento dei mezzi pubblici, con particolare riferimento alle linee elettriche e di metropolitana.

Segnatamente, nel mio quartiere funzionava a meraviglia un tram circolare, che collegava piazzale Flaminio a piazza Mancini. Il tempo previsto da casa mia a piazza Mancini era di dieci minuti, il tram aveva corsie preferenziali ed era un mezzo assolutamente affidabile.

Si era iniziata - fra mille polemiche, cavalcate dalla destra - la costruzione di un parcheggio al Pincio. Ovviamente sotterraneo.

Sul lungotevere si erano iniziati i lavori per un altro parcheggio, che doveva aumentare anche l'area pedonale e il verde pubblico.

Era stato aperto al pubblico il giardinetto sopra la rampa di piazza del Popolo.

Villa Borghese era accessibile al pubblico e pulita.

Il rispetto delle regole andava via via migliorando: la politica era di nessuna tolleranza per chi usava le corsie preferenziali, per chi piazzava l'auto in sosta vietata o per chi entrava nelle zone pedonali.

Situazione attuale:

I binari del tram circolare, che scorreva sulla Via Flaminia all'andata e al ritorno su via Vico sono stati tolti, dopo mesi e mesi di scavi: pare che i binari ora scorreranno sempre e solo su Via Flaminia: attualmente il tempo di percorrenza da p.Flaminio a P.Mancini è di tre quarti d'ora circa, ma qualcuno spera che a lavori finiti e a denari bruciati la situazione ritorni come prima. Vedremo.

Il parcheggio del Pincio è stato richiuso: tutto il lavoro iniziato è andato perso, e ci sono voluti mesi di soldi e lavori pubblici per annientarlo. Ha vinto la scuola del NO a qualsiasi iniziativa, la scuola del NIMBY, che ovviamente è praticata ancor più dalle destre che dalle sinistre, diversamente da quello che recita il luogo comune. Ricordo qui che la scelta di favorire il traffico autostradale alle ferrovie pubbliche ha portato alla vittoria della Lega, assai meno favorevole della Bresso alla costruzione della TAV.

Il cantiere sul lungotevere è fermo. Chiuso, non va ne' avanti ne' indietro.

Il giardinetto sulla rampa viene aperto e allestito in occasione delle feste organizzate dal comune, a scopo di accoglienza dei VIP. Altrimenti resta chiuso.

Villa Borghese è un capitolo a parte. Gran parte del parco non è più accessibile, perchè il concorso ippico (durata 5 giorni) sotto l'amministrazione Alemanno diventa una città di tendoni, tubi innocenti e bancarelle e parcheggio camion, autobus e macchine. L'ingresso all'iniziativa sarà, presumo, a pagamento: il tempo complessivo previsto tra montaggio e smontaggio della tendopoli è due mesi. In pratica andiamo avanti fino a luglio e sarà da vedere in che condizioni sarà il territorio dopo. Non c'è più il parco, zero, zip,

Tutto ciò che è escluso dal concorso ippico e accessibile è affollato, lurido e polveroso.
Il parco è annientato per tutta l'estate. Produrrò foto, se ho il fegato di andarci.

Le regole non vengono più rispettate in nessuna forma. Tutto ciò che è pedonale viene invaso da macchine, e il parcheggio in sosta vietata è ridiventato la norma. Il disordine regna sovrano.

In compenso, si mormora che per la metropolitana C non ci siano più i soldi.

Ora, il mio pensiero l'ho espresso altre volte, ora cerco di chiarirlo ulteriormente. C'è chi ha voltato Alemanno perchè espressamente voleva tutto questo.

Non ho stima di queste persone, ma ne comprendo il senso e l'esistenza. Si può desiderare che il verde pubblico diventi una bolgia di bancarelle, si può desiderare che venga favorito il traffico privato. Non mi piace, ma ne percepisco il senso.

Chi invece non ama affatto tutto ciò, ma non ha votato Rutelli perchè "è amico dei preti", o perchè "è l'Arberto sordi de Noantri" o perchè "destra e sinistra, l'è tutto un magna magna, è inqualificabile sotto il profilo culturale, etico, morale, ma soprattutto intellettuale.

giovedì 20 maggio 2010

parassiti

Non sono tra i fan delusi di Santoro, per tre semplici motivi. Il primo è che non sono una fan: mi sono mai "illusa" sulle qualità politiche e morali dell'uomo, il secondo è che rispondere ad un input economico è tristemente banale, direi quasi automatico: dovrei dire io di no a milioni di euro, per criticare lui. Il terzo è che nessuno, in Italia, è minimamente in grado di contrastare un potere mediatico, politico, economico, di minaccia ed estorsivo di queste proporzioni.

Ed è sorprendente che ci si soffermi sulle scelte di un uomo che - se pur professionalmente bravissimo - non ha mai brillato per limpidità, chiarezza e onestà intellettuale mentre non si rilevi il fatto - quello sì atrocemente preoccupante - che la RAI - affogata di debiti - paghi oro per liberarsi della trasmissione ...che procura il maggior numero di introiti pubblicitari di tutto il palinsesto.

Parliamo di una azienda che sta morendo, a causa del fatto che i suoi gangli nervosi - parassitati dalla concorrenza - sono preposti ad ucciderla.
Da tempi non sospetti la RAI nutriva il morbo che un giorno l'avrebbe uccisa: la concorrenza tra le reti, la lottizzazione, hanno fatto di una azienda che pure aveva un enorme bagaglio di professionalità una specie di corpo conteso dagli appetiti di tutta la classe politica, nessuno escluso. Ma i germi che la infettavano prima di Berlusconi avevano comunque interesse a mantenere in vita l'organismo, mentre questo lavora al puro scopo di ucciderlo.
Questa, è la cosa grave e rilevante: non le scelte banali e scontate di una star televisiva gigiona, populista e di successo.

martedì 18 maggio 2010

guerra o pace?

Il mio amico Palmiro è dannatamente pigro, e dovrebbe scrivere di più. Sono d'accordo solo in parte con quello che dice qui, ma vale la pena di leggerlo.

venerdì 14 maggio 2010

un disprezzatissimo shoppa

La verità è che mi piacerebbe moltissimo trovare un sistema paraculo per fermare la marea nera, ma oltre ad essere scarsa in economia, sono un ingegnere di nessun pregio e pertanto sono costretta a mantenere - anche qui - un basso profilo. E così, dopo lunghe riflessioni sull'incongruità del trivellare oceani per produrre un oggetto - il famigerato sacchetto di plastica - che viene prodotto al solo scopo di portare le mie cose dal negozio a casa e poi finisce nell'immondizia, mi sono comprata uno splendido shoppa rosso profumato di cumino, che porto fedelmente in borsa.
Incredibile a dirsi, l'esser - se pur lo ammetto assai miseramente - virtuosi produce negli altri un disgusto realmente incontenibile: ieri mi presento in cassa con un paio di bragazze (in una catena di strazze da due soldi, preciso) pago, e quando la commessa tira fuori il suo pezzo di petrolio sorrido e dico "no grazie". Mentre mi guarda esterrefatta e perplessa, mi sposto più in là per fare posto alle clienti successive, estraggo il mio rutilante shoppa, e ci infilo dentro la braga, percependo una scia di brusio alle mie spalle. Mentre scendo le scale, mi raggiungono le due tipe e - volutamente a voce alta, per manifestare il loro sommo disprezzo: "ma guarda questa, pur di non prendere il sacchetto di plastica, dove mette la roba". Non ho avuto la forza di rispondere, ma la cosa mi ha lasciato assai perplessa: capisco avessi fatto paternali, rotto il cazzo, ostentato virtù, fatto concioni ecologiste, ma può accadere che sia socialmente obbligatorio portare la merce nel sacchetto fornito dal negoziante? Quale segreto rituale ho violato, osando portare la mia merce in un pezzo di petrolio riciclabile invece di riempimi la casa di immondizia?

giovedì 13 maggio 2010

cosa leggere, chi ascoltare

Scrivo poco, sul blog, e non sono la sola: quasi tutti i miei amici che amano scrivere di politica hanno un blog silente, e non credo sia solo una questioni di mode: chi ha bisogno di parlare di politica rischia, in questa situazione, di ritrovarsi a parlare di cose troppo minimali, rispetto al bordello generale, o - peggio - ad urlare cazzate.
Nel marasma - mi pare - tacere o più genericamente mantenere un basso profilo diventano valori aggiunti. Il problema ora quindi non è tanto cosa scrivere, per quello che mi riguarda, ma cosa leggere. E per "cosa leggere" intendo giornali/libri/blog/riviste: qualsiasi cosa.

O chi ascoltare. E non è semplicissimo, eh?

Tanto i profeti di sventura che gli ottimisti indementiti partono spesso da una matrice ideologica, perlopiù obsoleta, e alcuni di loro - i peggiori - neppure se ne accorgono e magari finiscono citati da Blondet.

Chi - come me e molti altri - non ha alcuna base di economia e deve affidarsi al pensiero altrui, è costretto ad operare una selezione con criteri diversi da quelli tecnici. Questo non è un male, lo facciamo sempre: non abbiamo bisogno di essere "esperti" per farci un giudizio su tecnici che ne sanno molto più di noi. Va da se' che ci possiamo sbagliare, ci mancherebbe, ma usiamo dei criteri che gioco forza prescindono dalle conoscenze tecniche e attingono ad altro.

Affidarsi alla cieca a chi sostiene di avere capito è rischioso: chi ha qualche competenza rischia di fare corrente, magari perchè strilla più forte, e a dar retta ai presunti esperti si rischia di continuare a non capire una ceppa, ma con arroganza.
In sintesi, dovendo comunque affidarmi alle conoscenze altrui, mi affido ai seguenti fallaci sistemi:
1) Tendo a diffidare di chi ragiona in modo binario. Chiunque appaia aperto al dubbio mi sembra di per se' più affidabile.
2) Tendo a diffidare di chi è ferocemente ideologico.
3) Tendo a fidarmi di chi è maggiormente consapevole delle proprie "matrici" ideologiche. Solo chi sa chi è può riconoscere la propria fallacia e conservare il proprio pensiero critico. Le ideologie non sono mai autoconsapevoli: Marx pensava fosse "natura", il cammino verso il socialismo, così come i liberisti erano convinti che fosse "natura" il principio di autoregolamentazione del mercato. Diffido quindi di chi è convinto che il proprio pensiero sia "osservazione neutrale".
4) Per "stanare" e cassare l'ideologo inconsapevole, cerco di utilizzare la memoria storica: diffido quindi di chi cerca di "etnicizzare" o di attribuire disegni nazionali alla finanza, chi parla di lasciar fare al mercato che risolve tutto, chi blatera di perfidalbione, chi spiega che le banche non vanno aiutate ma vanno aiutati i popoli. Tutti costoro, anche se sanno fare due calcoli più di me, mi puzzano a priori. Un conto è vendere l'usato, operazione lecitissima, un conto è vendere l'usato spacciandolo per nuovo. E anzi, - questi venditori di ciarpame paradossalmente mi puzzano ancora di più proprio quando sanno fare due calcoli più di me.

Il problema è che, fatta questa selezione, resta ben poco da leggere o da ascoltare. Sono aperta a qualsiasi consiglio.

domenica 9 maggio 2010

informazione

Apro la mia pagina personalizzata di google. A destra, un amico di facebook comunica che ha fatto nove starnuti di seguito, a sinistra il blog Petrolio mi informa che la calotta di contenimento, lungi dal contenere la marea nera, ha scatenato un altro mostro: i clatrati. Prodigi dell'informazione.

giovedì 6 maggio 2010

serendipity 2

E mentre nei musei di arte contemporanea in Italia si continua ad esporre opere che sono le ennesime riedizioni riciclate della Merda d'artista di Manzoni, in un eterno ronzare attorno al trito concetto del rapporto tra arte e mercato, la scultura contemporanea - per fortuna - va avanti.
Putroppo, siccome a volte andando a caccia di merda si trovano fiori, questo blog l' ho trovato grazie (?) alla ricerca su Merino, scultore di mezzi espressivi interessanti ma banale nei contenuti di denuncia politica, e decisamente antisemita.

venerdì 30 aprile 2010

vecchissima

...ma non l'avevo mai vista!

venerdì 23 aprile 2010

ultime notizie dal popocatepetl

Di tutte le webcam che avevo impostato sulla mia pagina igoogle, per motivi tecnici è rimasto solo il popocatepetl.


Lo scruto in diretta diverse volte al giorno, fuso permettendo, e aspetto e aspetto di avere uno scoop in esclusiva sull'eruzione, ma lui sbuffa sereno (mentre il Eyjafjallajokull si dà da fare).

Ogni tanto, una mosca si poggia sull'obiettivo.

martedì 20 aprile 2010

placebo e nocebo

Beh, davo un'occhiata alle query che portano a questo blog e questa l'ho trovata strepitosa:

"acutil vitaminico con l'assunzionne di omeopatici causa effetti collaterali ?"

Ovvero:

"un placebo chimico e prodotto da multinazionali farmaceutiche , se assunto insieme ad un placebo allo stato puro e prodotto da produttori di rimedi alternativi, può provocare un effetto nocebo?

Ovviamente, la risposta è "sì"

lunedì 19 aprile 2010

i quaderni canterini

Devo essermi fatta, in qualche momento della mia vita, l'idea che se avessi recuperato - o mantenuto - ogni singolo frammento anche solo blandamente significativo del mio passato in forma di amico/parente/figurante mi sarei guadagnata l'eternità, in una specie di valle di Giosafatte ante-giudizio, con le persone al posto delle ossa.

Per una come me, quindi, Facebook è un gioco interessante. Mi viene in mente un brandello, un nome, un cognome, e parto alla ricerca del frammento perduto per ricostruire il puzzle.

E' così che l'altro giorno ho scritto a Maria Giulia.

Era stata mia compagna in quarta e quinta elementare, e pur non essendo lei la mia migliore amica, ci eravamo frequentate un po'. Mi piaceva forse proprio perché il suo mondo orbitava a distanze siderali dal mio. Seconda figlia di sette fratelli (io figlia unica) di una famiglia molto cattolica (i miei ebrei atei) e molto serena (noi furibondamente litigiosi). La mamma era giovane, bella, sfornava torte e allevava la sua squadra di bambini, da uno a dieci anni: avevano delle sedie di legno con un cuore intagliato, e le tendine a quadretti rossi e bianchi. Tutto era curato e sacrale, in quella famiglia, i giochi di costruzione di legno, le bambole di pezza...nessuna concessione alle mode, ma con molta dolcezza.

Neanche io avevo la Barbie, e avevo poche bambole - in genere viste da mia madre però con manifesto disprezzo femminista. Non ero certo viziata, eppure coltivavo una mia forma di consumismo subdolo e infelice, che - penso nella speranza che mi decidessi finalmente a studiare - non mi veniva negata: la cancelleria. Ogni quaderno nuovo mi sembrava una promessa, e quando poi lo avevo iniziato, diventava subito lo specchio della mia pochezza di studiosa, del mio orribile disordine, della mia incostanza. E così lo dismettevo il prima possibile con qualche scusa per cominciarne un altro denso di nuove promesse.

Maria Giulia no. Maria Giulia aveva dei quaderni un po' cicciotti, non con i quinterni come i miei ma con la costa incollata. Quando ne iniziava uno nuovo, la parte ancora vuota a sinistra veniva riempita con un quaderno vecchio d'appoggio, e da pagina vergava con una calligrafia pochissimo leziosa e molto personale, pigiatissima e ordinata tutte le sue pagine perfette. Inesorabili. Non uno sbrego, non una cancellatura. Se sbagliava, usava il gommino con grande perizia e riusciva ad eliminare ogni traccia di inchiostro anche se le parole, pigiate com'erano dal suo tratto, attaccavano ogni foglio scritto al fogli vergine, e quando staccava la pagina scricchiolava un po, cantava, con un rumore caratteristico, e si andava ad appoggiare sulla parte soffice e già scritta. Aveva una scrittura che si sarebbe persino potuto definire "brutta", ma che nell'insieme dei suoi modi mi incantava: ammiravo illimitatamente questa sacralità che mi era impossibile, e in ogni nuovo quaderno la promessa era diventare la Maria Giulia che non ero, per scontrarmi col mio limite.

Ci siamo scritte qualche messaggio. Mi ricordava? Mi ricordava. Dopo le cerimonie di routine "sono-spostata-ho-figli-lavoro-qui-e-lì-come-passa-il-tempo" ho pensato bene di raccontarle la storia di come i suoi quaderni mi fossero entrati nell'anima: in fondo se uno va a caccia di un frammento questo qualcosa avrà pur significato!

Niente. La confessione dei quaderni deve averla terrorizzata, perchè non ho più ricevuto risposta. Maria Giulia scomparsa.
Probabilmente avrà pensato che preda di raputs di feticismo da cancelleria vintage sarei andata a casa sua, l'avrei strangolata, le avrei rubato i quaderni e li avrei bruciati in un sabba infernale.

Peccato. Ho dovuto prendere atto di due miei errori tipici.

Tra me e gli altri c'è una differenza. Io avrei amato essere ricordata così, e mi sarebbe piaciuto saperlo con tanta distanza: a lei - con tutta evidenza - no.

E il secondo errore è che il passato non è ciclico, non ritorna, è lineare e a volte è infinitamente più potente se non lo si va a disturbare.

sabato 17 aprile 2010

basta con la sinistra dell'odio

Con grande angoscia leggo - di blog in blog - che sotto uno dei tanti post commemorativi di Vianello, qualcuno - coperto dall'anonimato - ha ricordato senza simpatia il passato politico recente di Vianello, quando diede la sua garbata e affettuosa adesione nella vittoriosa prima campagna elettorale di Berlusconi (a ricordarne il passato più antico, ci ha pensato Tremaglia, e non - grazie al cielo - il cattivo e disgustoso avvoltoio comunista).
Pare, leggo, che ci sia la seria preoccupazione che l'odio feroce del commento possa arrivare forse - chissà - all'orecchio della Mondaini, ed aumentarne con gratuita crudeltà lo strazio. E' orribile, mi rendo conto, e quindi mi lancio in una ricerca sul blog search: è una inondazione di condoglianze, di amore, di vicinanza. E' la prima notizia nei telegiornali di due giorni, prima degli sbuffi dell'innominabile vulcano, prima delle accuse alla Goldman Sachs! i funerali in diretta! La Parietti! Signori la Parietti è di sinistra ed eccola stringere le mani di Sandra con affetto! Non siamo solo capaci di odiare, noi, non c'è solo il cattivo commentatore, che possa bruciare all'inferno! Il nostro Fazio, nostro, un uomo di sinistra, ricorda Raimondo con commozione... e il nostro Serra ne ricorda con amore l'ironia, e tanti, tanti altri...
Cerco, cerco, disperata, di lanciare un grido di amore io stessa per coprire l'orrenda, viscida dimostrazione di intolleranza di chi ha osato addirittura lasciare un commento su un blog criticando l'attore post mortem...non si fa!
Non si fa! E' odio, è cattiveria, è male, è perversione...ma non trovo altre tracce, non diteci che odiamo! Anche noi ricordiamo Tante Scuse, quelle volte che ci era concesso dopo il carosello, anche noi lo abbiamo amato, tra una lettura di Marx e una di Engels! Dunque abbiate compassione per il viscido commentatore! Wagner fu un musicista immenso! Celine un grande scrittore! Mai più! Not in my name!

le fazioni dell'energia

Leggo sempre con interesse il blog Petrolio, che mi pare informato e competente. L'autrice fa parte di quella - piuttosto numerosa - schiera che attende con con ansia l'apocalisse da "picco" del petrolio. Io sono convinta, con lei (beh, diciamo che mi ha convinto lei) che la politica sia drammaticamente miope al riguardo, e che i giornali apotropaicamente taccino di complottismo un allarme che potrà essere forse eccessivo, ma che non ha nulla delle caratteristiche psicotiche di chi vuole trovare a forza un colpevole per ogni problema, e farne un capro espiatorio.
Ora, nel contempo questo blog mi spiazza e mi è difficile da capire, perchè l'autrice boccia - mi pare - qualsiasi alternativa al petrolio che non siano il solare o il vento. Niente biodisel, niente nucleare.
Qualche giorno fa ho letto in giro un post dove si sosteneva che il solare era una stronzata e che la soluzione era la coibentazione delle case.

Mi sembra incredibile, davvero, che tutti - tutti! - affrontino l'argomento in termini binari. Se sei per il solare, sei contro il biodisel, se sei per il vento sei contro le centrali nucleari, se sei a favore del nucleare fai di tutto per boicottare il solare. Non so. Il mio parere è che se da oggi iniziassimo a pannellare tutti i tetti (condomini compresi, perchè no?) facessimo decine di centrali nucleari, passassimo al biodisel, coibentassimo tutte le case, mettessimo pale a vento in tutte le campagne e in tutte le terrazze, iniziassimo una politica cinese del figlio a testa, diminuissimo e ottimizzassimo i consumi e utilizzassimo la monnezza come carburante avremmo fatto la metà di quello che serve e forse ne usciremmo lo stesso con le ossa rotte.

Trovo desolante e incomprensibile "cavalcare" rabbiosamente questo o quel sistema come "unico" e contrapposto a tutti gli altri, tipico del ragionare per "parrocchie" e non in modo laico e pragmatico.

giovedì 15 aprile 2010

avviso ai naviganti

Credo occorra scrivere un paio di cose, nel caso - non certo - in cui la ripresa di questo blog si stabilizzi.

La rete per me è stata una scoperta elettrizzante. Un mondo pieno di gente che - come me - amava discutere. Mi sono fatta degli amici, dei conoscenti, dei nemici, e fino a qualche tempo fa mi sono sempre divertita.

Mi sono data alcune regole. Flammare fino all'inverosimile, magari insultare a sangue ma mantenendo la bussola della discussione sugli argomenti. Risparmiare la persona, la mamma della persona, la sessualità della persona, l'aspetto fisico della persona (cazzeggi a parte, ovviamene). Soprattutto, e a questo principio sono certa di essere stata fedele, non diffondere dati o considerazioni personali e intime, neppure della gente che mi sta più ferocemente sul cazzo al mondo. Queste regole per me continuano ad essere auree e a queste mi continuerei ad attenere in qualsiasi situazione mi trovassi: trovo odioso rovinare questo bel gioco, libero, con maldicenze, calunnie e sputtanamenti.

Mi sono trovata, più di una volta, a sentirmi accusare di cose molto strane. Se discuto con voi - vi prego di credermi - non è perchè vi amo/odio/penso/bramo/schifo . Se pensate questo, siete egocentrici. La persona/blog/nickname con cui discuto - perchè il discutere sia sufficientemente appagante e divertente per me - deve avere due caratteristiche: essere sufficientemente distante dalle mie posizioni e sufficientemente attrezzato a difenderle. Non amo accanirmi sui deboli. Se avete la sensazione che vi cerchi per qualche altra ragione oltre a questa, vi consiglio di allontanare gli occhi dal vostro ombelico.

Il grosso del divertimento - ahimè - è passato. Da una parte non tira una bella aria. C'è delusione, mancanza di speranza, disgregazione, frustrazione. Dall'altra sicuramente non sono una persona gradevole con cui discutere, e probabilmente invecchiando sono peggiorata. Ho avuto degli scontri molto pesanti, che non ho assolutamente capito e che mi hanno ferito: mi voglio difendere dall'eventualità che questo risucceda. Da me avete alcune garanzie: quelle di cui sopra. Per il resto qui le possibilità che si discuta ci sono. Con calma e serenamente se è possibile, se no anche polemizzando, se no anche litigando. Se vi piace chiacchierare con gente con cui siete sempre d'accordo, vi prego serenamente di cambiare blog: l'ultimo dei miei problemi è il rating o gli accessi.

Un ultima cosa: la mia politica di moderazione è di manica immensamente larga. Amavo molto il blog non moderato ma ci sono tre cose che non accetto: la diffusione di dati (miei o altrui, e per altrui intendo chiunque e basta) le calunnie, e il flodding ripetitivo. Purtroppo sono stata funestata da tutte queste iatture e sono stata costretta moderarlo. Se però non vedete pubblicare il vostro post, a meno che non abbiate floddato, spammato o diffuso dati e/o calunnie, segnalatemelo.
A volte non mi arriva l'avviso in mail e non guardo direttamente dalla bacheca, non sempre blogspot funziona come dovrebbe.

mercoledì 14 aprile 2010

il mistero misterioso

E' impressionante - me ne sono accorta discutendo sul newsgroup dei cristiani - quanto da una parte vivendo in Italia il cattolicesimo sia la amalgama primigenia, ma quanto - al di là dei diktat culturali e del folklore o della superstizione - si fondi sostanzialmente e proprio sulla enunciazione di realtà misteriose e potenti proprio perchè inspiegabili.
Discutevo con un signore colà di ascesi. Io - come scrivevo nel post precedente - non ho proprio nulla contro una scelta di distacco dal sesso (o da qualunque altra cosa "mondana"). Penso, semplicemente, che per chi voglia intraprenderlo si tratti di un percorso complesso e progressivo, fatto di successi e fallimenti, e che l'illusione di rinunciare per sempre e per patto divino alla pulsione più potente dell'essere umano - subito dopo quella ad alimentarsi - negandola, sia illusorio e anche rischioso.
Questa considerazione sta generando una discussione che mi mette a contatto, appunto, con il mistero. Un cattolico colà mi spiega che qualsiasi ascesi lontana dal Cristo è "male", perchè l'ascesi, il sacrificio, senza "amore" è egoismo.
Io non ho capito bene cosa significhi, ma questa considerazione mi ha generato delle considerazioni che riporto qui:

Il "desiderio" per il buddismo (ma forse non solo) è considerato fonte di sofferenza, e la coppia
piacere/sofferenza una inscindibile trappola. L'ascesi è la tendenza ad uscire dalla dualità, ovvero dalla trappola di cui sopra, e aspirare all'unità. Da atea, sono assai meno duale dei buddisti, perchè per me esiste solo ed esclusivamente la carne/materia. Nulla di ciò che è da chi ha fede considerato "anima" è separabile da quella. Ma il loro disegno (mandala, vah), quello dei buddisti, lo vedo e lo capisco, anche se non me ne faccio avvincere fino in fondo.
Arduo è invece il compito di comprendere, a livello emotivo e razionale, il cristianesimo, per chi come me non ne abbia il background familiare e non voglia fermarsi ai puri aspetti di folklore.

Per il cristiano/cattolico Dio è uomo, e già iniziamo con una sorta di paradosso, perchè se per l'ateo esiste solo la carne/materia, e per il buddista esiste l'uno, l'assoluto, che entra nella ruota del mondo, che si "incarna" per diventare duale e comprendere e ritornare a se' stesso, il cristiano non ricompone la dualità. Umano e divino sono separati nel mondo ma...uniti in Cristo.
In questa visione quindi l'ascesi non è l'allontanamento dalla carne, così come concepita dal buddismo, come rappresentazione delle pulsioni umane che fatalmente portano alla sofferenza.

La carne è - può essere - divina, ma sempre, solo ed esclusivamente nella sua polarità di sofferenza. L'altra polarità, quella del desiderio, del piacere è annullata, cancellata e negletta. Demoniaca. Il diamante della ascesi cristiana è la negazione del piacere per l'estasi della sofferenza, perchè Cristo è sì umano - ma solo ed esclusivamente nel suo aspetto più
tragico. L'altra faccia della medaglia è Dio, l'Uno, l'estasi assoluta. E' come se le due polarità fossero un divino necessariamente e sempre "estatico" che deve essere controbilanciato da un umano necessariamente e sempre sofferente.

Qualsiasi percorso di sofferenza - mi pare - avvicina il cattolico a Dio, e qualsiasi percorso di piacere è in se' demoniaco. Non ci sarebbe alcuna contrarietà da parte mia a questa particolare "forma" religiosa, se non fosse destinata a tutti, per amore o per forza, che in Italia anche solo far passare l'uso della terapia del dolore è un problema: io, ebrea atea di osservanza buddista, se avessi una malattia terminale sarei costretta a "dosare" la morfina per potermi gustare a pieno le spine, e i chiodi, di un racconto che non mi appartiene, ne' per nascita ne' per elezione.

E' un po' come se i cultori del BDSM, nei confronti dei quali non provo alcuna acrimonia, beninteso - una volta andati al potere fornissero tacchi a spillo e frustino a tutti e proibissero per legge qualsiasi altra espressione nel sesso. Sarebbe nel contempo una cosa molto misteriosa e ancor più preoccupante.

martedì 13 aprile 2010

se chi predica razzola come razzola...

Non è per girare il coltello nella piaga, ma sembra che la castità sia compito arduo persino per chi la sceglie - si presume - spinto da fede, per motivi spirituali e venendo da generazioni di educazione cattolica. Vedo postare sui newsgroup con sollievo, da cattolici, un articolo del newsweek dove si riportano statistiche che dimostrerebbero essere l'incidenza di pedofili tra i preti pari a quella che alligna tra i laici. Parliamo di un comportamento "deviato", che è venuto alla luce perchè penalmente punibile: ovviamente degli altri comportamenti ci arriva solo il gossip, i report delle prostitute, le chiacchiere di paese su questo o quell'intrallazzo, e i lazzi su quel che accade nei posti di soli uomini (o sole donne).

Se è vero quindi che non esiste una specifica "tendenza pedofila" tra i preti, si può inferire senza passare per maliziosi che tutti i preti facciano sesso, da soli o in compagnia. Vabbeh, diciamo molti, via: la sessualità umana è variabile e anche tra i laici c'è chi ha un interesse per il sesso blando, c'è chi lo pratica poco, c'è chi non lo pratica affatto.
Tendo a pensare che una scelta di ascesi debba passare per gradi, che sia un percorso difficile, e che possa essere compiuto solo come percorso personale e senza imposizioni di sorta: che occorra accogliere i fallimenti e i ritorni indietro, ed eventualmente rinunciare all'arduo percorso senza perdere lo stipendio, cosa impossibile per un prete.

D'altra parte non sono tra quelli che vogliono insegnare ai preti come si vive e non metto in discussione la castità obbligatoria di chi diventa prete per scelta, anche se penso sia lecito chiedersi se non avvenga una "selezione naturale" di coloro che - avendo una sessualità socialmente stigmatizzata - sanno di trovare il conforto di un ruolo socialmente bene accolto che esclude doveri coniugali forse troppo impegnativi per chi ha altri gusti.

Quello che invece mi turba è la pressione che le autorità ecclesiastiche fanno su tutti gli altri, sul mondo, nel portare avanti la loro missione di conversione globale.

Prendiamo l'Africa: non si tratta solo di AIDS : non ci vuole Malthus per sapere che qualsiasi gruppo umano o cresce fino ad esaurire spazio e risorse (e poi si contrae per miseria, fame e malattia) oppure si autoregola.

Il controllo delle nascite quindi è una necessità che - mi pare - non viene negata neppure dai cattolici, che infatti propongono la castità come soluzione sia per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, sia per la sovrappopolazione.
Ora, quello che mi chiedo è: una volta stabilito che i preti sono, riguardo al sesso, soggetti alla stessa pressione del resto della popolazione, e che rispondono nello stesso modo, come si può - come possono i cattolici - pensare realisticamente di convertire alla castità il mondo intero, a partire da continenti che culturalmente non hanno un background cattolico, e quindi non sono allenati per nulla a vedere l'ascesi sessuale come virtù?

Io non vedo alternative al problema: castità, malattia o contraccezione, e l'ultima ipotesi mi pare di gran lunga la più realistica e incruenta.

Postato su it.cultura.religioni.cristiani

mercoledì 7 aprile 2010

al risparmio di energie neuronali

La rassegna stampa radiofonica di stamattina riporta un articolo del buon Reichlin, che protesta con piglio severo e altezzoso sprezzo sulla tendenza della sinistra a incartarsi intorno a tormentoni irrilevanti come "chi deve essere il leader del partito" programmi inani come "bisogna sconfiggere Berlusconi" o luoghi comuni come "bisogna abbassare i toni dello scontro" mentre dovrebbe...."darsi un programma" e "sviluppare una nuova idea di paese".

A parte che hai detto un prospero, peccato che tra i tormentoni della sinistra il buon Reichlin non elenchi anche il più frequentato, ovvero: "la sinistra dovrebbe darsi un programma" e "sviluppare una nuova idea di paese", esortazione che - va detto - non costa dispendio di preziose energie neuronali più di quanto non siano impiegate nell'affermare che "bisogna abbassare i toni dello scontro".

martedì 6 aprile 2010

aborto e carriere dei ginecologi

L'ostilità cattolica nei confronti della RU 486 è dichiaratamente mirata - visto che l'aborto non sembra poter essere messo in discussione, almeno per ora - a "non banalizzare l'aborto" ovvero a
rendere il più dolorosa possibile l'interruzione di gravidanza.

Ma "tenere in magazzino" la RU 486 ha un altro effetto, secondo me. Passare dall'aborto chirurgico all'aborto chimico significherebbe (significa, alla faccia loro) liberare i ginecologi disponibili ad abortire dal giogo cui sono costretti dagli - innumerevoli - colleghi obiettori. I non obiettori infatti - pochi rispetto alla richiesta - sono a tutt'oggi costretti a non occuparsi di altro che di quello, avendone la carriera totalmente distrutta. L'aborto chimico, io credo, fa paura perchè libera le carriere dei ginecologi che non si rifiutano di fare il loro dovere rendendoli più competitivi, l'obiezione di coscienza è purtroppo anche questo: un comodo sistema per mettere KO i propri colleghi con la benedizione del Papa.

venerdì 2 aprile 2010

e ci vuole una motivazione

Oggi una simpatica lettrice mi scrive: brava, bene, bis, continua a non scrivere, yuhu.

Abbuò, l'esistenza stessa di qualcuno che si prende la briga di notificarmi nei commenti che è ben contento che io non scriva, pur - beninteso - marcandomi stretta e tenendomi d'occhio, mi impone di tornare alla ribalta a nutrire i suoi feed. Le contraddizioni umane mi affascinano, e avevo giusto bisogno di una motivazione dai lettori.

Due o tre cose che mi turbano della cosiddetta sinistra, ammesso che il termine stesso voglia dire qualcosa (e secondo me non vuole dire proprio niente).

Premetto che gli attuali "destrorsi di complemento" - tanto trendy al giorno d'oggi signora mia, - erano trendy anche quando loro - ovviamente di ultrasinistra che essere di destra era not fashonable - mi davano della fascista-imperialista-capitalista-sionista-liberista perchè votavo a favore del nucleare, al referendum e non pensavo che gli israeliani andassero grigliati e flambè.

Oggi son tutti lì ad applaudire al Cota, e chissà - le loro bambine avranno presto degli bambini per rinfoltire la stirpe padana, (e - mi auguro - un treno superveloce giusto in mezzo alle chiappe). In fondo - loro - non sono cambiati: contro lo sviluppo tecnologico e per l'incremento demografico e per i valori veri. Contro la bieca borghesia e per il virile popolo. Coerentemente trandy, loro, e sempre con le masse.

Tornando alla presunta sinistra, non so davvero se sia la mia partita. Lo è per alcune cose, per altre meno. Lo è come possibile alternativa all'attuale compagine, ma lo sarebbero anche i raeliani, se si presentassero con qualche chance di vincere, quindi le sue sorti mi stanno a cuore per definizione e mi tocca prendermene a cuore il futuro e farmi qualche domanda:

1) Il partito democratico continua a perdere voti a sinistra e a voler conquistare il centro. Perchè? Perchè la realtà delle cose non lo scalfisce mai?

2) A sinistra del PD c'è un vuoto totale. Logica vorrebbe che questo vuoto debba e possa essere riempito con grande soddisfazione. Perchè questo non accade, andando contro le leggi stesse della fisica?

3) Quale malattia affligge la sinistra, da non voler vincere? Non voterei mai Grillo, ma come è possibile che - approcciato da De Magistris in una prospettiva di allenza alla sinistra del PD con Vendola e Di Pietro abbia declinato l'offerta...con nessuna motivazione in particolare?

Riformulo: Non ho nulla in contrario all'agire per il proprio interesse. Grillo lo fa, e con successo: propone un partito del nulla e ne riceve in cambio denaro e potere. E' un mini berlusconi con un minisuccesso: comprensibile. Quello che mi turba - profondamente - sono i "grillini". Perchè lo fanno?

4) Il partito Democratico si è volutamente liberato di tutto il suo patrimonio: fine delle sezioni, fine delle feste dell'unità, fine del centralismo democratico. Però invece di mettere su delle primarie cazzute - che se dobbiamo fare gli amerregani facciamolo fino in fondo - dove la gente sta col fiato sospeso e fa il tifo, mette su delle squallide garette dove si sa sempre prima chi ha già vinto. Se per caso ha qualcuno per le mani che può vincere, cerca di farlo fuori e di evitare le primarie. Perchè?

martedì 30 marzo 2010

una breve pausa, poi torno a tacere

Due parole, prima di tornare a NON scrivere e a NON occuparmi di politica, presumibilmente fino alle prossime elezioni.

Dell'anestesia di quell'otto per cento di quelli che "i politici sono tutti uguali" non parlerò nell'elenchino, perchè l'astensionismo ha penalizzato sia destra che sinistra. Non comprendo e anzi mi repelle l'astensionismo, in particolar modo quando l'evidenza di una cappa nell'informazione, di una politica basata sulla paura, sulla menzogna, sulla arroganza e della conseguente degenerazione del tessuto sociale è tanto dolorosamente evidente. Chi non se ne è accorto se ne accorgerà, e probabilmente - come accade sempre in Italia, diventerà improvvisamente un antiberlusconiano di vecchia data. "Non ho mai preso la tessera". Quante volte l'abbiamo sentito? E anche lì, erano le adunate oceaniche a "dare ragione". Era il Popolo.

Io continuo a pensare che per quanti enormi torti abbia la sinistra, quello che accade in Italia sia peculiare e conturbante. Sono convinta che il Popolo non sia affatto metro della ragione e del torto, in nessun caso.

La sinistra ha perso per lo stesso motivo per cui sta perdendo da sempre.

1) L'effetto NIMBY. La ferrovia non s'ha da fare e voto Grillo.
2) l'ecologismo delirante. La ferrovia non s'ha da fare e voto Grillo.
3) Voto per perdere, tanto destra e sinistra sono uguali. Voto Grillo.
4) Il partito democratico ha tentato in ogni modo di farci perdere anche la Puglia. Non gli è riuscito per un pelo.

Solo per dire che non è chi vota a destra l'oggetto della mia furia, soprattutto se si tratta non di chi lo ha fatto per la pigrizia "culturale" di non abbeverarsi ad altra fonte che a quella televisiva, "colpa" comunque relativa perchè le regole del gioco sono alterate a monte.

Non ce l'ho con chi è mio avversario. Chi in Sardegna vuole costruire a manetta senza alcuna attenzione al territorio è persona da battere politicamente, ma ha degli interessi legittimi. Immagina semplicemente un mondo diverso dal mio. La politica è fatta così.

Detto questo non ho nulla di originale da dire, e quello che è peggio non sono assolutamente più capace di dirlo con ironia, ne' con leggerezza, quindi torno a NON scrivere.