domenica 31 dicembre 2006

risposta a lia di haramlik

Aggiornamento 16/1/2007: per seguire tutti i post sull'argomento selezionare l'etichetta (tag) "islamofemminismo" sulla colonna a destra.

Lia commenta il mio post "le norme cappottino" e io interrompo la complessa fattura di antipasti pre-capodanno e accoppiamento calzini pre-partenza e le rispondo qui, in stile usenettiano, cuttando il superfluo (ma l'originale suo è leggibile integralmente al link qui su).
Le parti in blu sono sue, quelle in nero mie.

Non sapevo che il logo lo avessi fatto tu con le tue mani. Chiedo venia e, by the way, ti ringrazio: è molto carino.

Figurati, ci mancherebbe. Comunque citare la fonte è buona regola anche se quella a cui attingi non è primaria.

Avevi scritto tempo fa che un laico, di fronte a storture compiute da gerarchie ecclesiastiche (avevi fatto l'esempio dei preti pedofili, se non ricordo male) si rivolge allo Stato e non alla Chiesa.

Sì. In particolar modo era una risposta a Biani, che si amareggiava per il mancato sostegno dei "laici" alla tua battaglia (prima di allora - personalmente - ti avevo solo preso un po' in giro).

Non credo che spetti ad un laico spingere i religiosi ad un maggior rigore nell'osservanza delle regole della loro comunità. Esempio: trovo molto antipatico che a Welby sia stato negato il funerale religioso, tuttavia sono convinta non spetti a me decidere chi debba o non debba godere del funerale religioso. S
ensato è invece pretendere che venga garantita al paziente la facoltà di rifiutare l'accanimento terapeutico (e eventualmente battersi per una legge in favore dell'eutanasia).

Dal mio punto di vista, il problema che sollevi è risolvibile laicamente solo con una maggiore informazione ed educazione civica, nelle scuole e nelle comunità. Da lì, forse, può partire una riscossa delle comunità, che ne muti le regole e i costumi (o malcostumi) dall'interno.

Secondo me non è vero: non c'è bisogno di essere religiosi per parlare con i religiosi, e la pressione sociale attorno a certi fenomeni ha inciso e incide non poco, nei comportamenti interni e nelle misure che vengono adottate da queste istituzioni. Non credo nelle società fatte a compartimenti stagni.

Si dialoga, si discute, si critica: non esistono compartimenti stagni, le parti sono un enzima, per l'insieme, così come l'insieme è un enzima per le parti: ma sapendo sempre che è opportuno tenere separati campi e competenze. Gli ebrei ortodossi mettono le donne in piccionaia, in sinagoga, e i riformati le incoronano rabbine. Io da laica osservo gli uni e gli altri con maggiore o minore simpatia, ovviamente, ma senza accusare gli uni o gli altri di una osservanza "sbagliata". E secondo quale criterio, scusa? Il mio? Io non sono una fonte, io - se laica - sono un osservatore. Ortodossi e riformati hanno un rapporto fondamentalmente diverso con il Libro, con ciò che è scritto e prescritto: così è. Tu sembri voler sostenere che per l'islam esista una "lettera" non interpretabile: chiara e inequivocabile. Io so poco di ebraismo e nulla di islam, ma mi pare un errore grave e anche molto pericoloso dal punto di vista filosofico ritenere che la lettera sia immutabile, chiara e non interpretabile, per le religioni del libro. La tua battaglia è giusta, Lia. Se ci sono ragazze che patiscono di questo malcostume, informiamole dei loro diritti invece di invocare un oggetto difficile e numinoso come il Corano - da laiche - e per di più con un ex marito mullah. Per quello ti prendevo in giro, e per quello mi ha irritato il Biani quando ha sostenuto che tua battaglia para-religiosa dovesse essere accolta da laici.

Detto in altri termini: un conto è lasciarsi con un uomo, altro è ritrovarsi di fronte a un islam che non è altro che una scatola vuota, e a quei livelli. Nel primo caso, alzi le spalle e passi oltre. Nel secondo, sei hai un decennio di militanza filoislamica alle spalle, c'è poco da passare oltre.

Sei forse in prima linea nella famigerata "guerra di civiltà"? Chi sono i "nemici dell'islam", contro i quali militi, Lia? Che cos'è la "militanza filo-islamica"? Qual è l'islam puro, l'islam "vero" a cui fai riferimento? Per te è davvero una novità l'ipocrisia dei bigotti? Vuoi moralizzare i costumi di una religione a cui non ti sei mai convertita?

Abbiamo una percezione diversa di ciò che è islam, e non è una novità.
A me pare assolutamente immaginario l'islam di questi quattro mullah nostrani che se lo sono tagliato su misura per farci i loro intrallazzi dentro. Se a te pare immaginario il mio, pazienza.

Non pretendo di spiegare qualcosa che non conosco affatto. Mi limito a osservare che i "quattro mullah" sono uno dei tanti islam possibili, forse un islam che non piace a Lia, ma sono islam. Tu invece semplicemente non sei l'islam: ne sei cotta.

Di fatto, non capisco nemmeno quale sia il punto essenziale della tua critica: ritieni che io abbia torto da un punto di vista islamico? O ritieni che, semplicemente, non dovrei avanzare le mie ragioni in quanto "non musulmana"?

Trovo sgradevoli tutte le dispute religiose che non siano combattute da dotti, con fioretto, maestria, humor e competenza. La tua battaglia è giusta, il tuo ricorrere al Corano è - ai miei occhi - ad un tempo presuntuoso e integralista. Spero che ti sia chiaro che non entro nel merito della questione, ma nel metodo.

Poi, guarda: al di là di questo, non ci vuole molto a capire che qui si sta sollevando, tra mille limiti e difficoltà, una questioncella morale che esiste a prescindere da questo caso ma che non poteva sollevarsi se non a partire da qui. Considerala una "Mani Pulite" interna e renditi conto di una cosa che Mmax (sveglio, quel ragazzo...)

Vero? piace un casino anche a me.

h
a capito benissimo: che è come minimo bizzarro, schierarsi contro coloro che vogliono fare pulizia nella nomenklatura dei tuoi "avversari" politici.

Scontro di civiltà? Guerra santa? Lia, i miei avversari politici sono gli integralisti e i bigotti, di certo non i mussulmani tout court.

Tu,
sei una mia avversaria politica.

venerdì 29 dicembre 2006

vecchie fumatrici

Forse Ipazia proietta una immagine di una futura vetustà incompatibile con le sigarette, e come darle torto :-D . L'immagine che proietto io, del mio futuro look etno-stagionato, viceversa, non solo le contempla ma le rende un attributo indispensabile. Qui ed ora dichiaro ufficialmente che riprenderò il vizio a settantacinque anni.

Ed ecco l'intero il capitolo "vecchie fumatrici", tratto da google, l'impareggiabile catalogo della qualsiasi. Non tutte, ma alcune sono meravigliose, altrochè.

giovedì 28 dicembre 2006

diritti d'autore

Alborè Ignazio: formula una ideologia nuova di zecca, e la deposita in SIAE.

potenza del marketing

Ho sempre trovato buffo che si chieda "perché hai smesso di fumare" a chi smette. Intendiamoci, i motivi per smettere di fumare sono innumerevoli, ma quelli che - per lo meno per me - bilanciano il sommo gusto di spippacchiare sono pochissimi, a occhio e croce li ridurrei a due: il cancro e l'infarto.
Eppure molti - in particolar modo chi vagheggia di smettere ma non lo fa - presentano dei motivi inconsistenti e collaterali, ai miei occhi; a volte decisamente bizzarri: Motivi che - secondo me - in fondo in fondo non hanno mai fatto smettere di fumare nessuno. Dai classici "fumare fa venire i denti gialli", "non mi piace la dipendenza" "fumare costa troppo" ai più originali "un giorno smetterò perché non mi piacciono le vecchie che fumano" o anche "smetto per passare il quinto dan di aikido".
Io se però devo essere del tutto onesta non ho smesso di fumare propriamente per il rischio di morire di cancro: in realtà - e ne ho avuto la conferma qualche giorno fa - ho deciso di abbandonare la appagante pratica perché si cessasse una buona volta di ricordarmelo, che sarei morta per il mio vizio. Non sopportavo più i pacchetti bordati a lutto con la scritta "TU FUMI? TU MUORI" o a scelta "TI PIGLIERA' UN CANCHERO". Ho provato, al tempo, a comprare un portasigarette per celare il funebre avvertimento, ma era come nascondere polvere sotto il tappeto: ogni volta che vedevo l'allegro e colorato oggetto mi ricordavo che era lì per nascondere il memento mori e mi riempivo di sgomento.
Per un breve periodo ho comprato il tabacco per sigarette, con la scusa che a confezionarle a mano se ne fumano meno (non è vero e ognuna vale come dieci) : in realtà optavo per quelle perché il packaging mortuario non aveva ancora colpito quel settore di consumatori marginali, e questo era per me assai rassicurante: se non c'è memento, non c'è mori. Purtroppo la pacchia è durata poco, e il cupo avviso è comparso anche lì.
Gran parte dei fumatori - va detto - sono più razionali: non si fanno abbindolare dalla scritta. Altri addirittura invertono il senso della comunicazione. Ho un amico, ad esempio, che ogni volta che in qualche paese dell'alto Lazio vede il classico manifestino bordato di nero con la scritta "Antonietta Frizzibaldi si è spenta serenamente a 94 anni, i figli la piangono" non può fare a meno di prendere una sigaretta e fumare. Associazioni a ritroso: effetti collaterali del marketing.

Comunque, la verità è che pochi giorni or sono stata sul punto di ricominciare e - paradosso dei paradossi - a causa di un branco di amici americani radical chic, accaniti fumatori che in polemica e snobistica controtendenza (i motivi per ricominciare sono sempre buoni) fumano American Spirit:
Le American Spirit sono sigarette concepite per soddisfare il nuovo fumatore americano: il radical chic . Solleticano l'amore etnico (tardivo e un po' necrofilo) degli americani - in particolar modo quelli di sinistra - per i Native, e se pure nel potenziale fumatore in controtendenza bolle del sangue misto italo-irish-polacco con qualche nota giamaicana, il marketing suggerisce che un po' di pellerossaggine - chi sa mai - possa sempre essere assimilata recuperando l'antica pratica del calumet. I colori sono vivaci ma poco techno, rassicuranti, il memento mori c'è (per legge è obbligatorio anche negli USA) ma discreto, e - ducis in fundo, il tabacco...proviene niente popò di meno che da coltivazioni biologiche certificate.
L'amica americana mi spiega, aspirando voluttuosamente e scuotendo la riccia e selvaggia chioma sale e pepe, che quella no: non fa male. Quella è nicotina senza pesticidi, nicotina organic, e da foglie di tabacco OGM free.
Il mio cervello è dominato dall'emisfero destro (quello un po' frikkettone e pirla) e la voglia di fumare mai sopita del tutto: per un attimo valuto l'opportunità: che quei cancri sian davvero dovuti al tabacco ingegnerizzato? Sarà mica stato il DDT? Prendo in mano il pacchetto determinata a smettere di smettere, già i polmoni si preparano alla festa, quando mi fulmina un immagine di Sirchia vestito di nero e con la falce, e capisco che ormai non posso più: qualche profonda sinapsi mi tutela dal vizio, forse per sempre. E il peggio è che se mi dice culo e campo cent'anni, è proprio lui che dovrò ringraziare. (qui un articolo su wikipedia dedicato agli avvisi antifumo su tutti i pacchetti del mondo. Hat tip Psicocafè)

mercoledì 27 dicembre 2006

ipazia e le tentazioni

Complimenti a Ipazia, che ha giustamente ceduto alle tentazioni (nicciane) ! :-)

diritti borghesi

Provo un senso di irritazione irrefrenabile, nell'osservare che a sinistra si concepiscono i diritti civili "non come la nuova frontiera dell'uguaglianza, ma come dei “diritti borghesi”, che in quanto tali devono venire solo dopo la garanzia di quelli sociali" (la citazione è tratta da un articolo apparso su DS Online e segnalato da Portmerion). Considerazioni che portano alcuni confusi addirittura (eh, miss Cloro?) ad applaudire alle teorie di Blondet, cattolico integralista e fascista, secondo il quale la questione pacs/diritti civili sarebbe un can can orchestrato ad arte (eccerto, dalle lobby: e da chi se no?) per distogliere la gente dalle questioni veramente importanti. Come se l'enfasi sulla questione fosse messa da chi chiede parità di diritti, e non dai pretacci e dalla pletora dei loro portavoce.

domenica 24 dicembre 2006

natal tov [cit]

Cosa farebbero gli ebrei, se festeggiassero il natale. [hat tip: andrea/nahum]

un augurio laico

Come sempre all'ultimo momento (e ho finalmente capito che va benissimo così, basta non crucciarsene tanto prima) sono andata in giro per una soleggiata e allegra Roma pre-cenone -della-vigilia a fare regalucci e regaletti, che a quanto pare non basta avere un background giudaico ateo comunista per scampare alla regina delle feste. Dopo una lunga fila alla cassa della Città del Sole arriva finalmente il mio turno, quando squilla perentorio il cellulare. Poggio per terra i pacchetti, ripassando in silenzio la mia opinione su talune divinità, afferro il cellulare e mi sento Ipazia concitatitissima che mi fa, ansimando e lei pure col fiatone prenatalizio: "presto, una consulenza rapidissima" e io "sì, aspetta un attimo" ...Il cassiere mi passa il cosillo per battere la combinazione segreta del bancomat, e nel panico mi viene un attimo di vuoto. Zero, tabula rasa, non me lo ricordo più. La matassa panico-fila-urgenze è impicciata e bisogna prendere un capo per scioglierla, così decido di iniziare da Ipazia e le chiedo "Dimmi, che c'è?" e lei: "è urgentissimo, questione di vita o di morte, che formaggio si mette sulla zuppa di cipolle?". Passo in rassegna il gusto dell'unica zuppa di cipolle (buonissima) che abbia mai mangiato, al Cappellaio Matto, non mi viene in mente nulla, dietro di me la fila palpita nervosa, e incontro lo sguardo ironico/appallato del cassiere natalizio gli faccio "che formaggio si mette sulla zuppa di cipolle?" E lui, impassibile e professionale risponde : "Il groviera".
Spero che il cassiere ci abbia azzeccato, e la zuppa di cipolle di Ipazia venga come si deve.
Ad ogni buon conto, un augurio laico:
Buon appetito [cit]!

venerdì 22 dicembre 2006

lo sciopero descritto dagli scioperanti

Boh. Che i giornalisti ci raccontino del loro sciopero con vibranti comunicati in cui dichiarano di voler "tutelare i più deboli" della loro categoria, che si descrivano come angelici e generosi è cosa forse prevedibile, ma assai innervosente, come direbbe il mio amico MMAX. Insomma, conosco qualche pubblicista che riempie pagine di testate tutt'altro che di second'ordine e con paghe davvero da fame, ma tipo dai 5 ai 15 euro ad articolo, e mi risulta che per questi proletari intellettuali l'accesso all'albo sia praticamente impossibile: bisogna infatti per fare l'esame essere già in una redazione, e nelle redazioni entrano i nipoti, i figli, i figli dei figli dei giornalisti. Comunque pochissimi privilegiati. Ora, tra le altre cose i giornalisti si stanno battendo contro l'eliminazione dell'albo, e quindi - a me pare - per tutelare i loro privilegi di casta acquisiti. Allora perché quando sono i tassisti a difendere i loro diritti acquisiti son tutti lì ad accusarli (giustamente) di corporativismo, e quando tocca a loro si descrivono come i paladini dei più deboli?

a natale son tutti più buoni?


Donna rosa e donna ipazia
per natale in dual coro
ve’ da dir con poca grazia
sul divin dicon la loro

vignetta: donna rosa
testo: donna ipazia

giovedì 21 dicembre 2006

le norme cappottino

Faccio parte di quelli che partecipano con costernata stupefazione alle movimentate vicende sentimental politico religiose divorzili di Lia, e presumo nella schiera di quelle che lei definisce "laiche con la pancia piena". E così, visto che il preannunciato post di risposta a chi l'aveva - ahilei - criticata o presa per i fondelli non arriva mai, mai, mai, mentre trepidamente attendo mi prendo il tempo di fare qualche considerazione sparsa, e che - per carità - non mi si dica ce l'ho col quadrumvirato di Allah: ci mancherebbe.

E così, Lia di Haramlik vuole riportare i mussulmani italiani alla loro "mussulmanità".

Come ho già detto, mi pare bizzarro spiegare agli scacchisti come si gioca a scacchi e imporre loro l'osservanza alle regole, ma Lia sembra essere più realista del re. Se sul Corano c'è scritto "umilierai pubblicamente l'ex marito facendogli cacciare un mensile alle monache" pochi cazzi: la lettera è la lettera, l'ex marito dovrà cacciare un mensile alle monache. Se mai si scoprisse - chi lo sa - che il Corano non costringe, ne' raccomanda tale pratica si potrebbe forse obiettare alla focosa passionaria che è un tantino razzista l'idea di far pagare simbolicamente al singolo individuo le "pecche" attribuite alla sua comunità di appartenenza, per di più enfatizzando nel confronto insito nell'atto la bontà della propria, di comunità. In fondo - lui - sta piantando una scafata e indipendente ultraquarantenne dopo qualche mese di relazione (faccenda tra le persone civili componibile senza grossi passaggi di denaro, mi pare) mica un'adolescente strappata agli studi e costretta per anni al lavoro domestico! Bizzarro poi è che l'osservanza della norma di Lia sembra essere piuttosto alterna. Avere un'amante è coranicamente accettabile, rifiutarsi di dare i soldi alla caritas, no. In un suo post passato, rispondeva con stizza a quelli (laici con la pancia piena, sicuramente) che lamentavano una certa tendenza di alcuni paesi islamici di punire con eccessivo rigore l'omosessualità (qui l'elenco). In fondo - Lia l'aveva visto con i suoi occhi - la norma veniva allegramente trasgredita, in quel del Cairo, e lì si "chiudeva un occhio", dunque: di che lamentarsi? Il problema - dice Lia - è l'Islam italiano.
Insomma, Lia si è innamorata (ed è stata tradita) non tanto di un uomo, ma di un Islam immaginario, tagliato a sua stretta misura: un Islam tenuto a rispettare la lettera quando si tratta di proteggere le spose (lei) ed elastico quando si tratta di tradirle (con lei). Chiaro che qualsiasi cosa esuli dal suo modello naturalmente non è vero e proprio Islam. Ah, quante volte ho sentito i cristiani lamentarsi del fatto che gli ebrei non sono più veri ebrei, che non sono più gli ebrei buoni e bravi di una volta, (a parte gli amici di Admadinejad, beninteso). Un momento: no, no, io non critico affatto l'islamofemminismo, neppure se fondato da una cristiana atea affetta da ex-islamofilia narcisistica: anzi, posso addirittura vantare di avere creato con le mie manine il logo, di questo nuovo movimento. Va detto, per inciso, che avrebbe fatto piacere la citazione della fonte, secondo la buona vecchia regola che vige tra blogger, a Lia arcinota (cit. da Haramlik: "Quello che Magdi Allam ha fatto, in pratica, è un classico post da blogger, solo che sul Corriere: la segnalazione di un post letto altrove, con lunghe citazioni del post stesso e tanto di link".).
Ma tant'è, il suo blog il mio link lo filtra in automatico nei commenti, figuriamoci se può andare in chiaro - e come riconoscimento - sul testo vero e proprio, e poi si sa: la ragazza le regole se le cuce addosso come un cappottino...

mercoledì 20 dicembre 2006

una treccani molto, molto confusa

Da qualche anno la rete è il mezzo di elezione per le ricerche scolastiche di bambini e ragazzi, eppure stupisce come nessuno si ponga il problema di addestrarli alla ricerca delle fonti. Persino il migliore dei professori di liceo di mio figlio, insegnante di storia, raccomanda sì ai ragazzi di "stare attenti" e di "ricercare fonti affidabili", ma senza insegnare loro cos'è una fonte istituzionale, cos'è una fonte attendibile, quali sono le regole deontologiche che un giornalista è (o sarebbe) tenuto a osservare, come funziona wikipedia... e dire che la famosa enciclopedia, incredibilmente utile ma al tempo stesso per sua natura inaffidabile (soprattutto su alcuni temi), dovrebbe e potrebbe essere addirittura scritta, dagli studenti, più che consultata.
Il migliore dei professeri di liceo di mio figlio, per la verità, neppure chiede di citarle, le fonti. Come se internet fosse una immane Treccani, e invece i pericoli di questo pauroso groviglio di informazioni, leggende metropolitane, luoghi comuni, pettegolezzi sono ben più insidiosi delle tette e dei culi che fanno tanta paura alle mamme.
Di questo e di altro parla Maurizio Pistone, su it.politica.sinistra, in una serie di post sulla scuola: "Chiacchiere sulla scuola #1, #2 e #3".
Dal thread scaturito dal terzo post cito un brano, che avrei voluto scrivere io:

"Sono perfettamente d'accordo sul fatto che l'internèt sia una vera rivoluzione nel campo dell'informazione, paragonabile all'invenzione della stampa. Ma è frequentissimo che la gente (sia all'interno della scuola, sia fuori) confonda le nuove modalità di formazione e di circolazione dell'informazione con il banale supporto tecnico. Di qui l'enfasi posta su iniziative di formazione schiaccia-bottone, come l'ECDL ecc. Un po' come se dopo Gutemberg si fossero fatti dei corsi di taglio delle pagine col tagliacarte, o di disposizione dei libri sugli scaffali."

intervista a Baba Belusheh

Sul blog di Ipazia un commento all'intervista a Baba Belusheh, il dirigente di Al Fatah cui Hamas ha ucciso i tre figli.

sabato 16 dicembre 2006

martinez, i seminole e la direzione della storia

Alcune brevi considerazioni sulla risposta di Martinez alla mia domanda sui seminole, e cercherò di essere sintetica.
La prima è la sua notazione storico geografica riguardo all'autobus di pendolari di Chicago: se il mondo è visto come una lotta senza quartiere tra forze del bene contro le forze del male, il dove diventa una categoria del tutto secondaria. Gli usurpatori sono ontologicamente cattivi, i nativi sono ontologicamente eroi: dubito che gli autori del "settembre nero" dispiacciano a Miguel più di quanto non gli dispiaccia Fatima.
La seconda considerazione riguarda il fatto che io con "seminole" intendessi dire "palestinesi". E' chiaro, il discorso nasceva dalle faccende mediorientali, chiunque lo abbia seguito lo sa. Ma la risposta di Martinez riduce l'intera discussione ad uno scontro tra una sionista e un antisionista.
Ebbene, in verità il mio sionismo è piuttosto blando. Intanto dubito (purtroppo) che le premesse/promesse del sionismo originario fossero esatte, e non mi interessa proiettare Israele in un futuro lontano, ma solo nel presente che ha il dovere di essere il migliore possibile. In un mondo senza nazioni, in un mondo senza odi etnici o razziali, Israele per quello che mi riguarda potrà cessare di esistere. Se fossi viva, quel giorno ne applaudirei la scomparsa.
Questo è il mio sionismo.
(Spiegerò in un prossimo post perchè ritengo ridicolo ricorrere al termine sionismo, ora allungerei la broda e non è nel mio stile :-P)

La verità è l'approccio politico mio e quello di Martinez sono antitetici ben al di là del sionismo, e della questione mediorientale. Io non "voto" per la soluzione dei due stati soltanto perchè penso che gli ebrei abbiano diritto ad uno stato rifugio, e perchè mi fa orrore l'idea di un terzo esodo, ma perchè sono fermamente convinta che la storia non sia reversibile. Ritengo - in generale - che il compito della politica sia - finchè è possibile - quello di mediare, di trovare via via le soluzioni migliori per quel determinato contesto, di sanare le ferite piuttosto che tenerle aperte in attesa che una catastrofe purificatrice azzeri la realtà per farla rinascere all'antica purezza. Non credo che le catastrofi purifichino, non credo che la purezza sia antica, e non credo alla purezza in assoluto.
Martinez - come molti altri - sembra vedere invece la politica in termini di scontro senza quartiere tra forze assolute, pure e dunque di per loro natura non componibili: il capitalismo non è un intreccio di interessi diversi, strutturati a diversi livelli sociali, una forza spuria con un grande potenziale distruttivo e nel contempo una incredibile forza vitale e trasformativa. Il capitalismo nella sua visione è una forza compatta, il vertice estremo di una dinamica a due soli poli, che si muove in modo organico e unidirezionale, è figlio dell'occidente, ed esso è legato per sua natura, e non può trasformarsi o essere superato: deve perire per mano del suo antagonista più immaginario che reale: il "popolo" legato alle sue radici tradizionali. Martinez - come molti altri - nega la realtà caotica - e esteticamente disturbante - e la trasforma in un mondo di simboli, apparentemente incoerenti agli occhi dei più, ma intrinsecamente significativi per chi il significato lo sa vedere. In quest'ottica l'ebreo, la polpetta di carne chiamata hamburger, la dieta vegan, il sangue della capra sgozzata dalla contadina araba, la aerobica, non sono realtà ma simboli. E il simbolo seminole che si mescola con il simbolo di una catena commerciale, è qualcosa di caotico ed esteticamente intollerabile.
E infatti - alla mia domanda - non risponde, perchè non può.

le forze oscure che plasmano il mondo

Qualche giorno fa una signora si lamentava del fatto che la maestra di sua figlia assegnava i compiti ai bambini come optional, da farsi solo in caso di "voglia" incontenibile di studiare.
La signora, che aveva manifestato fin da principio e anche su altri temi una tipica mentalità complottista, sosteneva che ci dovesse essere senza meno una direttiva dall'alto. "Perchè" osservava "gli asini sono più facili da gestire". Da lì a pochi secondi - immaginando il contesto culturale di quella scuola - le chiedo: "sarà mica che i genitori si lamentano per i compiti che gravano sulle fragili spalle dei piccini"? "Eccome" fa lei dimentica per qualche istante della teoria appena espressa "sono anni che vanno in processione da preside e professori urlando e strepitando perchè non si faccia studiare i ragazzi a casa...".

Se penso alla povera candide, che è obbligata da contratto a interloquire con le forze oscure che plasmano il mondo...

giovedì 14 dicembre 2006

una domanda per gli antimperialisti

Ispirata da una discussione con il Martinez, sul suo blog, mi chiedo e vi chiedo: ma per voi è una buona o una cattiva notizia che gli indiani Seminole si siano comprati la catena Hard Rock Cafe vendendo l'anima al capitalismo, oppure farebbero meglio a farsi esplodere sui bus di pendolari di Chicago in base alla considerazione che "esiste un diritto dei nativi americani a tutto ciò che va dall'Alaska all'Arizona"?
No, lo chiedo sul serio, eh? Vorrei un parere.


blogwar




mercoledì 13 dicembre 2006

appello dell'ANPI

Per aderire a questo appello manda una mail a
anpi.roma@comune.roma.it

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Le associazioni della Resistenza e Guerra di Liberazione ANPI - Associazione Nazionale Partigiani d' Italia, FIAP - Federazione delle Associazioni Partigiane, FIVL -Federazione Italiana Volontari della Libertà, e le associazioni dei superstiti dei campi di sterminio e prigionia, ANED - Associazione Nazionale Ex-Deportati, ANEI - Associazione Nazionale Ex-Internati, ANFIM - Associazione Nazionale Famiglie Italiane Martiri caduti per la libertà della patria si sono riunite in comitato per la difesa della memoria del Novecento,al fine di denunciare all' opinione pubblica le provocazioni e falsificazioni dei sedicenti storici negazionisti riuniti a Teheran per dimostrare, a loro dire, l' inesistenza dell' Olocausto,definito "invenzione storica per giustificare la formazione dello Stato d'Israele".

Pur convinte che ciò provochi ripulsa e sdegno nell' intera comunità mondiale ben conscia degli orrori, carneficine, stragi, compiute dal nazismo, dal fascismo e dall' imperialismo giapponese, le associazioni di cui sopra richiamano l' attenzione sulle testimonianze dei sopravvissuti e sui resti dei lager e campi di sterminio -ancora visibili- ove assieme a più di sei milioni di ebrei, altri venti milioni di altri esseri umani innocenti vennero brutalmente soppressi, e fanno appello alla società politica e civile per la mobilitazione delle coscienze in vista della "giornata della memoria" del prossimo 27 gennaio.

Le adesioni, per rendere palese e diffusa l' indignazione del popolo italiano, si inviano a anpi.roma@comune.roma.it o si ricevono a Roma presso la "Casa della Memoria e della Storia" , Via san Francesco di Sales 5, tel. 066876543, fax 0668195385, casamemoria@zetema.it

I love you

Su Gapingvoid: tre paroline, in ordine decrescente di importanza.

lunedì 11 dicembre 2006

l'ipocrisia di chi auspica il terzo esodo

Nei commenti a perchè Fatima dovrebbe riconoscere Israele un anonimo ha postato un lungo articolo tratto dal Manifesto, che ripropone l'idea dello stato binazionale. Come al solito, sorprende l'ipocrisia di chi scrive. Prima di tutto è evidente che - di fatto - uno stato binazionale, con il ritorno di tre/quattro milioni di profughi in una terra grande quanto il Lazio, cresciuti nei campi profughi arabi ed educati all'odio del nemico sionista, rappresenterebbe senza possibilità di dubbio il terzo esodo per gli ebrei israeliani: ora, nessuno degli antisionisti venuti a discutere qui finora è stato capace di spiegarmi per quale motivo gli ebrei dovrebbero accettarlo e cessare di combattere. Questa prospettiva rende di per se' giustificabile la orribile prassi di mantere i territori in ostaggio nella speranza di trattare la pace in cambio della terra: nessuno accetta la propria fine, non c'è motivo morale che possa convincere chi sta per essere scannato che così è giusto.
L'articolo, per sostenere - pur senza ammetterlo a chiare lettere - l'esodo degli ebrei da Israele, deve fondarsi su menzogne e può farlo grazie all'ignoranza diffusa. La prima menzogna è quella della pulizia etnica. I cittadini arabi - mussulmani o cristiani - di Israele non solo non sono uccisi ne' deportati, ma sono titolari di diritti alla pari degli ebrei, compreso il diritto di associazione e di voto. In quale altro caso si parla di pulizia etnica in un paese dove la minoranza che sarebbe oggetto di genocidio ha diritto di associarsi, fondare partiti, fare affari, praticare la propria religione, partecipare alle istituzioni alla pari della maggioranza? La teoria della pulizia etnica, fatta per gettare fumo e confondere la questione, si basa sulle condizioni dei palestinesi dei territori, condizione che - paradossalmente - cesserebbe di esistere nel momento stesso in cui Israele venisse riconosciuto e si procedesse a quella trattativa che i palestinesi rifiutano. La seconda - incredibile menzogna è quella dello stato confessionale. Indubbiamente i partiti religiosi hanno in Israele un peso maggiore del loro numero, anche per un meccanismo tipico del sistema elettorale proporzionale, ma lo stato di Israele è laico. I religiosi possono dare fuoco ai cassonetti per il gay pride e boicottare la el-al che vola di sabato, ma sono e restano una minoranza. In Israele infatti ci sono i pacs (e gli omosessuali palestinesi chiedono - e ottengono - asilo in IL) di sabato chi vuole lavora, e i cristiani allevano serenamente maiali. La stessa cosa non si può dire dei palestinesi: Hamas è un partito fondamentalista islamico, tutt'altro che laico, e l'intera questione palestinese è stata fatta propria da jihadisti di tutta l'aerea, da Hezbollah all'Iran. A me piacerebbe capire quali forze, secondo l'articolista del manifesto, dovrebbero occuparsi di mantenere la laicità, la democraticità, del futuro stato binazionale, a fronte del fatto che i palestinesi - che sarebbero maggioranza - hanno scelto per loro stessi di essere rappresentati dai fondamentalisti religiosi. Sarà mica che costui - al pari di Bush - ritiene la democrazia, la laicità, essere beni esportabili?

venerdì 8 dicembre 2006

il serial killer: icona psicopatologica del razzista

Come mai, alla vista di una ragazza che canta, di tifosi allo stadio, di barbuti che suonano la cetra qualcuno salta come una molla e sente il bisogno compulsivo di commentare linkando la scena di un pestaggio?
E' chiaro che una visione unilaterale e assoluta, manichea, deve essere nutrita da costanti conferme, è una tensione che non può abbassarsi mai, pena la ristrutturazione della propria visione del mondo e la perdita della identità. Chi prova un odio ontologico ne è letteralmente ossessionato: non può concentrasi su altro, non può abbassare la guardia: difficilimente in un blog di un leghista identitario si leggerà di cinema, di internet, di sesso. Si vedranno invece commentati senza requie furti, rapine, stupri ad opera di immigrati, si cercheranno foto che mostrino la nefandezza di questi ultimi, si pubblicheranno stemmi e bandierine di dileggio e di odio.
Se provo empatia, se per un attimo gli occhi del mio nemico mi ricordano quelli di mio figlio, mi mescolo con lui e scompaio. Salto in un istante dall'altra parte della barricata, perdo i miei amici e me stesso, mi annullo.
Il serial killer, sotto questo profilo, come si può leggere qui, ha una modalità affine, ubi maior - anche se psicopatologica. Anche lui deve disumanizzare l'oggetto del suo odio, per poterlo uccidere, deve abbandonare l'empatia.
L'odio verso un comportamento si attiva solo in presenza di quel comportamento - l'abuso di potere di soldati o poliziotti, la corruzione, le molestie ai bambini - l'odio verso una categoria - gli ebrei, i negri, gli arabi, gli israeliani, gli italiani, gli americani - ha invece bisogno di attivarsi sempre. Chi lo prova, soffre dunque non tanto al vedere l'altro patire dentro la Sfera della Morte, perchè lì il nemico è immerso in un contesto ideologico, e il richiamo della pietà viene immediatamente sostituito dalla attribuzione della colpa: il nemico è dentro la Sfera della Morte perchè lo merita, perchè lo ha voluto.
Soffre viceversa nel vederlo inserito in quel flusso di vita che è normale, comune, antropologico, non ideologico.
Naturalmente, occorre ammetterlo per amor di scienza, soffre anche nel vedersi preso per il culo.

giovedì 7 dicembre 2006

you tube, dilettanti, e il nazisionismo con la cetra

Sono affascinata da You Tube. Se esiste un motivetto noto, su you tube di sicuro se ne possono trovare versioni e versioni, dai video professionali alle interpretazioni amatoriali, nell'ordine delle centinaia di migliaia. Per Mad World ad esempio, oltre alla bella versione segnalata da Candide, alcuni video animati, alcune riprese di concerto e poi giù di versioni caserecce, con interni casa australiani, USA, ugrofinnici, turcomanni e chi più ne ha più ne metta, versioni dolenti in playback, le classiche congreghe di ubrichi, versioni pianistiche più o meno ispirate, una per tutte, una versione per piano sentimentale e voce, con un bell'ananasso di vetro in primo piano come unica scenografia, che fa la sua porca figura.

Allora ho pensato di cercare altri motivetti, e tra gli altri - tanto per onorare gli ospiti che hanno animato il mio blog (commentati da MMAX qui) - il marziale inno dello stato naziSionsta, la Hatikvah. E così, ecco a voi, aschenaziSti allo stadio, una giovane naziSionista assai marziale che canta l'inno in compagnia del suo aschenazisfratello, forse per prepararsi alla pugna. Poi ho scoperto che gli aschenaziSSS ti tendono a suonarlo, forse per concentrarsi meglio nella dura opera di imperialismo e dominazione del mondo, con la cetra.
In decine di migliaia di pugnaci versioni israelitiche nazisionistiche aschenaziste.

Non mi resta che aggiungere la mia versione nazisefardita: io che la canto al gatto che - antisemita, maus docet - ovviamente mi schizza.

scary mary


Chi l'avrebbe mai detto...e poi ci si stupisce che i bambini non circolino più per le strade liberi e felici. Al giorno d'oggi neppure della buona vecchia Mary Poppins ci si può più fidare, signora mia....[hat tip Marco d'Itri]

lunedì 4 dicembre 2006

perchè Fatima dovrebbe riconoscere Israele

Mi sorprende - ma in realtà non più di tanto - come Martinez, nella sua risposta al mio post l'attrattiva amniotica dell'integralismo, in un certo senso neutralizzi e rinneghi la sua stessa tesi, quella che lo aveva spinto a criticare aspramente coloro i quali avevano descritto Fatima come una vittima: MMAX in primo luogo, qui.
Ecco dunque che accantonate le ragioni estetiche, Martinez ritorna alla fine alla madre di tutte le giustificazioni: Fatima lo era, una vittima, alla fine dei conti.
Il punto è che mentre MMAX si addolora per l'atrocità della Storia, che tritura nelle sue ganasce gli Uri e le Fatime con fredda indifferenza, mentre MMAX risparmia le rotelle dell'ingranaggio dalla esecrazione accusando i "mandanti", mentre MMAX si augura (e si spende) per una trattativa tra i due popoli, in Martinez la pietà della vittima è unita ad una adesione ad un programma politico: quello che prevede la cancellazione dello Stato di Israele (questo: la carta di Hamas). Premesso che non esiste un solo caso al mondo, di popolo-lemmings, noi dobbiamo sapere - e Martinez che a differenza di molti altri non è un fesso lo sa benissimo - che coloro i quali sono nati e vissuti e hanno figli a Tel Aviv, o Haifa, o Gvulot, che parlano ebraico, che lavorano su quella terra, non faranno sicuramente le valige per tornare in Iran, in Russia o in Italia, terre dei loro padri e ormai a loro estranee - quando non gravemente ostili e in alcuni casi non da ieri - ne' tantomeno si faranno scannare, per essere mondati dal peccato originale dei loro padri.
Questo è un fatto, come il sole che sorge la mattina: può piacere o meno ma va valutato come tale, se si ha un minimo di serietà. Si può rinunciare a questa o quella pretesa, nell'ottica di una trattativa, ma nessuno è disposto ad autodistruggersi, e dunque noi sappiamo per certo che gli israeliani combatteranno, e verseranno sangue, fintanto che non avranno una controparte che li riconosce e che è disposta a deporre le armi. Chi è favorevole alla eliminazione dello stato di Israele, è secondo me costretto per coerenza ad ammirare la bellezza del sangue degli Shahid, e non dichiararne l'inevitabilità o a scandalizzarsi di fronte alla Sfera della Morte. E la domanda di Martinez: "perchè Fatima dovrebbe accettare lo Stato di Israele?" non ha che una semplice, banale risposta. Dovrebbe farlo perchè le conviene. La convenienza - che viene vista con grande scandalo e disprezzo dagli idealisti di ogni sorta - è l'unica, seria, reale e profonda ragione politica: ogni rapporto politico è fondato sulla mediazione tra interessi diversi, e l'interesse di quegli uomini che abitano in medio oriente oggi non è quello di avere in chissà quale giorno lontano una palestina igienizzata con il sangue dei loro figli e dei loro nipoti e bisnipoti, ma è quella di avere scuole, strade, acqua per i loro figli e i loro nipoti. Subito.

vesti il conduttore

Una nuova gratificante attività per giornalisti e critici televisivi: "vesti il conduttore"

venerdì 1 dicembre 2006

l'attrattiva amniotica dell'integralismo

Ho letto la lunga maratona di post, sul blog di Martinez, a proposito di Fatima: la vecchia palestinese che si è fatta sparare da soldati israeliani imbottita di tritolo.

Un interessante esercizio, utile per comprendere i molti simboli che si aggregano attorno al conflitto mediorientale, il modo in cui si riflettono sulla vita di tutti noi e la matassa di memi che generano. E' un conflitto, quello, che ha un raggio di azione sulle menti delle persone straordinariamente ampio, se paragonato alla piccola area regionale che riguarda: un raggio di azione superiore a qualsiasi altro al mondo.

sintesi di brandelli ideologici

La maratona di cui sopra, una sequenza di post e di discussioni intorno al tema del shahid, è dunque uno strano polpettone dove si mescolano brandelli di nostalgia amniotica, di fascismo, di assoluti mistici e relativismo culturale,odio per la modernità e amore per il bel tempo andato, il tutto rivestito da una glassa di terzomondismo. Una summa che ha come referente politico più significativo un'area politica minoritaria che va sotto il nome di campo antimperialista, ma che è formata da un tessuto di luoghi comuni - brandelli di ideologie, appunto - che coprono un'area politica infinitamente più vasta, e non limitata a sinistra.

premessa e conclusione di martinez: la glassa del pensiero antimperialista

La sequenza di articoli parte con una descrizione del volto solcato della vecchia "di tutto il nostro sud, da Oxaca all'Afghanistan": La sequenza si apre dunque sull'evidenza fisica della povertà della vecchia e lì va a concludersi: con un paragone tra il suo volto cotto dal sole di contadina morta martire, e il volto abbronzato del giovane borghese ebreo Uri, morto soldato. Premessa e conclusione, dunque, che formano la "glassa" più politica, e più di sinistra, del pensiero dell'antimperialista. Si deve stare dalla parte di Fatima a priori perchè è povera. Ovviamente la premessa stessa è fallace per ben più di un motivo: povertà e ricchezza non contengono in se' qualità etiche, inoltre le coppie etniche povero/arabo e ricco/ebreo sono schematiche e finte, icone fondate sui luoghi comuni e utili solo a nient'altro che a consolidarli. Israele è un paese dove sono migrate, oltre ai newyorkesi cui ama riferirsi Martinez, masse di gente povera: ebrei russi, africani, mediorientali, indiani. Per contro la coppia arabo/povero è ancora più falsa: Dubai sta lì a dimostrarlo. E' una glassa a prima vista di sinistra, forse, ma di certo non è marxista: lo status di Uri e quello di Fatima non sono rilevanti perchè inseriti in una dinamica di classe nella mente degli antimperialisti: sono invece delle icone immobili, dei simboli l'una della mondo contadino, dell'oriente, del passato e l'altro della borghesia, dell'occidente, della modernità.

l'importante è il come, e non il perchè: l'estetica della violenza

Se paragoniamo Fatima e Uri, a mio avviso una differenza morale esiste eccome tra i due, e risiede sostanzialmente nella finalità con cui l'uno e l'altra operano nella Sfera della Morte: lei al servizio di una organizzazione che ha nell'esclusione di qualsiasi prospettiva di trattativa la sua bandiera e la sua ragione d'essere, Uri servendo l'esercito di uno stato il cui governo, da molto tempo, si dichiara disposto ad intraprendere la trattativa, a patto di essere riconosciuto. I fili che reggono la Sfera della Morte, dunque, sono tenuti non dagli Uri, ma dalle Fatime, dai Baruch Goldstein, da tutti coloro cioè che escludono l'orizzonte politico e concepiscono solo l'orizzonte della faida, del combattimento fino a estinzione della tribù nemica. Colpa e innocenza sono trasversali alle culture, e non etniche.

Martinez però sembra del tutto indifferente al perchè della violenza.

L'imporante, per lui, sembra essere piuttosto il come, e dunque la differenza tra Fatima e Uri sostanzialmente è ai suoi occhi non una differenza morale, ma una differenza estetica. Chi affonda le mani nel sangue del nemico si avvicina alla morte da prode, chi si allontana dalla carne della vittima si allontana dalla morte e pertanto è vile. Di nuovo - un brandello ideologico che descrive un passato immobile e mitico e vi si riferisce come alla sola fonte di bontà, come all'unica ipotesi di futuro a cui fare ritorno costi quel che costi, non importa quando: una arcadia in cui il rapporto dell'uomo con il sangue, con la terra, con il popolo, è integro e non mediato da diavolerie tecnologiche anestetizzanti. L'occidente - al contrario - come rappresentante della modernità, della perdita di identità collettiva, dell' individualismo è la fonte stessa del male. Male e bene però non sono in questa visione categorie etiche bensì estetiche. Icone.

l'individuo e il gruppo: la nostalgia del grembo materno

Cocco, una commentatrice di Martinez - da lui citata integralmente in un post - riflette sull'aspetto non individualista della cultura araba. Per la donna che offre la sua vita non c'è differenza tra la terra e suo figlio: gli arabi vivono dunque immersi in una sorta di realtà amniotica, in cui l'ebreo, in quanto ebreo ma forse soprattutto in quanto occidentale, vengono percepiti come una rottura di continuità, una smagliatura intollerabile e con la quale non è possibile venire a patti, per nessuna ragione al mondo. Io credo che questa identità tra individuo, popolo e terra sia uno degli aspetti di maggior fascino, nell'eleggere questa controversia tra tutte a simbolo e a riferimento per popoli tanto lontani e tanto confusi dal punto di vista identitario. L'ebreo è sempre stato il corpo estraneo che con la sua stessa esistenza costringeva l'altro a separarsi dalla sua realtà totale e indifferenziata. Oggi ognuno di noi è di disturbo alla realtà amniotica dell'altro. Il banco delle spezie al mercato, il ristorante cinese, il turista giapponese, possono vivere fianco a fianco come individui. Chi pregando in chiesa viene interrotto dal muezzin, è costretto a relativizzare la sua preghiera e ad accettare un mondo plurale. Oppure deve combattere. E' costretto a fare della propria fede un patrimonio individuale e relativo, anche quando praticata in una collettività, e ad abbandonare il grembo materno per sempre: oppure a sognare di farvi ritorno, un giorno, seminando morte. Ho l'impressione che Cocco, Martinez, e molti altri tanto a sinistra che a destra tendano ad attribuire alla cultura le stesse qualità di durezza e impenetrabilità che un tempo venivano - altrettanto ingiustamente - attribuite alla razza. Eppure tutti le occidentalissime ideologie totalitarie del novecento avevano in comune con l'integralismo islamico la attrattiva amniotica, mentre dubito che fosse caratteristica saliente dell'islamicissimo impero ottomano: chi vuole impegnarsi nella tutela dell'identità collettive come assoluti in un mondo in cui le comunicazioni hanno annullato completamente distanze, deve per forza passare alle armi, farsi esplodere, invadere paesi, uccidere migranti sulle barche. In questo senso secondo me lo scontro di civiltà esiste, sì, ma non ha connotazioni etniche: è trasversale alle culture. E Fatima, Martinez, Calderoli, Bush e Baruch Goldstein sono tutti sulla stessa barca.

mercoledì 29 novembre 2006

predisporsi al micidiale

Ieri sera all'Ambra Jovinelli ho visto "Predisporsi al micidiale" l'ultimo spettacolo di Bergonzoni. Non lo conoscevo per nulla, e oltre ad avere accessi di risate tali da disordinare i connotati e l'assetto psicofisico, sono rimasta molto colpita dall'originalità del suo stile. Credo sia l'unico comico che riesce a sintetizzare (almeno) tre tipi di comicità diversa, che arrivano a livelli diversi come un profumo. Di base, il calambour: il buon vecchio gioco di parole, che fornisce le fondamenta sul quale però si struttura una narrazione mitragliante e totalmente surreale: le associazioni sono legate tra di loro in modo spudorato, senza alcuna logica e ne risultano situazioni da comicità dell'assurdo divertentissime. Non è un moralista, e per fortuna, ma la sua recitazione - e questo direi che è il terzo livello di comicità - è una recitazione satirica: la catena di personaggi che "recitano" l'assurdo incarnano volta per volta e con realismo assoluto - a contrasto con l'assurdità neutra dal punto di vista del contenuto del testo - personaggi pomposi, saccenti, arroganti, mistificatori, finti modesti e ripetitivi: tutti convinti delle loro paradossali teorie. L'unico limite è che il tutto è talmente denso che a volte ci si ritrova ad avere cali di attenzione, dovuti non già a noia ma ad eccesso di concentrazione.

sabato 25 novembre 2006

modificare la carta di kilombo?

Ho letto qua e là le polemiche intorno alla elezione di Francesco Costa, che propone di inibire su Kilombo, aggregatore di blog di sinistra, quei post che pubblicano il simbolo della bandiera di Israele con la stella di David trasformata in croce uncinata. Non mi dilungo - ora - sulla nascita e la persistenza, ne' sulla funzione culturale del luogo comune trito, ripetuto e banale prima ancora che osceno, che equipara gli ebrei ai loro precedenti carnefici. Sarebbe lungo e complicato. Faccio solo notare che Cloro al Clero, che si è messa alla testa della battaglia contro la presunta "censura", nell'argomentare che la bandiera di Israele è "politica" e non già religiosa o etnica, cade nella trappola disvelatrice di usare il termine "aschenaziSti". Gli aschenaziti di certo non sono categoria politica, ne' nazionale ma casomai etnica. Come i bantù, i sardi, gli hopi.
Da qualche tempo in qualche zona della sinistra si assiste a un fenomeno di "liberazione" dai lacciuoli del politicamente corretto, simile in tutto e per tutto a quello che avviene per i leghisti. Loro vanno fieri - come gli insurgenti sedicenti di sinistra, nel potersi rilassatamente concedere qualche insulto violento ai negri, o ai terroni. Liberatorio. Il problema è che a sinistra la liberazione è accompagnata anche da una ipocrisia: basta sostituire il termine "ebreo" al termine "sionista", e poi applicare tutte le tradizionali teorie contro gli ebrei, o inneggiare al loro genocidio (i cinque milioni di cittadini Israeliani non sono una "categoria politica", giusto, Cloro?) diventa perfettamente lecito, consentito e appunto liberatorio.
Dunque chi è affetto da quella particolare forma di razzismo, se non può fare a meno di provarlo dovrebbe a rigor di costituzione kilombiana quanto meno tornare a inibirselo. Oppure c'è una alternativa praticabile, all'inibire il razzismo o la violenza contro gli ebrei su kilombo: abolire del tutto la clausola che proibisce l'inneggiare alla violenza o al razzismo. Io personalmente non ho nulla in contrario nel fare del nostro aggregatore un contenitore totalmente non selettivo e senza etichetta, dove possa galleggiare qualsiasi tipo di merda puzzolente in nome della libertà di parola che mi è pur cara. Quello che trovo inaccettabile è espungere l'odio contro gli ebrei dalla categoria di razzismo. Questo sarebbe davvero molto grave.

venerdì 24 novembre 2006

occhi diversi

Uno stesso evento, la morte di una vecchia kamikaze palestinese, e due modi di descriverlo, quello di Martinez e quello di MMAX commentati in un bellissimo post in I tempi e le idee. Io - diversamente da MMAX - non provo compassione per questa vecchia, non più di quanta ne provi verso Baruch Goldstein, o verso qualsiasi omicida di mafia. Se comprendo la vendetta come categoria personale, la trovo oscena, immonda e immorale come categoria politica, indipendentemente dalla quantità di rughe e di morti di chi la pratica.


giovedì 23 novembre 2006

di ottimo umore

Una allegra lettera del mio babbo ad una sua amica di infanzia.

Cara [...]
non mi lamento della "mia vecchiaia", ma della vecchiaia intesa come istituto, che mi pare più brutta vista da dentro che da fuori perché non ha nulla di folkloristico ed è instabile più ancora che l'infanzia, che pure ha i suoi guai. Non so come avvenga in Francia ma qui in Italia, con l'autunno, si risvegliano mosche superstiti particolarmente tormentose, che qualcuno sostiene essere nate dalle lavorazioni della vendemmia. La morte è una vendemmia, e la mosca tormentosa il suo simbolo. Quando fa buio hai ancora voglia di uscire di casa? Una volta era il buio che ci attirava verso nuove avventure. Dov'è l'interruttore che abbiamo dentro? Prima eravamo falene e adesso siamo corbacchioni appoggiati ai fili del telegrafo che con i loro corpi neri disegnano nell'aria dell'imbrunire le note della canzoncina :
"Miserere nobis, domine".

Lo vedi che quando voglio so essere allegro e su di morale? E tutto per non pensare a quel che succede nel MO, dove si sta sviluppando una straordinaria sindrome psicologico-culturale: quello che fanno gli arabi, o i mussulmani in generale, viene descritto con caratteristiche meteorologiche, sismiche, vulcanologiche, oceaniche. Con molta freddezza cioè e ostentazione di profonde conoscenze storiche e culturali: Alawiti, Abbassidi, Maroniti, Copti, Sciti, Sanniti, Wachabiti, Alì I, Maometto II, Mammalucchi, Ottomani, Magrebini. un insieme complesso retto dalla legge della necessità, spietata ma imperscrutabile come quella delle galassie. Al contrario Israele è onnipotente, mentre i suoi avversari di conseguenza sono onniinnocenti. Ma la cosa più importante è che Israele e gli ebrei in generale sono visti dall'esterno come esclusivamente retti da categorie morali. Essi agiscono in base agli impulsi del male o talvolta del bene in nome degli imperativi categorici o, assai più spesso, contro di essi. Non sono necessitati. Mai.

Allegria.

martedì 21 novembre 2006

la cronaca dei sociologi zombie

Naturalmente la notizia del pestaggio al ragazzo autistico finito in rete ha provocato l'effetto domino notizia/fatti, e non c'è giorno in cui non vengano pubblicate notizie, notiziole o non notizie sull'argomento. Intendiamoci, non penso che il bullismo non sia un problema - e anche grave - ne' sostengo che i giornali non debbano parlarne. La cosa più sconcertante però è la totale piattezza nello sciorinare ipotesi sociologiche e opinioni: il mandato è invisibile ma ha la forza di un tornado: allinearsi l'uno all'altro senza alcuno scarto di originalità. E come al solito - la banalità impone che sia internet, l'origine di ogni male (insieme ai videogiochi) Nessuno nota e fa notare, come parrebbe invece ovvio, che i bulli in questione sono stati beccati grazie ad internet, e non già per colpa di. E dire che - fra le altre cose - l'enfasi demonizzatrice sulla perfidia del mezzo eccita gli animi degli esibizionisti, che amano riconoscersi tra le schiere dei cattivi, quando il far notare che esporre le proprie vergogne è - prima ancora che vile e ributtante - faccenda da pirla, secondo me farebbe al contrario passare la voglia: nelle schiere dei cretini non ci vuol star nessuno. Ma invece no: l'effetto domino impone ai giornalisti zombie di allinearsi rigorosamente alle opinioni dei loro colleghi: qualsiasi opinione che abbia un pallido barlume di originalità, qualsiasi visione collaterale, non allineata e non perfettamente conformista genera inquietudine e non può essere neppure pensata.

lunedì 20 novembre 2006

i post migliori

Sono quelli che non si scrivono mai. [semicit]

venerdì 17 novembre 2006

w Marx, w Disney, w Han-na e Barbera

Il "Manifestoon", ovvero il Manifesto del Partito Comunista a cartoni animati. (hat tip Marco D'Itri)


una pratica molto dura

A volte, in pausa lavoro, una chiacchierata su ICQ può diventare uno scambio esistenziale profondo, aprire nuovi mondi, creare realtà impensate, insegnare delle cose.

Grennie (08:32 PM) :

ma te le gelatine

Cochin (08:32 PM) :

sì

Grennie (08:32 PM) :

la mastichi?

Cochin (08:32 PM) :

sì, non posso farne a meno

Cochin (08:32 PM) :

tu?

Grennie (08:32 PM) :

io adotto una tecnica diversa

Grennie (08:32 PM) :

a seconda dei periodi

Cochin (08:32 PM) :

cioè?

Grennie (08:32 PM) :

in questi giorni

Cochin (08:32 PM) :

sì

Grennie (08:32 PM) :

le succhio fino alla sparizione

Cochin (08:33 PM) :

io non ce la faccio

Cochin (08:33 PM) :

a un certo punto il dente affonda

Grennie (08:33 PM) :

è una pratica molto dura, che richiede grande disciplina

mercoledì 15 novembre 2006

nuove bandiere

Qui la proposta di nuova bandiera di un Savio Anziano di Sion, autore del blog Simply Jews : le strisce della bandiera israeliana non rappresentano il Nilo e l'Eufrate, come aveva sostenuto a gennaio Mahmoud Zahar ponendo come condizione alla tregua il cambiamento della bandiera israeliana, ma bensì il Pacifico e l'Atlantico.

martedì 14 novembre 2006

la solitudine di Israele

Qualche giorno fa è stata pubblicata una intervista a D'Alema sull'Unità, dove il nostro ministro degli esteri si è lanciato garrulo nella ormai consueta e rituale pratica di demonizzazione dello stato di Israele (lodando però paesi come la Cina, sottolinea Ipazia). Come fa notare Furio Colombo in un suo articolo sull'Unità, è sorprendente la totale mancanza di qualsiasi riferimento alla condizioni oggettive drammatiche in cui Israele si trova ad operare. Con - ciliegina sulla torta - una vibrata protesta sulla presunta inesistente presa di posizione ufficiale degli ebrei "democratici" nei confronti della politica di Israele. (a questo proposito, qui la lettera a D'alema all'Unità del gruppo "Martin Buber ebrei per la Pace") Aggiungerei che la cosa più grave è che D'Alema sembra considerare il problema Israelo palestinese come il Problema risolto il quale cesserà il terrorismo, il rincaro del petrolio, e ogni attuale mestizia. Due terzi dell'intervista sono dedicati a Israele, e la scoloritura del ruolo di mediazione americana viene attribuita esclusivamente alle responsabilità dello stato ebraico. Giustamente (e senza perdere la pazienza, che il cielo lo protegga) Furio Colombo fa notare che la spendibilità americana come possibile figura di mediazione si è del tutto logorata con la guerra in Iraq, guerra nella quale Israele non ha avuto alcun ruolo.
Ma Ali Rashid su Liberazione sembra avere una soluzione, alla solitudine di Israele disegnata da Furio Colombo. Basterà che Israele riconosca di essere nata con l'unico scopo di opprimere e saccheggiare il popolo arabo.

Gli articoli che ho linkato sono tutti contenuti sul sito della camera della "rassegna stampa". Uno strumento molto pratico anche se non del tutto ben impostato, e poco friendly. Gli articoli sono su varie pagine, nell'illustrazione che trovate qua sotto vedete come muovervi per capire quante pagine sono (circolettato rosso in alto) e come far scorrere le pagine (circolettato rosso in basso).

sconsiglio la pet therapy - Maybe e i vocalizzi

Ora, ero decisa a non parlare del mio gatto, che poi è una gatta, sul blog.

Non tanto perchè consideri disdicevole farlo, ma perchè non credevo che sarei riuscita a convincere i lettori della sua atroce quanto inemendabile cattiveria.
Ora però ho imparato a mettere i video su you tube, posso produrre prove, e "Sconsiglio la pet therapy" diventerà una rubrica fissa sul blog: non so chi l'abbia inventata, la pet therapy, ma so che il delinquente non ne ha segnalato gli effetti collaterali, quanto meno quelli del felino domestico.

Ora, un essere umano, che sia stonato, intonato, rauco o squillante, a casa sua dovrebbe avere il sacrosanto diritto di abbandonarsi, sotto la doccia o altrove, al canto e al vocalizzo. Maybe, se qualcuno in questa casa canta, se va bene reagisce con totale disprezzo. Il più delle volte, però manifesta senza senza mezzi termini la sua la sua ira funesta.

La prossima puntata di "Sconsiglio la pet therapy" avrà come tema la stretta relazione tra gatti e politici.

sabato 11 novembre 2006

meno male che non la vediamo...

...peccato che non la usiamo.

Un bellissimo spot tedesco per l'energia solare.

Hat Tip: Petrolio

venerdì 10 novembre 2006

le islamofemministe


Questo mondo ha un fascino surreale. Dico, è un mondo in cui l'islamofemminista Barbara, commentando nel blog neo-islamo-femminista Haramlik spiega al fondamentalista islamico Ali che...le beghe tra sciiti e sunniti sono una boiata pazzesca.

"Vogliamo una Commissione che difenda le donne e a nulla ci servono le discussioni tra i diversi tipi di Islam ...chi ce l'ha più fico, chi ha capito di più.... Siamo nel 2006 e le cose della vita vanno affrontate in base alla realtà di oggi, seguendo il Sacro Corano che sicuramente è ben lontano dalle ipocrisie che emergono da alcune argomentazioni."

Sul blog di Lia, dunque, queste donne coraggiose non solo combattono per riformare l'Islam italiano in materia di divorzio, ma anche per l'unificazione del mondo mussulmano.

Dico, e tutto questo a commento di una intervista dove l'islamofemminista Lia intervista l'islamofemminista Angela Lano vantando la libertà di costumi del Marocco e dell'Egitto, quando - e chi segue il blog di Lia lo sa - quei due paesi sono considerati - quanto meno da Lia - traditori della causa islamica.

E in questo stesso mondo la islamofemmista Angela Lano, come fa notare Fb in Una macchina di Amorosa Grazia, si qualifica come di sinistra e afferma:

"c'è una fortissima laicizzazione, un profondo allontanamento da tutto ciò che è spiritualità, religiosità praticante, l'islam italiano - che al 30, 40% è un islam praticante (una percentuale molto più alta dei cattolici praticanti) - è una risorsa che con i suoi valori potrebbe dare un esempio di etica e di spiritualità: potrebbero essere veramente un modello."

A fronte di tale confuso smarrimento, lo credo che si cercano identità forti!

Per descrivere un mondo così ci sarebbe bisogno di Bunuel.

giovedì 9 novembre 2006

gay pride a gerusalemme, e un video per turisti

AGGIORNAMENTO

Putroppo occorre registrare che hanno vinto i bizzochi trasversali. Niente parata gay, la manifestazione si svolgerà in uno stadio.

Viva il sangue, abbasso le paillettes.


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Nel blog Hottest (hat tip Ipazia) ci si chiede se Gerusalemme sia "Gay ready".
Il link porta a uno spottino ad uso e consumo turistico, semplicissimo ma secondo me molto interessante, perchè va a toccare il cuore delle ansie che suscitano eventi come il gay pride, e in generale l'apertura alla comunità gay, spesso ghettizzata e autoghettizzata.
La verità, secondo me, è che gli uomini - e che vengano a negarlo qui - hanno il terror panico di cascarci. I maschi - gay o etero - hanno una sensualità proprompente, esigente, e la controparte femminile è spesso difficile, per alcuni può sembrare addirittura inarrivabile, mentre i maschi omosessuali sono sessualmente disponibili. (infatti l'omosessualità femminile non ha affatto lo stesso potenziale ansiogeno)

Il fusto dello spottino arriva, prova a infilare il pallone in mezzo alle gambe ai ragazzi presenti, non ci riesce, quando arriva un'altro fusto disponibile la palla passa e gli altri sfumano all'orizzonte.

Il messaggio è chiaro e potente: si può giocare insieme una partita in allegria senza necessariamente finire a letto. Tranquilli, maschi etero: avete il controllo della vostra sessualità.

Beh, devo dire che dopo aver sentito di quei deficienti bizzochi degli ortodossi lanciare pietre e bruciare cassonetti, questo video semplice, incisivo, intelligente e conciliante mi riscalda il cuore.

l'immondezzaio di wikipedia


"l'immondizia di un uomo è il tesoro di un altro uomo". Questo il sottotitolo del blog Wikidump (hat tip: Marco d'Itri). Gli articoli candidati alla cancellazione da wikipedia: dalla descrizione di teorie del complotto di scarso successo ad articoli che trattano i "fictional worm" ovvero i vermi nella fiction. Ogni post dà il relativo link alla voce su wikipedia, tramite il quale è possibile accedere alla discussione dei wikipedisti intorno all'opportunità o meno di tenere o cassare quella determinata voce.
Interessantissimo.

venerdì 3 novembre 2006

noi laici, e la morale altrui

Leggendo il blog Haramlik, riguardo alla vicenda della riforma morale dell'Islam italiano, trovo questo commento del vignettista Mauro Biani.

"Il problema è: quei commentatori o postatori, ci sono o ci fanno? Ci sono. E' il problema è proprio questo. Ora che ci sarebbe un tema molto "vicino" come la tua esperienza, su cui dibattere e portare fuori dalla riserva "barbablù", direi quasi a "costringerlo" al confronto, i più fieri Libertari dei blogoccidentaldemocratic, invece di cogliere al volo la ghiotta occasione per dare aria e luce agli sbandierati valori occidentali, non trovano di meglio che spernacchiarti (ognuno a suo modo, magari anche da vecchi comprensibili antagonismi), ma senza neanche provare ad usare le armi del confronto, appunto, democratico e laico con l'Altro da sè."


Non so a quali sbeffeggiatori si riferisse, ma io - beh - di sicuro ho sbeffeggiato.
E devo dire che sono sinceramente sorpresa dalla confusione in cui si svolge questo strambo dibattito lanciato da Lia: e - se pur a malincuore - interrompo lo sbeffeggiamento e provo a chiedere un po' di cose a Biani, a Lia, alla Valent e a chi per loro.

Non conosco i termini della questione, non so cosa promettano questi matrimoni musulmani che poi in effetti non mantengono, non so cosa abbia chiesto Lia che non le è stato dato (e mi piacerebbe saperlo, anche perchè se no si discute di nulla) quello che so è che da che mondo è mondo, le feste sono una gran bella cosa ma se non c'è un pezzo di carta scritta, verba volant.

Prendiamo - chessò - le cerimonie dei figli dei fiori, paramatrimoniali.

Si faceva una bella festa, giravano i cannoni, e la si chiamava "matrimonio hippy".

Si può ben dire che gli hippy teorizzavano una vita comunitaria, che erano per far l'amore e non la guerra: avevano una loro morale, ma quelle feste avevano valore, ai fini dei diritti della sposa?

Se bastasse fare una festa, allora perchè i gay e le coppie di fatto chiederebbero i pacs? Farebbero la festa, e ciccia al culo.

Non funziona, la festa e basta.

Biani si lamenta del fatto - ma che ridere, signori - che i blog "liberaldemocratici" non si occupino finalmente della moralità dei musulmani.

E' la notazione più ridicola, patetica e paradossale che mi sia capitato in sorte di sentire.

L'unico interesse - da laica - che ho nei confronti delle istituzioni religiose - quali che siano - è che rispettino il codice del mio paese, l'unica richiesta sensata che ho da fare e che mi sembra sensato fare.

E secondo voi dovrei chiedere a chi professa una religione di essere coerente con la propria fede? Da laica?

La follia deve essere di moda, ultimamente.

Trovo immorale che alcuni preti mettano le mani sui bambini, ma mettere le mani sui bambini è un reato, per il nostro codice. Se poi la cosa deve essere affrontata da un punto di vista religioso, allora spetterà alle gerarchie ecclesiastiche occuparsene, mica a me.

Non voglio che i preti mettano la mani sui bambini perchè non voglio che nessuno metta le mani sui bambini. Non perche i preti in quanto preti abbiano diritti o doveri diversi dagli altri, o perchè io senta di potermi fare da tutore della coerenza delle fedi altrui.

Forse sarebbe bene idealmente che qualcuno spiegasse alle ragazze da marito di qualsivoglia fede (Lia compresa) che qualsiasi atto che si compie davanti a Dio resta faccenda di chi lo contrae e di Dio, e in assenza di un pezzo di carta valido presenta grossi rischi.

giovedì 2 novembre 2006

donne e riforme urgenti



Una riformatrice sorpresa nell'atto dello spendersi per una causa che vale la pena.

razzismi

Una riflessione di Ipazia sul razzismo che condivido: quante volte l'amico, il maestro, il mentore, nascondono una presunzione di superiorità tutt'altro che innocente?

donne per le riforme

Scopro soltanto ora, leggendo l'appassionato post di quell'uomo di cuore che è MMAX, che mentre io prendo in carico l'onere di spendermi per la riforma del buddismo, Lia di Haramlik si lancia in un impresa ancora più meritoria. La riforma dell'Islam.
Dovremmo associarci in un nuovo movimento: donne per le riforme delle religioni altrui.

martedì 31 ottobre 2006

manifesto per la riforma del buddismo boka rakkau


Come voi sapete, ho sempre parlato bene dei buddisti.
Forse alcuni di voi si chiederanno come mai è un po' di tempo che non ne parlo più. Sono stata a lungo a rodermi se far scoppiare il bubbone e parlarne sul blog, e dopo lunghe riflessioni ho deciso che sì. Ne vale la pena. Questi buddisti - almeno quelli italiani del Boka Rakkau - devono assolutamente cambiare rotta, dirittura morale, per questo scrivo un manifesto di riforma della loro osservanza.

Si dà il caso che io abbia una cara amica che prega di fronte al Tonzom ogni giorno e si dà il caso che questa cara amica mi abbia invitato a una riunione di preghiera, quelle dove tutti ripetono il mantra batriomangikkiò.

Ora, in quell'occasione il capopreghiera, o insomma quello che conduce le giaculatorie, mi ha chiesto in prestito 50 euro.

Per comprare - diceva lui - un nuovo Tonzom per la comunità.

Questo è successo almeno due mesi fa, ma il Tonzom non si è mica visto (io non è che ci vado, solo che sono molto indignata per i fedeli) e io non ho riavuto i miei 50 euro.

Ora io mi dico, cosa mi spreco io a parlare bene dei buddisti, quando neppure vige una regola morale di restituzione dei quattrini chiesi in prestito?

Ora, si ha un bel parlare del Dalai Lama e storie, ma poi questi qui in Italia, gli presti i quattrini e non solo non te li restituiscono, ma neppure comprano il Tonzom, e senza che nessuno dica una sola parola.

Certo, lì in Nepal deve essere tutto diverso, nel campo delle restituzioni e dei prestiti.

E allora sai che c'è?

O questi qui diventano un po' più morali, si fa una sorta di organismo centrale che fa un controllo morale nel campo delle restituzioni, e io mi riprendo i miei cinquanta euro, oppure col cavolo che parlo ancora bene del Dalai Lama.

Ma non scherziamo proprio.

lunedì 30 ottobre 2006

l'anima è hardware, ma sopravvive all'alzheimer

Ieri, chiacchierando con un amico a me molto caro, discutevamo delle persone cosiddette "diversamente abili". Mi raccontava di aver visto su Report un programma fatto esclusivamente da persone con handicap psichici, a suo dire molto bello.
Ovviamente l'ho subito - seppur con benevolenza, con lui è impossibile mordere - aggredito.
Ho in sospetto la retorica buonista che vuole cancellare il male, il brutto e la sofferenza.
Per molti anni sono cresciuta con lo stolto mito di sinistra della bellezza della follia, mito nutrito dagli antropologi (non diventano sciamani, i matti, in buonselvaggionia?) e quando qualche persona a me vicina ha perso il lume della ragione, io quella bellezza non l'ho vista per nulla, purtroppo.
Eppure.
Eppure caso vuole che oggi psicocafe ci segnali il caso di un pittore, William Utermohlen, che - malato di Alzheimer - ha continuato fino alla fine della sua malattia a dipingersi autoritratti.
Sul New York times si può vedere uno slide show delle sue opere, da sano a malato. Io sono sinceramente colpita: la forma si destruttura, con il procedere della malattia, ma l'espressività non solo è intatta: forse è addirittura più potente nelle ultime opere.

(grazie sempre a Giulietta di psicocafe per aver confortato ancora una volta noi antiproibizionisti. Lungi dal creare danni neurologici permanenti, la marijuana sembra curare l'alzheimer. )

venerdì 27 ottobre 2006

tratti somatici riconoscibili

Si parlava su it.politica.internazionale dei tratti somatici riconoscibili degli ebrei. C'è chi sostiene che Paul Newman sia un ebreo atipico: a me non pare. Guardate questa impressionante foto!
Quasi quasi potrebbe capitarmi di osservare Paul Newman nella macchina davanti alla mia, e riconoscere mio cugino Aaron.

giovedì 26 ottobre 2006

le zingarelle e i loro occhioni


Mi dicono che a "Chi l'ha visto" si è parlato di zingari.
Non ho visto "chi l'ha visto" - mi si perdoni il bisticcio - ma sembra che molta parte dell'ultima puntata sia stata dedicata al presunto riconoscimento di una bambina rapita da parte di una tizia.

Questa tizia dichiara di aver riconsciuto non so quale bambina rapita osservando gli occhioni neri di una pupa che circolava in una macchina davanti alla sua. Una macchina di zingari.

Degli occhioni neri in una bambina rom. Un fatto sicuramente strano, peculiare e inquietante.

La tizia non ha collegato subito gli occhioni neri della zingarella agli occhioni neri della rapitina: si è insospettita e ci ha pensato quando - nella macchina dei rom - qualcuno ha dato (a detta della tizia) istruzioni alla bimba-occhioni-neri di distogliere lo sguardo.

Ora chiedo un attimo di concentrazione.
Voi siete zingari.
Sapete quello che si dice degli zingari.
Quando qualcuno punta gli occhi su un vostro bambino, che cosa provate?

Io so che cosa proverei, se fossi zingara. Paura.

E chiederei a mio figlio - semplicemente - di distogliere lo sguardo dallo straniero che osserva. Lo straniero che osserva è pericoloso. Infatti.

Infatti ha generato una puntata di "Chi l'ha visto".

Ora, io in tutta la mia vita ho letto un solo fatto di cronaca che associava zingari e bambini rapiti (a parte ovviamente le miriadi di avvistamenti e denunce regolarmente rivelatesi bufale). Un qualche balordo aveva cercato di coinvolgere uno zingaro in un rapimento di un bambino (in base ovviamente al logoro luogo comune) ed era stato da questi denunciato.

La credenza che gli zingari rapiscano i bambini è una fola.

In tutto e per tutto paragonabile a quella degli omicidi rituali degli ebrei, o della loro volontà di dominare il mondo: altrettanto morbosa e aggressiva.

Una fola razzista, che viene però propalata da giulive giornaliste di RAI tre, inconsapevoli del loro osceno, vergognoso razzismo.

E quando penso al fatto che si dice che gli ebrei rompono troppo i coglioni con l'antisemitismo, bah.

A pensarci bene, forse, li rompono troppo poco.