sabato 29 marzo 2008

oh, bella coke, bella coke, bella coke coke coke

Leggo su "guerrilla radio" che c'è in giro una petizione da firmare per boicottare la coca-.cola, che avrebbe usato "bella ciao" per uno spot di una bibita (Acuario) in Messico e Argentina.
Ho amato moltissimo "bella ciao" delle mondine dal disco "bella ciao" di Giovanna Marini che ancora conservo religiosamente, e ho spesso e volentieri cantato, strimpellato, e ninnato mio figlio con la versione partigiana: troverei quindi piuttosto deprimente vederla associata alla vendita di un banale oggetto di consumo: la notizia però mi incuriosisce assai, e per tutt'altri motivi. Perchè suona - più che di profanazione - di bufala: ovviamente la storia può essere vera, e anzi, non mi stupirei affatto se lo fosse: noto solo che non si trova traccia del video su you tube o in internet, e quando si risale alla fonte, si fa una scoperta davvero pazzesca: secondo il medesimo sito che per primo ha lanciato l'allarmata notizia dell'atto di Vampirismo Multinazionale Folklorico (e impegnato energie per organizzare il boicottaggio) la fonte è la seguente: "anonimos televidentes".
Telespettatori anonimi.
Posso dire che sembra un po' poco, per lanciare una campagna dai toni infiammati? Il fatto che possa essere vera non significa che lo sia, è una differenza che penso sarebbe bene fosse chiara.
Comunque ho scritto a snopes, il sito che si occupa di leggende metropolitane, segnalando la notizia: di sicuro sulla coca-cola di leggende ne girano a bizzeffe (su snopes le cokelore è uno dei capitoli più cospicui) tanto che qualche dietrologo suppone che siano forme subdole di viral marketing inoculate dalla stessa compagnia per far parlare di se'. Ullah, che scoop: che i nostri infiammati combattenti sian pagati dalla famigerata bibita assassina?
Ci sono - per affermarlo - le stesse prove che esistono a tutt'ora dell'esistenza del jingle vampiro: io penso che più semplicemente i revolucionario da rete abbiano dimostrato ancora una volta di non avere ben chiara la regola aurea secondo la quale "alcune fonti anonime" equivale a "un cacchio di nessunissima fonte", e questo indipendentemente dal fatto che si tratti di una fola o meno: i "telespettatori anonimi" non sono una fonte neppure se dicono la verità.

Aggiungo un videino che ho girato in Australia, al festival di Woodford. Mi ha emozionato molto ritrovarla in quel contesto: Bella Ciao continua a camminare per il mondo, e questa - per me - è una ottima notizia. Coca Cola o no.

venerdì 28 marzo 2008

stranger than fiction

Io ultimamente ho perso qualche colpo al cinema, ma "Stranger than fiction" (Vero come la finzione) non l'avevo proprio sentito. Quindi non so se lamentarmi della mia insipienza o della pochezza nazionale, per evitare figuracce mi tacerò.
Comunque [spoiler] un triste esattore, dalla vita assolutamente squallida e prevedibile un giorno inizia a sentire le voci, anzi una voce. Una voce di donna. E' un narratore, che narra le sue azioni. Da quel giorno la sua piatta esistenza, fondata sulla ripetizione, trova un traino ed inizia a svolgersi, ad avere un arco. Essendo narrata non può che diventare una storia. [fine spoiler] Non si può raccontare di più, si può solo consigliare di affittare il DVD e vederselo [qui il trailer. Per chi è fissata come me, però, dice troppo, quindi non vedetevelo].

giovedì 27 marzo 2008

i lameduck nella storia

Eggià, un altro post che parla di ebrei e di antisemitismo. Chiedo quindi a chi mi conosce di leggere il post tappandosi le orecchie e cantando l'inno nazionale o glory glory alleluyah, perchè non troverà altro che l'ennesima brodazza rimasticata. Niente di originale.
Giuro che è la penultima volta: è che purtroppo in una breve polemica con Lameduck mi sono impegnata ad argomentare perché la seguente affermazione (eh, a sua volta assai poco originale) sia definibile come antisemita:

L'idea [che un politico nero - sic - possa voltare le spalle a Israele] è semplicemente ridicola perchè (sfortunatamente) nessuno può diventare Presidente degli Stati Uniti senza essere uno schiavo di Israele, volente o nolente. Gli ebrei mettono troppo denaro nella campagna elettorale e vi è troppo potere da parte dell'AIPAC e delle altre lobby ebraiche.
Sorvoliamo sul fatto che Lameduck prescinde totalmente dal contenuto e dal merito della frase, e la ritiene immune da antisemitismo perchè pronunciata da un ebreo. E' un argomento inconsistente: esistono gay omofobi, e le loro bastonate non fanno sanguinare meno.

Consiglio quindi a Lameduck, invece di verificare la validità dell'affermazione in base alla identità di chi la afferma - semplicemente - di confrontare la teoria di Silverstein con la realtà dei fatti, pezzetto per pezzetto, come un paziente detective.

Prima di tutto quella affermazione è fondata su un mito che la precede, oppure è fondata su dati osservabili e reali?

Non so se talvolta il mito sia profezia del futuro, ma di certo da sempre il potere dell'ebreo è stato enfatizzato ben al di là della sua reale portata, e che i lameduck contemporanei hanno sempre creduto a quell'enfasi a dispetto di qualsiasi confronto realtà.

L'ebreo del medioevo "avvelenava" i pozzi con la peste, secondo i suoi contemporanei che lo temevano. L'ebreo moriva di peste come il cristiano? Ovviamente sì, non si può dubitarne. Ma per il lameduck medioevale questo dato non rilevava affatto. La realtà non scalfiva per nulla l'ebreo immaginario che albergava nella sua mente.

Era più attinente con la realtà il mito dei savi anziani di Sion, quello stereotipo che fissa in epoca moderna il nuovo clichè di potere e crudeltà, quello del Silverstein finalmente credibile in quanto ebreo?

Sicuramente fu creduto tale fino a maturare in quella catastrofe che non si può nominare di fronte agli antisionisti: il potere e la crudeltà dell'ebreo erano creduti nella Germ-nia naz-sta come verità incontrovertibili. Reggeva il confronto con la realtà, quella credenza?

Di certo non reggeva in Germ-nia, dove il progetto che non si può nominare di fronte agli antisionisti fu messo in atto senza incontrare ostacolo alcuno. Per i lameduck tedeschi di allora, era visibile e manifesto come l'ebraismo mondiale dirigesse nel contempo il capitalismo e il comunismo, e ciò nonostante il lameduck non si avvedeva, ne' si stupiva del fatto che gli ebrei non manifestassero alcun controllo del loro destino.

Una lameduck dell'epoca avrebbe forse sottolineato che il potere degli ebrei era semplicemente - una volta tanto - stato sconfitto. In fondo i naz-sti erano finalmente riusciti ad avere la meglio sulla piovra, e non era quella la loro ragione sociale? Ma questa lameduck dell'epoca allora avrebbe dovuto poi indagare se il "capitalismo mondiale" - Germania a parte - fosse davvero in mano agli ebrei.

Per esempio per confrontare il mito con la realtà sarebbe sufficiente osservare se e quando gli ebrei furono soccorsi dai paesi alleati, dall'Inghilterra, dagli USA.
E la realtà dei fatti dice che gli USA e l'Inghilterra non vollero semplicemente aumentare le quote dei profughi e offrire protezione alle masse di ebrei perseguitati. Nulla di nuovo sotto il sole, ma questo depone per caso in favore di un indubitabile potere ebraico?

E in Unione Sovietica? Lì si manifestò, il potere degli ebrei? A me non pare. Quel che è certo, però è fu senz'altro paventato, denunciato e combattuto dai lameduck sovietici.

Naturalmente si può sorvolare sul maccartismo, sui Ford e su Disney e il loro rapporto con gli ebrei e il potere ebraico, e piombare all'oggi.
Non si può che ammettere che il mito esista, che abbia radici lontane, che sia persistente e che a tutt'oggi non abbia retto il confronto con la realtà, ma oggi si è per caso - magicamente - avverato?

Lascio la moderna lameduck a riflettere sull'inquietante contraddizione: come mai i padroni della più potente nazione del mondo non sono riusciti in sessant'anni a piazzare il proprio culo in modo salubre e stabile in un territorio grande quanto la Lombardia? Come mai hanno conquistato territori in risposta a guerre altrui, e li hanno sempre restituiti quando ricambiati con la pace? Chi ha tanto potere, restituisce i territori quando vince? Precedenti storici? E gli ebrei, sono forse portatori di un pensiero unico sul futuro di Israele? La visione di un ebreo pacifista, religioso, ortodosso , nazionalista, internazionalista, si proietta per forza su una fantomatica "lobby" che rende comuni idee e interessi diversi? L'incredibile libro sulla lobby pro-israele fonda la sua teoria su un sillogismo folle: la dimostrazione che gli interessi americani e israeliani non coincidono, che gli ebrei americani sono tacciabili di doppia fedeltà, e che l'America è eterodiretta da una forza straniera (tutte accuse che venivano fatte dai nazifascisti) consiste nel fatto che...la guerra in Irak è stata un fallimento. Ma se è stata un fallimento per gli USA, non lo è stata anche per Israele? E dove sarebbe allora la divergenza di interessi?
Premesso dunque che da che mondo è mondo il potere si manifesta, e che il mito ha un solido passato, abbiamo per caso qualche ragione per poter formulare in modo argomentato l'ipotesi che quella affermazione di Silverstein non sia fondata sul confronto con la realtà ma su il solito, immarcescibile mito, sulla solita ripetitiva e infondata paranoia a-n-t-i-s-e-m-i-t-a?
Alla moderna lameduck l'ardua sentenza.

mercoledì 26 marzo 2008

martedì 25 marzo 2008

piccoli di porcospino


da questo blog.

lunedì 24 marzo 2008

per il tibet, ma l'anticomunismo l'è morto

Sono amici miei, quelli che hanno aperto questo blog, ed essendo il mio appoggio per il Tibet - per quanto totalmente inutile - scontato (soprattutto se si tratta del Dalai Lama, che anche lì ci sono scalmanati nazionalisti che mi stanno sulle balle come dappertutto) metto sul mio blog la pecetta, che peraltro esteticamente è pure caruccia.
Purtuttavia - essendo la mia specifica ragione sociale quella di scassare la minchia, con particolare riferimento agli amici - decido di metterla in un post e non nell'area eterna del blog per due motivi. Il primo - meno importante - è che ho una idiosincrasia per le pecette. Il secondo è che l'impostazione di questo blog mi pare del tutto anacronistica. Contrariamente a quello che pensa Uriel ritengo che la Cina non sia un paese comunista, ne' penso che "dittatura" e "comunismo" siano sinonimi.
Il comunismo è totalmente, incontrovertibilmente, rovinosamente franato addosso a se' stesso. Esso non esiste più ne' come realtà ne' come prospettiva.
Essere attivamente anticomunisti oggi è come essere antisionisti: significa fondare la propria identità tramite la resurrezione di zombie: una ideologia morta, come il comunismo, o che avrebbe esaurito la sua ragione di essere, come il sionismo, costretto a sopravvivere a se' stesso a causa dei suoi antagonisti. Persino per Berlusconi l'anticomunismo è diventato un'arma troppo logora.
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giovedì 20 marzo 2008

la fiamma del peccato

E' raro che rimpianga la prima repubblica, ma nel campo della satira i democristiani e i loro satelliti - occorre ammetterlo - avevano ben altra tenuta, consci com'erano della inviolabilità e sacralità del loro potere.
A guerra fredda finita, conclusasi l'epoca della sinecura del potere e dei politici professionisti (oggi infatti è garantita un po' di rotazione) lo humor dei politici - dilettanti e non - sembra averne risentito in modo notevole. Fiamma Nirenstein pensa di potere ad un tempo dichiarare con veemenza il proprio antifascismo, e candidarsi in una coalizione che pullula di ex fascisti, neo fascisti, vetero-fascisti, para-fascisti, cripto-fascisti ed uscirne indenne: quando viene rappresentata come il Frankestein fascio-forzist-sionista, e per di più col capello in disordine e l'occhio maniacale, si offende per questa vignetta e denuncia l'offesa all'autorità costituita. Una rosicona, un castoro, come si dice in usenet.
Nulla di nuovo, lo fece d'Alema con Forattini, per via di quest'altra vignetta, senza che il suo rosicare venisse rappresentato come una censura, come un atto di violenza: non si sentì l'impellente necessità di descriverlo come adepto di una casta di intoccabili, come il portatore di un pericoloso germe di doppia fedeltà o che vignettista venisse esaltato come un coraggioso salvatore del suolo patrio, o che si evocasse l'olocausto, il razzismo, la peste e le cavallette, i profeti offesi. E - a proposito - che dire del paragone tra la banalissima denuncia della Nirenstein e il troiaio immondo seguito alla pubblicazione delle vignette danesi, con boicottaggi di una intera nazione, ambasciate bruciate, morti in piazza e via dicendo? Una querela per calunnia colpisce esclusivamente l'autore della vignetta (nemmeno: colpisce il suo portafoglio) uno stigma su un'intera nazione che ha ospitato un giornale che ha ospitato un direttore che ha ospitato un vignettista che ha fatto una vignetta colpisce invece un sistema, per la precisione quello che concede alla satira di esistere e a ogni vignettista di esercitarla secondo le proprie responsabilità. Parliamo di censura Lameduck, vuoi?

domenica 16 marzo 2008

antibiotico per polirematismi

Fedele alla mia passione censoria nel campo dei neologismi irritanti, accolgo il grido di dolore di Paola e denuncio un focolaio di un nuovo spaventevole polirematismo melensis, il "cibo coccola". E' appena nato, promette bene, chissà se riusciremo ad isolarlo prima che infetti la lingua per decenni.
Oggi siamo a sole 33 occorrenze, è una corsa col tempo, Paola, ce la possiamo fare. Questo blog continuerà il monitoraggio.
Ne approfitto per annunciare che l'agghiacciante locutio necrofilis "avere contezza" si conferma in via di espansione epidemica: è in effetti passato da 3800 occorrenze a 4400.

sabato 15 marzo 2008

c'ho un babbo invasore

"A 5 anni ho potuto apprendere dagli italiani di destra che ero un asiatico che invadeva l'Europa, a 75 per gli italiani di sinistra sono un europeo che invade l'Asia."

A.Z.

giovedì 13 marzo 2008

rachel barnacle risponde a uriel

Ricevo e volentieri pubblico la risposta di Rachel Barnacle a Uriel, in seguito ad una accesa discussione nata nei commenti a questo post.
Aggiungo solo che personalmente ritengo insuperabile la scena della Marsigliese di Casablanca, e obbligatorio piangervi sopra, e che dubito che la mortadella sia stata inventata per tenere lontana la gente dal potenziale rivoluzionario della lingua salmistrata, ne' che debba essere superata dal culatello.

[cut]

Aspetto qualche argomentazione, BTW.Ah si': suppongo che anche le argomentazioni siano sintomo di qualche malattia mentale.Le persone normali discutono di un quadro senza mai menzionarne una qualita' qualsiasi, suppongo.

Nei call center.

Uriel

Innanzi tutto, datti una calmata, che qua non siamo alla fiera della cagata in mezzo all’ortica.
Poi, non era mia intenzione dimostrare un bel niente. Non credo sia necessario: come ho già scritto, ciò che è accaduto negli U.K. (e nel mondo) *contemporaneamente* al “fenomeno Beatles”, è sufficiente per rendere delirante il tuo articolo.
Nello stesso, viene fornita –con enorme supponenza, cosa che probabilmente te lo ha fatto amare così tanto – *la* motivazione del successo dei Beatles: sedare gli animi, imborghesire gli spiriti. Ma non è che *una* tesi, che pur di giungere allo scopo forza assai la mano. Quel che nell’articolo tu chiami “complessità”, in realtà sono due punti ben precisi e distaccati amalgamati nello stesso discorso: il successo immeritato dei Beatles rispetto alla loro scarsità musicale, e il successo negato ad altri artisti più qualificati. L’articolo tira le somme sul fatto che debba esserci stato un complotto affinché i mediocri Beatles prevalessero sull’altrui eccellenza. Mentre i Doors parlavano di serpenti lunghi sette miglia, i simpatici capelli a padella li eclissavano con “Say Goodbye, Say Hello”. Ma le variabili di un successo clamoroso sono molteplici, difficile calcolarle con onestà, e dunque la teoria paranoide (i Beatles strombettanti Prozac delle coscienze ribelli) può stare fianco a fianco con quella fatalista (i Beatles si sono trovati nel posto e non momento giusto per sfondare), o a quella snob (la gente è scema, ama la mediocrità), e così via e così discorrendo. Una vale l’altra. Personalmente, tendo a dar credito alla più pragmatica di tutte: i discografici semplicemente tentano ogni volta di far vendere più dischi. Hanno raccattato quattro musicisti strimpellanti ma con indubbio senso della canzonetta popolare (dunque codificata, riconoscibile, di immediato consumo), li hanno circondati di uno staff coi controcazzi, ed ecco generato l’abnorme successo.
Lo hanno fatto per sedare gli animi?
Se dici sì, hai appena affermato che il tuo amato pueblo pensante non vale un cazzo. Quel pueblo pensante, su cui hai addirittura fatto un post nuovo di zecca (senza linkare questo blog, naturalmente. Finché si parla di limonate sotto la doccia va benissimo linkare, ma quando i commenti son quasi tutti contro allora meglio fare i riservati), questo pueblo dicevo, si lascia abbindolare come niente, e scoppia la Beatles Mania. Amerei ti rendessi conto del paradosso.
Non voglio nominare gli Stones, che hanno farcito in salsa piccante la stessa brodaglia dei Beatles. Ma c’erano gli Who da ascoltare. C’era Bob Dylan, la Joplin, Zappa, i Velvet. I Pink Floyd. E così via. Tutta gente nominata nel tuo amato articolo, messa lì a guisa di grandezza usurpata dai dozzinali Beatles. Devo dunque giungere alla conclusione che il tuo articolo sta affermando che un buon ufficio stampa, un ottimo staff, e un qualcosa di musicalmente facile e godibile è sufficiente per rendere manovrabile la stessa gente che tu sostieni sia in grado di *scegliere*.
Io non la penso così, dunque, torniamo al mio assunto: il tuo articolo è delirante. Io credo che le persone possano scegliere, e che sia loro possibile – anche su grandi numeri – di “crescere” con ciò che è loro più affine. Tu, il principe dell’anti-mainstream dovresti saperne qualche cosa: non credo che mamma Uriel ti abbia tirato delle scopettate in testa per impedirti di ascoltare “Yesterday” al posto dei Razor. Ma sarebbe stupido da parte tua, negare l’evidenza che un prodotto mainstream di facile ascolto – nel caso della musica – avrà sempre più successo di una suite sperimentale e pionieristica, per quanto più immensamente bella sia.
Non mi interessa il perché. E’ un fatto innegabile. Le motivazioni, posso essere lette politicamente, sociologicamente o quant’altro, resteranno sempre e comunque teorie soggettive, e relative.
Questa presunta rivoluzione all’incontrario dei Beatles, abbi pazienza, a me continua a suonare terribilmente ridicola. Nell’articolo viene a proposito minimizzato il fatto che sì i Beatles ebbero un enorme successo, ma che anche altri ne ebbero, di natura probabilmente meno isterica, ma profondo, e planetario. Soprattutto, contemporaneo. Per dire, nell’articolo si parla tanto di contestazioni ed Era dell’Acquario, ma non era necessario attraversare l’oceano atlantico per sentire musica di altro genere: già sulla east coast la musica parlava d’altro.
L’impatto dei Beatles - la loro presunta natura reazionaria - è ben poca cosa alla fine, rispetto al popò di responsabilità che il tuo articolo attribuisce loro: otto anni scarsi. Eccola qua, tutta la faccenda. Otto anni scarsi di (presunto)lavaggio-del-cervello quando contemporaneamente tanta, tantissima gente s’ascoltava Hendrix e compagnia bella. Le grupies che lanciavano le mutandine a Paul McCartney di lì a poco avrebbero cominciarono a strapparsi i capelli per qualcun altro, o ancora meglio, avrebbero cominciarono a farseli crescere come Robert Plant o a colorarseli di blue per stare dietro ai Ramones, o ai Sex Pistol.
Dunque tutto questo rumore per cosa? Un pugno di anni di successo strepitoso, con un apice che - guarda caso - è coinciso con l’inizio della fine della west coast americana, che stava – Beatles o non Beatles – già per diventare qualcosa d’altro. Non dimentichiamoci, che gli amanti viscerali dei Fab Four ci sono sempre stati e sempre ci saranno (come quelli di Elvis o di Carusone, per quel che ne so), ma per tutti gli anni settanta e gran parte degli ottanta era meglio covare il proprio furore amoroso nel segreto della propria cameretta, se non si voleva pigliare un paio d’etti di sogliole in faccia. Ottima mossa: ottundere le masse affinché non facessero la rivoluzione hippie per servirgli sul piatto d’argento quella punk.
Non è che forse, dico forse eh, i Beatles siano semplicemente stati i “Casablanca” della musica? Una struttura semplicissima per mettere a proprio agio l’ascoltatore, con l’aggiunta di un’accozzaglia di generi già ampiamente collaudati, per commuoverlo. E’ un mix che funziona dai tempi di Shakespeare, e non smetterà mai di funzionare. Lo dico come un fatto, non come un merito: ci si commuove quando suona “La Marsigliese” nel Rick’s Bar, perché sì.
E tu, che blateri tanto di “pensiero reazionario”, tu più di chiunque altro dovresti sapere che per superare “La marsigliese” in quella bisca marocchina, bisogna studiare. La raffinatezza, e il piacere del bello, il gusto per le forme d’arte più strutturate hanno una percentuale “naturale” piuttosto bassa. Per non parlare di quel che può succedere quando ci si imbatte in un genere del tutto “alieno” alla propria cultura d’appartenenza. Asserire che il pueblo debba sorbirsi surrogati pacchiani per poter accedere alla “cosa vera”, non suona male perché è insita nel discorso l’idea che il pueblo sia bue. Suona male perché quando si parla di queste cose il pueblo non si dovrebbe neppure nominare. Questa visione di orde illetterate da una parte e masse di Stephen Hawking dall’altra, a me sembrano francamente le due facce della stessa obsoleta medaglia. Magari sarebbe più corretto parlare di individui che hanno abbastanza curiosità e intelligenza per non accontentarsi del surrogato, o di certi surrogati che hanno abbastanza scintilla vitale da stimolare delle domande, una ricerca, una strada non ancora battuta.
E i Beatles quella scintilla, ce l’avevano. Piccola, piccolissima, quel che vuoi tu. Ma c’era. Ecco perché dopo quasi quarant’anni si ascolta ancora con piacere “Eleanor Rigby”, mentre di Rihanna e la sua cazzo di Umbrella non sentiremo mai più parlare. Almeno spero.

lunedì 10 marzo 2008

chanson d'amour


hat tip: Marco D'Itri

il piccione impiccione

Il mio amico storico Francesco ha aperto un blog "il piccione impiccione": flautista, esperto di rock, ottimo fotografo e ottimo cuoco.

Ha certamente gusti musicali più complessi e sofisticati dei miei, anche se resto sempre stupita quando qualcuno (mi riferisco ad un articolo incredibile citato integralmente da Uriel nel post "la truffa dei Beatles", ma andateci da soli che i miei link a quel blog vi porterebbero a un pornazzo) teorizza che i Beatles fossero dei mediocri strimpellatori, convenzionali e servi della reazione.
Non saranno stati formalmente rivoluzionari ne' innovatori...e stocazzo ce lo vogliamo poi aggiungere? a me pare che neppure Bach fosse un innovatore: hanno scritto canzoni meravigliose e tanto basta.
Nessun obbligo ad apprezzarli, ci mancherebbe: trovo però stucchevole e ottuso l'approccio ideologico di quell'articolo: mi ricorda i molti revolucionarios de mi nonno che sostengono che Hollywood è nata per distrarre le coscienze del proletariato, come se "A qualcuno piace caldo" togliesse qualcosa all'opera omnia di Tarkowsky, o "Blackbird" servisse a far dimenticare Frank Zappa eseguito da Boulez. Yawn.

domenica 9 marzo 2008

ciao amico, yeah

Veramente lo staff di Casini ha messo su 'sto blog "trasgressivo" per catturare i ggiovani? Vi prego, ditemi che è una presa per il culo.

sabato 8 marzo 2008

alla fiera dell'est

L'eccidio di Gerusalemme è esclusivamente politico? I mezzi di informazione hanno quasi unanimemente sposato questa tesi, e che cioè l'atto criminale costituisca una ritorsione nei confronti della battaglia di Gaza che è una conseguenza del lancio dei razzi (peraltro poco citati), che è una conseguenza dello sgombero da Gaza, che è una conseguenza dell'impossibilità di tenerla, che è una conseguenza della resistenza palestinese all'occupazione, che è una conseguenza dell'occupazione dei territori, che è una conseguenza del tentativo di espansione territoriale di Israele, che è una conseguenza della fondazione di Israele, che è una conseguenza del sionismo.. Tutto dunque risalirebbe al fatto che Dreyfus era un ebreo alsaziano.

L'eccidio di Gerusalemme è esclusivamente religioso? In tal caso sarebbe la conseguenza dell'eccidio di Hevron compiuto da un estremista ebreo del quale non ricordo il nome per volere divino, o senilità (il che, se ci pensate bene, è la stessa cosa), per ritorsione contro l'eccidio di Hevron del 1929 (tempi d'oro, mai sufficientemente rimpianti), per ritorsione contro il tradimento dei Banu Ammar, per ritorsione contro la mancata adesione all'ebraismo di Maometto.

L'eccidio di Gerusalemme è a un tempo politico e religioso?

L'eccidio di Gerusalemme è dovuto a cause sindacali come dimostrerebbe il fatto che l'assassino era autista della Yeshivah?

L'eccidio di Gerusalemme è un'imitazione delle strage dei college americani?
L'assassino provava rancore per l'impossibilità di diventare rabbino?

di A.Z.

giovedì 6 marzo 2008

felicità è

Consegnato il lavoro, trovare questo sito e riuscire a fare senza difficoltà tutti gli accordi strani (tipo midim7aumplus) delle canzungelle dei beatles, che in decenni di strimpellate non erano mai stati ne' cercati ne' trovati. Ah, internette...