mercoledì 31 agosto 2011

un dilemma morale

Il "disinformatico" corregge correttamente un articolo del Corriere della Sera dove veniva denunciata la crudeltà svizzera di autorizzare l'uccisione di gatti inselvatichiti.
Sulle prime mi sono trovata d'accordo col post: in fondo preservare una specie minacciata, e a rischio di estinzione per abitudini (cattive, tanto per cambiare) umane, m'era parso il minimo tributo a Madre Natura.
Poi però mi è corso un brivido dietro la schiena. Possibile che ciò che può essere considerato quanto di eticamente più abietto per quel che riguarda gli umani - ovvero uccidere un individuo per salvaguardare la purezza di un una razza - possa diventare improvvisamente etologicamente corretto e benemerito quando si tratta di gatti? Intendiamoci, non voglio dire che gatti e umani abbiano per me - che sono umana - lo stesso valore, ma non c'è uno iato troppo enorme tra i due ethos?
Sono scomparsi i dinosauri, migliaia di specie scompaiono ogni anno, e noi dovremmo sparare a dei mici per preservare una purezza che NON è prerogativa della natura, visto che lascia accoppiare serenamente gatto selvatico e gatto domestico insevatichito? Non sarebbe meglio lasciare che la selezione naturale faccia il suo corso, e che il DNA del nuovo gatto selvatico se la veda con le sfide delle selve, invece che i mici con la nostra doppietta? Non sarà, tutta questa fobia della purezza che ci caratterizza, un retaggio platonico che nulla ha a che vedere con l'impuro incedere dell'evoluzione?
In cerca di validi argomenti che mi facciano cambiare idea, corro a chiedere il parere di Tupaia.