Da Euston Manifesto:
L’oscurità dei tempi rende inoltre invisibili fenomeni importanti e definitivi, oppure li fa vedere in modo distorto.
Ho in mente gli ottimi articoli di Lucio Caracciolo e, in particolare, quello su “La Repubblica” del 15 agosto 2006, che, assieme a considerazioni delle quali occorrerà far tesoro nei duri momenti che ci attendono, diceva in merito all’autodifesa ebraica che lui definisce “assioma”: “Di qui il disprezzo verso le Nazioni Unite e l’insofferenza per qualsiasi ipotesi di schieramento internazionale a protezione dei propri confini”.
Le indecisioni dell’ONU, il voltafaccia della Francia, il caos libanese, sembrerebbero, ma tant’è, proprio dar ragione a “quell’assioma dell’autodifesa” che Caracciolo pare considerare deprecabile. Affermo qui però, un po’ apoditticamente, che non di un semplice assioma si tratta, ma di mito, addirittura un mito fondante dell’identità sionista dello Stato di Israele. Un mito che non comporta, di per sé, alcuna arroganza nei confronti dei Gentili, ma, casomai, una critica - spietata e non so neppure dire fino a che punto giusta - agli inermi 2000 anni degli ebrei della Diaspora. Con questo mito Israele si erse, fin da prima della sua fondazione, a difensore e mentore non solo dei propri cittadini, ma dell’intero ebraismo.
Nelle ostili condizioni del Medio Oriente, il mito dell’autodifesa passò assai presto dal fucile del 1948 consegnato nelle mani di chi era appena sbarcato e subito correva al fronte, passò da quel fucile alla costruzione di un esercito popolare tanto potente da resistere a ripetuti attacchi da parte di armate non trascurabili di Paesi con decine di milioni di abitanti.
Ma fu a quel punto che dal mito dell’autodifesa, un mito ebraico, ne nacque un altro, non ebraico o almeno non del tutto, destinato a durare per decenni: il mito della invincibilità di Israele e, peggio ancora, quello, del tutto non ebraico, della sua onnipotenza. Questi miti non ebraici, questi frutti, recavano dentro di sé anche semi velenosi: l’accusa di arroganza, per esempio, l’accusa di disprezzo, per esempio, e anche, uscito dal falso mito dell’onnipotenza, il pregiudizio (non nuovissimo) della colpevolezza ebraica. Nel quale, purtroppo, sembra essere caduto anche il nostro, pur avveduto, Ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Poiché infatti si assume che Israele è onnipotente, diviene anche “onnicolpevole” e, di conseguenza, i suoi avversari sono per sempre “onniinnocenti”: perfino i terroristi suicidi o gli accoltellatori notturni sono visti perciò come vittime dell’onnipotenza ebraica. Questo errore non è solo dei Gentili perché ci sono caduti anche numerosi ebrei, tant’è vero che è stato fatto proprio, negli anni passati, da movimenti come “Peace now”, e anche da me. Poiché Israele era onnipotente, era sufficiente la sua volontà a far cessare ogni guerra. La volontà degli altri veniva semplicemente ignorata.
Ed è qui che si annida quello che oggi viene chiamato l’antisemitismo di sinistra, che si fonda, sì, sul mito recente dell’onnipotenza militare di Israele, ma è incapsulato, o forse geminato, no, forse inquinato, da altri miti assai più antichi e nefandi: l’onnipotenza degli ebrei, il loro essere sempre dalla parte del male, oppure il loro tradimento (dell’Oriente per l’Occidente, ha affermato Asor Rosa, dell’alleanza della Mecca, ha protestato a suo tempo Maometto), il loro essere alleati ai nemici dell’umanità, oggi all’America per esempio, ma ieri al bolscevismo e, nel XV secolo, all’Islam. Fu così che in questi 60 anni, ogni vittoria dell’esercito israeliano portava un sasso sulla sperata futura tomba dello Stato degli ebrei e intanto si diffondeva come gramigna un altro nuovo mito di secondo grado, quasi interamente non ebraico e anzi antisemita: quello dell’uso della Shoah e delle sue vittime solo allo scopo di mascherare l’oppressione perpetrata da Israele sugli inermi palestinesi. E poi quello sulla trasformazione delle vittime in carnefici, e poi quello degli ebrei in nazisti, comune agli integralisti islamici e alle sinistre radicali italiane…
1 commenti:
Off topic: grazie, e apprezzamenti per l'occhiata gettata sul nostro piccolo mondo, avrei usato meno disinvoltamente un epiteto "offensivo" che - è vero - noi usiamo ed abusiamo, ma, appunto: noi.
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