Parto da una fertile accusa di vetero -settantasettismo/femminismo/comunismo. Mi si accusa di cavalcare il vecchio slogan "il privato è politico", e così mi sono fatta due domande: è un'accusa fondata?
Partiamo da una prima considerazione: i termini della affermazione non sono intercambiabili. Sapere con quanti uomini sei stata a letto (privato) non è la stessa cosa che sapere cosa voti (politico). I miei zii, da sempre, quando si viene a parlare di politica proclamano "il voto è segreto"! E' vero, il voto è segreto perchè nessuno deve poter fare pressioni indebite su chi vota, ci mancherebbe solo, e può ovviamente - come libera scelta - essere segreto perchè quasiasi aspetto di una persone deve poter - se a questa persona piace - rimanere segreto. Il numero di telefono, le fotografie di quando era piccolo, il voto e persino la faccia.
E' libera una persona di chiudersi a casa e secretare la faccia? Ovviamente sì.
Altro è cavalcare la segretezza del voto non come diritto ma come altare inviolabile: qui non siamo al privato che diventa politico, ma al politico che viene sottratto d'ufficio al dibattito pubblico e diventa obbligatoriamente privato. Mi spiace, ma qui non sono d'accordo. Chiedere ad una persona da quale passato politico viene, che tipo di formazione ha avuto, non è come chiedere se si fa il bidè dopo aver cacato. E' un diritto non rispondere, ma è altresì è un diritto (e non una sconvenienza) chiedere.
Sono convinta che l'italia, se i vari Dario Fo, Giorgio Bocca, Raimondo Vianello avessero assorbito, elaborato, capito e spiegato qualcosa di più del loro passato, e del passaggio dal loro passato al presente, sarebbe un paese profondamente diverso. Un ragionamento, un racconto di come si potesse diventare fascisti avrebbe dato uno spessore alla coscienza collettiva che in Italia non c'è milimanente stato. L'elaborazione dell'esperienza fascista è stata pari a zero, se si toglie la sola eccezione di Fini, ed è una delle tante occasioni perdute. E per il comunismo non è molto diverso: appoggio pieno ai carro armati, e oblio sereno dopo. Sarà privato, avere appoggiato i carri armati, ma la scelta di "privatizzarlo", di passare da una sponda all'altra senza nulla narrare del processo, non è stata affatto generosa. Sorry.
martedì 21 dicembre 2010
don't ask, don't tell
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5 commenti:
Personalmente non trovo che Fini abbia "elaborato" un granché.
Magari è stato un po' piu' esplicito e onesto di Dario Fo, ma solo perché il suo passato era un po' piu' conosciuto in giro...
In effetti non hai tutti i torti....
a proposito di Dario Fo, ricordo la definizione che diede Pasolini del suo teatro: moralistico, terroristico, puritano e ricattatorio.
La linea di confine tra fascismo e comunismo è molto sottile (chierico rosso o nero di Montale...). Probabilmente invece l'asse dicotomico che fa veramente la differenza di mentalità passa fra individualismo e tradizione.
ciao, complimenti per il blog.
ti ho lasciato un commento al post 'la macellaia e il grembiulino' ma non so se vedi lo storico dei commenti.
a presto
Sì, quando arriva un nuovo commento di solito (ma a volte blogspot fa cilecca facendo urlare subito alla censura, se dovesse capitarti segnalamelo) vengo avvertita con una mail. Ti ho risposto laggiù, hai - in parte - ragione.
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