E così le donne di sinistra di oggidì sarebbero state colte in flagrante contraddizione - così vuole il nuovo martellante slogan della destra perchè...ce l'han su con Presidente Puttaniere, mentre in tempi di libero amore - garrule - la davano volentieri all'esercito e pure alla nazione.
Voglio però, prima di entrare nel merito, fare una premessa sulla mia personale posizione di allora tanto rispetto all'amore libero che al femminismo, così metto le mani avanti e non se ne parla più.
In tempi di libero amore, per me il '77 - cupa coda del famigerato 68 - se mi interessava un ragazzino sondavo come prima cosa che fosse disposto ad escludere da qualsiasi orizzonte della nostra ipotetica relazione il libero amore. Chiarito questo, si poteva andare avanti.
Partecipai a poche - se non una sola - riunioni del collettivo femminista, che mi diedero la pelle d'oca. Per poter arrivare ai gruppi di autocoscienza delle leaderine bisognava avere nel curriculum almeno una relazione lesbica, un tentato stupro da parte di uno zio, e avere provato con fidanzati diversi tutta la gamma possibile delle pratiche sessuali, meglio se subite da maschi odiosi e oppressivi. (Se eri molto carina però - va detto - potevi pure essere vergine e all'autocoscienza ci arrivavi comunque, berlusconesse ante litteram) .
Il destino che meritavano gli uomini, veniva chiarito subito a noi bambine, era quello di essere avvelenati in culla ma purtroppo la clonazione era ancora al di là da venire e toccava sventuratamente lasciarli vivere. Noi eravamo meglio perchè l'utero, le tette e la vagina riflettevano su di noi un aura di meglitudine, e tanto basta.
Non arrivai probabilmente neppure alla seconda riunione, da quanto la faccenda mi sembrava antipatica ed insulsa.
Ora però - visto che si sparano cazzate a tutto spiano e nessuno le contesta, mi tocca raccontare com'era a chi non c'era.
In tempi di femminismo e di amore libero, le relazioni uomo-donna erano caratterizzate da un rigorosissimo moralismo. Nessun "compagno" poteva neppure minimamente considerare l'idea di avere un rapporto a pagamento - simbolo estremo della vituperata mercificazione del corpo femminile - e se mai avesse confessato un rapporto mercenario, sarebbe stato messo ai margini da qualsiasi relazione umana e senza appello.
Se il nudismo in mezzo alla natura era considerato praticamente obbligatorio, in quanto celebrazione di un rinnovato rapporto con la naturalità del corpo, ogni gadget erotico o sensuale era visto con disprezzo sommo.
La nostra divisa, non a caso, consisteva in t-shirt immense, lunghe gonnellone a fiori, e zoccoli di legno: le donne erano (o si supponeva che fossero) sodali tra loro, e certamente non in gara per sedurre il maschio.
Scollature, minigonne, spacchi, calze a rete, erano banditi come simboli della oggettificazione della donna. L'amore libero era tutto fuorchè senza regole: qualsiasi perversione sarebbe stata vista con sospetto: un rapporto sadomaso? l'amore è gioia e non oppressione. Feticismo? Apriti cielo, il corpo non è un oggetto. Vojerismo? Malattia pura e semplice: l'amore è tatto, olfatto, sensi animali e naturali, assai più ancestrali e preziosi dell'occhio ipertrofico: l'organo preferito dell'odiato maschio nonchè della civiltà occidentale, sua detestabile proiezione e riflesso.
Il sesso era - e doveva essere - "naturale" (naturalmente di una naturalità che esisteva solo nelle cape bacate di chi lo teorizzava) . Al massimo, poteva essere zen, tao, e doveva ruotare comunque attorno all'orgasmo della donna e non a quello dell'uomo. Alla donna spettava - insindacabilmente - il via libera, che poteva concedere o ritirare in quasiasi momento della relazione senza che al maschio fosse consentita facoltà di insistere e men che meno di seccarsi.
La pratica dell'amore libero era tutt'altro che sregolata, insomma, come oggi vorrebbe lo slogan che attribuisce alle donne di sinistra un puritanesimo dell'ultima ora in contraddizione col loro passato di cioccole.
Oggi, anzi, e grazie al cielo, quel rigido moralismo del libero amore è stato superato, da noi e dalle nuove generazioni: se scendiamo in piazza non è punto per dettare regole di morale sessuale, come ci è stato attribuito - ma per ricordare l'ovvio: non è salutare per nessuno che la selezione della classe dirigente passi per i letti dei potenti, e non è salutare porre l'avvenenza femminile come unica dote interessante per raggiungere posti di potere; concetti banali, che purtroppo occorre ripetere.
Nessun tradimento di ideali libertari da parte nostra, abbiamo anzi abbandonato quel ciarpame moralista del passato e ne siamo liete: è la destra della legge che vuole punire l'utilizzatore finale e che invita al family day, che dovrebbe fare i conti con le proprie insanabili contraddizioni.
lunedì 21 febbraio 2011
la severa morale del libero amore
Pubblicato da Rosa alle 17:22
Etichette: femminismo, politica italiana, sesso, sinistra
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1 commenti:
Ipse dixit: "Ironia di questo dispositivo: ci fa credere che ne va della nostra 'liberazione'".
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