venerdì 14 maggio 2010

un disprezzatissimo shoppa

La verità è che mi piacerebbe moltissimo trovare un sistema paraculo per fermare la marea nera, ma oltre ad essere scarsa in economia, sono un ingegnere di nessun pregio e pertanto sono costretta a mantenere - anche qui - un basso profilo. E così, dopo lunghe riflessioni sull'incongruità del trivellare oceani per produrre un oggetto - il famigerato sacchetto di plastica - che viene prodotto al solo scopo di portare le mie cose dal negozio a casa e poi finisce nell'immondizia, mi sono comprata uno splendido shoppa rosso profumato di cumino, che porto fedelmente in borsa.
Incredibile a dirsi, l'esser - se pur lo ammetto assai miseramente - virtuosi produce negli altri un disgusto realmente incontenibile: ieri mi presento in cassa con un paio di bragazze (in una catena di strazze da due soldi, preciso) pago, e quando la commessa tira fuori il suo pezzo di petrolio sorrido e dico "no grazie". Mentre mi guarda esterrefatta e perplessa, mi sposto più in là per fare posto alle clienti successive, estraggo il mio rutilante shoppa, e ci infilo dentro la braga, percependo una scia di brusio alle mie spalle. Mentre scendo le scale, mi raggiungono le due tipe e - volutamente a voce alta, per manifestare il loro sommo disprezzo: "ma guarda questa, pur di non prendere il sacchetto di plastica, dove mette la roba". Non ho avuto la forza di rispondere, ma la cosa mi ha lasciato assai perplessa: capisco avessi fatto paternali, rotto il cazzo, ostentato virtù, fatto concioni ecologiste, ma può accadere che sia socialmente obbligatorio portare la merce nel sacchetto fornito dal negoziante? Quale segreto rituale ho violato, osando portare la mia merce in un pezzo di petrolio riciclabile invece di riempimi la casa di immondizia?

8 commenti:

Gillipixel ha detto...

Non ti curar di loro, ma guarda e passa, cara Rose...fatti non furono per seguir virtute e canoscenza, ma per vivere come bruti :-)
Chirbalu dice blospot: classico cittadino coatto che esige tassativamente il sacchetto di plastica alla cassa :-)

Shylock ha detto...

Oh, ma neppure quando shoppi rinunci al cuminismo?

Comunque e' vero, ai commessi dia proprio fastidio, se insisti per usare la tua borsa.
(Alle due stronze io avrei risposto, comunque: la prima cattiveria non volgare che mi veniva in mente.)

sam ha detto...

Le due stronze, pardona il francesismo, dovrebbero vivere nella mia città, Torino, che si appresta a bandire le buste di plastica da tutti i negozi.
Già la catena Ipercoop lo sta facendo (parlo di supermercati, quelli dove si riempiono carrelli di roba, mica il negozio sotto casa). Lì, o vai con le tue sporte o ti paghi i sacchetti biodegradabili al mais a 8 centesimi l'uno. Per una spesa grossa ne fai fuori tra i 5 e i 10. Il succo è che ti porti le borse da casa.

Certe volte, è solo questione di latitudine o longitudine...

Rosa ha detto...

x shylock: scusa il ritardo nella pubblicazione, ma - come succede spesso con blogspot - non mi era arrivato l'avviso mail.
Sì, hai ragione, dovevo rispondere, ma mi hanno lasciato senza parole!

Palmiro Pangloss ha detto...

Rosa, ma vivi in un posto di inciviltà assoluta! Io da anni faccio fare le shopper di tela come gadget aziendale e vanno a ruba. Anzi, ne porto qualcuna per quando ci vediamo.

Rosa ha detto...

Ah, grazie mille!

Paolo Bizzarri ha detto...

@sam

Lo ammetto, io preferisco prendere e riusare (una strumena di volte) il sacchetto di plastica. Dura un infinità di tempo, quando è andato lo metto con la plastica e lo faccio riciclare.

Il sacchetto di mais dura una volta (forse) e oltre tutto usare una cosa fatta con amido di mais francamente mi piace poco assai... Ma i campi non sarebbe bene usarli per altro?

Rosa ha detto...

Sì, concordo...in effetti il sacchetto di mais ha costi energetici e produttivi, ed è ugualmente inutile.