sabato 22 settembre 2007

salesiani? no grazie!

Il post di oggi su Salamelik condensa secondo me una serie di equivoci da sfatare.

Sherif sembra convinto che l'italica volgarità, l'italica ossessiva passione per i culi e le tette, siano una sorta di emblema dell'occidente permissivo che si contrappone alla castità islamica.

Non è vero!

La stampa inglese - e non certo con argomenti "morali" - ci ha messo alla berlina, per la sessuomania e per il disprezzo per le donne che traspare delle nostre pubblicità e dalla nostra televisione: la nostra televisione, non già quella britannica o svedese.

La ossessione italiana per il sesso è figlia di una cultura bigotta che fino a trent'anni fa puniva - per legge - le adultere, e che oggi - diversamente da quanto avviene ad esempio nel nord Europa - pretende di dettare legge sulla sessualità delle persone, sulla procreazione, e che prescrive la castità e non il preservativo contro l'AIDS!

E gli uomini che trattano una ragazza in abitino leggero come una puttana sono del tutto identici a quelli che nei suk apostrofano le turiste in T-Shirt come donne pubbliche, come possibili prede sessuali.

Sono - in altre parole - comportamenti imputabili non già alla libertà sessuale, ma all'inadeguatezza nel gestirla da parte di uomini maleducati da culture che di default disprezzano la donna, e ne controllano con ferrea autorità la sessualità: non già alla libertà di costumi, o all'avventatezza femminile.

E' emblematico in questo senso che Sherif trovi reprensibile la condotta di quei genitori che non reprimono l'abitino leggero della loro figlia , e non invece l'incontinenza di quegli uomini che non sanno avere rispetto se non per la donna che mortifica se' stessa, il suo corpo e la sua bellezza.

Ma allora qual'è il limite, Sherif, per placare l'incontinenza maschile, data per inevitabile dal ragionamento?

Se l'abitino leggero è provocante, basterà forse un abitino pesante? Dov'è il limite?

Una donna con la gonna corta, o senza velo (è la stessa identica cosa) è per caso una donna pubblica?

E' una donna da prendere?

Ritengo irrinunciabile la conquista culturale che consiglia agli uomini continenza e rispetto per le donne indipendentemente dal loro abbigliamento.

Una conquista faticosa, penosa, e irrinunciabile, indipendente dall'opinione dell'accolita di preti, mullah e rabbini che propagandano culture che - unanimente - appoggiano sulle spalle delle donne il fardello della continenza maschile, imponendo questo o quel vestiario.

Nelle mode invece, beh, non riconosco alcuna reale imposizione.

Da sempre esco di casa spettinata, in sandalacci, con la tuta, con i tacchi, con la gonna lunga, con la gonna corta, esco come ho voglia di uscire nei limiti in cui mi viene consentito un libero arbitrio: chi vuole imitare pappagallescamente la moda - parimenti - pratica il suo libero arbitrio, se se ne sente costretto è perchè non sa liberarsene, e ciò è riconducibile esclusivamente alla sua responsabilità personale. Chi viene arrestato, o stuprato, o molestato, o pubblicamente offeso, o ferito, per il suo vestiario invece subisce una violenza che prescinde totalmente dalle sue scelte.

Errore grave, o sgradevole retorica confondere la seduzione delle imposizioni modaiole con la violenza e l'oppressione di (tutte) le culture religiose tradizionali.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Dov'è il limite fra abito lecito e abito illecito? dici...

A questo argomento si controbatte in genere con quell'altro del "pendio scivoloso" ovvero "ma di questo passo, se tutti facessero così, dove andremmo a finire...".

Per cui usando il pendio scivoloso potrei dire: Perchè non dovrei poter deambulare - in nome della mia libertè di gusto - perfettamente nudo per le strade se questo mi fa star bene dentro?

Il fatto è che ,qundo ci si veste, oltre a difendersi dal freddo o dal sole, si indossa anche una bandiera di appartenenza, è evidente. Quindi, in altri termini, ci si ingruppa.

ora tu dici anche "chi si veste alla moda pratica il suo libero arbitrio, se se ne sente costretto è perchè non sa liberarsene, e ciò è riconducibile esclusivamente alla sua responsabilità personale", cioè si ingruppa in quel caso fra i modajoli, come c'è chi sceglie i nudisti.
Ora, per questi ultimi si è sentita l'esigenza di confinarli in luoghi ben determinati.

Vien fuori l'esigenza di una implicita delimitazione di territorio, di confini, muri da non superare, di rispetto dei reciproci gusti e convinzioni, di (ahimè) "relativismi" coi quali delimitare la stessa espressione delle tue libertà individuali.

E' il multiculturalismo, bellezza.

(se c'è un biglietto per Marte lo compro)

Psalvus

Rosa ha detto...

Non c'è posto dove meno siano frequenti e benaccette le molestie sessuali che nei campi nudisti.
Quello che mi premeva era criticare l'assioma che bigottismo e rispetto della donna fossero coincidenti, assioma assolutamente falso anche se conforme al luogo comune che perdona qualsiasi atto vessatorio, purché consentito da una qualche "tradizione".
Quanto alle mode, la seduzione non è coercizione, la violenza sì. Negare questo fatto significa compiere un salto logico assurdo, poco mi importa che sia cristallizzato in un luogo comune che pretende di mettere sullo stesso piano le proibizioni e le lusinghe.

Anonimo ha detto...

"l'assioma che bigottismo e rispetto della donna fossero coincidenti"
Ti devo dire la verità... questa cosa dal post non è chiarissima.

Rosa ha detto...

Nel mio post o in quello di Sherif?
La tesi di Sherif che io contesto è questa: mi pare errato attribuire - come fa lui - l'ostentazione ossessiva di tette e culi tipica del nostro paese (e criticata recentemente proprio dalla stampa inglese) ad un lassismo di costumi occidentale.
Io al contrario ritengo che ostentiamo culi e tette *proprio* perchè - da parvenue della liberazione sessuale - ci portiamo dentro quell'enfasi ossessiva e bigotta sul sesso, e quella scarsa considerazione della donna tanto pronunciata in quelle religioni che pretendono di controllarne la sessualità.
Ritengo che chi si sente in diritto di molestare una donna poco vestita non lo fa perché ha abbandonato le sue belle tradizioni (che siano apprese dai salesiani o in una madrasa è del tutto irrilevante) ma perchè non le vuole in alcun modo abbandonare.

Ora è più chiaro?