giovedì 23 agosto 2007

la frontiera dello scontro

Il vilipendio alla religione è una notizia?
Quando, come in tutte le classi di liceali che si rispettino, dalla mia classe da un gruppo di buontemponi fu tolto il crocefisso e venne sostituito con il biglietto "torno subito" ci fu un piccolo scandalo locale, che mi sorprese molto. Non avevo partecipato al vilipendio - sono, ipersensibilità da ebrea, istintivamente cauta (per paura intendiamoci, non già per nobili sentimenti) nell'offendere i simboli altrui - anche se - sì - li preferirei assenti dai luoghi pubblici - ma nel contempo razionalmente non capivo come potesse un semplice scherzo suscitare tanta indignazione.
Insensibilità di atea.
Mai più immaginavo che bravate simili - anche se più gravi e antipatiche - potessero riempire per giorni pagine di giornali, ma tant'è: la difesa delle identità, priorità ormai assai comune e trasversale ha reso il nostro mondo un luogo spinoso e irto di suscettibilità.

E così un marocchino ha tentato di murare una madonnina.

Il Martinez sul suo blog rileva - correttamente - quanto sia osceno il chiasso mediatico sulla madonnina murata a fronte del debole mormorio sugli attacchi alle moschee e macellerie hallal.
Il paradosso, però, è che la ragionevolezza di Martinez svanisce nel nulla, e anzi appare un po' pelosa, quando si consideri che appena un paio di post prima stigmatizzava con disgusto l'atto provocatorio di Charles Merrill, che aveva bruciato un prezioso corano di sua proprietà.
Martinez si scandalizzava per la performance di Merrill perchè questa sottolineava l'osceno materialismo occidentale, che dà valore alla proprietà materiale e svaluta il simbolo.
Non c'è coerenza, in questa posizione.
La madonnina è un simbolo religioso, prima che un bene materiale, la macelleria è un bene materiale, prima che un simbolo religioso.
O accettiamo la logica di Merrill, e nella convivenza civile decidiamo che sia penalmente rilevante e mediaticamente interessante l'offesa alla persona e ai beni materiali e non al simbolo, tesi che io condivido pur non avendo alcuna simpatia per performance che prevedono rogo di libri, oppure sposiamo l'ipotesi opposta, che ha peraltro il suo culmine nell'atto del suicida religioso/ideologico: Nessun valore alla persona o ai beni materiali, e tutto il valore al simbolo.

La terza ipotesi, quella cui sembrerebbe accennare Martinez nei suoi commenti, secondo la quale sarebbe opportuno tener conto dei "sentimenti" dell'offeso e dell'offensore piuttosto che valutare l'atto in se', mi pare decisamente rischiosa da praticare.
La logica secondo la quale chi più si offende (e manifesta l'offesa) debba essere più protetto di chi sente e manifesta l'offesa in modo debole e non violento, è una logica che accende i conflitti invece che spegnerli, che provoca suscettibilità identitaria, e sposta la frontiera dello scontro su confini etnici e religiosi.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

1) Credo di aver ampiamente chiarito che l'aspetto penale non mi interessa.

Lapalissiano che le leggi, in un sistema incentrato sulla sacralità della proprietà privata, metta al di sopra di tutto la proprietà privata. Quindi sul piano penale, hai già la risposta.

2) Non ho "stigmatizzato" il fatto che i media avessero dato più peso alla madonnina che all'incendio della macelleria. L'ho constatato. La constatazione può portare a riflettere sia sull'islamofobia dei media (per cui ciò che fanno i musulmani è comunque peggiore), sia - al contrario - sul fatto che i media si concentrano su fatti simbolici, che obiettivamente sono quelli più interessanti sul piano emotivo.

3) Non hai detto nulla su quanto ho scritto, nei commenti al mio blog in risposta a te, sul locale e sulla chiesa di fronte a casa mia.

Miguel Martinez

Anonimo ha detto...

Scusami, credo di aver postato due volte lo stesso commento per sbaglio.

Aggiungo che esiste, a mio avviso, una grande differenza tra:

1) un simbolo integrato nella stessa creazione dello spazio collettivo della cascina

2) un simbolo - come il crocifisso - imposto in tutte le aule per ordine burocratico di uno stato che pure si dichiara "laico"

Rosa ha detto...

x Martinez: veramente sei tu che non hai risposto al mio commento sul tuo blog in risposta al tuo. Mi chiedevo se ritenessi buona cosa bruciare una macelleria, qualora il macellaio fosse ricco.
La fonte della legge sono gli uomini, e non discutevo tanto della proprietà come diritto, ma di quanto una azione andasse valutata di per se' o in rapporto a chi la agisce e a chi la subisce. Stuprare una puttana secondo te è meno grave che stuprare una suora? Uno stupratore che fosse anche un donnaiolo di successo commetterebbe un atto più grave che di uno che riuscisse a fare sesso solo così?
Quanto al gambizzare i preti berlusconiani o bruciare le discoteche, cosa vuoi che ti dica. Trovo che la violenza sia orrenda, la ritengo necessaria solo come difesa in caso di minaccia, e la ritengo comprensibile - anche se quasi mai accettabile - solo se e quando finalizzata a un risultato concreto, tangibile e mondano. Figurati quanto mi può piacere un mondo di roghi ideologici, faide, morte, sangue e bandiere finalizzati al puro sabba di odio infinito. Credo di non potere davvero immaginare nulla di più stoltamente orrorifico.

Anonimo ha detto...

Per Rosalux:

1) "Mi chiedevo se ritenessi buona cosa bruciare una macelleria, qualora il macellaio fosse ricco."

No, mai detto o pensato nulla del genere. Mai parlato di ricchezza, ma dell'uso che si fa della macelleria, che è tutt'altra questione.

2) Il punto sul localino trendy e sulla chiesa non riguarda il fatto di gambizzare qualcuno.

Riguarda la sacralità assoluta della proprietà, e la differenza etica (non giuridica) tra un'eventuale azione illegale - di qualunque tipo - contro una persona che non offende gli altri, e un'azione contro una persona che offende costantemente e sistematicamente la sensibilità collettiva.

Quindi, la domanda è:

1) esiste per te il diritto assoluto della proprietà di un localino di trasformare la piazza antistante in un bordello notturno?

2) Esiste il diritto assoluto del proprietario di un palazzo, a prescindere dal suo significato simbolico, di farne ciò che gli pare?

3) E le azioni della collettività che violano il diritto di proprietà sono sempre da condannare (moralmente), anche se sono reazioni a un'offesa subita collettivamente?

Io ritengo che i SUV in terza fila fino alle tre di notte (che tra l'altro impediscono a chi abita lì di fare qualunque cosa con la macchina dopo le 7 di sere, se spera di trovare un posto) costituiscano una pesante offesa alla mia sensibilità; e siano la diretta responsabilità del localino trendy.

E riterrei che un neon con la faccia di Berlusconi sulla facciata della chiesa ogni volta che mi affaccio perché non riesco a dormire (causa i SUV), sarebbe un'offesa altrettanto grave.

Questo è il punto. Se poi per te bisogna sempre abbozzare, mi va bene: è una tua scelta, non la mia.

Anonimo ha detto...

posso partecipare anche io?
non ho fatto neanche un test estivo quest'anno ;-)

rispondo a Miguel:

1)per bordello intendi schiamazzo e/o luogo dove persone liberamente si incontrano? nei limiti ammessi dalla legge SI (tra l'altro è proibito lo schiamazzo notturno e l'appropriazione di suolo pubblico se non sbaglio)

2)significato "simbolico" per chi? se è significato per lo Stato , esso ha fatto male a renderlo privato. Dovrebbe stare in mano pubblica ed in caso di errore, andrebbe espropriato (con lauto indennizzo). Se è simbolico per una qualche comunità( biddhista, massonica...) , essa dovrebbe attivarsi per comprarlo secondo le leggi del mercato. E le altre comunità potrebbero dare una mano per questioni di amicizia. In assenza di tutto questo SI: il proprietario può farne quel che vuole nei limiti della legge. Altrimenti domani io compro un pezzo di terra e POI qualcuno si alza mi dice che quello non posso utilizzarlo per lo scopo per cui l'ho comprato.

3) non ho capito la domanda :-((


come risulto? che tipo di ideologia politica ho? :-)

Rosa ha detto...

x martinez:
ovviamente il diritto alla proprietà deve avere dei paletti, e fra l'altro li ha. Personalmente non ho alcuna devozione verso il concetto di proprietà (peraltro faccio parte di quella esigua minoranza che campa in affitto e non possiede un cazzo) ho invece in orrore il concetto del farsi giustizia da se', che evoca il tuo gambizzare o mettere bombe. (O sparare al ladro che scappa, è li stes). Anche l'uso del termine "collettività" mi sembra fortemente improprio, in questo contesto, essendo quella dei discotecari collettività tutt'altro che esigua. O le collettività si esprimono delegando qualcuno che si occupa di tutelarne e comporne gli interessi, oppure è la faida di cui più sopra. Non vedo terze ipotesi, tu sì?

Anonimo ha detto...

tocca a me fare una domanda?

chi lo ha scritto:

""la libertà è pura fantasia e non esiste per l'individuo, quando non è accompagnata e sorretta da un minimo di autonomia economica. In tali condizioni , l'individuo è schiavo della sua miseria; è umiliato dal suo asservimento e la vita non potrebbe offrirgli che una lusinga e un aspetto: quello materiale. L'individuo è libero di diritto e schiavo di fatto. Il sentimento di questo asservimento diviene più duro e più ironico dal momento in cui lo schiavo di fatto prende coscienza della sua libertà di diritto e degli ostacoli che la società gli oppone per realizzarla.
[...]
Tra una libertà media estesa all'universo e una libertà smisurata assicurata a qualcuno, a scapito della maggioranza, è ancora preferibile una libertà media""


1) G.F. Freda

2) T.Negri

3) C.Rosselli

Rosa ha detto...

x Filomeno:
Escluderei Rosselli: l'argomento libertà versus liberazione dal bisogno come se un beneficio escludesse automaticamente l'altro è - mi pare - argomento populista tipico di chi cerca di giustificare il totalitarismo delle ideologie illiberali.
Dunque o Freda o Toni Negri. Naturalmente potrei sbagliarmi.

Anonimo ha detto...

Io invece sospetto proprio Rosselli. Pero' non sono affatto sicuro.

Rosa ha detto...

a rileggerla mi sa che hai ragione, falecius!

Anonimo ha detto...

lo ha scritto Rosselli in "Socialismo Liberale". La tesi è

" il riconoscimento astratto della libertà di coscienza e delle libertà politiche a tutti gli uomini, se rappresenta un momento essenziale nello sviluppo dell'umanità, ha tuttavia un valore ben relativo quando, per condizioni intrinseche o d'ambiente, a causa della miseria morale o materiale, la maggior parte degli uomini non sia messa in grado di apprezzarne il significato e di SERVIRSENE IN MODO CONCRETO"

lo Stato infatti non è fondato sulla proprietà privata ma su un PATTO POLITICO degli uomini, tanto è vero che la legge prevede (almeno finchè non vinceranno gli anarcocapitalisti) dei limiti alla proprietà proprio in virtù dell' Uomo e dei suoi diritti inalienabili, presso i quali la borghesia ha un grande merito ma secondo il Rosselli è complessivamente(non tutta) in fase di freno ed il movimento socialista serve proprio ad unire le conquiste passate con le richieste del proletariato(scrive proprio "proletariato")


tra l'altro ha scritto anche questi due passi :

a) "la borghesia non è un blocco unitario. La sua pretesa unità è un sogno di teorico. E' proprio questa divisione volgare fatta da un gran numero di socialisti che ha per effetto di concorrere alla creazione d'un blocco borghese artificiale di crisi"

b)"un gran numero di socialisti non ha ancora compreso che le riserve da cui usano far seguire la loro adesione al metodo democratico non hanno altro che di autorizzare i gruppi reazionari a ricorrere subito a mezzi illegali per spezzare brutalmente un movimento operaio minaccioso "

Rosa ha detto...

aaargh, non era una domanda trabocchetto, me imprudente! Resta che i due benefici non mi paiono alternativi, anzi.