sabato 18 settembre 2010

uomini e polli

Tendo a credere ai profeti del picco, non per millenarismo congenito ma perchè ho l'impressione che gli argomenti di chi il picco lo nega siano molto deboli: uno scherno un po' arrogante unito ad una fiducia illimitata in un progresso tecnologico che allo stadio attuale però non pare aver prodotto nulla di lontanamente paragonabile alla manna petrolifera che ha reso possibile il nostro benessere diffuso. E tendo a crederci anche perchè penso che un assaggio del'orrendo pastone sia già l'attualità, dai casini per la trivellazione troppo profonda alle guerre nel medio oriente.
Un blog, sul sito di Le Monde (hat tip: Petrolio) intervista Robert Hirsh, un ex responsabile della ricerca sui carburanti di sintesi della exxon, a proposito della scarsa informazione, della censura, che ci sarebbe intorno al problema ormai maturo per esplodere. Sulla opportunità, e soprattutto sulla praticabilità del diffondere informazioni sulla questione ho più dubbi che certezze, però. Se se ne parla in termini (forse correttamente) catastrofici, non si fa che anticipare il momento del crollo ed è una responsabilità che nessun politico vuole prendersi, se se ne parla in termini blandi l'effetto sarà nullo: la gente mediamente non è disposta prendere misure serie di risparmio energetico e contenimento dei consumi. La zona sotto il vesuvio è abitatissima, e nessuno pensa a sgombrare S. Francisco o Messina, in vista del Big One. Temo che l'umanità nel complesso non sia adatta a gestire previsioni ma solo ad affrontare emergenze. Come diceva il (purtroppo) geniale Celine, l'uomo è intelligente come la gallina è un volatile.

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