venerdì 14 agosto 2009

il PD, o della Politica Dello struzzo

Cari Dirigenti del Partito Democratico,

sono una vostra elettrice, una di quelle che vi garantisce - da sempre ma non per sempre - il voto con l'unica ragione del "minor male possibile": una elettrice scontenta, come una buona parte della vostra base, della vostra palese inefficienza ed imperizia nell'affrontare questioni importantissime della vita politica del nostro paese e prendere - come è doveroso per un grande partito politico - delle posizioni di sintesi.

Riguardo al ricorso al TAR del ministro Gelmini, la vostra posizione viene descritta giustamente dai giornali come "assordante silenzio". Dirigenti che si sono sciacquati la bocca - per raggranellare qualche voto alle primarie - con proclamati programmi di "laicità", ora lasciano la parola alla Binetti, a Fioroni e a qualche sparuto e sconosciuto personaggio in rappresentanza della posizione laica - posizione che rappresenta invece una parte importante e direi maggioritaria del vostro elettorato.

Noi scontenti siamo la maggioranza, e potete ringraziare - per avere il nostro voto - solo l'inanità e la sconvolgente pochezza, ferocia e impudicizia della eterogenea accolita di omuncoli di basso calibro che compongono i partiti a voi concorrenti.

E' un semplice dato di fatto che l'ora di religione - così come è concepita - non possa dare crediti formativi, visto che la sua fonte giuridica è, paradossalmente, il concordato stesso, e precisamente dall'articolo 9 comma 2:

Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento.
All'atto dell'iscrizione gli studenti o i loro genitori eserciteranno tale diritto, su richiesta dell'autorità scolastica, senza che la loro scelta possa dar luogo ad alcuna forma di discriminazione.
E' troppo, chiedervi di ricordare che il TAR ha semplicemente fondato la sua decisione sul concordato? Un credito formativo che possa essere ottenuto attraverso un'ora di religione dà luogo - ovviamente - ad una discriminazione: chi non la frequenta non potrà ottenerlo e sarà dunque discriminato, non avendo in orario scolastico alternative valide e altrettanto paganti.

Certo - nel partito militano laici (che tacciono) e cattolici (che parlano) ma questo è un vostro problema, di cui dovete - con urgenza e al più presto, farvi carico.

Perché - invece di perseverare nella politica dello struzzo - non usate l'immaginazione?

Quanto vi sarebbe costato, in termini di scontri interni, proporre che i crediti formativi vengano assegnati solo ed esclusivamente dal momento in cui verrà istituita e formalizzata l'ora alternativa a religione - un'ora di musica, di informatica, o una seconda lingua?
Troppo creativo pensare che si possa fare una proposta che avrebbe il vantaggio di dar crediti all'ora di religione senza discriminare? Che avrebbe il vantaggio di non poter essere controbattuta, ne' accusata di biechilluminismo, o di "laicismo" imperante? Che avrebbe il vantaggio di far capire - chiaramente e senza troppe polemiche - perché la decisione del TAR è - semplicemente - scontata e non può essere discussa senza rivedere il concordato stesso?

L'illusione che l'emorragia di voti finisca fisiologicamente, che ci sia uno zoccolo duro di elettori che accetterà qualsiasi imperizia e inefficienza e incapacità da parte della vostra dirigenza è assolutamente infondata. Parola di chi vi ha votato fino ad ora.

(lettera inviata a L'unità)

27 commenti:

Anonimo ha detto...

Loro contano su di un unico fattore, ma decisivo: non hai le palle per tradurre la tua rabbia in atti conseguenti.
Su queste e simili tematiche, il PD era abbondantemente oltre il limite della decenza gia' prima delle politiche: eppure bollavi come traditore chi non voleva votarlo.
Non e' stato meno indecente (semmai di piu') prima delle europee: eppure hai supplicato pubblicamente gli altri di votarlo.
Hanno ragione loro (fino a prova contraria) e fanno bene (dal loro punto di vista) a continuare cosi': tanto le palle non ce le hai.

Shylock

Yossarian ha detto...

Sono piacevolmente agghiacciato.

Mi alzo in piedi e ti tributo una standing ovation di 57 minuti.

"Perchè - invece di perseverare nella politica dello struzzo - non usate l'immaginazione?"

Esatto. E' cosi' che si esce dal 'sonno dei progressisti', oltre a liberarsi dei pesi morti, ma questo e' un altro discorso.


Mi permetto una breve precisazione di natura semantica anche se in maniera un po' rozza.

Nella definizione 'bieco illuminismo' di Diego Coletti, che per fede, formazione e cultura e' abituato a pesare le parole, la posizione dell'aggettivo e',a mio avviso, molto significativa.
Da questa traspare infatti l'astio mai sopito e mal celato di una parte larghissima della Chiesa Cattolica nel confronti del secolo dei lumi 'in toto' e non esclusivamente degli eccessi giacobini.

Dire' bieco illuminismo' e' assai diverso dal dire 'illuminismo bieco'.

Nel primo caso,l'aggettivo 'cassa' senza pieta' il sostantivo che lo segue ed esprime un giudizio negativo senza appello sulla 'qualita' ' del sostantivo.

In francese direbbero: 'l'Illuminismo mi fa cacare i bisonti'.

Nel secondo, invece, si specifica che una parte della 'qualita'' del sostantivo 'illuminismo', puo' assumere una valenza negativa senza per questo compromettere il significato del sostantivo.

In francese direbbero:

'C'e'un certo Illuminismo che mi fa cacare i pitoni'

Ovviamente questa non e' una regola scolpita nella pietra, anche se si adatta bena a questa specifica frase, ma non credo che nella scelta delle parole di Coletti sia semplicemente ravvisabile un lapsus freudiano.

Rosa ha detto...

Ah, assolutamente: "bieco illuminismo" è proprio senza appello, e non è un lapsus.

Gillipixel ha detto...

Un'argomentazione di lusso :-) appassionata ed estremamente lucida al tempo stesso...leggere queste cose è una vera e propria goduria per la ragione e per il senso della logica :-)
Bravissima Rose!!!

E complimenti anche a Yoss per la sottolineatura della finezza semantica...notevole davvero!!!

Giovanni Fontana ha detto...

Brrr, "nelle fila", http://www.distantisaluti.com/piuttosto-che-sbagliare/

Rosa ha detto...

x giovanni: LOL, non ero entrata nel merito al tempo del post perchè la mia fama di rompicoglioni mi precede e non voglio esagerare.
Cmq, il "nuovo zingarelli" dice:
"Fila [da filo, prob. attraverso il pl. ant. (le) fila.]
Perchè accanirsi con un arcaismo? Dopotutto non è neanche un "vezzo", è parecchio comune, non capisco davvero cosa ci sia di male...

Rosa ha detto...

cmq ho chiesto parere su it.linguistica.italiano. Vediamo che ne viene fuori ehehehheh

Giovanni Fontana ha detto...

Rosa, difatti: "fila" è il plurale (arcaico) di "filo", non di "fila".

Un filo -> due fili/due fila (come "tirare le fila")

Una fila - > due file

Alle poste ci sono sempre "delle fila" è sbagliato.

Lopo ha detto...

Sul sito web della Crusca si afferma:
------------
· Il filo --> i fili / le fila. Il maschile va adoperato nel significato concreto: i fili del telefono ecc., il femminile invece sta per ‘trama di un ordito’ oppure nel senso metaforico di ‘intreccio’: le fila di una congiura ecc. ATTENZIONE! È sbagliato l’uso di fila come plurale di fila ‘serie, successione’, ad esempio nella locuzione, spesso impiegata, *serrare le fila in luogo del corretto serrare le file.

Rosa ha detto...

Al di là del fatto che ti stanno dando ragione pure sul ng, ricapitoliamo.

Se "fila" nel senso in cui ci interessa viene dal plurale arcaico di "filo", che è "le fila", perchè non potrebbe essere rimasta come locuzione "le fila" inteso come "le schiere" visto che l'origine del termine "fila" è proprio questa? Non sarebbe ne' il primo ne' l'ultimo caso di locuzioni che fanno eccezione: chiaro che poi la crusca la accetterebbe se fosse attestata secondo parametri precisi. Non so se sia una roba venuta fuori di recente tipo l'orribile "piuttosto" o se (piuttosto) non sia in uso da molto tempo. Io l'ho sempre detto e non ha mai sfiorato l'idea che fosse sbagliato e non un'eccezione. Ti dico, non sono venuta a darti torto solo per non fare la solita scassacazzi.

Giovanni Fontana ha detto...

Beh, a noi piacciono un sacco gli/le scassacazzi! Poi possiamo fare una discussione linguistica in ogni thread che fai...

Però scusa: perché non dici "nelle braccia"? Perché braccia è il plurale di braccio. Fila è il plurale di filo, non di fila. Il plurale di fila è file, quindi in una qualunque locuzione se la parola è "fila" intende l'elenco, l'insieme di persone, la successione, non intende il filo con cui si cuce.

Certo, si potrebbe sostenere che essere "nelle fila" sia una metafora tessitoria, e giocare nella Fiorentina (nelle file della Fiorentina) sia come stare fra "i fili della Fiorentina" (questo equivale a nelle fila).
Ma mi sembra un giustificazionismo a posteriori, di un errore, affine a quello di coloro che "c'entra" si può scrivere anche senza apostrofo perché il senso può non essere modificato.

Yossarian ha detto...

Strano: la mattina non bevo mai e tantomeno quando lavoro, eppure dopo i complimenti per il post mi tocca dare nuovamente ragione a Rosa.

Giovanni hai ragione, ma come dice Rosa si potrebbe fare tranquillamente un'eccezione. Qui non stiamo parlando di 'piu' meglio' e oltretutto non suona neppure male.

Credo che l'unico difetto della mia lingua, lingua che amo follemente e gelosamente, sia proprio una certa rigidita' non certo strutturale ed insita nella stessa, bensi' imposta da puristi che spesso travalicano i limiti di una normale e logica preoccupazione per la conservazione della lingua da parte di elementi spurii ed estranei all'idioma.

Gli inglesi questo problema se lo pongono assai di meno: in passato dovendo scegliere fra lo scandinavo 'skill' (abilita') e l'anglosassone 'craft' (abilita'), hanno deciso di tenerseli entrambi ( e cosi' hanno fatto con altri sostantivi), e di recente qui in UK e' sorto un interessante dibattito, indovina un po' su cosa Giovanni? Su uno dei cardini della lingua del bardo: il genitivo sassone. C'e' che propone di abolire l'apostrofo e semplicemente aggiungere una 's' alla fine della parola, e chi ovviamente sostiene a spada tratta la 'tradizione'.

Nessuno comunque si e' ritenuto in dovere di 'rabbrividire' (leggi brrrr), anche se poi farsi accapponate la pelle o no, e' una scelta di gusto personale.

Sono dibattiti interessanti a patto di non affrontarli con un atteggiamento da 'Fosso di Elm'.

Quando lavoravo al giornale ricordo che sollevai una questione sull'uso dell'articolo determinativo davanti a un nome proprio femminile: prassi orrenda e lombarda (anche con i nomi maschili) che tuttavia in alcuni contesti puo' dar luogo a eccezioni.

Se in un pezzo, una volta esauriti i sinonimi (la donna,la figlia etc) e quindi dovendo per forza iniziare un periodo con il cognome dalla persona in questione, cosa scrivi?
Nel giornalismo, i nomi propri e l'appellativo 'signora' sono vietatissimi.

Prendiamo Rosa Lucsemblog come esempio:

E' meglio:

Lucsemblog e' una nota tritapalle
oppure

La Lucsemblog e' una nota tritapalle ma e' molto stimata da tutti.


Comunque se ne puo' discutere

Ciao

Rosa ha detto...

x giovanni: dunque, premesso che la Crusca chiude ogni possibile dubbio sulla faccenda, e sono dolorosamente costretta a darti ragione, non sono però d'accordo con quello che dici.
:-D
La lingua non la fa la logica ma l'uso: se quindi fosse sufficientemente diffuso e da un tempo sufficientemente lungo - indipendentemente dall'origine più o meno corretta - sarebbe da considerare come una eccezione e non come un errore. E' un po' come i (molti) che sostengono che "antisemitismo" significa odio per gli arabi ed ebrei, visto che anche gli arabi sono semiti. Le parole non sono meccanicamente collegate alla loro etimologia, ma solo all'uso che ne viene fatto.

Rosa ha detto...

x yoss: ma lol, cazzo di esempi!
Comunque con i cognomi l'articolo femminile fino a un po' di tempo fa era addirittura d'obbligo (mentre coi nomi è sempre stato un uso nordico e centritalico se femminile "la paola" - ed esclusivamente lombardo se maschile "il gianni").

E' buffo, ma anch'io metto l'articolo di fronte ai femminili, se mi riferisco a conoscenze del mio interlocutore e lui è nordico. La cugina di Bologna è "la Cristina", mentre tutte le Cristine di Roma sono disarticolate.

Oh, cazzo, ma sto post sul partito democratico fa discutere, eh?

Yossarian ha detto...

@Rosa
"mentre tutte le Cristine di Roma sono disarticolate."


Ma povere criste! Chissa' che dolore.
Che crudelta', Rosa.

E poi perche' solo le Cristine?

Non si potrebbe lussare un mignolo a tutte le Silvie, per esempio?


Oh, il post e' bello davvero: una volta tanto che approvo auccientopecciento...

Rosa ha detto...

Oh, e it.politica.sinistra è andato ancora peggio :-/ tutti lì a cazzeggiare.
mo' vediamo se lo pubblica l'unità...

sam ha detto...

Una lettera straordinaria. Da sottoscrivere.

Giovanni Fontana ha detto...

Uff, dunque yossarian: sì, è un problema diverso, ma io non dico mai «la Gelmini», ma dico «Gelmini ha deciso». Trovo mettere l'articolo per la femmina maschilista, quindi lo evito. O almeno ci provo, spesso me ne dimentico.
Ma il problema non è fare un errore, ma è non sapere che è un errore.

Quanto all'introdurre un'eccezione, certo, si può anche introdurre un'eccezione nei tempi verbali e decidere che mangerà è futuro, ma mangerò è passato, ma non c'è alcuna ragione per farlo. Per lo stesso motivo scrivo "sé stesso". Che non suoni male è davvero opinabile, suona malissimo: difatti chi lo scrive, non parlo di Rosa ovviamente, spesso lo fa per sembrare più colto. È un impercorrettismo sciocco, come quello di sonorizzare la "s" di casa, invalso in alcune parti della Toscana. Una volta in una classe di filologia romanza facemmo quell'esperimento e tutti coloro che sbagliarono - me compreso, al tempo - lo fecero perché percepivano "nelle fila" più colto.

Quanto agli inglesi, beh, il genetivo sassone non lo aboliranno mai: quanto alla grafica, ci può essere una soluzione che ha più senso di altre. Comunque il "brrr" era scherzoso e provocatorio nei confronti di Rosa che so rompicoglioni quanto me (e te, mi auguro) su questo tipo di cose.
Soltanto un appunto: l'esempio che fai, sul lessico, è abbastanza irrilevante, visto che - lessicalmente - l'inglese è una lingua pochissimo "anglosassone", è molto più latina che anglosassone, per dire. Quindi l'introduzione di un vocabolo scandinavo non è molto indicativa.

Giovanni Fontana ha detto...

"La lingua non la fa la logica ma l'uso: se quindi fosse sufficientemente diffuso e da un tempo sufficientemente lungo"

Sì, non c'è dubbio. È il motivo per cui scriviamo "felicità" anziché "felicita'" Come fra un po', forse, sarà corretto usare "piuttosto" in quel significato che non sopportiamo.
Ognuno ha il proprio senso del ridicolo e cerca di battagliare per la logica come crede, io dico "ovvero" per dire "cioè" anche se so che sarebbe sbagliato.

Difatti, come dicevo di là: la questione non è seguire la logica, ma sapere quale questa sarebbe.
Se tu mi avessi risposto: "lo so, ma chissene" avrei davvero potuto dire poco.

Giovanni Fontana ha detto...

Uhm, vai, terzo commento: ecco, Rosa, tu che puoi, rassicura il mondo - e yossarian - che non sono noioso come sembro da questo scambio!

Rosa ha detto...

x giovanni: "Se tu mi avessi risposto: "lo so, ma chissene" avrei davvero potuto dire poco."

No, no, la mia logica - quando si tratta di grammatica o di vocabolario - è ciacolare fino allo sfininmento e poi soccombere al parere di una autorità purchessia, la più accreditata. E comunque, a prescindere dal caso specifico, ho deciso d'ufficio di non curare oltre un certo limite i post: l'alternativa era o scrivere alla come viene - o non scrivere affatto, e ho optato per la prima.

"ecco, Rosa, tu che puoi, rassicura il mondo - e yossarian - che non sono noioso come sembro da questo scambio!"

Tutto è relativo. In famiglia, da me, è assolutamente un momento topico quello in cui si prende in mano il vocabolario. Tutto fuorchè noioso, e chi si annoia può sempre cambiar blog. Yossarian, da scassacazzi di prim'ordine quale indubbiamente è, non può che essere fortemente attratto dalla conventicola del vocabolario.

Yossarian ha detto...

@Giovanni:

Sono uno scassacazzi cosmico e Rosa ne sa qualcosa.

Tu non sei affatto noioso ed e' un piacere scambiarsi opinioni, pero', pero', pero' PERO'...heheheh

Che l'inglese sia una lingua 'poco anglosassone' con 'qualche' vocabolo scandinavo...ahiahiahai signora Longari, permettimi, ma questa e' siderale et cosmogonica.

:-)

C'e', e' vero, una cospicua componente romanza e classica, ma la lingua del bardo e' germanica per definizione. Se hai qualche amico che insegna inglese, non dirgli mai una cosa simile o ti toglie il saluto e tu ci fai una brutta figura. Ma brutta davvero.

Come dire che l'italiano e' di ceppo ungro-finnico.


Ciao e buon weekend anche a te Giovanni :-)

Ma come sono ecumenico oggi.

Rosa dimmi qualcosa che mi fa incazzare o rischio di diventare disgustosamente buono.

Giovanni Fontana ha detto...

Un giorno, quando ripasso di là, ti insegno IL gioco del vocabolario. Tu, ora, dirai che lo conosci, e ognuno lo fa a modo suo con le proprie regole. No. No. IL gioco del vocabolario: ho già convertito numerosi scettici.

Rosa ha detto...

x yoss: vota PD.

x giovanni: allora, io lo facevo così. Uno sceglieva una parola (il più possibile strana) e la proponeva, tutti inventavano di brutto una definizione e poi si valutava così: 1) punto a chi aveva trovato la parola *se nessuno aveva indovinato la definizione giusta*
2) Un punto alla definizione più votata.
3) mezzo punto a chi aveva azzeccato la definizione.

Tu come ci giocavi?

Giovanni Fontana ha detto...

Yossi, famo a capisse, anche perché qui sto popo a giocà 'n casa. Er coso lì, l'ingrese è ovvio ch'è na lingua germanica, e questo no lo mette 'n dubbio manco 'n laziale. Diversa cosa - e se te vai a rilegge 'r messaggio piussopra ce sta popo l'inciso ch'ho messo, che disceva "lessicalmente" - è se parlamo de 'e parole. Tu stavi a parlà d'avé 'nserito 'n lemma non anglosassone na'a lingua e io t'ho detto: "bada che avé preso na parola non germanica mica è 'na novità", anzi l'ingrese a livello lessicale è morto più latino che sassone/germanico. Pe' dì - nun m'ammazzà se le cifre nun so precise perché cito a memoria, magari n'è er quaranta ma è er trentanove - er quaranta peccento de'e parole inglesi viè dar franco/normanno, er ventiscinque direttamente dar latino, e'r cinque do'o spagnolo, e n'antro cinque dar nostro italiano. Quinni tre quarti der lessico 'nglese deriva dar latino mentre sortanto er diesci per cento - sempre se me ricordobbene, ma se nun è er dieci è er dodici - vengheno dar patrimonio origginale sassone+germanico.
[Oh, n'è che so tutte 'ste cose su tutto: appena scartamo de lato 'n poco, vedrai che t'infilo 'na serie de cazzate alluscinante, ma esattamente 'ste faccendeqquà - pe' 'n fugace momento da'a vita mia - ho pure rischiato de studialle pe' tutta 'a vita mia]

p.s. Nun so se po' fùgne da aggravante, ma all'urtimo giro non ho manco votato 'r PD: ho utilissimamente votato Cappato+Bonino.

Giovanni Fontana ha detto...

Tu come ci giocavi?

E un te lo dìo, una vorta 'e si giòa 'nsieme e ti spiego 'ome si devono dare i punti.

Rosa ha detto...

x giovanni: sarà fatto!