Le fobie sono cosa strana.
Evidentemente un giorno, da piccola, ho visto una scartoffia mentre un ape mi pungeva il culo, e da quel giorno lì ne ho un irrazionale quanto sacro terrore.
Non sto scherzando ed è un problema. Nell'ingresso di casa mia le scartoffie di contenuti i più vari - multe, bollette, foglietti con numeri di telefono, pubblicità, si accumulano finché una qualche causa di forza maggiore - e per causa maggiore non intendo punto la scadenza delle bollette, particolare trascurabile, ma - ad esempio - l'arrivo dell'ufficiale giudiziario per il pignoramento - non subentra, costringendomi ad affrontare il mazzo in preda al terror panico.
Un po' come un incendio farebbe uscire di casa un agorafobico.
E così da qualche tempo mi piovevano in casa - come ogni anno - le "ritenute d'acconto" (o certificato dei compensi, non chiedetemi dove sia la differenza) roba che serve a fare un misterioso rito annuale da celebrare sotto la tutela di uno speciale guru chiamato "commercialista".
Credo sia collegato con l'arrivo dell'estate, perché mi risulta che la suggestiva ancorché misteriosa perturbazione cartacea arrivi di solito in maggio.
E così, da qualche tempo, mentre il mazzo ingrandiva si ingigantiva con lui il mio turbamento, diventando zavorra inconscia ogni giorno più gravosa: qualche parte di me temeva che accumulare il cartaceo di pregio in quel mucchio spurio e informe mi esponesse al rischio di arrivare impreparata al rito, di perdere qualcosa di fondamentale: sapevo che protratta oltre un certo limite la rimozione mi avrebbe esposto a interminabili file, a telefonate a numeri verdi e ad ogni sorta di persecuzione da parte di grigie e pericolose Autorità.
Ma ciononostante, e anzi, proprio per quello, accumulavo.
Finché lunedì scorso non mi chiama la segretaria del guru, con voce chissà perché ad un tempo stizzita ed esterrefatta - chiedendomi che fine avessi fatto, e ingiungendomi senza mezzi termini di affrettarmi a prendere un appuntamento.
Ieri - giorno prefissato - ho affrontato il mucchio un'ora prima del rito.
Dirimere un cumulo di scartoffie è un po' come fare un carotaggio nei ghiacci, o studiare i cerchi di un tronco.
Ogni strato corrisponde ad uno specifico periodo: e le promozioni GS fresca primavera, multe riferite al periodo in cui ignoravo la presenza di ausiliari del traffico acquattati all'incrocio sotto casa mia (intorno a febbraio) auguri natalizi, sotto sotto, nel primo strato, una busta chiusa il cui contenuto mi ha chiarito senza ombra di dubbio i misteriosi moti dell'animo della segretaria.
venerdì 1 giugno 2007
scartoffiofobia
Pubblicato da Rosa alle 10:23
Etichette: nevrosi, vita quotidiana
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4 commenti:
io faccio uguale, se non peggio. casa mia non è piena di scartoffie, ma di buste chiuse. Io la posta non la apro mai.
Come il Vaticano quando scrivono i giudici americani "arridàtece er prete zozzone"?
Solidarietà.
E che bel micio (micia?).
E' una micia, la "maybe" del post più su, bella ma crudele: una specie cactus ambulante.
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