La mia impressione - da incolta e sporadica praticante di yoga e meditazione - è che le filosofie orientali siano "filosofie pratiche", e poco speculative, rispetto alla filosofia occidentale (ma perchè "la filosofia occidentale" si declina al singolare, mentre "le filosofie orientali" al plurale? Forse dovrebbe essere il contrario! Anzi, dovrebbe essere il contrario!) .
Il buddismo, e le sue "tecniche", che ho avuto la preziosa occasione di praticare all'Ameco, luogo tutt'altro che modaiolo, sembrano orientate a indurre la consapevolezza di un unico dato - fondamentale ma a quanto pare trascurato - che appartiene al mondo del fenomeni: l'impermanenza e caducità di tutte le manifestazioni dell'universo.
E', la meditazione, uno straordinario e non dogmatico percorso di accettazione della morte e - conseguentemente - della vita, e delle sue molte piccole morti.
Discutevo, sabato, con una amica furiosamente irritata dalla "moda" delle filosofie orientali: condivido il fastidio per la superficialità e l'amore per l'esotismo con cui la moda new age si butta negli aspetti più stucchevolmente esoterici e distorti delle filosofie orientali, eppure la sua considerazione sul paradosso di un buddismo praticato in occidente mi lascia fredda.
Sono sostanzialmente sempre più avversa ad ogni forma di ricerca di purezza culturale, men che meno riguardo ad una pratica religiosa che - preziosa eccezione - sembra coniugare l'universalismo alla tolleranza: curiosamente la mia amica sottolineava gli aspetti anacronistici: l'occidente rifiuta la consapevolezza della morte, l'occidente è attaccato ai beni materiali, alle cose, l'occidente è egoico, individualista, e blablà. Ma se il buddismo ha studiato una tecnica che pazientemente lavora per illuminare proprio sulla non permanenza e sulla futilità dell'attaccamento, in primis alle cose e alla fine - ultimo baluardo - proprio all'ego, verrebbe da pensare che quelle caratteristiche - che la mia amica applica come etichette dell'occidente - siano ben più trasversali alle culture, e in realtà profondamente umane. Che bisogno avrebbe avuto il buddismo di impegnarsi in quella laboriosa e paziente ricerca, se l'oriente fosse dotato in se' di accettazione e distacco? E non è proprio la baldanza del conquistatore a dover essere non dico distrutta, ma quanto meno temperata dalla pacata rassegnazione del saggio?
Il grido di lucido dolore delle Ecclesiaste, non è - in fondo e nella sostanza - la stessa identica riflessione del Siddharta Gauthama? Sono sempre più convinta che il vasto arco delle possibili manifestazioni, psicologiche e culturali dell'essere umano sia contenuto nella sua biologia, e che - per dirla in altri termini - l'umanità sia una sola. (e - naturalmente - anche una sòla)
lunedì 12 novembre 2007
vanità delle vanità, dice Qoèlet
Pubblicato da Rosa alle 10:50
Etichette: speculazzate
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17 commenti:
"l'umanita è una sòla" ha delle pericolose consonanze con "humanity is overrated", una frase del dr House che campeggiava sulla maglietta del killer finlandese...
tocchiamoci le p. :)
Una mia esperienza: L'altra sera sono andato a una "meditazione del silenzio". Era la prima volta che sperimentavo questa cosa. Mi avevano invitato, ho voluto provare. Tradizione dei Padri del Deserto. All'ora convenuta eravamo in sei, in una chiesetta romanica fredda vuota e fuori mano, quasi in aperta campagna. La nostra meditazione consisteva nello stare per mezz'ora in perfetto silenzio e perfetta immobilita', in ginocchio, recitando un mantra interno. Abbiamo cominciato che il campanile scoccava le 21 e 30, sapevamo che avrebbe suonato di nuovo alle 22. Francamente non pensavo di farcela. A un certo punto fortunatamente ho perso la cognizione del tempo. Alla fine ero veramente provato. L'esercizio, secondo gli intendimenti della guida spirituale (una signora svizzera), va eseguito due volte al giorno. O almeno, lei riesce a farlo due volte al giorno. Risulta meno faticoso quando si fa assieme. E ci credo: tutto risulta meglio quando si fa assieme, anche l'amore. L'esercizio ti da' una pace interiore. Ed anche esteriore.
Ah, e' tutto gratis...
Psalvus
sicuramente l'insegnamento del Buddha era essenzialmente pratico, ma questo egli lo ha insegnato con chiarezza nel "Sutra della Freccia" tuttavia il buddhismo nel corso della sua storia ha sviluppato una scolastica ultrasofisticata (basti pensare a Nagarjuna). Inoltre l'Occidente filosofico non ha ignorato per niente il tema della morte. Dai! Il detto greco era: "filosofare è apprendere a morire" e il vecchio Heidegger parlava di "essere per la morte", dove la ha lasciata la prefazione alla Fenomenologia di Hegel? "Lo Spirito è quello che non teme di fronte alla morte, etc...)".
Insomma qualcuno avrebbe potuto scrivere la riflessione opposta alla sua con la stessa percentuale di possibilitá di azzeccarla.
Il fatto è che i parole come occidente, oriente, filosofia, meditazione sono tanto generiche che non vogliono dire quasi niente e sono come pezzettini di lego linguistici che si possono smontare e rimontare nei modi piú svariati.
Con stima
genseki
Allora.
Esistono diverse filosofie occidentali, ma che fanno parte di un'unica "disciplina" occidentale, che è appunto la filosofia, e che come tale non esisteva nelle tradizioni orientali.
Il problema è che mentre un "Occidente" benché plurale e contraddittorio è un'entità che possiede una certa consistenza storica, l'"Oriente" semplicemente non esiste, quindi è difficile che abbia una filosofia.
Esistono "gli Orienti" che hanno le loro "filosofie", o meglio, i loro sistemi filosofico-religiosi. Dato che "oriente" è ogni civiltà eurasiatica non-occidentale, potresti mettere nel cappello delle "filosofie orientali" Averroè, l'Ecclesiaste, il Buddhismo, Lao Tze, e tante altre cose che non so (lo sciamanesimo siberiano ce lo vogliamo mettere?).
Così, per dire. Poi il discorso è lungo ed io sono rincoglionito.
x psalvus: i mantra possono essere belli ma li vedo un po' come una scorciatoia, rispetto alla vipassana che è anche uno studio interessante - e da una prospettiva interna - sulla mente umana.
x genseki: no, aspetta, mi sono spiegata male. Non volevo dire che la filosofia occidentale non si sia mai occupata di morte, solo che mi pare che l'approccio di quella orientale sia più pratico che speculativo, anche riguardo al tema della morte. Quanto alla schematicità delle definizioni concordo.
x falecius: mah, le definizioni di "occidente" e "oriente" sono entrambe schematiche, appunto. Quando però si parla di "filosofie orientali" mi pare ci si riferisca all'estremo oriente, quindi Averroè e l'Ecclesiaste dovrebbero essere fuori. Forse però a ripensarci ha senso parlare della filosofia occidentale, perchè per quanto le differenze siano enormi, l'intero "corpo" della filosofia occidentale è un processo dialettico.
Mi piacerebbe sentire una amica mia filosofa, ma se non ricordo male il suo motto è "non lavoro gratis" :-D
"Quando però si parla di "filosofie orientali" mi pare ci si riferisca all'estremo oriente, quindi Averroè e l'Ecclesiaste dovrebbero essere fuori."
Vero. La mia era un dimostrazione "per assurdo" (averroè era aristotelico, quindi "occidentale")
di quanto siano arbitrarie certe categorie.
Resta il fatto che "filosofie orientali" include COME MINIMO quelle dell'India E quelle della Cina, per non parlare di quelle nate in India e sviluppate in Cina (tutto il buddhismo mahayana, lo zen e eccetera) e tutte le altre zone "periferiche" (in occidente sono arrivati soprattutto le scuole di pensiero giapponesi e tibetane, ma ne esistono altre). Tra l'altro, secondo alcuni, il buddhismo mahayana sarebbe in realtà nato dall'incontro tra il buddhismo e la cultura ellenistica, nei centri dell'Afghanistan governati da successori di Alessandro, e quindi il buddhismo cinese (che è arrivato in Cina soprattutto via Afghanistan-Asia Centrale)e quanto ne deriva (buddhismi coreani e giapponesi)avrebbe un'impronta "occidentale". (si sospetta anche dall'Afghanistan alcune concezioni buddhiste siano arrivate in Occidente influenzando il giudaismo degli Esseni ed il cristianesimo, ma non ci sono prove).
Le cose sono sempre complicate.
Il fatto che il pensiero estremo orientale possa essere considerato "più pragmatico" è probabilmente vero, ma questo si deve ad una "anomalia" della storia occidentale, che ha più o meno nettamente distinto la filosofia dalla religione, (e poi dalla scienza naturale)cosa che non mi risulta sia avvenuta nelle tradizioni indiane e cinesi.
sicuramante per l'insegamanto di Sakyamuni Buddha le cose stanno così. I suoi discepoli li chiamava guerrieri e non sapienti o amanti del sapere, e poi, appunto c'è la famosa "parabola della freccia" che toglie ogni dubbio.
Sei sicura che la tua amica sia una filosofa e non una sofista, Socrate insegnava senza compenso al contrario di Protagora. ;-)
genseki
i sofisti sono stati un altissimo momento della riflessione filosofica.
socrate voleva essere mantenuto dallo stato perchè non trovava uno straccio di persona disposta a pagare per ascoltare quello che diceva.
questo se ritieni che l'unità di misura debba essere il danaro.
se invece ritieni che debbano essere gli scritti direi che socrate se ne esce addirittura peggio.
si capisce che ritengo socrate e il suo allievo platone una iattura della filosofia?
ipazia
Le filosofie orientali sono semplicemente un abile artifizio delle classi politiche dell'epoca. Poiche' all'uomo inteso come individuo mancava la possibilita' di modificare il proprio destino -di merda-, i filosofi di stato gli insegnavano che la felicita' consistesse nel mettere a tacere ogni brama ed ogni desiderio, piombando nel quietismo della pecora, e nella cieca accettazione del proprio status socioeconomico inteso come legge della fisica, vedi la troiata catastrofica della ruota del karma.
Semmai ci fosse stato il bisogno di giustificare gli 80 milioni di morti della rivoluzione culturale cinese, le cosiddette filosofie orientali sono piu' che sufficienti: per spazzare via una merda simile, nessun mezzo e' troppo poco. Del resto, gente che ha inventato delle porcate simili non dev'essere molto dissimile da MAstella.
E se io avessi 80 milioni di persone che credono a Mastella in giro per la nazione, farei esattamente la stessa cosa: sterminio.
Onestamente non capisco il perche' la gente si interessi tanto in filosofie che non hanno nulla di diverso da un certo cristianesimo , quello che accetta ad essere grati alla mano che ti frusta e che ti insegna ad accettare con un fatalismo imbesuito e riconoscente qualsiasi ingiustizia che ti venga commessa, poiche' l'ingiustizia e' parte della fisica terrena.
L'unico Yogi che accetto come maestro di vita e' amico di Bubu. Ed e' enormemente superiore, sul piano filosofico, a Buddha e a tutte le sue patetiche stronzate sull'essere felici smettendo di desiderare qualsiasi cosa. Come se poi avessimo bisogno di Buddha per sentirci fare la solita ramanzina: penitenziagite.
Il buddhismo e le filosofie orientali sono enormi, immense cataste di letame, e come se non bastasse non e' neanche un letame decente.
Uriel
x uriel: sì, il dogma marxista, tanto più se ridotto ai termini kitch del complotto, ama ridurre qualsiasi manifestazione a riflesso della volontà della classe dirigente. Sono convinta che le cose siano meno banali di come tu le dipingi, e comunque il buddismo non è prescrittivo: non è una colpa possedere il Ferrari, è stupido pensare che il Ferrari sia qualcosa di particolarmente più solido di una scorreggia. In questo senso è simile al tabù ebraico dell'idolatria, ma molto, molto più morbido.
x uriel: sì, il dogma marxista, tanto più se ridotto ai termini kitch del complotto, ama ridurre qualsiasi manifestazione a riflesso della volontà della classe dirigente. Sono convinta che le cose siano meno banali di come tu le dipingi, e comunque il buddismo non è prescrittivo: non è una colpa possedere il Ferrari, è stupido pensare che il Ferrari sia qualcosa di particolarmente più solido di una scorreggia. In questo senso è simile al tabù ebraico dell'idolatria, ma molto, molto più morbido.
Complotto? MA quale complotto? Se uno ti insegna che per stare bene da povero non devi desiderare le cose dei ricchi, e guarda caso i ricchi gli fanno delle donazioni, parli di complotto?
Ma quale complotto? Il complotto e' una cosa segreta, il funzionamento delle "filosofie dell'obtorto culo" , cioe' delle discipline orientali, e' piu' che evidente, lapalissiano, sotto gli occhi di tutti.
Il buddhismo non e' prescrittivo per non venire riempito di ceffoni da Pietro Taricone. Non sono del tutto convinto che la ruota del karma proibirebbe questa cosa. Di certo, io rivaluterei molto Taricone, se prendesse a sberle un monaco zen.
E' il suono di una sola mano che batte, capisci? Un po' come la mucca che passa per la porta ma la coda della mucca non ci passa: la mucca e' senza coda, ma nessun monaco Zen e' abbastanza sveglio da capirlo, dopo essersi imbesuiti con tutte quelle stronzate.
Uriel
la cosa che mi *veramente* incazzare, è che l'irritazione per la scarsa originalità dei concetti che hai espresso nel tuo post viene sovrastata dal fatto che - mio malgrado - fai schiantare dal ridere.
Concordo: fa ridere.
Non concordo, nel senso che non concordo col post (mi ricordo un vecchio post di Uriel "vorremmo essere confuciani?" che mi sembrava esprimere un'idea molto diversa.)
Per Ipazia
ma guarda un po'io pensavo che "l'unitá di misura" dovesse essere la veritá!
Poi ci ho ripensato. Che significa unità di misura quando si tratta di doxa e aletheia.
Bis bald
Der Vernuftiger genseki
genseki: pensavi male. ma la colpa è dei licei italiani mica la tua. (insomma, non del tutto ecco) che insegnano la dicotomia doxa/aletheia come se fosse il vangelo.
come da subiect: meno platone e più gorgia.
potrebbe anche essere un banner...
Querida Ipazia,
io non ho studiato filosofia al liceo ma so distunguere la dicotomia dalla dialettica. Che diamine! Sei tu piuttosto che mi pare trascuri l'Auhheben ;-) )-:
genseki der Aufheber.
genseki: ne sono felice per te. sia per il non-liceo che per il livello della distinzione.
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