venerdì 23 novembre 2007

tu mi fai girar, come fossi una bambola

L'ottimo Psicocafè riporta un video di un esperimento degli anni '60, che tendeva dimostrare come il comportamento aggressivo fosse appreso, dai bambini. I bambini che avevano visto un adulto picchiare un pupazzo, il Bobo doll, tendevano - una volta rimasti soli col pupazzo - a riprodurre il comportamento aggressivo, inventando anzi nuovi modi e più creativi di pestarlo, laddove i bambini che non avevano assistito al pestaggio non lo trattavano con violenza.
Sarebbe interessante secondo me capire se il pestaggio del Bobo rende i bambini più aggressivi anche con altri tipi di bambole. In pratica mi chiedo se sia l'aggressività, l'oggetto dell'apprendimento, oppure il target dell'aggressività. Tipo che l'adulto, con il suo esempio, dà il via libera a pestare il Bobo (o il negro, l'ebreo, lo zingaro)

7 commenti:

falecius ha detto...

Buona domanda; secondo me invece il target può essere spostato molto più in fretta (è bastato che la Fallaci riciclasse la pubblicistica antidreyfusarda in chiave islamofoba, per spostarlo dopo il 9-11) mentre il comportamento aggressivo... non so, io non ho mai imparato a fare a botte, per dire.

Anonimo ha detto...

NEgli anni 60 gli esperimenti dimostravano un po' di tutto...

Uriel

Anonimo ha detto...

Sì, ma nel complesso l'esperimento è comunque fallace; tutti abbiamo giocato con le pistole giocattolo, ma direi che guerrafondaia è diventata solo una porzione fisiologica. C'era un bel pezzo di Eco nel Diario Minimo sul fatto che regalare armi giocattolo è ottima cosa. Ce n'è qualche estratto qui: http://magma.iobloggo.com/archive.php/tag/umberto+eco
Quindi, chi se ne frega se i bambini seviziavano il bambolotto; occorrerebbe valutare il follow-up, e vedere se a distanza di tempo seviziare i bambolotti porta a trasferire o no questa pratica nella vita reale; potrebbe benissimo essere addirittura il contrario, perché la violenza sublimata contro un oggetto può avere una funzione catartica, di "messa a terra" che impedisce al potenziale violento di dirigerla contro obiettivi reali: tutte le volte che una mamma disperata veniva a chiedermi un consiglio per il figlio che stava venendo su attaccabrighe, le consigliavo di iscriverlo a una palestra di arti marziali; e -sempre- in capo a due mesi diventava un gentleman. Invece, una mia collega fissata col buddismo, che mi esortava a fare meditazione e parlava con la serenità e la pacatezza del Dalai Lama, un giorno che un presidente di commissione le ha detto una parola di troppo facendole saltare i freni inibitori da troppo tempo sotto pressione è esplosa in una girandola di bestemmie, minacce fisiche e digrignamenti che stavo per chiamare l'esorcista e ci volevano sumotori per tenerla ferma.

Rosa ha detto...

x massimo manca:
Aspetta, l'esperimento non voleva dimostrare che la violenza nel gioco è predittiva di un comportamento aggressivo, e neppure che sia da proibire: voleva dimostrare che il comportamento aggressivo nei bambini è appreso dalle figure di riferimento adulte.
In questo senso l'esperimento - nei suoi limiti - è abbastanza corretto, mi pare. La figura adulta dà il via libera: che sia un punching ball, una bambola o - possiamo ipotizzare - un altro bambino. Quanto alle pistole giocattolo e alle arti marziali, sono assolutamente d'accordo con te (anche se la tua collega doveva essere una meditatrice piuttosto scarsa: la meditazione non induce a reprimere proprio un bel niente, anzi)

Anonimo ha detto...

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voleva dimostrare che il comportamento aggressivo nei bambini è appreso dalle figure di riferimento adulte.
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Ammesso che il "comportamento aggressivo" sia un qualcosa di realmente esistente. Non e' che se io creo un'espressione nuova, che so io "ammutinamento predittivo", automaticamente e' nato un ente fisico che posso indagare.

Aggressivita' e' un giudizio morale su qualcosa che non ha nulla a che vedere con la violenza. Gli stai semplicemente insegnando che l'uso del Bobo e' di venire picchiato. Che "picchiare Bobo" sia violenza o aggressivita' e' una tua affermazione, dal momento che Bobo e' una bambola.

Certo, Bobo puo' *rappresentare* il negro. Come il gatto nero rappresenta la sfiga, e la lampadina rappresenta la luce. Cosi', se lasciamo cadere un gatto nero e una lampadina dalla finestra, arriveranno insieme al suolo e avro' dimostrato che la sfiga viaggia alla velocita' della luce.

Ovvero, con un meccanismo di associazione dialettico di scienza ne fai poca.

Quell'esperimento dimostra che alcuni bambini imparano dagli adulti cosa fare degli oggetti. Il resto ce lo hai messo tu "associando".

Poi, sarebbe carino sapere quanto fosse grande il campione che hanno usato per fare la stima. Sai, ci sono delle regole da rispettare anche li'.

Uriel

Rosa ha detto...

Il paper è questo
: in effetti forse l'esperimento dimostra solo qualcosa di già noto, ovvero che i bambini imitano gli adulti.

Anonimo ha detto...

Compiacere i genitori non e' aggressivita'. L'unico soggetto dell'esperimento, dal punto di vista del bambino, e' il genitore. La bambola e' evidentemente un oggetto inanimato: se il bambino vedesse la mamma rompere un uovo sarebbe un comportamento aggressivo?

No, perche' non associamo l'aggressivita' all'atto di rompere l'uovo, mentre la associamo a quello di colpire una bambola.

La letteratura (psicologia compresa) e' una cosa bellissima, sarebbe carino solo che gli psicologi la smettessero di fingersi scienziati e facessero quello che sanno fare meglio: gli scrittori umanisti, umanisti nel senso che si da' ad "umanesimo".

Uriel