mercoledì 19 aprile 2006

recensioni in cerca di quadri n.3

La contemporaneità della poetica di ZXY potrebbe rendere arduo percepire a pieno la reale e universale entità della connessione alimentazione-arte-religione. Laddove Giotto rappresentava l'angelo della annunciazione come un oggetto-nello-spazio-sacro, e Raffaello come la platonica incarnazione del bene, dell'innocenza, della vita non prima della morte, ma oltre la morte, ZXY ne rovescia l'intimo significato.
Altrove, ma non così lontano, con una immediatezza che quasi sconvolge lo spettatore alieno da questa problematica, "l'Angelo" di ZXY è affetto da un'anoressia tragica, al limite del paradosso. L'opulenza dell'Ovest, tradito e traditore? Forse, ma anche il bisogno di purificarsi, di evacuare, di rovesciare sulla madre terra tutte le estenuanti proiezioni di un Dio-padre, o anzi, di un Padre Dio che quando non perdona uccide.
In ben altra sede, e in tempi assai più amari, battezzai ZXY il "Deus ex machina" dell'Arte Contemporanea. Il mio giudizio di allora, dopo questa illuminante personale, non può che risultarne confermato. La negatività post-moderna, sospesa tra classicità e minimalismo, ha esalato il suo eroico, distruttivo, ultimo respiro.

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