venerdì 9 maggio 2008

contra cacciari

Provo come un senso di vago sospetto nei confronti dei filosofi (non della filosofia, eh) fatti salvi - inutile dirlo - i miei più cari amici con particolare riferimento a quelli che in questo preciso momento mi stanno leggendo: ma in alcuni casi questo sospetto diventa violenta avversione.

Non parlo di Vattimo - mi limito a chiedermi chi gli abbia dato la patente, a quel grosso pirla ignorante e cattivo.
E' Cacciari il mio filosofo spreferito e andrò ad illustrarvi perché è lui, l'uomo con cui non prenderei neppure un caffè.

Intanto l'uomo è talmente convinto del principio filosofico secondo il quale la "realtà è nella percezione", da riuscire a proiettare un'immagine di se' talmente ipertrofica che quasi nessuno osa dubitare della sua rutilante intelligenza (della sua simpatia sì, ma sembra evidente che a lui non importa).

Non so se sia così intelligente, Cacciari. Sicuramente è astuto: la filosofia nelle sue parole non è mai speculazione aperta, ma dogma incrollabile di fronte al quale non è ammesso altro atteggiamento che una mite sottomissione.

Nelle sue mani la filosofia è una specie di clava politica dura e impermeabile, la cui efficacia offensiva è implementata da quantità letali di espressioni scoglionate e stanche, occhi al cielo, sbuffamenti, ostentata indifferenza, sorrisini di scherno e sbotti d'ira indignata).

Il Poco Cordiale Filosofo, ospite all'Infedele sul tema dell'omicidio di Verona, avendo necessità politica di tenere in caldo la passione un potenziale elettorato ormai palesemente preda di smanie leghiste - ha oliato ben bene di boria un paio di clave politico-filosofiche per sfondare il Lerner - il quale tentava di passare un paio di numeri che smentivano gli slogan propagandistici della teppa leghista.

Il primo argomento-clava di questo signore è stata una affermazione vetero marxista piuttosto banale.
Secondo il Filosofo, il problema è strutturale.
Se si cambia la società, se si lavora nel territorio, se vengono dati i soldi per agire nel sociale, nessuno sentirà il bisogno di inventarsi dei nemici e il mondo sarà più felice. Niente omicidi a Verona.

E' un argomento parzialmente vero e certamente inutile che praticavo molto al liceo, quando ero una ingenua bambina di sinistra. Non ci sarà delinquenza, nel mondo perfetto del socialismo, le carceri saranno vuote e metteremo pure un sacco di fiori nei nostri cannoni. La gente uccide perchè si sente insicura, dagli un lavoro fisso e diventerà buonissima. Un argomento banale, sciocco, stanco, talmente abusato da provocare una noia immediata in chiunque, se offerto con quel minimo di garbo e buona educazione che si usa tra persone civili.
Lui - consapevole di questo - invece l'ha urlato fino a farsi venire le vene sul collo - per mascherarne la povertà e l'inutilità: Sgarbi, maestro di vita, altro che Hegel.

Ma è il secondo "argomento clava", quello che più mi ha colpito per l'abuso di argomentazioni filosofiche a scopo manipolatorio. Lerner stava mostrando al suo pubblico statistiche a dimostrazione del fatto che gli assassini sono - negli ultimi sette anni - diminuiti, e che quindi una delle più efficaci armi dell'arsenale della destra è fondata...sul niente. Il filosofo - dopo una breve scarica di espressioni di disprezzo, sarcasmo, noia e scherno - è sbottato in una disgustata indignazione.

E l'argomento con cui ha cercato di impedire al gracilacido conduttore di fare il suo dovere è che "la realtà è nella percezione": dunque le statistiche sono assolutamente inutili, e si vergogni chi non lo capisce e osa contrastare la merda fascista con dei numeri.

Ben ben. E dunque, seguendo il ragionamento dell'autorevole e maleducato filosofo, dovremmo giungere ad alcune strabilianti conclusioni. Se tra la propaganda fondata sul nulla e l'informazione fondata sui numeri non c'è alcuna differenza, l'informazione è dunque virtualmente inutile.

Ne consegue logicamente che non ha nessunissima importanza che Berlusconi ficchi le sue zampe - per dire - pure sul Corriere della Sera e sulla Sette. Alla fine la "percezione" che i negher siano cattivi sorge come un fungo nelle anime delle persone a causa del precariato, dunque il problema dell'informazione è belle che chiuso. Slap slap, doppia leccata di culo: ai leghisti e a Berlusconi.

E ne consegue - ovviamente - che essendo la realtà nella percezione, ed essendo la percezione soggettiva, non esiste oggettività. Non sono filosofa, e non mi intendo di filosofia, ma credo sia argomento piuttosto gettonato dai filosofi moderni. Ma loro non sostengono che sia indifferente consigliare la gente di curarsi la setticemia con i fumenti di incenso piuttosto che con l'antibiotico perché tanto "la realtà è nella percezione".

Almeno, non mi pare. Mi pare che il tema dell'oggettività e della soggettività sia un pochino più complesso, da essere usato con tanta disinvoltura per zittire chi cerca di sostenere che esiste una differenza tra mostrare una statistica dell'ISTAT e usare cartello a led luminosi del comune per insultare gli immigrati. E zittire chi cerca di fare informazione non mi sembra ne' di sinistra ne' civile, mi sembra funzionale ad un sistema che si avvia ad essere un regime.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

Mah, qualcuno, Berardinelli mi pare, ha detto qualcosa sulla filosofia, che non è altro che una forma letteraria, come il sonetto, lo strambotto e la villanella.

Io aggiungerei che importantissime nella filosofia massmediatica (una variante di quella testuale) sono la prossemica, la fisiognomica e la gestualita'.

E la barba.

pim ha detto...

La realtà, più che nella percezione è nella manipolazione. Delle idee, delle menti, dei dati statistici. Pertanto, in questo senso, mi perdoni Berkeley, non esiste.

Rosa ha detto...

x pim: è esattamente quello che sostiene Cacciari, e conseguentemente usa le sue competenze in modo manipolatorio.
E' ovvio che anche le statistiche possono essere manipolate ma i parametri di una statistica sono controllabili e discutibili, mentre i parametri di una scritta anti-immigrati sui led luminosi sono esclusivamente nella testa del sindaco che l'ha fatta scrivere.
Negare la differenza tra i due approcci porta ad appiattire tutta l'informazione in un magma indistinto, in cui non contano le fonti, non conta il metodo, non contano i dati, non conta più nulla. Questa è la strada che porta a negare l'utilità del pluralismo nell'informazione e apre la strada al regime.

David Dalla Venezia ha detto...

E non puoi immaginare quanto bello sia averlo come sindaco! In quasi vent'anni di governo della città è notevolmente riuscito a realizzare l'opposto di quel che teorizzava (nel 1989: http://api.ning.com/files/vh584BBoWLvjV7bqGgMjbAXyr5tgZkr6iTKTV0cOQicJNYEn5Q2L6*QGeiNRw-Fas373huY1ZP3y4oRINHR2XAfNKHsJ3x2W/1989_casabella_cacciari.pdf) e senza mai minimamente rinunciare alla sua proverbiale spocchia...

Pietro Cadelli ha detto...

a parte Cacciari e la Filosofia, Lei davvero pensa che si possa sconfiggere la xenofobia con le statistiche?
Sarebbe come spiegare la teoria della probabilitá a un utente della Smorfia, o no? O crede che una volta viste le "Statistiche" i Giovani Veronesi si vergognerebbero tanto che presi da súbita illuminazione si dedicherebbero ad aiutare le vecchiette di etnia gitana ad attraversare la strada come tante Giovani Marmotte politicamente corrette?
Alla statistica, davvero, preferisco ancora la Filosofia.
genseki

Rosa ha detto...

x genseki:
un giornalista non è lì per "sconfiggere la xenofobia" ma per fornire a chi lo ascolta o lo legge delle informazioni. I parametri di una statistica sono controllabili e misurabili: sono a disposizione di chi li osserva e sono per definizione discutibili: infatti vengono - giustamente - discussi e criticati. E' proprio questo che irrita della statistica: la sua trasparenza e la sua fragilità, qualità che non si possono attribuire ai dogmi, incontrollabili e indiscutibili per definizione. Ovvio che la statistica è una parte dell'informazione, non è il tutto. E certamente una buona informazione - ovvero una informazione che distingua fatti da opinioni, e che consenta il pluralismo - è un antidoto alla propaganda, e quindi in qualche misura serve, certo, a sconfiggere la xenofobia.

Ah, non avevo alcuna intenzione di paragonare la statistica alla filosofia, mi sembrerebbe davvero molto stupido farlo.
(ma non ci davamo del tu?)

Pietro Cadelli ha detto...

grazie per la risposta.
Credo che ci dessio si del tu. Il fatto è che se non ci penso tendo a esprimermi col Lei. Non per ostilitá o freddezza, no. Il perché non lo.
A presto
genseki