venerdì 30 gennaio 2009

serendipity 1 - una casa a cui manca un martello

Ho sempre temuto la matematica, fin dalla prima elementare.
Sarà perchè andavo a scuola col sonno, che di notte dormivo poco, oppure anche perchè non capivo una sega e basta, ma per me la matematica fin dalla prima ora del primo giorno della prima elementare ha rappresentato sostanzialmente una montagna di pochezza e sensi di colpa - le tabelline, le divisioni con la virgola - un vulnus insanabile e sempre più profondo che tendeva ad autoalimentarsi nel tempo fino a diventare un immenso bagaglio di insipienza, sempre presente e fondante, ma da tenere ben nascosto al mondo.
Come sia arrivata a diplomarmi, è qualcosa che non mi è chiaro. E' vero che il mio liceo era una sperimentazione fine nata alla fine degli anni '70, ma il mio prof di matematica era un sadico perfido coltissimo e affascinante, che ci faceva studiare eccome.
Arrancavo e qualcosa alla fin fine mi arrivava, anche se "mi mancavano le basi" dove per basi sia da intendere l'intero quinquennio di elementari, più i tre anni delle medie, dove me l'ero cavata facendo lo slalom tra quel che non sapevo, e naturalmente scopiazzando qua e là.
Però la matematica - incredibilmente - questa nemica perfida e ad un tempo affascinante, mi manca, e ogni tanto fa capolino da quel che leggo e non capisco: sgridandomi. Fa parte - lei - dell'ampio spettro delle possibilità mancate: no, nessuna carriera da fisica da rimpiangere, è che semplicemente mi manca uno strumento in più. Mi sento come come una casa a cui manca un martello.

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Ah, ecco perché sommi sempre mele con pere!

Shylock

Gillipixel ha detto...

Bello, Rose :-) mi hai ricordato sensazioni che, pur con modalità differenti, sono state e sono anche mie...
Questo passaggio è eccezionale:

"...una montagna di pochezza e sensi di colpa - le tabelline, le divisioni con la virgola - un vulnus insanabile e sempre più profondo che tendeva ad autoalimentarsi nel tempo fino a diventare un immenso bagaglio di insipienza, sempre presente e fondante, ma da tenere ben nascosto al mondo..."

Ammirato saluto :-)

farlocca farlocchissima ha detto...

potresti approfittare per un paio di ripetizioni da certe gente che ti circola per casa... ehm capisco che il rischio di mal di testa sia elevato :-)

Rosa ha detto...

no, no, i "buoni ripetizione" li tengo per la prole :-D

Anonimo ha detto...

Mai dire mai. Puoi sempre cominciare come ho fatto io quest'estate per il disegno. Da sempre non sapevo fare la O col bicchiere; ora dopo un corso da autodidatta di acquerello mi considerano praticamente un Van Gog.
I miei 4 amici, of course.

Rosa ha detto...

E' che ricominciare dal principio è scoraggiante...

farlocca farlocchissima ha detto...

uhmm e se cominciassi dai romanzi sui matematici? c'è il matematico indiano di leavitt che ho appena finito che è bellissimo almeno ti fai un'idea di cosa sia la vera matematica invece dell'aritmetica e simili che ti propinano a scuola :-)

Rosa ha detto...

Ah, sai che è un idea? Titolo?

farlocca farlocchissima ha detto...

il matematico indiano edito da mondadori autore david leavitt :)
è la biografia di ramanujan un personaggio straordinario, narrata attraverso G.H. Hardy http://en.wikipedia.org/wiki/G._H._Hardy

altro grandissimo della storia della matematica :-) buone letture

Rosa ha detto...

grazie, farl!

Eugenio Mastroviti ha detto...

In realtà buona parte della matematica l'ho sempre odiata anch'io, soprattutto le geometrie differenziali. Il problema è un po' di forma mentis e un po' di cattivi insegnanti (o meglio, di insegnanti "sbagliati").

Io ho sempre avuto il limite di apprezzare la matematica come strumento, ma mai come fine: mi piaceva l'analisi funzionale e adoravo l'analisi complessa, perchè il loro uso in fisica porta alla più raffinata e avvincente descrizione della realtà; non ho mai amato ad esempio tutto il lavoro sulle curve implicite perchè non ho mai avuto modo di capire a cosa servisse; a questo aggiungi che un sacco di "veri" matematici, che la materia la insegnano, vedono la questione in maniera del tutto opposta e considerano anatema la "prostituzione" di un esercizio intellettuale puro a volgari compiti utilitaristici come modellizzare il cosmo - per cui la matematica l'ho sempre dovuta studiare nella esatta maniera che me la rendeva insopportabile - almeno fino al terzo anno di università, quando finalmente cominciava ad essere insegnata da fisici teorici e iniziava il divertimento.

Scusa l'amarcord...

(P.S. Ho scoperto Ramanujan a quattordici anni e da allora è stato la mia versione personale di un eroe romantico; sì, ero un inguaribile nerd)

farlocca farlocchissima ha detto...

eh sì ramanujan come eroe è un po' da nerd... la matematica ha una sua bellezza anche fine a se stessa, però a me piace quando serve a "spiegare" qualcosa, allora la trovo sublime... mi sa che sono un po' nerd pure io...

Anonimo ha detto...

ciao,sapessi come ti capisco...come par hasard ieri girando tra i tavoli di una libreria alla ricerca de"les textes fondamentaux" per la 6em, sono stata catturata da un libricino violetto in copertina: "Les Mathémathiques expliquées à mes filles" di Denis Guedj...(le matematiche spiegate alle mie figlie).Mi sono chiesta: "ma quante matematiche esistono?"e comunque ovviamente mi ha comprato!
(hai visto mai che lo trovi tradotto?)

Rosa ha detto...

aahahahahahahhaah fammi sapere!