giovedì 23 novembre 2006

di ottimo umore

Una allegra lettera del mio babbo ad una sua amica di infanzia.

Cara [...]
non mi lamento della "mia vecchiaia", ma della vecchiaia intesa come istituto, che mi pare più brutta vista da dentro che da fuori perché non ha nulla di folkloristico ed è instabile più ancora che l'infanzia, che pure ha i suoi guai. Non so come avvenga in Francia ma qui in Italia, con l'autunno, si risvegliano mosche superstiti particolarmente tormentose, che qualcuno sostiene essere nate dalle lavorazioni della vendemmia. La morte è una vendemmia, e la mosca tormentosa il suo simbolo. Quando fa buio hai ancora voglia di uscire di casa? Una volta era il buio che ci attirava verso nuove avventure. Dov'è l'interruttore che abbiamo dentro? Prima eravamo falene e adesso siamo corbacchioni appoggiati ai fili del telegrafo che con i loro corpi neri disegnano nell'aria dell'imbrunire le note della canzoncina :
"Miserere nobis, domine".

Lo vedi che quando voglio so essere allegro e su di morale? E tutto per non pensare a quel che succede nel MO, dove si sta sviluppando una straordinaria sindrome psicologico-culturale: quello che fanno gli arabi, o i mussulmani in generale, viene descritto con caratteristiche meteorologiche, sismiche, vulcanologiche, oceaniche. Con molta freddezza cioè e ostentazione di profonde conoscenze storiche e culturali: Alawiti, Abbassidi, Maroniti, Copti, Sciti, Sanniti, Wachabiti, Alì I, Maometto II, Mammalucchi, Ottomani, Magrebini. un insieme complesso retto dalla legge della necessità, spietata ma imperscrutabile come quella delle galassie. Al contrario Israele è onnipotente, mentre i suoi avversari di conseguenza sono onniinnocenti. Ma la cosa più importante è che Israele e gli ebrei in generale sono visti dall'esterno come esclusivamente retti da categorie morali. Essi agiscono in base agli impulsi del male o talvolta del bene in nome degli imperativi categorici o, assai più spesso, contro di essi. Non sono necessitati. Mai.

Allegria.

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