giovedì 21 dicembre 2006

le norme cappottino

Faccio parte di quelli che partecipano con costernata stupefazione alle movimentate vicende sentimental politico religiose divorzili di Lia, e presumo nella schiera di quelle che lei definisce "laiche con la pancia piena". E così, visto che il preannunciato post di risposta a chi l'aveva - ahilei - criticata o presa per i fondelli non arriva mai, mai, mai, mentre trepidamente attendo mi prendo il tempo di fare qualche considerazione sparsa, e che - per carità - non mi si dica ce l'ho col quadrumvirato di Allah: ci mancherebbe.

E così, Lia di Haramlik vuole riportare i mussulmani italiani alla loro "mussulmanità".

Come ho già detto, mi pare bizzarro spiegare agli scacchisti come si gioca a scacchi e imporre loro l'osservanza alle regole, ma Lia sembra essere più realista del re. Se sul Corano c'è scritto "umilierai pubblicamente l'ex marito facendogli cacciare un mensile alle monache" pochi cazzi: la lettera è la lettera, l'ex marito dovrà cacciare un mensile alle monache. Se mai si scoprisse - chi lo sa - che il Corano non costringe, ne' raccomanda tale pratica si potrebbe forse obiettare alla focosa passionaria che è un tantino razzista l'idea di far pagare simbolicamente al singolo individuo le "pecche" attribuite alla sua comunità di appartenenza, per di più enfatizzando nel confronto insito nell'atto la bontà della propria, di comunità. In fondo - lui - sta piantando una scafata e indipendente ultraquarantenne dopo qualche mese di relazione (faccenda tra le persone civili componibile senza grossi passaggi di denaro, mi pare) mica un'adolescente strappata agli studi e costretta per anni al lavoro domestico! Bizzarro poi è che l'osservanza della norma di Lia sembra essere piuttosto alterna. Avere un'amante è coranicamente accettabile, rifiutarsi di dare i soldi alla caritas, no. In un suo post passato, rispondeva con stizza a quelli (laici con la pancia piena, sicuramente) che lamentavano una certa tendenza di alcuni paesi islamici di punire con eccessivo rigore l'omosessualità (qui l'elenco). In fondo - Lia l'aveva visto con i suoi occhi - la norma veniva allegramente trasgredita, in quel del Cairo, e lì si "chiudeva un occhio", dunque: di che lamentarsi? Il problema - dice Lia - è l'Islam italiano.
Insomma, Lia si è innamorata (ed è stata tradita) non tanto di un uomo, ma di un Islam immaginario, tagliato a sua stretta misura: un Islam tenuto a rispettare la lettera quando si tratta di proteggere le spose (lei) ed elastico quando si tratta di tradirle (con lei). Chiaro che qualsiasi cosa esuli dal suo modello naturalmente non è vero e proprio Islam. Ah, quante volte ho sentito i cristiani lamentarsi del fatto che gli ebrei non sono più veri ebrei, che non sono più gli ebrei buoni e bravi di una volta, (a parte gli amici di Admadinejad, beninteso). Un momento: no, no, io non critico affatto l'islamofemminismo, neppure se fondato da una cristiana atea affetta da ex-islamofilia narcisistica: anzi, posso addirittura vantare di avere creato con le mie manine il logo, di questo nuovo movimento. Va detto, per inciso, che avrebbe fatto piacere la citazione della fonte, secondo la buona vecchia regola che vige tra blogger, a Lia arcinota (cit. da Haramlik: "Quello che Magdi Allam ha fatto, in pratica, è un classico post da blogger, solo che sul Corriere: la segnalazione di un post letto altrove, con lunghe citazioni del post stesso e tanto di link".).
Ma tant'è, il suo blog il mio link lo filtra in automatico nei commenti, figuriamoci se può andare in chiaro - e come riconoscimento - sul testo vero e proprio, e poi si sa: la ragazza le regole se le cuce addosso come un cappottino...

1 commenti:

Anonimo ha detto...

Non sapevo che il logo lo avessi fatto tu con le tue mani. Chiedo venia e, by the way, ti ringrazio: è molto carino.

Quanto al risponderti: lo farei più volentieri se pensassi di rispondere a qualcuno a cui interessa capire ciò che sto facendo. Sappiamo entrambe che non è così: ci siamo incrociate in rete ai tempi della divulgazione dei miei dati personali da parte di una tua amica e credo che l'incontro ci sia bastato per farci un'idea l'una dell'altra. Direi che non abbiamo alcuna fiducia nelle rispettive buone fedi.
Poi hai un modo un po' indisponente di porre le tue obiezioni, ed io seguo da anni la politica di alzare le spalle e passare oltre, più che di sgolarmi a vuoto. Tanto, quello che penso lo scrivo sul mio blog e chi vuole può leggerlo lì.

Comunque vabbe', facciamo che stavolta provo a risponderti, per quel che serve.
Avevi scritto tempo fa che un laico, di fronte a storture compiute da gerarchie ecclesiastiche (avevi fatto l'esempio dei preti pedofili, se non ricordo male) si rivolge allo Stato e non alla Chiesa.
Secondo me non è vero: non c'è bisogno di essere religiosi per parlare con i religiosi, e la pressione sociale attorno a certi fenomeni ha inciso e incide non poco, nei comportamenti interni e nelle misure che vengono adottate da queste istituzioni. Non credo nelle società fatte a compartimenti stagni.

Poi: tu continui a definirmi una cristiana, mi pare ("...enfatizzando nel confronto insito nell'atto la bontà della propria, di comunità.") ma io non mi sento tale. Se e quando deciderò di dare un passo definitivo verso un'identità religiosa nettamente definita, sarà un'identità islamica, non certo cristiana. Pensavo si fosse capito, che il mio non è un interesse vagamente teorico ma una questione attorno a cui giro da oltre un decennio, e certo da ben prima di incappare nel mio ex ometto.
E, in effetti, se non fossi alle prese con una palese incoerenza tra teoria e pratica islamica, nulla di ciò che sto facendo sarebbe mai accaduto ed io mi sarei gestita le mie cose sentimentali come ho fatto per oltre un quarantennio della mia vita: con affettuosa discrezione, ché qui detestiamo dovere abdicare dai saggi costumi delle donne di mondo.
Detto in altri termini: un conto è lasciarsi con un uomo, altro è ritrovarsi di fronte a un islam che non è altro che una scatola vuota, e a quei livelli. Nel primo caso, alzi le spalle e passi oltre. Nel secondo, sei hai un decennio di militanza filoislamica alle spalle, c'è poco da passare oltre. Ci fai i conti e ti incazzi, se appena appena credi in ciò che hai scritto per anni.
Secondo me.

Tu, poi, confondi i piani: certo che mi piace la tolleranza personale che c'è nel mondo islamico verso i gay, e certo che non mi piace il rigore di Stato che si applica contro di loro. Ma per me è islam la prima cosa, non la seconda. L'accettazione serena e pragmatica dell'identità dell'altro, non la vischiosità legislativa che quei paesi adottano per colpire - in genere per motivi politici - i gay quando gli conviene.
Abbiamo una percezione diversa di ciò che è islam, e non è una novità. Ma è curioso che tu mi dica che non dovrei spiegarlo ad altri, cosa è questa religione, e che poi lo venga a spiegare a me.
A me pare assolutamente immaginario l'islam di questi quattro mullah nostrani che se lo sono tagliato su misura per farci i loro intrallazzi dentro. Se a te pare immaginario il mio, pazienza. Sopravviveremo entrambe.
Solo che non capisco per quale motivo loro dovrebbero avere più autorità nella definizione del "giusto islam", ai tuoi occhi, di quanta ne abbia io nel mio piccolo. Cosa gli dà quest'autorità? Il fatto di avere fatto una shahada da italiani o di essere nati in una Siria che non vedono da 30 anni? Be', no.

Di fatto, non capisco nemmeno quale sia il punto essenziale della tua critica: ritieni che io abbia torto da un punto di vista islamico? O ritieni che, semplicemente, non dovrei avanzare le mie ragioni in quanto "non musulmana"?
Respingo entrambe le critiche: la prima, perché ho ragione. E con la quasi totalità dell'islam italiano che me lo riconosce (tutti tranne il mio ex, per essere precisi) mi pare buffo vederti schierata al suo fianco nell'interpretazione del Corano.
La seconda, perché nel momento in cui il mio ex ha lanciato la sua "sfida islamico-matrimoniale" chiedendomi di regolarizzare religiosamente la nostra situazione, ha proposto un gioco le cui regole sono chiarissime e valgono per tutte le donne che si considera lecito sposare, non solo per le musulmane DOC. Non vedo proprio per quale motivo al mondo io dovrei fare finta di non vederle, queste regole, e per giunta giusto quando sono a mio favore. Davvero, sai? Perché dovrei fare finta che non esistano?
Esistono, e se uno si pone come campione dell'islam quando questo suo ruolo gli garantisce posizione, soddisfazioni e guadagni, non vedo perché io dovrei dimenticarmi della sua identità quando questa gli suppone dei - piccolissimi - svantaggi.

Poi, guarda: al di là di questo, non ci vuole molto a capire che qui si sta sollevando, tra mille limiti e difficoltà, una questioncella morale che esiste a prescindere da questo caso ma che non poteva sollevarsi se non a partire da qui. Considerala una "Mani Pulite" interna e renditi conto di una cosa che Mmax (sveglio, quel ragazzo...) ha capito benissimo: che è come minimo bizzarro, schierarsi contro coloro che vogliono fare pulizia nella nomenklatura dei tuoi "avversari" politici.
Noi donne, a volte, ci facciamo accecare da personalismi viscerali che ci limitano un po' la visuale. Temo sia un limite di genere, e temo anche che, in questo caso, tu ne sia molto più affetta di me.

Lia