Quando sono andata al gay pride, a Roma, ho incontrato un amico di un amico che vedendomi lì sì è illuminato.
"Grazie!" mi ha detto commosso "è importante sentire la solidarietà della società civile" .
Ho provato timidamente a dirgli che non era lui, a dovere ringraziare me, ma casomai io lui. Poco tempo prima a Campo de' Fiori avevamo manifestato, un manipolo di attempati ex compagni, non più di un centinaio, per la laicità dello stato.
Una tristezza.
Non penso che gli omosessuali siano peggiori o migliori degli eterosessuali. La condizione umana degli omosessuali, però, e il loro numero cospicuo, li mette in prima linea su una battaglia che è di tutti: degli ebrei, dei musulmani, degli sterili, degli atei, dei professori di scienze: di tutti coloro i quali - per diversi motivi - vengono vessati quotidianamente dalla arroganza della superstizione e del pregiudizio.
Una condizione che può essere ovviamente vissuta con sofferenza e nascosta, che può essere taciuta o semplicemente omessa dalla propria biografia, ma che quando viene riconosciuta e vissuta come un fatto pubblico, è una benedizione per tutti.
Chi partecipava al gay pride - che lo volesse o meno - era in piazza non solo per i diritti dei gay, ma per tutti quelli che ritengono che le leggi dello stato non possano e non debbano essere orientate dal clero, da antichi libri, dalla superstizione. Che le leggi dello stato debbano scaturire dalla dialettica tra le componenti della società e non da un atto di fede fondato su una verità "a priori".
Comunque Cadavrexquis qui risponde a Palmiro: omettere l'eterosessualità dalla propria biografia pubblica è impensabile, ridicolo e impossibile: omettere l'omosessualità dovrebbe essere a rigor di logica altrettanto assurdo, ma viene costantemente fatto. E significa rendere questa condizione alla stregua di una "cisti" isolare una parte fondamentale del proprio essere da tutto il resto della propria personalità.
sabato 6 ottobre 2007
1 milione di prodi
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6 commenti:
Cadavrexquis sbaglia, come gli ho detto sul suo blog. Aggiungo che sbagliata e' proprio l'impostazione del discorso: ognuno ha il diritto sacrosanto a mantenere privata la propria sessualita' - omo o etero non importa - al livello che preferisce. O e' cosi', oppure non e' liberta', e' qualcosaltro che non so definire.
Non riesco a capire perché secondo te giudicare o criticare un azione implichi negare un diritto. E' un po' come quando gridavano alla "censura" perché si criticava il libro di Toaff. La critica NON è la negazione di un diritto.
Il diritto è scontato, sacrosanto, lucido, adamantino.
Dichiarare la propria omosessualità è un atto che ha un impatto sociale e politico - a mio avviso - positivo: non farlo - e per di più per opportunismo - è negativo.
Il sospetto di opportunismo è un'illazione? Forse: ma non esiste un solo caso in cui il sospetto di opportunismo sia scientificamente dimostrabile.
Tranne forse il caso di un tizio che quando parla a gay-tv considera la propria omosessualità un fatto pubblico,e quando parla con libero la considera un fatto privato.
Se il diritto è scontato, sacrosanto, lucido, adamantino perche' criticare chi si comporta di conseguenza?
Trolli o parli sul serio? Conosco un sacco di persone che non esonerano i propri figli da religione - pur essendo atei, laici, e contrari alla religione nelle scuole - perché poi i pupi si straniscono. Per effetto domino, classi con una buona metà di genitori atei, laici e contrari all'insegnamento della religione a scuola, non hanno alcun esonerato.
Un tributo collettivo al Dio Conformismo.
Posso criticarli, pur riconoscendo il loro diritto? O si possono criticare solo quei comportamenti che si vorrebbero fuorilegge?
Il conformismo è un diritto tra i più onorati e riconosciuti del mondo: ora neppure può essere criticato? E perchè mai?
Parlo sul serio. Liberta' e' IMHO on doversi dichiarare, in nulla. Per te non ho capito.
Libertà è poter scegliere. Libertà è subire le identiche conseguenze sia dichiarando la propria omosessualità che non facendolo. Ovvio che l'omosessuale è libero di non dichiarare, ma se lo fa solo per non avere problemi allora dov'è la libertà?
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