martedì 16 ottobre 2007

il cancro del diavolo e la cappella sistina

Al netto dell'analisi sociologica sulla "puttanificazione" della società, fenomeno che - come sostenevo in risposta ad un post di Salemelik - mi pare essere emblematico non tanto di un generico "occidente" (categoria piuttosto vasta e dunque poco pregnante) quanto piuttosto di una Italietta repressa e dunque ossessionata dal sesso, e al netto dell'horror vacui da mercificazione e vanità del tutto, quello che mi colpisce dello strale di Martinez su una vecchia pubblicità che riduce la citazione evangelica "Chi mi ama mi segua" alla stregua di uno slogan stampato su un culetto in pantaloncini è che fa notare quasi con stupore , oltre che con indignazione, che che la nostra società (e la legge che questa ha prodotto) difende la persona fisica - e in second'ordine i suoi beni - più delle sue idee, religiose o politiche che siano.
In realtà quella pubblicità è - appunto - vecchia, direi addirittura obsoleta.
Oggi sarebbe impensabile: la religiolatria è talmente diffusa da contagiare persino persone dichiaratamente atee come Giuliano Ferrara o - che mi risulti - lo stesso Miguel Martinez (ma - mi chiedo - voi atei devoti brucereste anche "Brian di Nazareth" dei Monty Pyton?) .
Sono in tanti oggi a considerare motivato, se non addirittura giusto, il puttanaio sollevato per la blasfemia delle vignette danesi, e in tanti ritengono che la risposta al fervore religioso di buona parte dell'Islam sia un pari fervore religioso, ma cristiano, oppure - ed è la stessa cosa - la conversione all'islam, nella sua versione più politica e intransigente. E' con rimpianto che si sottolinea su Kelebek l'inutilità della violenza come "giusta" risposta alla blasfemia.
Naturalmente la religiolatria include solo quelle fedi che si fondano su miti sufficientemente vecchi e soprattutto che siano sostenute da un apparato sufficientemente strutturato e potente.
Nessuno è pronto a proteggere con altrettanto zelo la fede nell'astrologia, nelle fate, o - Dio non voglia - in Babbo Natale, perfida invenzione della coca-cola e simbolo di mercimonio e truffe ai danni dell'infanzia.
Dawkings nel suo libro "L'illusione di Dio", ipotizza che la tendenza umana alla fede sia una sorta di sottoprodotto, di "scoria" di altre funzioni più utili: ad esempio la credulità infantile. Una specie di dna impazzito, che - come il cancro che affligge il Diavolo della Tasmania - ha come unico scopo la sopravvivenza di se', anche ai danni della vittima che infetta.
A vedere la convinzione con cui tanta parte del mondo sembra se non praticare, ammirare il sacrificio della carne per la sopravvivenza del il mito, viene il dubbio che il paragone non sia affatto così azzardato.

(Anche se invero occorre ammettere - se pur di malavoglia - che il cancro del Diavolo della Tasmania non risulta a tutt'oggi aver mai prodotto la Cappella Sistina, ne' - men che meno - alcunché di paragonabile come livello musicale e filosofico alle cantate di Bach)

13 commenti:

Anonimo ha detto...

"che che la nostra società (e la legge che questa ha prodotto) difende la persona fisica - e i suoi beni - più delle sue idee, religiose o politiche che siano."

Come al solito, ho il sospetto che tu e Miguel parliate due lingue completamente diverse. Io in quel post non chi ho letto niente del genere.

Come credente, la tua posizione sulla religione(che comunque rispetto) mi sembra del tutto inaccettabile. E anche tu sei costretta ad ammettere che i cancri non producono Cappelle Sistine, o Cupole della Roccia, o Borobodur, o Cantici dei Cantici.
Ci penserò.

Rosa ha detto...

Martinez in quel post ha detto tante cose, tra cui - mi pare in modo esplicito - anche quella che gli attribuisco:

"1] La magistratura interverrebbe subito, invece, se si facesse un analogo poster sulla signora Anna Pecco, madre di Marco Boglione, proprietario dei Jesus Jeans (va detto che la signora in questione non è però precisamente una Jeune-Fille).

Il cittadino privato e fornito del giusto passaporto, purché in grado di pagarsi gli avvocati necessari, è sempre sacro. Come la sua proprietà."


D'altra parte Martinez (ma non solo lui, gli atei devoti sono moltissimi) afferma che l'azione violenta contro la blasfemia (per esempio contro quel poster) è/sarebbe giusta (se pure - grazie al cielo aggiungo io - inefficace).

(Cmq non ci divide una diversità di linguaggi, secondo me, ma una diversità di punti di vista)

Quanto alla visione della religione, non è la mia ma quella di Dawkins (peraltro assai più articolata di quanto non riporti io nel post). Lui, per la verità, parla di virus ma il cancro del diavolo della Tasmania (leggi l'articolo linkato, è molto interessante) è ancora più pertinente alla sua definizione.

Il sacrificio di se' per la sopravvivenza del mito - da molti ammirata, e da me esecrata - sembra avere molti punti in comune con quel cancro contagioso, DNA caotico che - perse le sue funzioni vantaggiose - tende a sopravvivere a discapito della sua vittima.

Anonimo ha detto...

Mai pensato che Miguel sia un ateo devoto. Comunque, l'esegesi del martinez-pensiero non è il mio principale problema.
La descrizione del cancro dei diavoli di tasmania l'ho letta e anche commentata da un po'.
Io non ho la risposta, ma secondo te esistono delle idee, dei valori, delle realtà non immediatamente materiali per cui valga la pena di morire? perché forse, e dico forse, è questa la differenza di fondo.

Rosa ha detto...

Esegesi? Ma no, non si tratta di interpretare il Martinez Pensiero, quanto di confutarlo, o perlomeno di metterlo in discussione. Poi, se ci sono degli equivoci e se mi legge e se ha voglia di chiarirli lo farà, altrimenti ciccia. Sarà ne' la prima volta ne l'ultima che si utilizza un post per scriverne un altro: ecchessarà mai.

Cmq: secondo te la fede è un area intoccabile? Diversa dagli altri prodotti del pensiero umano? E' giusta e buona cosa reagire con violenza all'offesa, qualora questa riguardi la fede?

Quanto al morire per una idea, non ho nessuna prevenzione morale nei confronti del suicidio ma non riesco neppure a capire cosa significhi, il morire per una realtà *non materiale*. A naso la trovo un'attitudine preoccupante, sacrificarsi per l'immateriale: se questa "realtà non materiale" è tanto importante da portare al sacrificio della propria vita, tendo a credere che possa altrettanto facilmente portare al sacrificio di molte vite.
Altrui.
E su questo invece ho un sacco di prevenzioni morali.

Rosa ha detto...

Ah, non avevo letto i tuoi commenti a quel post: buffo.

Anonimo ha detto...

"secondo te la fede è un area intoccabile?"
No.
"Diversa dagli altri prodotti del pensiero umano?"
Sì.
"E' giusta e buona cosa reagire con violenza all'offesa, qualora questa riguardi la fede?"
in linea generale, no.

Anonimo ha detto...

Mamma mia come è difficile farsi capire...

1) Non ho mai criticato la blasfemia.

2) Hai perso completamente la parte del discorso in cui dico che la Jeune-Fille distrugge anche Voltaire.

3) Il focus del post è il tema della Jeune-Fille, di cui non parli.

4) Non guardo la televisione da molto tempo, comunque mi risulta che non tanto tempo fa c'era una pubblicità che raffigurava due guitti in paradiso a farsi il caffè. E quindi nulla è cambiato dai tempi dei Jesus Jeans. Aggiungo che probabilmente la pubblicità del caffè sarà piaciuta a molti cattolici medi, con quell'aria infantilizzante e ammiccante che promuove.

5) Non ritengo sacra la proprietà privata.

6) Le mie considerazioni valgono altrettanto per Babbo Natale, che mi sembra adorato nel mondo del perbenismo cristianoide.

Anonimo ha detto...

Aggiungo, e perdonami l'intrusione...

rispondendo a una commentatrice, che era caduta in un equivoco analogo al tuo, avevo precisato:

Il problema non è la semplice dissacrazione.

Il problema non è il fascino femminile.

I problemi sono:

1) L'abolizione da parte della società dell'immagine di ogni discorso: nel caso specifico, sia quello religioso che quello laico; ma questa abolizione si estende a tutte le sfere, e spiega insieme il collasso della scuola (tipicamente basato sull'educazione progressiva e scritta) e dei "progetti di futuro", e quindi delle ideologie politiche.

Cosa che ci obbliga a ripensare radicalmente categorie come laico/credente, destra/sinistra, colto/incolto, eccetera.

2) L'autorappresentazione del sistema come seduzione e non come autorità.

E questo ci obbliga a ripensare radicalmente categorie come libertà/oppressione, patriarcato/femminismo, eccetera.

3) La trasformazione del capitalismo in stile e in modello obbligatorio di vita e non solo in mezzo apparentemente neutro di produzione.

4) L'espulsione dalla sfera visibile della violenza ("anche lo sbirro ha la faccia da Jeune-Fille") e quindi la violenza feroce con cui si schiaccia ogni cosa che si presenti come minaccia.

E dunque il rapporto con la vita, con la morte, con il sangue; e la natura particolarmente repressiva e guerrafondaia di una società che si vanta di essere la più non violenta di tutti i tempi.

A me sembrano temi enormi.

Perdersi nella questione, "moralismo contro piacere", vuol dire non aver capito nulla delle dinamiche a cui siamo sottoposti; e quindi nemmeno di cosa ci sia in ballo quando si parla di "scontro di civiltà".

Miguel Martinez

Rosa ha detto...

Martinez, ho premesso nel mio post che NON mi sarei occupata affatto della jeune fille, ne' del vuoto che rappresenta, ne' della puttanizzazione della società. Tu arrivi alla costruzione di un discorso ponendo delle fondamenta, e perchè mai queste fondamenta non potrebbero essere discusse?

Se tu affermi che:
"La risposta naturale e giusta [ndr:alla pubblicità jeasus jeans] sarebbe quindi la violenza"
mi pare possa essere lecito chiedere il perché di questa tua posizione, per altro già coerentemente espressa a proposito delle reazioni alle vignette danesi (quella volta non legate al vil commercio). Sarebbe giusta anche la violenza contro i Monty Pyton? E se no, in base a cosa no? Perchè anche "brian di Nazareth" è dissacrante. E nella tua furia iconoclasta metteresti al rogo anche le T-Shirt con il Che? No? Quand'è che si può dissacrare e quando no?

Tu poi ritieni pregnante rilevare l'ovvio, ovvero che offendere una credenza, usando una frase di un libro sacro come slogan pubblicitario sia più lecito che offendere una persona.

Ancora ancora avessi confrontato la citazione evangelica con la citazione di una frase protetta dal diritto d'autore, sarei rimasta colpita dalla bacchettata moralista, ma cazzo, ti pare normale rilevare che le persone fisiche siano più sacre delle loro idee o della loro fede? Eccerto, che lo sono.

Quanto a babbo natale, premesso che la trovo una cazzata e che non ho mai contato bubbole a mio figlio - neppure se a tempo limitato e con scadenza - non conosco un solo moralista cattolico o comunista che non ne sia indignato. (salvo poi raccontare ai propri figli bubbole eterne) Francamente ho cose più interessanti da fare che incazzarmi con delle fiabe.

Rosa ha detto...

Mai cercato di spostare l'oggetto sull'oppoosizione "piacere/moralismo".
Il punto che a me lascia senza parole - e che so per certo essere alla base della nostra profonda e totale differenza - è proprio questo. Tu - come molti - invochi il principio di autorità in opposizione al principio di seduzione. In pratica postuli una eterna infanzia dell'umanità, che non può esercitare il libero arbitrio ed è condannata a seguire l'incanto di ogni pifferaio magico gli si pari davanti. E', secondo il tuo punto di vista, schiava proprio in virtù della sua libertà. Io credo - spero che tu non la prenda come offesa ne' men che meno come provocazione - che questo tuo modo di vedere, che aborro con virulenza, abbia radici nel tuo passato fascista, e fondi e motivi la tua simpatia attuale per l'islam politico, che si propone come alternativa "autoritaria" alla democrazia. In questo senso, che sia il cattolicesimo a porsi come fondamento etico (e legislativo) o l'islam diventa indifferente. Il cattolicesimo ti sembra meno attraente come fonte di autorità, non per i suoi "contenuti", ma per la sua debolezza.

Anonimo ha detto...

Dire che si passa dall'era dell'autorità a quella della seduzione è una constatazione, non un giudizio.

Io mi augurerei (ma non dipende da me) che si passi all'era della libertà autocosciente, superando entrambe.

Casomai, la considerazione che il problema oggi sia la seduzione (come due secoli fa poteva essere invece l'autorità) ha una conseguenza pratica importante: che per quanto si possa condannare a ragione, che so, il regime attualmente al potere nel Ciad, noi non corriamo il rischio di finire come il Ciad.

Corriamo il rischio di finire come a Los Angeles: città di enorme seduzione, in cui però il 50% della popolazione maschile nera è stata, in un momento o nell'altro, in carcere.

E che è più importante occuparci degli orrori del nostro sistema - che è comunque quello vincente - che cercare i difetti di altri sistemi, storicamente perdenti.

Tutt'altra cosa che dire che il regime del Ciad mi piace e che vorrei un mondo ciadizzato.

Sicuramente abbiamo visioni diverse della realtà, ma perché a me interessa la critica della società in cui vivo; a te interessa la critica delle società in cui non vivi.

Rosa ha detto...

Di quale autocoscienza parli, se poi dai per scontato che non esista il libero arbitrio di fronte alla seduzione?

A me pare poi che tu non sia affatto "indifferente" alle teocrazie e all'islam politico, non mi pare che tu lo consideri come qualcosa di esotico, che non ti riguarda: al contrario.
Se consideri dei regimi fondati sull'autorità religiosa come ispirazione o come alleanza strategica poi a buon diritto si può pensare che tu auspichi, una "vittoria" di quel modello. O pensi che azzerare tutto con l'aiuto delle teocrazie sia un buon sistema per aprire "l'era della libertà autocosciente"?

I nostri orizzonti non sono ne'Los Angeles ne' il Ciad: abbiamo perso autorità locale, abbiamo il picco del petrolio di fronte, con tutto il probabile corollario di guerre che questo provocherà.

La tua posizione è sostanzialmente ambigua: fai politica, ma se qualcuno ti fa notare il cupio dissolvi o la mancanza di orizzonti ti difendi sostenendo che la tua è sociologia. Non è seduttiva, forse, la tua ambiguità?

Anonimo ha detto...

Una precisazione.

Non ho mai espresso sostegno per alcun regime mediorientale - "teocratico" o meno - tranne le Corti Somale, e lì perché legato a una situazione sociale, culturale ed economica unica al mondo.

Dove invece hai in parte ragione, è sul mio pessimismo sugli esiti del capitalismo globale.

Pessimismo dal punto di vista ecologico e umano.

Mentre non vedo - e questo mi distingue, è vero - dall'ottimismo dei marxisti "normali", alcuna classe intermodale all'orizzonte.

Perché credo proprio che non ci sia.