Se sei un antimperialista, vuoi fare un quadro del mondo e ti tocca - come ragione sociale - il compito di appiattire qualsiasi dinamica complessa nei due unici poli di di "imperialismo" e "resistenze", ti ritrovi con l'imbarazzante compito di dover convincere il mondo che l'Iran sia un modello di pluralismo, le battaglie per i diritti civili una maschera dell'imperialismo yanqui, e gli appetiti imperialisti di un dittatore sanguinario una giusta rivendicazione post coloniale.
Il passo che segue - dove si accenna di volata al tentativo di Saddam di ottenere l'egemonia sul petrolio mediorientale, e fanculo al Kuwait - è uno dei più spassosi capolavori di ipocrisia che mi sia mai capitato di incontrare nella vita:
Nel caso del Medio Oriente c’è un elemento in più a favore dell’imperialismo. Si tratta delle cosiddette “frontiere maledette”, in larga misura lascito del colonialismo occidentale. Se uno stato dell’area ne chiede il superamento in virtù della loro assurdità storica (è il caso dell’iniziativa – peraltro politicamente improvvida – di Saddam Hussein nel 1990 nei confronti del Kuwait) questo diventa un casus belli che ne giustifica l’aggressione.
2 commenti:
Allora, il passo mi sembra discutibile, per il banalissimo motivo che quella di Saddam al Kuwayt ERA un'aggressione imperialista (come tale condannata dall'Iran, peraltro).
Invadere un paese NON è una "richiesta" di superamento.
Però si focalizza un problema, quello delle frontiere mediorientali, che è assolutamente reale, e tragico.
C'è un'altra possibilità: considerare gli antimperialisti per quello che effettivamente sono, ossia degli sfortunati mentecatti.
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