Nel corso della mia breve - ma convintamente dedita alla pigrizia e perciò intensa - vacanzina piemontese, sono andata a visitare Palazzo Madama, da poco riaperto al pubblico dopo una chiusura per restauro durata nove anni (bellissimo). Visitando il piano dedicato al gotico e al primo rinascimento, mi colpisce subito una grossa statua in legno rappresentante una pietà. Una enorme Madonna dolente tiene in braccio un piccolissimo Cristo morto. Mi ritrovo a rovistare nella mia mente - che ammetto non essere dotata di un campionario particolarmente fornito - quali altre immagini riportino una tale enfasi sulla Madonna rispetto al Cristo che - in generale - senza nulla togliere a sua madre, non è proprio una figura di secondo piano del cristianesimo. Si sa che nel medioevo le dimensioni dell'oggetto non rappresentavano la distanza dall'osservatore o un dato fisico, ma l'importanza del medesimo nell'economia della narrazione. Improvvisamente mi coglie un pensiero blasfemo (rispetto alle letture arganiane, non evangeliche). E se lo scultore si fosse trovato per le mani un pezzo di legno evocativo della pietà, ma imperfetto sul piano delle proporzioni? Mentre lo immaginavo, a opera finita, scuotere la testa preoccupato sull'effetto vagamente goffo della scultura, butto l'occhio sullo spiegone dell'opera, in basso a destra. Esordisce con un dato sul virtuosismo tecnico: la pietà è stata eseguita da un unico pezzo di legno. "Ah" penso tra me e me, "tana per lo scultore". Poi continuando l'autore dello spiegone - ovviamente storico dell'arte - non può fare a meno di notare le ridotte dimensioni del Cristo, ma nel farlo sente - probabilmente colto lui stesso dal medesimo terrore di blasfemia anti-arganiana - il bisogno di una sorta di excusatio non petita postuma: "L'artista" afferma "scolpisce un Cristo volutamente più piccolo rispetto alla Madonna". Io ho molto amato l'Argan, non senza una certa irritazione per la sua tendenza alle frasi involute e alla complicazione accademica, ma la religione dei miei padri mi impedisce di adorare gli storici dell'arte.
Per me, lo scultore aveva sbagliato ciocco.
mercoledì 10 gennaio 2007
non adorerai giulio carlo argan
Pubblicato da Rosa alle 11:35
Etichette: teorie, vita quotidiana
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