Ed ecco una nuova recensione in cerca di un quadro. Come sempre, ogni opera compatibile è benvenuta.
Per capire a fondo l'opera completa di ZYX bisogna risalire alla concretezza aspra della sua terra, all'amore della pittrice per le sue radici, all'involuto e sofferto suo rivolgersi al grembo materno, quasi come di chi invochi nel "corpo-altro" una propria immagine troppo a lungo negata e rimossa.
Dalla sua delicata e preziosissima raccolta di miniature un'opera risalta con la forza propulsiva dell'astro che reca la buona novella: "Sacrale Primavera sulle Pendici del Gennargentu". Nell'arida terra, tra le crepe dolenti, la luce - non già luce solare, ma essudato carnale, energetico - prima di essere riflessa viene assorbita, e si restituisce a noi insinuandosi fin nelle più oscure pieghe della nostra anima, illuminando con il suo sordo bagliore i sinistri fantasmi dell'Es.
Non si dovrebbe, guardando il capolavoro di ZYX, pensare ai surrealisti, sebbene ad essi debba la sua forza evocativa. All' "umano, troppo umano" buio dell'inconscio, cui pure rivolge il suo compassionevole sguardo, risponde con una trasfigurata, divina, se non demoniaca luce generatrice.
Non esiterei a definire Estheranne - massima esponente di una "sardità al femminile" - , come l' "evento" da tanto tempo aspettato; la conferma che l'arte ha trovato, dopo tanto cercare, il suo nuovo referente.
Dalla sua delicata e preziosissima raccolta di miniature un'opera risalta con la forza propulsiva dell'astro che reca la buona novella: "Sacrale Primavera sulle Pendici del Gennargentu". Nell'arida terra, tra le crepe dolenti, la luce - non già luce solare, ma essudato carnale, energetico - prima di essere riflessa viene assorbita, e si restituisce a noi insinuandosi fin nelle più oscure pieghe della nostra anima, illuminando con il suo sordo bagliore i sinistri fantasmi dell'Es.
Non si dovrebbe, guardando il capolavoro di ZYX, pensare ai surrealisti, sebbene ad essi debba la sua forza evocativa. All' "umano, troppo umano" buio dell'inconscio, cui pure rivolge il suo compassionevole sguardo, risponde con una trasfigurata, divina, se non demoniaca luce generatrice.
Non esiterei a definire Estheranne - massima esponente di una "sardità al femminile" - , come l' "evento" da tanto tempo aspettato; la conferma che l'arte ha trovato, dopo tanto cercare, il suo nuovo referente.
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