Da appassionata lettrice di "questioni di cuore" (è la prima cosa che leggo sul Venerdì), qualche anno fa decisi di trollare un po'la Aspesi e scrissi alla sua rubrica chiedendo consiglio su una questione veramente spinosa, firmandomi "Laura". La lettera mi fu pubblicata con il titolo "un caso maledetto", e la Aspesi ne fu assai irritata (ma - mi pare - non sospettò che si trattasse di una caso inventato)
In realtà ero reduce da una lettura di un libro di uno psicologo evoluzionista, che sosteneva che le donne che tradiscono mirano a beccarsi i geni dei maschi fascinosi e farfalloni, facendo crescere la prole a uomini fidati e affettuosi.
La lettera era questa:
Dopo cinque anni di liceo passati ad amare, non riamata, un compagno di classe (amato da tutte), ho scoperto l'amore vero. Tre anni di fidanzamento, uno di matrimonio, anni felici, finalmente. Lui è un coetaneo, posato, intelligente e pieno di fiducia in me. Decidiamo di fare un figlio subito, senza successo. Sei mesi fa, per un caso maledetto, rivedo il fascinoso. Mi chiede il numero di telefono (forse può aiutarmi a trovare lavoro), glielo do. Ci vediamo, mi corteggia riesco a mantenermi fredda. Torno a casa e scatta un'ossessione. Ci penso continuamente, mi fa rabbia ma lo desidero. Mi sembra quasi impossibile che dopo avermi snobbato e fatto soffrire tanto, ora mi voglia. La gratificazione è un afrodisiaco potentissimo e mio malgrado lo rivedo e cedo. Rapporto precipitoso, il desiderio reciproco è forte, lui non sta attento: piena di rabbia e risentimento,senza la benchè minima sofferenza, decido di non rivederlo più. Stamattina, dopo 15 giorni di ritardo, ritiro il test di gravidanza. E' positivo. Ho tre alternative: dire la verità a mio marito (rischiando di perderlo), interrompere la gravidanza (anche se desidero moltissimo un figlio), far crescere il bambino che verrà (con ogni probabilità del fascinoso) al mio fiducioso e tradito marito, vivendo una vita di sensi di colpa. So che non la metto in una situazione facile, ma non posso parlarne con nessuno.La lettera era questa:
E questa fu la risposta della Aspesi:
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