mercoledì 11 aprile 2007

intervista a Primo Levi - Il Sistema Periodico

Oggi ricorre il ventennale della morte di Primo Levi, e mi sono decisa - cosa che volevo fare da tempo - a recuperare in uno scatolone di vecchi documenti impolverati le mie tesine di maturità.
Ho avuto l'onore, in quell'occasione, di intervistare Primo Levi per le mia tesina su "Il sistema periodico". Al tempo, perdutamente innamorata letterariamente dell'autore, ero entrata nella sua bella casa di Torino stordita dalla timidezza e dal timore di non essere all'altezza del compito, sebbene le domande fossero state accuratamente preparate prima, in giorni di discussioni e riflessioni con mio padre.
Invece mi aveva messo a mio agio immediatamente, lui, con i suoi modi gentili e la sua limpidezza.
Rileggendo quella vecchia intervista però la cosa che mi ha più colpito è la consapevolezza di quanto le letture di Primo Levi, e l'intervista stessa siano state per me formative in quegli anni importanti e quanto facciano ancora profondamente parte di me.

Tutto torna, niente va perduto, proprio come l'atomo di cui narra Primo Levi in "Carbonio" (il più bel racconto della mia vita, leggetelo) e dunque l'intervista ve la ripropongo qui:

Io:
In "Argon" lei descrive una fase di perdita di identità di una comunità ebraica. Per quanto riguarda il problema del rapporto tra lingua e cultura dominanti, esistono delle analogie, anche se con delle grosse differenze, con l'attuale problema delle lingue tribali in Africa, che vengono sostituite dallo swaili, dal francese e dall'inglese. Lei ritiene che le culture che scompaiono lascino traccia di sé arricchendo quelle dominanti, oppure con loro scompare tutto?

Primo Levi:
Anzi, la descrizione che io ho voluto fare in "Argon", che ho scritto nel '46, quindi assai prima della stesura del libro, mette in luce il fenomeno contrario, l'acquisto di una identità data dal fondersi di queste due culture, quella ebraica e quella piemontese, culture che tra l'altro in parte hanno avuto rapporti con il mondo non ebraico piemontese; ad esempio, nel museo ebraico di Casal Monferrato è riportato un pezzo scritto da un non ebreo, Angelo della Sala Spada, dal titolo "La gran battaja d'j abrei d'Moncalv" dove compare questo mondo ebraico, descritto anche attraverso questo dialetto misto.
Effettivamente però, dal punto di vista storico, questa già piccola comunità va scomparendo, e di questa rimangono solamente documenti e testimonianze.

Io:
Lei ritiene che sia giusto e che sia possibile intervenire in modo che questo non avvenga?

Primo Levi:
Non è possibile evitare questo fenomeno, perché il processo di assimilazione, che poi è lo stesso che sta avvenendo per lo yiddish, è un fenomeno storico che prescinde dalla volontà di chi lo subisce. Si può quindi studiare, ma non si può far rivivere questo mondo che scompare. L'unica possibilità è quindi operare un salvataggio archeologico portandone testimonianza.
Io:
Mio padre sostiene che in "Carbonio" ci sia traccia della filosofia ebraica del divenire e dell'unità, della vita come unico bene, della coscienza di se' espressa solo nell'uomo dalla materia non più inerte. Io invece sostengo che il racconto ha uno sfondo di ideologia e di filosofia laica e di interpretazione poetica delle attuali conoscenze scientifiche.

Primo Levi:
Probabilmente in "Carbonio" esiste un'intuizione, ma non cosciente, della filosofia ebraica.
"Carbonio" però, come tutto "Il sistema periodico" vuole essere in primo luogo polemico verso una cultura accademica e umanistica che esclude la possibilità di interpretare la scienza, la materia, l'esperienza concreta in termini poetici. In questo libro, e in particolare nella "Chiave a stella", voglio esprimere proprio la possibilità di vivere un mestiere prosaico con pienezza e poesia. Nel mio mestiere di chimico in particolare, come in ogni contatto umano con la materia esiste un sottofondo emotivo. Ogni chimico a livello elevato in tutti gli elementi avverte un'ombra simbolica. Ne "Il sistema Periodico", ogni elemento esiste come tale, ma viene usato per dire altre cose. A volte, come in "Ferro", sono persone ad essere rappresentate dagli elementi. In altri casi gli elementi stessi sono umanizzati.
Io:
Effettivamente in tutto il libro si avverte questo suo rapporto stretto con la materia. Che origini ha?

Primo Levi:
Durante il fascismo, nelle scuole veniva insegnato che è lo spirito a dominare la materia. La mia posizione è esattamente opposta. A volte madre, a volte nemica, è il fondamento principale dell'esistenza. Nel mio rapporto con essa mi sento molto vicino a Conrad e al suo rapporto con il mare. Così come il mare per Conrad, per me la materia è un partner spesso spietato, di cui però non posso fare a meno.

Estrae dalla biblioteca un libro di Conrad, "Gioventù", e cita un pezzo sottolineato:

- "Ma voialtri qui, tutti avete ricavato qualcosa dalla vita: denaro, amore... e ditemi, non è stato quello il più bel tempo, quando eravamo giovani in mare e non avevamo nulla, salvo batoste e a volte l'occasione di provare la propria forza..."
Secondo me esiste una lacuna, nella cultura italiana, che esclude un tipo di letteratura attinta da altri mestieri, da altre arti del vivere. Mi è sembrato quindi un esperimento che valeva la pena di fare, quello di attingere materia e documenti da quello che è stato il mio mestiere per 30 anni.
Io:
Come è arrivato alla costruzione de "Il sistema periodico"?

Primo Levi:
La costruzione di questo libro è avvenuta incorporando cose e idee diverse; un disseppellimento di cose viste e pensate e, a volte, già scritte. "Zolfo", ad esempio, era stato pubblicato per "L'Unità", altri, come "Carbonio", li avevo pensati molto tempo prima: neanche molti anni fa ho ricevuto una telefonata da un mio compagno di Lager che mi ha chiesto se avevo poi scritto la storia dell'atomo di carbonio.
Io:
Mi è sembrato che non a caso "carbonio" segnasse la fine dell'opera. Infatti ho la sensazione che sia la conclusione filosofica di tutti i temi del libro. E' realmente così?

Primo Levi:
Credo che questo debba essere giudicato dai lettori. Io lo sento conclusivo, anche se Calvino, quando lesse tutti i racconti mi disse che l'avrebbe messo in mezzo.
Io:
Lei si sente affine a Calvino, soprattutto nel rapporto tra ironia e ragione?

Primo Levi:
Io mi sento fratello di Cavino e lui di me. "Se questo è un uomo" e "il sentiero dei nidi di ragno" uscirono quasi contemporaneamente. Da allora, pur vedendoci poco, abbiamo percorso strade vicine e parallele; ad esempio esistono delle affinità tra "Il sesto giorno" in "Storie naturali" e "le Cosmicomiche."
Io:
Perchè la scelta di Escher per l'illustrazione di copertina de "Il sistema periodico"? Io ho pensato che la cascata perpetua, con il suo "moto statico" infinito di salita e di discesa potesse essere legato all'indistruttibile atomo di carbonio. Lei scrive, proprio in "Carbonio": "Su questo cammino all'ingiù, che conduce all'equilibrio e cioè alla morte, la vita disegna un'ansa e ci si annida.

Primo Levi:
Ho fatto questa scelta inconsciamente, perché mi piaceva quest'immagine. Probabilmente però intuendo quest'interpretazione.
Io:
Avverte dentro di se' "Lo Straniero", "L'Inoperoso"? Esiste qualcosa in lei del carattere dei suoi avi del Monferrato?

Primo Levi:
Lo sento come propensione all' otium, nel senso di dedicarsi a cose utili ma divertenti. Fra l'altro questo fa parte di una certa tradizione ebraica, che tende a commentare il commento del commento del commento...pensare ad esempio ad alcune pagine del Talmud: il testo piccolo al centro e tutto intorno i commenti...
Io:
In che modo ha influito sulla sua formazione il periodo di antifascismo latente, prima della deportazione e dell'antifascismo militante, che descrive in "Oro"?

Primo Levi:
Era un periodo di confusione e sprovvedutezza. Di antifascismo si aveva paura a parlare; Marx non esisteva e Croce veniva censurato. Facevamo riunioni di giovani ebrei e cercavamo di costruirci un antifascismo con tutto il materiale di cui eravamo a disposizione, nel mio caso, ad esempio, la chimica. Tutto poteva essere letto in chiave antifascista, tutta le nostre conoscenze, dai nostri rispettivi mestieri, ai racconti biblici, come ad esempio il racconto di Esther.

In questa foto - inedita come l'intervista ma di molti, molti anni prima - Primo Levi è insieme agli attori del Teatro Delle Dieci di Torino.

21 commenti:

Anonimo ha detto...

Questa storia è bellissima. Considero Levi uno dei più grandi scrittori italiani del secolo scorso, e "Il sistema periodico" è un libro che mi ha segnato molto e che amo.

Il racconto più bello però per me non è "carbonio"... sono incerto tra "vanadio" e "mercurio" :-)
Grazie Rosa.

Rosa ha detto...

Non c'è di che: davvero mi dispiaceva che se ne stesse lì a prendere polvere :-).

Anonimo ha detto...

!

letturalenta ha detto...

Una chicca davvero buonissima, grazie.

Alessandra ha detto...

grazie anche da parte mia per averla trascritta.

Anonimo ha detto...

Grazie, davvero prezioso. Anche per la Gran battaja :)

Anonimo ha detto...

Te l'hanno già detto, ma te lo dico anch'io: grazie.

Anonimo ha detto...

ci sono pagine non inutili, nella blogsfera.
Piacerebbe sapere come vi siete congedati, cosa ha detto in ultimo Levi, se ha sorriso, se quel giorno c'era il sole, cosa si vedeva dalle finestre, che odore c'era in casa.
Oggi, lo prometto, ripasso davanti a quell'indirizzo.

Rosa ha detto...

x tutti: grazie dei ringraziamenti :-)
x effe: di sicuro c'era il sole, ci siamo seduti in salotto e il ricordo è di luminosità, e credo che sua moglie ci abbia portato un tè, ma non potrei scommetterci. Erano 27 anni fa, ma non sono sicura che il giorno dopo avrei saputo risponderti meglio di ora, perché ero molto emozionata. Come dicevo, di lui colpiva la serenità, l'ironia e l'understatement assolutamente autentico e non affettato, che credo sia visibile anche nella foto che ho pubblicato, in cui sembra - con imbarazzato divertimento - schermirsi dalla ammirata accoglienza del gruppo.

Anonimo ha detto...

grazie.
hai letto "Notizie su Argon" di Alberto Cavaglion?

Anonimo ha detto...

Rosa, e sveli così la tua età? ;)P

Rosa ha detto...

x pitti: No, e ora vado a comprarlo e me lo porto fuori sto week end.
falecius: e tanto quella è: non è che se non la dichiaro me passano gli anni! :-)

Anonimo ha detto...

(grazie)

Anonimo ha detto...

Molto bella questa intervista, spero che mi perdonerai se ne ho copiato un pezzo e l'ho utilizzato, citando la provenienza, su un post del mio blog. Ritengo Primo Levi uno dei più grandi intellettuali italiani del novecento.leo54

Anonimo ha detto...

ti ho linkato....complimenti....
masilich
http://blog.chatta.it/masilich/default.aspx

Osvaldo Contenti ha detto...

Ciao ROSALUX,
ti informo che nel mio post "TRIADE PERIODICA ATTIVA: OMAGGIO A PRIMO LEVI" in:
http://osvaldocontenti.blog.lastampa.it/osvaldo_contenti_artidee/
ho linkato questo tuo preziosissimo post.
Osvaldo Contenti :)

Rosa ha detto...

Ciao Osvaldo. grazie del link :-)

Anonimo ha detto...

Ciao!
sto facendo la tesi sul capitolo Carbonio e sono stata molto contenta di aver letto queste tue parole. Davvero molto interessante!
Carbonio, per me, è il capitolo più bello de Il sistema periodico.

Grazie,
Ilaria

Rosa ha detto...

Sono d'accordo, è bellissimo!

Robb72 ha detto...

Grazie per la tua "libertà" nel mettere a disposizione di tutti questa straordinaria rarità. Mi sono permesso di fare delle riflessioni personali sulle tue momorie, per preparare l'esame di letteratura italiana contemporanea...tema del corso, l'autobiografia.

Rosa ha detto...

Sono molto onorata! Auguri per l'esame...